Изменить стиль страницы

«E in tono suadente», concordò amara la signora Shoplaw, per poi risollevarsi all’improvviso. «Però, se il reverendo Ross li lascia abitare nella sua villa su Beach Row, forse è disposto a dimenticare il passato. Magari ha capito che ai tempi lei era solo troppo giovane. Dev, non tocca a te?»

Mi venne fuori pianto.Sei punti.

Mi beccai una sonora batosta. Se non altro, quando Tina iniziò davvero a ingranare, la tortura non durò a lungo. Tornai nella mia stanza, mi sedetti davanti alla finestra e tentati di ricongiungermi a Frodo e Sam sulla strada per il Monte Fato. Non ci riuscii. Chiusi il libro e fissai la spiaggia deserta e l’oceano plumbeo attraverso il vetro rigato di pioggia. Era un panorama demoralizzante e in momenti simili mi capitava di ripensare a Wendy, chiedendomi dove fosse, con chi, e che cosa stesse combinando. E poi c’erano il suo sorriso, il modo in cui i capelli le ricadevano lungo le guance, il seno che si sollevava morbido sotto uno dei suoi innumerevoli cardigan.

Quella volta fu diverso. Invece che a Wendy, la mia attenzione si rivolse ad Annie Ross. Mi resi conto di essermi preso una cotta per lei, piccola ma potente. Non ne sarebbe nato nulla, considerato che Annie aveva almeno una decina d’anni più di me, il che peggiorava la situazione. O dovrei dire che la migliorava, perché i giovani maschi provano un indiscutibile fascino per gli amori non corrisposti.

La signora S. aveva lasciato intendere che quel bigotto di Buddy Ross poteva essere disposto a metterci una pietra sopra, e probabilmente non aveva torto. I nipotini sono in grado di addolcire i cuori più duri, o così avevo sentito dire, e forse all’uomo non sarebbe dispiaciuto conoscere il ragazzino mentre c’era ancora tempo. Il predicatore aveva spie dappertutto e non gli sarebbe risultato difficile scoprire che Mike era parecchio sveglio, anche se confinato su una sedia a rotelle. Magari aveva persino sentito pettegolezzi sul suo «potere speciale», come l’aveva definito Madame Fortuna. O forse simili previsioni erano troppo ottimistiche. Esisteva la concreta possibilità che il signor Punizione Divina avesse concesso alla figlia l’uso della villa in cambio della promessa di tenere la bocca chiusa e di non montare un nuovo scandalo a base di minigonne e spinelli, non mentre lui era impegnato nel cruciale passaggio dalla radio alla televisione.

Avrei potuto sprecarmi in congetture fino al calar del sole, nascosto dalla coltre di nuvole, senza essere certo di nulla sul conto di Buddy Ross, ma riguardo ad Annie ero sicuro di una cosa: non era ancora pronta a seppellire l’ascia di guerra.

Mi alzai e trotterellai giù in salotto, sfilando dal portafoglio una strisciolina di carta con un numero telefonico. Tina e la signora S. chiacchieravano amabilmente in cucina. Chiamai il dormitorio di Erin, non aspettandomi di trovarla di sabato pomeriggio; probabilmente era nel New Jersey con Tom, impegnata ad assistere a una partita di football della Rutgers e a intonare l’inno degli Scarlet Knights.

Ma la ragazza incaricata di rispondere al telefono mi disse che sarebbe andata a cercarla e, tre minuti dopo, la voce di Erin mi risuonò nell’orecchio.

«Dev, stavo per chiamarti. In effetti ho intenzione di venire giù a trovarti, se riesco a convincere Tom ad accompagnarmi. In ogni caso, non arriverei il prossimo fine settimana. Probabilmente quello successivo.»

Controllai il calendario appeso al muro: sarebbe stato il primo weekend di ottobre. «Hai scoperto qualcosa?»

«Forse. Non lo so. Mi sono sempre divertita a fare ricerche e stavolta mi sto impegnando sul serio. Ho ammassato tanti dettagli di contorno, ma comunque mi sarebbe impossibile risolvere il caso di Linda Gray dalla biblioteca universitaria. Però… c’è della roba che mi piacerebbe vedessi. Roba che mi mette a disagio.»

«A disagio? In che senso?»

«Non mi va di spiegartelo per telefono. Se non riuscirò a trascinare giù Tom, infilerò tutto il materiale in una grande busta e te lo spedirò. Ma non è ancora detta l’ultima parola. Lui vuole vederti, ma non intende avere nulla a che spartire con la mia piccola indagine. Non ha neppure guardato le fotografie.»

Erin mi sembrava parecchio reticente, ma preferii non insistere. «Tra parentesi, hai mai sentito parlare di un predicatore di nome Buddy Ross?» chiesi.

«Buddy…» Scoppiò a ridere. «L'ora del potere!Mia nonna non fa che ascoltare quel truffatore! Tira fuori viscere di capra dal corpo delle persone, sostenendo che sono tumori! Hai idea di quale sarebbe il commento di Pop Allen?»

«Un vero figlio del carrozzone», risposi con un sorriso storto.

«Cento punti. Che vuoi sapere di lui? E perché non puoi scoprirlo da solo? Uno schedario ti ha morso quand’eri piccolo?»

«Credo di no, ma quando finisco di lavorare la biblioteca di Heaven’s Bay è già chiusa. Dubito però che conservino pubblicazioni su personaggi contemporanei. Sta tutta in una stanza. E poi non è lui a interessarmi, ma i due figli maschi. Voglio verificare se hanno dei bambini.»

«Perché?»

«La figlia ne ha uno. È un ragazzino fantastico, ma sta morendo.»

Una pausa. E poi: «Che cosa stai combinando laggiù, Dev?»

«Ho incontrato gente nuova. Forza, venite, mi piacerebbe rivedervi. Di’ a Tom che non entreremo nel tunnel dell’orrore.»

Ero sicuro che sarebbe scoppiata a ridere, ma mi sbagliavo. «Non preoccuparti. Non riusciresti a farcelo avvicinare nemmeno con la forza.»

Ci salutammo, appuntai la durata della chiamata sull’elenco appeso alla parete e ritornai di sopra, sedendomi davanti alla finestra. Ero di nuovo preda di una strana gelosia. Perché Linda Gray era apparsa a Tom Kennedy? Perché a lui e non a me?

Il Banner,il notiziario di Heaven’s Bay, usciva il giovedì. La prima pagina del numero del quattro ottobre strillava a grandi lettere: dipendente di Joyland salva di nuovo una vita. Un’esagerazione, almeno a mio parere: potevo essere d’accordo per Hallie Stansfield, ma solo a metà per quel gradasso di Eddie Parks. Il resto era merito di Wendy Keegan (con tanto di cancappello a Lane Hardy, però); se lei non mi avesse dato il benservito a giugno, quell’autunno mi sarei trovato a Durham, nel New Hampshire, a più di mille chilometri da Joyland.

Non pensavo di dover soccorrere di nuovo qualcuno; simili premonizioni sono esclusivo dominio di pochi fortunati come Mike Ross e Rozzie Gold. Quando arrivai al parco dopo un altro fine settimana di maltempo, ero concentrato solo sull’arrivo imminente di Erin e Tom. Il cielo era ancora coperto, ma non pioveva più, in onore al lunedì. Eddie era seduto sul suo trono, l’immancabile cassetta della frutta, intento a fumare la solita sigaretta del mattino. Lo salutai con un cenno della mano. Lui non si disturbò a ricambiare; schiacciò la cicca con il piede, si curvò in avanti per gettarla sotto la cassetta. Una scena a cui avevo assistito almeno una cinquantina di volte, spesso chiedendomi quanto fosse alta la pila nascosta di mozziconi. Quella mattina, però, non portò a termine l’operazione.

Aveva un’espressione sorpresa? Difficile dirlo. Quando capii che qualcosa non stava andando per il verso giusto, la testa di Eddie era già tra le sue ginocchia e riuscii a scorgere giusto il cancappello scolorito e unto di grasso. L’uomo continuò a cadere in avanti, facendo una capriola, e atterrando di schiena con le gambe divaricate e la faccia rivolta al cielo nuvoloso. Ormai, spiccava soltanto una smorfia contorta di dolore.

Lasciai cadere il sacchetto del pranzo e mi precipitai da lui, inginocchiandomi di fianco. «Eddie, che c’è?»

«… tacco…» biascicò.

Per un attimo venni colto dal pensiero assurdo che gli dolessero i piedi, ma poi mi accorsi che si stava stringendo il lato sinistro del petto con la destra coperta dal guanto. Un attacco.

Il Dev Jones ancora digiuno dell’esperienza di Joyland si sarebbe limitato a gridare: aiuto, aiuto, ma dopo quattro mesi con la Parlata sempre in bocca, una simile idea manco mi attraversò il cervello. Gonfiai i polmoni, rizzai il capo e urlai fino a sgolarmi: «Ehi, bifolchi!»nell’aria umida del mattino. L’unico abbastanza vicino da sentirmi era Lane Hardy, che arrivò in un lampo.