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Sì, all’incirca.

«Sono di nuovo ai ferri corti con mio padre», dichiarò Annie, «e adesso non c’è più un nipote a unirci. Quando è tornato dalla sua crociata del tubo e ha scoperto che avevo fatto cremare Mike, è montato su tutte le furie.» Abbozzò un sorriso addolorato. «Se non fosse rimasto per l’ultima funzione del cazzo, forse sarebbe riuscito a fermarmi. Sì, probabilmente sì.»

«Però è stato tuo figlio a volerlo.»

«Strana richiesta per un ragazzino, non trovi? Comunque, Mike è stato chiarissimo. E ne sappiamo entrambi il motivo.»

Aveva ragione. L’ultima volta per divertirsi insieme arriva sempre, e quando scorgi le tenebre avvicinarsi, ti aggrappi ai momenti più belli e luminosi. Ti ci aggrappi con le unghie e con i denti.

«Hai provato a chiedere a tuo padre?…»

«Di venire? Certo. A Mike sarebbe piaciuto. E invece si è rifiutato di partecipare a quella che ha definito ‘una cerimonia pagana’. Ne sono contenta.» Mi afferrò la mano. «È solo per noi, Dev. Perché eravamo qui quando lui era felice.»

Portai le sue dita alle labbra, le baciai, le strinsi appena e mollai la presa. «Non sei stata solo tu a salvarmi la vita. Se Mike non ti avesse svegliato… se avesse esitato solo per un attimo…»

«Lo so.»

«Senza di lui, Eddie non sarebbe riuscito ad aiutarmi. Io non vedo né sento i fantasmi. Mike era il tramite.»

«È dura», rispose Annie. «È così dura lasciarlo andare. Anche il poco che ne è rimasto.»

«Sei certa di volerlo fare?»

«Sì, finché ne sono ancora in grado.»

Prese l’urna dal tavolo da picnic. Milo alzò il muso a guardarla e poi lo riappoggiò sulla zampa. Non ho idea se avesse capito che conteneva i resti del padroncino, ma sapeva che lui era morto. Lo sapeva fin troppo bene.

Sollevai l’aquilone con il volto di Gesù, tenendolo da dietro. Seguendo le istruzioni di Mike, in quel punto avevo incollato una tasca, abbastanza grande da contenere una manciata di fine cenere grigia. La tenni aperta mentre Annie inclinava l’urna. Dopo averla riempita, posò il contenitore sulla sabbia ai suoi piedi e tese le mani. Le passai il rocchetto di filo e mi girai verso Joyland, con la Ruota del Sud che si stagliava all’orizzonte.

Stiamo volando!aveva gridato Mike, alzando le braccia sopra la testa. Nessun tutore a bloccarlo, non nel giorno della gita o in quel momento sulla spiaggia. Credo che lui fosse parecchio più sveglio del suo religiosissimo nonno. Più sveglio di noi tutti, forse. Qual è quel ragazzino bloccato su una sedia a rotelle che non vorrebbe volare, anche solo una volta nella vita?

Fissai Annie. Mi rispose con un cenno del capo: era pronta. Sollevai l’aquilone e lo lasciai andare. Si alzò subito, spinto dalla forte brezza gelida che arrivava dal largo. Lo guardammo salire, seguendolo con gli occhi.

«A te.» Mi porse il rocchetto. «Adesso tocca a te, Dev. È stato lui a deciderlo.»

Afferrai lo spago. L’aquilone mi strattonava, vivo, in alto sopra di noi, ondeggiando nel blu. Annie raccolse l’urna e la portò giù dalla piccola duna. Probabilmente la versò in riva all’oceano, ma non ne sono certo. Ero impegnato con l’aquilone e non appena lo vidi liberare una sottile scia di cenere grigia, mollai il filo. Senza niente a trattenerlo, il giocattolo volò in alto, di più, sempre di più. Mike avrebbe voluto vedere quanto sarebbe salito prima di scomparire, e lo volevo anch’io.

Lo volevo anch’io.

24 agosto 2012

Nota dell’autore

I puristi del variegato mondo dei parchi e delle fiere itineranti (sono sicuro che ne esista un discreto numero) sono già pronti a scrivermi per informarmi, più o meno indignati, che gran parte del gergo da me battezzato «la Parlata» non esiste. Che, per esempio, i bifolchi non sono mai stati chiamati frollocconi e che per le ragazze carine non è mai stato usato il termine di bignè. I puristi in questione non hanno assolutamente torto, ma possono risparmiarsi di inviare email e lettere. Signori miei, si tratta di un’opera di finzione, di un romanzo.

E comunque, moltissime espressioni arrivano dritte dallo slang dei luna park di un tempo, un idioma ricco e colorito - come i soprannomi per la ruota panoramica e le giostrine -, e «bruciare la vigna» significava abbandonare la città in un baleno, magari dopo avere imbrogliato i bifolchi del posto. Sono solo alcuni esempi, per i quali sono grato a Wayne N. Keyser e al suo Dictionary of Carny, Circus, Sideshow & Vaudeville Lingo.Lo trovate sul sito internet dell’autore, dove potrete controllare migliaia di altre definizioni, forse anche di più. E magari ordinare il suo libro On the Midway,in cui il dizionario è contenuto.

Charles Ardai si è occupato dell’editing di questo romanzo. Grazie, amico.