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«Certo.»

Mi squadrò attraverso una cortina di fumo che continuava ad aumentare, sorrise e scosse la testa. «No, non è vero. Apprezzo la tua cortesia, ma sei ancora un po’ troppo giovane.»

«Ho perso mia madre quattro anni fa. Mio padre è ancora in lutto. Continua a ripetere che era la sua unica ragione di vita. Se non altro, io ho l’università a cui pensare, e una ragazza. Papà vaga per una casa che per lui è decisamente enorme. Sappiamo benissimo che dovrebbe venderla e comperarne una più vicina a dove lavora, ma non vuole andarsene. E allora, sì, capisco che cosa significa.»

«Mi dispiace per tua mamma. A volte farei meglio a tenere chiusa questa mia boccaccia. Devi prendere la corriera delle cinque e dieci?»

«Sì.»

«Seguimi in cucina. Ti preparerò un toast al formaggio e riscalderò nel microonde della zuppa di pomodoro. Hai tempo da vendere. E mentre mangi ti racconterò la triste vicenda dello spettro di Joyland, a patto che ti vada di ascoltarla.»

«Ma allora ci sono davvero i fantasmi?»

«Non ne sono sicura, perché non mi sono mai avventurata in quello stupido tunnel dell’orrore. Di certo, però, c’è un omicidio di mezzo.»

La zuppa era della Campbell e arrivava direttamente dalla lattina, ma il formaggio era il mio preferito e aveva un sapore delizioso. La donna mi versò un bicchiere di latte, insistendo che lo bevessi. Ero un ragazzo nel pieno dello sviluppo, sottolineò. Si sedette davanti a me con il suo piatto di zuppa ma senza toast («Devo conservare il mio figurino») e cominciò a raccontare. Alcune delle informazioni venivano dai quotidiani e dai telegiornali.

I particolari più succulenti le erano stati riferiti dalle sue numerose conoscenze a Joyland.

«È successo quattro anni fa, credo all’epoca della morte di tua madre. Ogni volta che ci ripenso, sai che cosa mi ritorna subito in mente? La camicia dello sconosciuto. E i suoi guanti. Roba da brividi, perché significa che aveva progettato tutto.»

«Sono entrato a metà film?» chiesi.

La signora Shoplaw rise di gusto. «Sì, andiamo con ordine. Il tuo presunto fantasma si chiama Linda Gray. Era una ragazza di Florence, Carolina del Sud. Ha trascorso l’ultima notte della sua esistenza terrena al Luna Inn,a meno di un chilometro giù lungo la spiaggia, insieme con il fidanzato; sempre che lo fosse, visto che la polizia ha passato al setaccio il suo giro di amicizie e non ne ha trovato traccia. Sono entrati a Joyland la mattina successiva intorno alle undici. Lui ha acquistato due giornalieri, pagando in contanti. Si sono fatti un paio di giri sulle giostre e appena dopo l’una hanno pranzato da Aragosta Rock,il ristorante di pesce vicino all’auditorium. Sai come determinano l’ora esatta della morte… in base al contenuto dello stomaco e così via…»

«Sì.» Avevo divorato il toast e ci stavo dando dentro con la zuppa. Quella storia non mi stava per nulla rovinando l’appetito. Avevo ventun anni, non dimenticatelo, e in fondo al cuore ero sicuro che non sarei mai morto, anche se probabilmente vi avrei detto il contrario. Neanche la triste fine di mia madre era stata in grado di far vacillare quell’assoluta certezza.

«Le ha offerto da mangiare, poi l’ha portata sulla Ruota del Sud, una robetta tranquilla che non disturba la digestione, e alla fine nel Castello del Brivido. Sono entrati insieme ma lui ne è uscito da solo. Circa a metà del giro, che in tutto dura una decina di minuti, le ha tagliato la gola, e poi l’ha gettata oltre la monorotaia su cui scorrono i vagoncini. L’ha buttata via come un sacco della spazzatura. Sapeva che si sarebbe sporcato; infatti si era infilato un paio di guanti gialli da lavoro e aveva indossato due camicie. Hanno scovato la prima, quella più zuppa di sangue, a un centinaio di metri dal cadavere, e poco oltre i guanti.»

Riuscivo a vederlo: il corpo, ancora caldo e palpitante, poi la camicia e per ultimi i guanti. Nel frattempo, l’assassino resta immobile e termina la corsa. La signora Shoplaw non aveva torto: era veramenteroba da brividi.

«Prima di scendere e svignarsela, ha asciugato la carrozza con la camicia, che è stata ritrovata fradicia, ma non è riuscito a pulirla completamente. Uno degli Aiutanti ha notato delle macchie sul sedile quando non era ancora iniziato il nuovo giro, e le ha strofinate via senza pensarci. Non è così insolito vedere del sangue in un luna park; in genere è colpa di un bambino che si eccita troppo e comincia a zampillare dal naso come una fontana. Anche tu te ne renderai conto. Assicurati solo di indossare dei guanti quando pulisci, per via delle malattie. Li trovi nelle varie infermerie di cui è pieno il parco.»

«Nessuno si è accorto che è uscito dal tunnel dell’orrore senza la fidanzata?»

«Nossignore. Era metà luglio, in piena stagione, e quel posto si era trasformato nella solita gabbia di matti. Hanno trovato il cadavere solo all’una di notte, ben dopo la chiusura e quando erano già stati accesi i riflettori per la corvè del Castello del Brivido. Una settimana al mese, tutti i gruppi di Allegri Aiutanti si occupano della pulizia del loro settore. Meglio fare scorta di sonno in anticipo, perché quel turno è una vera rottura di scatole.»

«La gente ha continuato a passarle di fianco senza vederla fino alla chiusura del parco?»

«Se qualcuno l’ha notata, ha pensato che facesse parte dello spettacolo. Ma è più facile che sia rimasta inosservata. Il Castello del Brivido è un’attrazione al coperto e al buio, l’unica di Joyland. In altri posti ce ne sono di più.»

Al buio.Quella definizione mi fece venire la pelle d’oca, ma non così tanto da impedirmi di finire la zuppa. «Nessuno è stato in grado di descrivere l’assassino? Neppure il cameriere che li ha serviti al ristorante?»

«Avevano di meglio, addirittura delle fotografie, che la polizia si è premurata di fornire ai quotidiani e alle stazioni televisive.»

«E come se le sono procurate?»

«Grazie alle Sirene di Hollywood. Ce n’è sempre una decina intorno quando Joyland funziona a pieno ritmo. Al parco non c’è mai stato niente di lontanamente simile a uno spettacolo di spogliarello, ma il vecchio Easterbrook ha un’esperienza secolare nel campo delle fiere paesane. Sa che al pubblico piace una spruzzata di sesso insieme con i giri in giostra e gli hot dog in pastella. Ogni gruppo di Allegri Aiutanti ha la sua Sirena. Anche il tuo ne avrà una, e dovrete farle da fratelli maggiori in caso qualcuno decidesse di importunarla. Scorrazzano in giro con striminziti vestitini verdi, scarpe col tacco verdi e frivoli cappellini, pure verdi: mi fanno sempre venire in mente Robin Hood e i suoi compagni della foresta. Solo che in questo caso sono compagne, ma non importa. Sono armate di macchine fotografiche a soffietto, come quelle di una volta, e immortalano i bifolchi.» La donna si fermò per un istante. «Ma ti sconsiglio di chiamare così i frequentatori del parco.»

«Mi ha già avvisato il signor Dean.»

«Ci avrei giurato. Comunque, le Sirene hanno la missione di concentrarsi sulle famiglie e sulle coppiette sopra i ventun anni. In genere i ragazzi più giovani non sono interessati alle foto ricordo e preferiscono spendere i loro soldi ai baracchini e nelle sale giochi. La faccenda funziona così: le Sirene prima scattano e poi si avvicinano.» Improvvisò una vocetta languida alla Marilyn Monroe. «Salve, io sono Karen, benvenuti a Joyland! Se volete una copia della foto, datemi il vostro nome e ritiratela al chiosco sulla Strada del Segugio mentre uscite dal parco.»

«Una di loro ha beccato Linda Gray e il fidanzato al Tirassegno di Buffalo Bill, ma quando si è avvicinata, lui l’ha trattata in malo modo, quasi spintonandola via. La Sirena ha poi riferito alla polizia che le era sembrato sul punto di strapparle di mano la macchina, fracassandola a terra, se solo avesse pensato di farla franca. A sentirla, i suoi occhi mettevano i brividi: grigi e crudeli.» La signora Shoplaw sorrise, alzando le spalle. «Però dopo si è scoperto che il tipo indossava un paio di occhiali da sole. Certe ragazze sono un tantino melodrammatiche.»