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«Adesso fai parte dell’industria del divertimento, giovanotto», mi comunicò il mio nuovo principale. «Non i baracconi di una volta, ormai ci siamo modernizzati, anche se la differenza non è poi così grande. Sai di che cosa sto parlando?»

«No, signore, non esattamente.»

L’uomo aveva lo sguardo solenne, ma le labbra attraversate dall’ombra di un ghigno. «I bifolchi devono uscire da Joyland con un gran sorriso stampato in faccia. Tra parentesi, se dovessi sentire teche li chiami così, ti sbatterei fuori da qui in una frazione di secondo. Io posso farlo, perché lavoro nel giro da quando ho iniziato a radermi. Sono e rimangono degli zoticoni, simili ai contadinotti dell’Oklahoma o dell’Arkansas che si accalcavano pieni di stupore in tutte le fiere dove ho sgobbato dopo la seconda guerra mondiale. La gente che viene a Joyland potrà essere vestita meglio, guidare una famigliare invece di un pick-up, ma questo posto la trasforma in bifolchi dalla bocca aperta. Se non succede, significa che qualcosa non funziona. Per te, loro sono i ‘coni’. Quando si sentono chiamare così, loropensano a Coney Island e al suo famoso luna park, ma noi sappiamo la verità. Sono frollocconi ,caro il mio signor Jones, bei conigli frolli che adorano divertirsi, saltando da una giostra all’altra, da un’attrazione all’altra invece che di tana in tana.»

Mi fece l’occhiolino, stringendomi la spalla.

«I frollocconi devono andarsene contenti, altrimenti Joyland si svuota e muore. L’ho visto accadere di persona e in genere capita in fretta. È un parco giochi, ragazzo; ricordati di coccolare i coniglietti, tirandogli le orecchie solo se necessario. In poche parole, falli divertire.»

«D’accordo», risposi, ma non avevo idea di come avrei portato a termine quel compito lustrando i Bolidi Infernali (la versione locale degli autoscontri) o percorrendo la Strada del Segugio con una motoscopa dopo la chiusura dei cancelli.

«E non provare a mollarmi una fregatura. Vedi di arrivare il giorno stabilito e cinque minuti in anticipo.»

«Va bene.»

«Nel mondo dello spettacolo esistono due regole fondamentali, bello mio: tieni sempre d’occhio il portafoglio e… non dare maibuca.»

Al momento di uscire, passai sotto il grande arco con BENVENUTI A JOYLAND scritto in lettere al neon, che in quel momento erano spente, e mi diressi verso il parcheggio semivuoto. Lane Hardy era appoggiato a una delle biglietterie, dalle saracinesche abbassate. Tra le labbra aveva la sigaretta che prima teneva dietro l’orecchio.

«Dentro non si può più fumare», esordì. «Una nuova disposizione. Secondo Easterbrook siamo il primo parco d’America ad applicarla, ma non saremo l’ultimo. Ti hanno assunto?»

«Sì.»

«Congratulazioni. Freddy ti ha fatto il discorsetto sulle fiere e il resto?»

«Più o meno.»

«Si è raccomandato di coccolare i frollocconi?»

«Certo.»

«Può comportarsi da tritamaroni, ma è uno del mestiere, ha visto di tutto e di più, e non ha torto. Credo te la caverai bene. Sei intonato al posto, amico.» Con un gesto della mano indicò le principali attrazioni del parco che si stagliavano contro il cielo di un azzurro perfetto: il Muro del Tuono, il Delirio Cosmico, le volute dello scivolo acquatico e, naturalmente, la Ruota del Sud. «Chissà, questo posto potrebbe rappresentare il tuo futuro.»

«Forse sì», risposi, pur essendo già certo del mio destino: scrivere romanzi e quel genere di racconti che pubblicano sul New Yorker.Avevo pianificato tutto. Naturalmente, in programma c’erano anche il matrimonio con Wendy Keegan e la determinazione di aspettare i trent’anni prima di avere dei figli. Da ventunenne, la vita è come una cartina stradale. Solo quando arrivi ai venticinque o giù di lì, cominci a sospettare di averla guardata capovolta, per poi esserne certo intorno ai quaranta. Arrivato ai sessanta, fidatevi, capisci di esserti perso nella giungla.

«Rozzie Gold ti ha propinato le solite cazzate da Madame Fortuna?»

«Veramente…»

Lane ridacchiò. «Che te lo chiedo a fare? Ricordati che il novanta per cento di quello che dice sono veramente cazzate, ragazzo. Ma il restante dieci… con quello è riuscita a lasciare di stucco parecchia gente.»

«Compreso te? Anche tu sei rimasto di stucco?»

L’uomo abbozzò un sorriso di sbieco. «Quando lascerò che Rozzie mi legga la mano, vorrà dire che è giunto il momento di tornare sulla strada, lavorando per le fiere itineranti da due soldi. Mia madre non mi ha cresciuto perché mi mettessi a pasticciare con le sfere di cristallo e i tarocchi.»

Nel mio futuro vedi una bella ragazza con i capelli castani?

No. Lei appartiene al passato.

Lane mi scrutò a fondo. «Che c’è? Ti è andata di traverso la gomma da masticare?»

«No, niente.»

«Forza, bello: ti ha spiattellato la verità o un mucchio di stronzate? Sogno o son desto? Raccontalo al tuo paparino.»

«Stronzate, decisamente.» Controllai l’ora. «Devo prendere la corriera delle cinque, se non voglio perdere il treno per Boston delle sette. Meglio che mi sbrighi.»

«Ah, hai un sacco di tempo. Dove starai questa estate?»

«Non ci ho ancora pensato.»

«Mentre torni alla stazione dei pullman, potresti fermarti dalla signora Shoplaw. A Heaven’s Bay un sacco di gente affitta alloggi alla manovalanza estiva, ma lei è il meglio. Nel corso degli anni ha ospitato molti Allegri Aiutanti. È alla fine della strada principale, davanti alla spiaggia, facile da trovare, una grande casa dipinta di grigio. Ha un’insegna appesa al portico. La noterai per forza perché è fatta di conchiglie e ne casca sempre qualcuna: ‘Shoplaw - Appartamenti fronte oceano’. Dille che ti mando io.»

«Grazie, lo farò.»

«Se trovi un posto, da lì puoi raggiungere Joyland lungo la spiaggia, risparmiando i soldi della benzina per qualcosa di più importante, come andartene a zonzo nel tuo giorno libero. Passeggiare sulla sabbia è un ottimo modo per iniziare la mattinata. In bocca al lupo, bello. Non vedo l’ora di lavorare con te.» Mi porse la mano, gliela strinsi e lo ringraziai di nuovo.

Era stato lui a mettermi in testa quell’idea e così decisi di ritornare in città seguendo la costa. Avrei risparmiato venti minuti di attesa per un taxi che potevo a malapena permettermi. Avevo quasi raggiunto i gradini di legno che scendevano alla spiaggia quando Lane mi chiamò.

«Ehi, Jonesy! Ti va di sapere qualcosa che Rozzie non ti rivelerà mai?»

«Certo.»

«A Joyland c’è un tunnel dell’orrore, il Castello del Brivido. La vecchia Roz-roz ne sta alla larga. Non le vanno a genio i pupazzi che saltano su e la Sala delle Torture e le urla registrate, ma in realtà ha paura che sia davvero infestato dagli spiriti.»

«Sicuro?»

«Sì, e non è la sola. Molti che lavorano qui giurano di avere visto lo spettro di una ragazza.»

«Mi stai prendendo in giro?» La solita domanda di chi è in preda allo sbalordimento. Capivo che stava dicendo sul serio.

«Ti racconterei tutta la storia, ma la mia pausa è finita. Devo sostituire un paio di antenne dei Bolidi Infernali e verso le tre arriveranno i responsabili della sicurezza a controllare il Muro del Tuono. Quei tizi sono dei veri rompipalle. Chiedilo a Emmalina Shoplaw. Su Joyland lei conosce più segreti di me. È un’esperta di questo posto. In confronto, io sono un novellino.»

«Non è uno scherzo? Che so, una specie di fiore di plastica con il quale vi divertite a spruzzare i nuovi assunti?»

«Ti pare che stia scherzando?»

No di certo, però sembrava divertirsi parecchio. Mi strizzò persino l’occhio. «Non esiste parco divertimenti degno di questo nome senza un fantasma. Magari lo vedrai anche tu. Di sicuro i bifolchi non ci riusciranno mai. Adesso schizza via, bello. Procurati una sistemazione prima di riprendere la corriera per Wilmington. Scommetto che dopo mi ringrazierai.»