Di nuovo si chino a osservare quelle lucciole.

Come in un balletto foriero di morte, luccicavano in precisa formazione.

La flotta della Fondazione indietreggio impercettibilmente.

Le ore passavano e la flotta arretrava lentamente, portando il nemico leggermente fuori corso.

Nella mente di coloro che avevano elaborato il piano, la flotta kalganiana doveva occupare una certa porzione di spazio.

Le astronavi della Fondazione si allontanavano da quello spazio mentre le navi kalganiane vi entravano in numero sempre maggiore.

Quelle navi che tentavano di uscire dalla zona prestabilita venivano attaccate senza risparmio.

Le altre erano lasciate passare.

Tutto dipendeva dall'esitazione delle navi di Kalgan a prendere l'iniziativa dal loro non voler essere attaccate.

Il capitano Dixyl guardo il suo orologio da polso.

Erano le 13.10.

– Abbiamo ancora venti minuti – disse.

Il tenente che gli stava a fianco annui tutto teso. – Sembra che finora le cose si mettano bene, capitano.

Piu del novanta per cento sono dentro la sacca.

Se riusciamo a tenerle a bada…

– Eh gia.

Se…

Le navi della Fondazione ora avanzavano lentamente, molto lentamente.

Non abbastanza da spingere i kalganiani in ritirata ma abbastanza da scoraggiare la loro avanzata.

Preferivano aspettare.

I minuti passavano.

Alle 13.25 il campanello d'allarme suono in tutte le settantacinque astronavi in formazione che partirono tutte contemporaneamente all'attacco del grosso della flotta kalganiana, forte di trecento astronavi.

I kalganiani misero in azione gli scudi protettivi.

Li concentrarono tutti nella medesima direzione, verso i folli attaccanti che s'erano lanciati alla disperata in avanti…

Alle 13,30, cinquanta astronavi, al comando di Cenn, comparvero dal nulla, in formazione serrata attraverso l'iperspazio nella zona calcolata e al momento esatto.

Si lanciarono in un assalto furioso alle spalle delle forze kalganiane prese alla sprovvista.

La trappola funziono alla Perfezione.

I kalganiani avevano altre navi libere ai lati, ma non avevano modo di riorganizzarle.

Presi dal panico, si disposero a fuggire e la formazione, una volta spezzata, divenne piu vulnerabile, mentre le stesse navi in fuga si intralciavano a vicenda.

Dopo pochi istanti, la battaglia era diventata una semplice caccia al topo.

Delle trecento navi kalganiane, il nucleo e l'orgoglio di tutta la flotta, solo sessanta o poco piu, molte delle quali in condizioni pietose, tornarono alla base.

La Fondazione aveva perso otto navi delle centoventicinque che avevano preso parte allo scontro.

Preem Palver atterro su Terminus nel pieno delle celebrazioni per la vittoria.

La confusione gli fece perdere un bel po di tempo ma prima d'aver lasciato il pianeta, era riuscito a concludere due cose e aveva ricevuto un messaggio.

In primo luogo aveva concluso un accordo per il quale la cooperativa di Palver si impegnava a spedire venti astronavi al mese cariche di prodotti agricoli per un anno a un prezzo di guerra, senza, grazie alla recente battaglia dover correre un corrispondente rischio adeguato.

In secondo luogo, aveva trasmesso lo strano messaggio di Arcadia, composto da sei parole al dottor Darell.

Per un momento, il dottor Darell l'aveva guardato sorpreso, poi gli aveva dato una risposta da trasmettere ad Arcadia.

Il messaggio era: – Torna ora.

Non c'e pericolo.

Stettin era fuori di se.

Vedeva tutta la sua meravigliosa macchina militare sgretolarsi.

Non poteva porvi rimedio e lo sapeva.

Non dormiva tranquillo ormai da settimane.

Da tre giorni non si radeva piu.

I suoi ammiragli erano abbandonati a se stessi e nessuno meglio di lui sapeva che fra breve non ci sarebbe stato bisogno di un'altra sconfitta, per esser costretto a dover fronteggiare una ribellione interna.

Lev Meirus, il Primo Ministro, non gli era d'aiuto.

Rimaneva in piedi davanti a lui, calmo e indecentemente vecchio, passandosi nervosamente la mano sulla riga che gli correva dal naso al mento.

– E allora – gli grido Stettin, – pensate anche voi a qualcosa.

Vi rendete conto che siamo stati sconfitti? Sconfitti! E perche? Il perche non lo so.

Siamo stati sconfitti e non ne so il perche.

E voi sapete darmi una risposta? – Penso di si – rispose Meirus senza perdere la calma.

– Il tradimento! – urlo Stettin. – Voi sapevate che c'era qualcuno che tradiva e non me l'avete detto.

Voi avete servito prima di me il Primo Cittadino che io ho detronizzato, e ora pensate di servire il prossimo che detronizzera me.

Se e cosi, vi strappero le budella e le brucero davanti ai vostri occhi.

Meirus non si scompose. – Vi ho fatto presente i miei dubbi, non una ma molte volte.

Vi ho urlato nelle orecchie ma voi avete preferito ascoltare i consigli di altri che solleticavano la vostra vanita.

Se non volete ascoltarmi neanche adesso, Signore, me ne andro, e mi preparero a trattare con il vostro successore, la cui prima azione, senza dubbio, sara quella di firmare la pace.

Stettin lo guardo con gli occhi iniettati di sangue, stringendo i pugni.

– Parlate, vecchia rapa.

Parlate! – Vi ho spesso ripetuto, Signore, che voi non siete il Mulo.

Potete controllare astronavi e armi ma non potete controllare le menti dei vostri sudditi.

Vi rendete conto, Signore, contro chi state combattendo? Siete in guerra contro la Fondazione, che non e mai stata sconfitta, la Fondazione protetta dal Progetto Seldon, la Fondazione destinata a costruire un nuovo Impero.

– Non esiste il Progetto.

Non piu.

L'ha detto Munn.

– E allora Munn sbagliava, ma anche se avesse avuto ragione, non sarebbe cambiato niente.

Gli uomini e le donne di Kalgan credono ciecamente e interamente nel Progetto Seldon, come la maggior parte degli abitanti in questo settore della Galassia.

Quasi quattrocento anni di storia insegnano che la Fondazione non puo essere sconfitta.

Ne i regni, ne i tiranni, ne lo stesso vecchio Impero Galattico ci sono riusciti.

– Il Mulo si.

– Esatto, ma lui non rientrava nei calcoli.

Voi non siete il Mulo.

E c'e di peggio, il popolo lo sa.

Per cui le vostre astronavi vanno in battaglia gia sconfitte in partenza.

Il Progetto incombe sopra di loro e sono caute, esitano prima si attaccare e ci pensano sopra troppo.

"In campo opposto il Progetto riempie il nemico di fiducia, lo rende audace, lo sostiene moralmente anche nelle situazioni piu difficili.

E perche no? La Fondazione e sempre stata sconfitta in un primo tempo ma ha sempre vinto alla fine.

E la sfiducia che sentite voi, Signore? Avete occupato gran parte dei territori nemici.

I vostri domini non sono stati attaccati; per ora non esiste pericolo d'invasione, eppure vi sentite sconfitto.

Voi non credete piu nella possibilita di vittoria, perche sapete che non esiste.

"Fermatevi, allora, o sarete messo in ginocchio.

Fermatevi spontaneamente, e forse potrete salvare qualcosa.

Vi siete affidato alle armi e alla forza e queste vi hanno sostenuto finche e stato possibile.

Avete ignorato la mente e il morale e vi siete tradito.

Ora ascoltate il mio consiglio.

Qui c'e un uomo della Fondazione, Homir Munn.

Liberatelo e inviatelo su Terminus a chiedere la pace".

Stettin strinse i denti con forza.

Ma aveva altra scelta?

Il primo giorno dell'anno nuovo, Homir Munn lascio Kalgan. Erano passati piu di sei mesi da quando era partito da Terminus e nel frattempo vi era stata una guerra.

Era venuto da solo, e ripartiva accompagnato da una scorta.

Era venuto come semplice turista, e ripartiva come ambasciatore di pace.

Poi, cosa importantissima, aveva mutato il primitivo concetto sulla Seconda Fondazione.

E sorrideva a quel pensiero.

Si immaginava nei minimi particolari la rivelazione finale al dottor Darell e al suo giovane ed energico collaboratore, Anthor, e a tutti gli altri…

Lui sapeva.

Lui Homir Munn, conosceva finalmente la verita.

20. Io so che…

Gli ultimi due mesi di guerra passarono velocemente per Homir.

Come Mediatore Straordinario, si trovo al centro della politica interstellare, un ruolo che non poteva non inorgoglirlo.

Non vi furono altre battaglie importanti, soltanto poche scaramucce senza conseguenze, e i termini del trattato di pace vennero elaborati senza che la Fondazione dovesse fare concessioni.

Stettin manteneva la sua carica, ma questo era tutto.

La sua flotta venne disarmata; i suoi domini al di fuori del sistema solare di Kalgan diventarono indipendenti, e alle popolazioni venne concesso di scegliere tra il ritornare allo stato precedente, l'indipendenza, o unirsi in confederazione con la Fondazione.

La pace venne firmata entro il sistema solare di Terminus, su di un asteroide che era una delle piu vecchie basi navali della Fondazione.

Lev Meirus firmo per Kalgan, e Homir assistette alla cerimonia.

Durante tutto quel periodo egli non vide ne il dottor Darell ne gli altri.

Ma questo aveva poca importanza.

Le informazioni che doveva comunicare non sarebbero certo invecchiate.

Il dottor Darell torno su Terminus alcune settimane dopo la firma del trattato di pace, e quella stessa sera, in casa sua, raduno i cinque uomini che, dieci mesi prima, avevano elaborato il piano.

Si attardarono a tavola assaporando il vino come se esitassero a ritornare a discutere del vecchio problema.

Jole Turbor, guardando attraverso il suo bicchiere colmo, finalmente si decise. – Ebbene, Homir – mormoro, – ora sei diventato un uomo di affari, a quanto pare.

Hai saputo barcamenarti veramente bene.

– Io? – rispose Munn sorridendo.

Per qualche strana ragione, da mesi non balbettava piu. – Io ho fatto ben poco.

E stata Arcadia.

A proposito, Darell, come sta? Ho sentito che sta tornando da Trantor.

– Infatti – disse Darell, – la sua astronave atterrera fra una settimana.

– Osservo gli altri, ma non vide niente di speciale nelle loro facce: solo un'espressione compiaciuta.

Nient'altro.

Turbor disse: – Allora e finita sul serio.

Chi avrebbe detto, dieci mesi fa, che sarebbero accaduti tanti avvenimenti? Munn e stato su Kalgan ed e tornato.

Arcadia e andata a Kalgan, poi a Trantor, e ora sta tornando.

C'e stata una guerra e l'abbiamo vinta.

Per la Galassia, dicono che sia possibile predire la storia, ma non posso credere che tale caotico periodo potrebbe essere predetto da qualcuno.