– E' presto detto. – Anthor si frugo nelle tasche e ne tolse una serie di pellicole.

Rappresentavano uno schema encefalografico. – Queste sono le onde cerebrali di Dirige – disse Anthor, – registrate subito dopo il suo ritorno.

Il dottor Darell le esamino rapidamente e impallidi. – E' un condizionato! – Esattamente.

Ha permesso che Arcadia scappasse, non perche era un nostro uomo ma perche e un uomo della Seconda Fondazione.

– Anche dopo aver saputo che Arcadia andava su Trantor invece che su Terminus.

Anthor scrollo le spalle. – Era stato condizionato in modo da permetterle di fuggire.

Lui e stato semplicemente uno strumento.

Arcadia ha scelto la via piu improbabile, e di conseguenza ora si trova al sicuro.

Al sicuro perlomeno fino a quando la Seconda Fondazione non considerera questa nuova svolta negli eventi e decidera di agire di conseguenza…

Si interruppe.

La spia luminosa del video lanciava segnali intermittenti.

Poiche era un circuito indipendente, la spia significava la presenza di una notizia di emergenza.

Anche Darell se ne accorse e con un gesto meccanico accese il televisore.

Riuscirono ad ascoltare solo poche frasi finali ma prima che la trasmissione si chiudesse appresero che l'Hober Mallow, o meglio i rottami dell'incrociatore, erano stati trovati, e che per la prima volta in circa cinquant'anni la Fondazione era di nuovo in guerra.

Anthor strinse i denti. – D'accordo, dottore, hai sentito anche tu.

Kalgan ha attaccato, e Kalgan e sotto controllo della Seconda Fondazione.

Adesso ti deciderai ad andare su Trantor? – No, rischiero, ma rimarro qui.

– Darell, non sei intelligente quanto tua figlia.

Mi viene il dubbio che non ci si possa fidare di te. – Fisso lo sguardo su Darell per un momento, poi si volto e usci senza dire una parola.

E Darell rimase solo, incerto e sull'orlo della disperazione.

Dal televisore veniva una voce concitata che descriveva la prima ora di guerra tra Kalgan e la Fondazione.

17. Guerra

Il sindaco della Fondazione si passo una mano sulla corona di capelli che gli incorniciava il cranio.

Sospiro. – Gli anni che abbiamo sprecato, le occasioni che abbiamo buttato via, sono troppi.

Non voglio recriminare, dottor Darell, ma noi meritiamo la sconfitta.

Darell rispose con calma: – Non vedo perche dovremmo essere sfiduciati a questo modo.

– Sfiduciati? Per la Galassia, dottor Darell, su che cosa potremmo basare il nostro ottimismo? Venite qui…

Spinse quasi il dottor Darell verso la scrivania.

Premette un pulsante e sul ripiano apparve uno schermo tridimensionale che riproduceva un modello accurato della Galassia.

– In giallo – disse il sindaco eccitato, – abbiamo le regioni dello spazio controllate dalla Fondazione, in rosso quelle sotto il domino di Kalgan.

Darell vide una sfera rossa situata vicino a una sottile striscia gialla che la circondava da tutti i lati tranne che nella direzione volta verso il centro della Galassia.

– La galattografia – disse il sindaco, – e il nostro nemico piu temibile.

I nostri ammiragli non nascondono che la nostra posizione e strategicamente tra le piu precarie.

Osservate bene.

Il nemico possiede linee interne di comunicazione.

E concentrato e puo attaccarci in forze da tutti i lati.

E puo difendersi sottraendo forze minime all'attacco.

Siamo troppo sparpagliati.

La distanza media tra i sistemi abitati all'interno della Fondazione e quasi tre volte piu grande di quella all'interno di Kalgan.

Per andare, per esempio, da Santanni a Locris, noi dobbiamo viaggiare per duemilacinquecento parsec, mentre loro devono viaggiare per soli ottocento parsec, sempre ben inteso, che rimaniamo nei nostri rispettivi territori…

– Capisco benissimo tutto questo, signore – disse Darell.

– E secondo voi questo non significa che corriamo il rischio di essere sconfitti? – In una guerra vi sono ben altre cose che contano oltre la distanza.

Io dico che non possiamo perdere.

E' praticamente impossibile.

– Che cosa ve lo fa dire? – Una mia interpretazione personale del Piano Seldon.

– Capisco – disse il sindaco allacciando le mani dietro la nuca. – E cosi, anche voi contate sul mistico aiuto della Seconda Fondazione.

– No.

Conto semplicemente sull'aiuto dell'inevitabilita, del coraggio e della tenacia.

Eppure, malgrado la sua apparente sicurezza aveva molti dubbi.

E se…

E se Anthor avesse ragione, e Kalgan fosse effettivamente uno strumento di quelle menti invincibili? E se fosse stato nei loro piani voler sconfiggere e distruggere la Fondazione? No! Era un ragionamento senza senso.

Eppure…

Sorrise amaramente.

Gli capitava sempre lo stesso.

Provava una sensazione di impotenza.

Lui non poteva che avere intuizioni, mentre i suoi nemici vedevano tutto con chiarezza assoluta.

Nemmeno Stettin ignorava la posizione strategica delle sue forze.

Il Signore di Kalgan osservava in piedi un modello del tutto analogo a quello del sindaco di Terminus.

Ma mentre quello era preoccupato, Stettin sorrideva…

La sua uniforme d'ammiraglio luccicava e dava alla sua figura un aspetto persino piu imponente.

L'emblema dell'ordine del Mulo, donatogli dal presidente Primo Cittadino che sei mesi dopo aveva sostituito poco ortodossamente, traversava diagonalmente il suo petto dalla spalla destra al fianco.

La Stella d'Argento con la Doppia Cometa e le Spade gli luccicavano sulla spalla sinistra.

Aveva convocato sei suoi generali le cui uniformi erano solo di poco meno splendenti della sua, e il suo Primo Ministro, magro e grigio, quasi sperduto nello splendore degli altri.

Stettin disse: – Penso che le decisioni siano chiare.

Non possiamo permetterci di attendere.

Ogni giorno di ritardo e una vittoria morale per i nostri nemici.

Se tenteranno di difendere tutte le porzioni del loro territorio, saranno costretti a indebolire la loro linea difensiva e noi li attaccheremo simultaneamente in questo punto e anche in questo – e indico i luoghi sul modello della Galassia.

Due linee bianche vennero a inserirsi nella fascia gialla che circondava la sfera rossa. – In questo modo continuo – divideremo la loro flotta in tre tronconi, che penseremo a distruggere separatamente.

Se invece cercheranno di concentrare le loro forze, saranno costretti a rinunciare a tre quarti dei loro territori rischiando una rivolta.

Il Primo Ministro, con la voce sottile, cerco di intervenire in mezzo al mormorio d'approvazione che s'era levato. – Tra sei mesi – disse, – la Fondazione sara molto piu forte.

Possiedono risorse piu grandi, come ben sappiamo tutti noi, la loro flotta e numericamente piu potente, il loro potenziale umano e virtualmente inestinguibile.

Penso che un attacco diretto sarebbe piu sicuro.

La sua parola era di certo la meno influente nella stanza.

Stettin fece un gesto con la mano e sorrise. – Sei mesi, un anno se necessario, non ci costera niente.

Gli uomini della Fondazione non si possono preparare, ne sono impediti ideologicamente.

Fa parte della loro filosofia credere che la Seconda Fondazione li salvera.

Ma non questa volta, vero? Gli uomini che affollavano la stanza mormorarono soddisfatti.

– Voi mancate di fiducia – affermo Stettin in tono distaccato. – Non e necessario, spero, che vi ripeta ancora una volta i rapporti dei nostri agenti sparsi nel territorio della Fondazione, o che vi ripeta le scoperte del signor Homir Munn l'agente della Fondazione, ora passato al… nostro servizio.

Signori, aggiorno la seduta.

Stettin ritorno nei suoi appartamenti privati sorridendo soddisfatto.

Qualche volta era sorpreso dall'atteggiamento di questo Homir Munn.

Uno strano ometto slavato che certamente non aveva mantenuto le promesse fattegli in un primo tempo.

Eppure, ogni tanto, tirava fuori informazioni piuttosto interessanti, specialmente quand'era in presenza di Callia.

Scoppio in una risata.

Dopo tutto, quel barilotto stupido di Callia gli serviva ancora a qualcosa.

Era riuscita a cavar un bel numero di informazioni da Munn e senza dover faticare.

Perche non avrebbe potuto cederla a Munn? S'acciglio.

Callia.

Lei e la sua stupida gelosia.

Per la Galassia.

Se avesse avuto ancora tra le mani la ragazzina…

Chissa perche poi non aveva ammazzato Callia dopo quello che gli aveva combinato? Proprio non riusciva a trovarne la ragione.

Forse perche riusciva a far parlare Munn.

E lui aveva bisogno di Munn.

Era stato lui a provare che, perlomeno secondo quanto pensava il Mulo, la Seconda Fondazione non esisteva.

I suoi ammiragli dovevano avere quell'assicurazione.

Gli sarebbe anche piaciuto rendere di pubblico dominio le prove, ma era meglio lasciare sperare la Fondazione nell'aiuto inesistente della "Seconda".

Ma era stata Callia che gli aveva fatto notare quello? Eh, gia, aveva detto che…

Stupidaggini! Non poteva esser stata lei.

Eppure…

Scosse la testa per liberarsi da quel pensiero e cambio soggetto.

18. Il fantasma di un mondo

Trantor era un mondo giunto al culmine della decadenza e ora in via di rinascita.

Era come un gioiello opaco in mezzo a una corona di soli scintillanti al centro della Galassia.

Questo pianeta, chiuso tra sistemi solari e costellazioni fittissime, sognava alternativamente il passato e il futuro.

Un tempo controllava tutta la Galassia. Era stata una singola citta, popolata da centinaia di miliardi di amministratori: la piu colossale capitale mai esistita.

Con la decadenza dell'impero, dopo il Grande Saccheggio di un secolo prima, aveva perduto ogni potenza.

In un silenzio mortale, le sue rovine metalliche continuavano a ruotare intorno al sole quasi a deridere la sua passata grandezza.

I sopravvissuti avevano distrutto le costruzioni metalliche e avevano venduto i rottami in cambio di sementi e bestiame.

Ancora una volta, il pianeta era tornato alle origini.

Nelle nuove pianure coltivate con sistemi primitivi, lo splendore passato a poco a poco era stato dimenticato.

Solo le colossali rovine che si alzavano maestose nel cielo ricordavano la passata potenza con il loro amaro e dignitoso silenzio.

Arcadia osservava l'orizzonte metallico provando una stretta al cuore.

Il villaggio nel quale viveva la famiglia Palver era un gruppetto di case primitive.

I campi che lo circondavano erano gialli di grano maturo.

Al di la dei campi c'erano le rovine del passato, ancora splendenti e immuni dalla ruggine e incendiate dai raggi del sole di Trantor.