Durante i mesi passati su Trantor, era andata a visitare le rovine una volta sola.

Era salita sul pavimento liscio e s'era avventurata tra le gigantesche costruzioni coperte di polvere, dove la luce filtrava attraverso le crepe dei muri.

Aveva provato un'emozione troppo intensa.

Era stato come commettere un sacrilegio.

Era uscita correndo terrorizzata fin quando i suoi piedi non erano tornati a calpestare il terreno molle.

Dopo quel giorno non aveva piu osato tornarci.

Non se la sentiva di disturbare di nuovo quei luoghi sacri.

Sapeva di essere nata in quel mondo, in qualche luogo vicino alla Libreria Imperiale, il cuore di Trantor.

Era il luogo piu sacro.

Di tutto il pianeta, solo la libreria era rimasta intatta dopo il Grande Saccheggio.

In quel luogo Hari Seldon e il suo gruppo avevano elaborato il loro progetto.

Laggiu Ebling Mis era riuscito a scoprire il segreto, e aveva balbettato sorpreso, prima di venire ucciso affinche il segreto non venisse svelato.

Laggiu, vicino alla Libreria Imperiale, i suoi nonni erano vissuti per dieci anni, fino alla morte del Mulo quando finalmente erano tornati alla Fondazione.

Sempre laggiu, alla Libreria Imperiale, suo padre era tornato con la moglie per scoprire ancora una volta il nascondiglio della Seconda Fondazione, ma senza riuscirci.

Laggiu era nata lei e laggiu era morta sua madre.

Le sarebbe piaciuto visitare la Libreria, ma Preem Palver aveva sempre scosso la testa ogni volta che glielo aveva proposto. – E lontana migliaia di chilometri, Arcadia, e c'e tanto da fare qui.

A parte il fatto che non e bene aggirarsi in quei posti, sono sacri…

Arcadia sapeva che lui non aveva alcun desiderio di andare a visitare la Libreria; si trattava anche qui di un caso analogo a quello del palazzo del Mulo.

Esisteva quella paura superstiziosa da parte dei pigmei del presente nei confronti dei relitti dei giganti del passato, tuttavia sarebbe stato orribile provare del risentimento per tale ragione nei confronti di questo piccolo uomo buffo.

Era ormai su Trantor da piu di tre mesi e durante tutto quel periodo sia Papa sia Mamma erano stati gentilissimi con lei.

E che cosa faceva lei per ricambiarli? Perche avrebbe dovuto trascinare anche loro nella rovina comune? Forse sarebbe stato suo dovere avvertirli? No! Lei aveva permesso che si assumessero il ruolo pericoloso dei suoi protettori.

La sua coscienza la tormentava atrocemente, ma che altra scelta aveva.

Riluttante, scese le scale per andare a fare colazione.

Senti il suono delle voci dei suoi protettori.

Preem Palver s'era infilato il tovagliolo nel colletto della camicia e aveva afferrato il piatto delle uova al prosciutto guardandole con ingordigia.

– Mamma, ieri sono stato in citta – disse infilandosi una forchettata di cibo in bocca e soffocando in tal modo le ultime parole.

– E che si dice di nuovo in citta? – chiese Mamma indifferente sedendosi anche lei a tavola e allungando le mani per prendere il sale.

– Niente di buono.

E arrivata un'astronave da Kalgan con i giornali di laggiu.

E scoppiata la guerra.

– Guerra! Lascia che si rompano la testa fra loro, visto che non hanno abbastanza buon senso.

Hai ritirato la tua busta paga? Papa mi hai sentito? Bisogna che un giorno o l'altro tu dica al vecchio Cosker che, dopo tutto, la sua non e la sola cooperativa del pianeta.

Ti pagano gia tanto poco che mi vergogno di farlo sapere agli amici.

Sarebbe perlomeno il caso che ti pagassero puntualmente! – Smettila – disse Papa irritato. – Per favore, non mi dire queste sciocchezze durante la colazione, mi rimane il cibo sullo stomaco – e affondo i denti nel panino imburrato.

Poi aggiunse in tono pacato: – La guerra e tra Kalgan e la Fondazione, sono due mesi che combattono.

– A che punto sono? – A quanto pare, la Fondazione se la vede brutta.

Tu hai visto Kalgan, piena di soldati.

Erano pronti.

La Fondazione invece no, e cosi le sta andando male.

Improvvisamente Mamma gli fece segno di star zitto: – Zitto sciocco! – Che? – Testone! Sei sempre li a bocca aperta a parlare.

Indico dietro le spalle di Papa e quando lui si giro, vide Arcadia, immobile sulla soglia.

– La Fondazione e in guerra? – disse Arcadia.

Papa guardo Mamma sconsolato, poi annui.

– E stanno perdendo? Lui annui di nuovo.

Arcadia senti un nodo alla gola e si avvicino lentamente alla tavola. – E' finita? – sussurro.

– Finita? – ripete Papa cercando di dimostrarsi allegro. – E chi ha detto che e finita? In guerra accadono tante cose.

E… e…

– Siediti, cara – l'invito Mamma. – Non bisogna discutere prima di colazione.

Non si sta bene senza cibo nello stomaco.

Ma Arcadia non l'ascolto. – I kalganiani sono arrivati su Terminus? – No – disse Papa serio. – Le notizie sono di una settimana fa e la Fondazione sta ancora combattendo.

Sto dicendo la verita.

La Fondazione e ancora forte.

Vuoi che ti vada a prendere i giornali? Lesse i giornali febbrilmente, inghiottendo a fatica la colazione.

Santanni e Korell erano cadute senza combattere.

Uno squadrone della flotta della Fondazione era stato intrappolato nei pressi del settore di Ifni ed era stato quasi annientato.

La Fondazione si era ritirata nei confini dei cosiddetti Quattro Regni, territori conquistati sotto Salvor Hardin, il primo sindaco.

Eppure continuavano a resistere, c'era quindi ancora una possibilita di vittoria.

Qualunque cosa fosse successa, doveva assolutamente informare suo padre.

Ma come? Con una guerra in corso? – Partirete presto per un'altra missione, signor Palver? – chiese Arcadia quand'ebbero finito di mangiare.

Papa era sdraiato su una comoda poltrona nel prato di fronte a casa, e stava pigliando il sole.

Aveva un grosso sigaro infilato tra le labbra e un'espressione soddisfatta sulla faccia.

– In missione? – ripeta. – E chi lo sa? Per ora sono in vacanza e il mio permesso non e ancora finito.

Perche parlare della prossima missione? Arcadia, tu sei troppo irrequieta.

– Io? No, a me piace stare qui.

Siete molto buoni con me, voi e vostra moglie.

Lui si volto a guardarla e fece un gesto con la mano come per spazzar via le sue parole.

Arcadia disse: – Stavo pensando alla guerra.

– Non dovresti pensarci.

Che cosa puoi fare tu? Non vale la pena che ti tormenti.

– Stavo pensando che la Fondazione ha perduto la maggior parte dei suoi mondi agricoli.

E che probabilmente hanno cominciato a razionare il cibo.

Papa la guardo imbarazzato. – Non ti preoccupare.

Andra tutto bene, vedrai.

Lei non lo stava a sentire. – Vorrei proprio riuscire a portar loro del cibo.

Voi sapete che dopo la morte del Mulo la Fondazione si e ribellata, e Terminus e rimasta isolata per un bel po di tempo assediata dal generale Han Pritcher, che era succeduto al Mulo.

Ebbene, mio padre mi ha raccontato che mio nonno gli diceva che a un certo punto erano ridotti in condizioni tali da esser costretti a cibarsi di concentrati secchi di amminoacidi, che hanno un gusto terribile.

Poi riuscirono a spezzare l'assedio appena in tempo e sono riusciti a far arrivare un convoglio carico di cibo da Santanni.

Devono essere stati tempi terribili.

Probabilmente sta succedendo lo stesso ora.

Ci fu una pausa, poi Arcadia continuo: – Sapete che vi dico? Scommetto che la Fondazione sarebbe disposta a pagare qualsiasi prezzo per un convoglio di cibo, ora.

Magari il doppio del prezzo, se non il triplo.

Certo che se una cooperativa, per esempio qui di Trantor, riuscisse a farcela, diventerebbe milionaria prima che la guerra fosse finita.

I mercanti della Fondazione, durante i periodi di guerra facevano sempre cosi.

Appena scoppiava una guerra, riuscivano a vendere tutto.

Certe volte riuscivano a guadagnare due milioni di crediti con un solo viaggio, e di profitto netto, per ogni astronave.

Papa si giro a guardarla.

Il sigaro si era spento senza che se ne fosse accorto. – Un affare, eh? Ma la Fondazione e cosi lontana.

– Lo so.

Forse sarebbe impossibile partendo da qui.

Ma se si riuscisse ad arrivare fino a Massena o Smushyk con un'astronave di linea, poi di la con una piccola astronave magari si riuscirebbe a forzare il blocco.

Papa si passo la mano sui capelli, pensieroso.

Due settimane dopo, erano completati i preparativi per la nuova missione.

Mamma non aveva smesso di protestare tutto il tempo.

In primo luogo per l'ostinazione del marito a imbarcarsi in una missione che sembrava suicida.

In secondo luogo, protestava per l'ostinazione con la quale rifiutava di portarla con se.

Papa disse: – Mamma, perche ti comporti come una vecchia sciocca? Non posso portarti con me.

Questo e un lavoro da uomini.

Che cosa credi che sia la guerra? Un divertimento? Un gioco da bambini? – E allora perche vuoi andarci tu? Ormai, vecchio pazzo, non sei piu un giovanotto.

Lascia che ci vada qualche giovanottello, al posto tuo, testa pelata.

– Non sono affatto calvo – rispose Papa con dignita. – Ho ancora un mucchio di capelli in testa.

E perche poi non dovrei essere io a fare l'affare e a guadagnarci? Perche dovrei mandarci un giovanotto? Si tratta di milioni, capisci? Lei se ne rendeva conto e cedette.

Arcadia lo vide ancora una volta prima che partisse.

Gli disse: – Andrete su Terminus? – E perche no? Sei stata tu a dirmi che hanno bisogno di pane, riso e patate.

Ebbene concludero un affare con loro e ne avranno a volonta.

– Beh, volevo chiedervi un favore.

Se andate su Terminus, potreste andare a trovare mio padre.

Papa sorrise con simpatia. – E credevi che aspettassi che me lo dicessi tu? Certo che ci vado.

Gli diro che stai bene e che tutto va per il meglio, e che quando la guerra sara finita, ti portero da lui.

– Grazie.

Vi diro come fare per trovarlo.

Si chiama dottor Toran Darell e abita a Stanmark.

E' a pochi chilometri dalla citta di Terminus, c'e un piccolo aeromobile che porta sin la.

Abitiamo al cinquantacinque di Channel Drive.

– Un momento, aspetta che me lo scrivo.

– No, no – disse Arcadia. – Non dovete assolutamente scriverlo.

Dovete ricordarvelo a memoria, e trovarlo da solo senza che nessuno vi aiuti.

Papa la guardo sorpreso.

Poi scrollo le spalle. – D'accordo.

Al cinquantacinque di Channel Drive in Stanmark, fuori la citta di Terminus, e ci si arriva per aeromobile.

Ho capito.

– Un'altra cosa.