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Senza più Vordarian a tenerlo insieme, il partito isolazionista tornò a dividersi in fazioni dalle tendenze diverse. Un Conte inflessibilmente conservatore, nella città di Federstok, fece suoi gli ideali di Vordarian e si autoproclamò suo legittimo successore e Imperatore di Barrayar. Le sue ambizioni ressero una giornata o poco più. Il Conte si suicidò prima della cattura, nella città capoluogo di un ex alleato di Vordarian, sulla costa orientale. Nel distretto di sua provenienza, un gruppo di liberali anti-Vor approfittò del caos per proclamare la repubblica. Il nuovo Conte, un colonnello di fanteria appartenente a un ramo collaterale della famiglia che mai aveva sperato nella successione, dichiarò immediatamente fuorilegge i liberali e radunò una milizia locale per combatterli. Vorkosigan lasciò la questione a lui, per evitare che le truppe imperiali intervenissero nella politica interna di un distretto.

— Non puoi arrivare a metà strada e fermarti — brontolò Piotr, che già prevedeva un disastroso compromesso del Conte di quel distretto con il partito democratico popolare.

— Un passo alla volta — replicò cupamente Aral. — Non posso essere in ogni angolo di questo pianeta.

Il quinto giorno, Gregor fu ricondotto alla capitale. Vorkosigan e Cordelia si assunsero il triste compito d’informarlo della morte di Kareen. Il bambino pianse a lungo, incredulo e smarrito, e per farlo dormire, quella notte, dovettero dargli un calmante. Il mattino dopo, visto che era più calmo, fu portato a fare una passeggiata ufficiale in centro, su un’auto con il tettuccio in vetro a prova di proiettile, in modo che le truppe e la popolazione vedessero di persona che non era morto come Vordarian aveva dichiarato. Nessuno si fidava più molto delle riprese televisive. Cordelia andò con lui. Il silenzio del bambino le faceva male al cuore, ma era stato meglio così, dal suo punto di vista, che raccontargli delle scuse per non dovergli dire subito la verità. Se avesse dovuto sentirgli chiedere continuamente dov’era sua madre e perché non poteva riabbracciarla, anche lei sarebbe crollata.

Il funerale di Kareen fu pubblico, benché meno elaborato di quanto sarebbe stato in circostanze normali. Gregor dovette accendere la seconda pira funebre di quell’anno. Vorkosigan chiese a Cordelia di guidare la mano in cui il bambino teneva la torcia. Quella parte della cerimonia funebre le parve eccessiva per lei, dopo ciò che era accaduto quella notte alla Residenza. Ma quando si tagliò una grossa ciocca di capelli per deporla sulla pira, come voleva l’usanza in morte di un’amica, sentì che non tutte le tradizioni di Barrayar erano sciocche e insensate. Gregor le si strinse al fianco.

— Cordelia… uccideranno anche me, un giorno? — mormorò. Non le parve spaventato, solo morbosamente curioso di saperlo. Suo padre, suo nonno e sua madre, tutti e tre morti nel giro di un anno; non c’era da stupirsi che si sentisse minacciato, anche se alla sua età la sua comprensione della morte era appena larvale.

— No — rispose con fermezza lei. Gli mise un braccio intorno alle spalle. — Non permetterò che ti facciano del male. — E con una stretta al cuore s’accorse che quella promessa così poco affidabile bastava a rassicurarlo.

Proteggerò io il tuo bambino, Kareen, pensò, guardando le fiamme che si alzavano. Quel giuramento era più costoso di tutti i doni funebri che bruciavano sulla pira della Principessa, perché legava la sua vita a Barrayar, indissolubilmente. Ma il calore che le riverberava sulla faccia asciugò la sofferenza della sua anima, almeno un poco.

Questo la fece sentire esausta, vuota, racchiusa in un bozzolo di torpore. Passò attraverso il resto della cerimonia come un automa, anche se intorno a sé vedeva squarci di scene che le sembravano insignificanti o assurde. I molti Vor barrayarani presenti che si fermarono a salutarla le presentarono i loro omaggi con fredda e rigida formalità. Senza dubbio pensano che io sia perniciosa, una pazza portata al vertice della loro società dai capricci di un uomo e dalla fatalità, pensò. Soltanto più tardi alcuni le lasciarono capire che la loro esagerata cortesia significava rispetto.

Questo la fece imbestialire. Tutto il coraggio e la sopportazione del mondo non avevano portato a Kareen un’oncia di stima in più. La forza d’animo di Lady Vorpatril era data per scontata in una madre. Ma: sbatti su un tavolo la testa di un idiota del loro stesso rango, ed ecco che sei davvero Qualcuno! Buon Dio…

Ad Aral occorse un’ora, quando furono rientrati nel loro alloggio, per farle sbollire la rabbia. Poi lei ebbe una crisi di pianto, e dovette consolarla.

— Pensi di sfruttare anche questo… questo rango che hanno affibbiato a tua moglie? — domandò infine Cordelia, troppo stanca per sfogarsi oltre. — Come se mi avessero decorata? - La parola le lasciò un sapore acido in bocca.

— Posso usare tutto — rispose con calma lui. — E lo farò, se mi aiuterà a mettere sul trono Gregor, fra quindici anni, come governante capace e sano di mente. Userò te, me, e chiunque altro. Pagare ciò che abbiamo pagato e poi fallire sarebbe insopportabile.

Lei fece un sospiro e gli accarezzò una mano. — In caso d’incidente dona il mio corpo alla banca degli organi. È l’uso betano. Nessuno spreco.

Aral poggiò la fronte contro la sua e restò così per un poco, in silenzio. Poi mormorò: — Non ne sarei capace.

La silenziosa promessa che Cordelia aveva fatto a Kareen divenne obbligo legale quando lei e Aral, come coniugi, furono nominati ufficialmente tutori di Gregor dal Consiglio dei Conti. Era un tipo di tutela diverso da quello che Aral aveva nelle vesti di Reggente, e più personale. Il Primo Ministro Vortala lesse una lunga lista di comma per chiarire a Cordelia che i suoi doveri non comportavano alcun potere politico. Le spettavano però funzioni economiche, come amministratrice di azioni e di altri beni, non imperiali, che Gregor aveva ereditato dai Conti Vorbarra. E per delega di Aral ebbe anche l’incarico di occuparsi della vita privata e dell’educazione del bambino.

— Ma, Aral — obiettò lei, perplessa, — Vortala ha specificato che io non ho diritto ad alcun potere effettivo.

— Vortala… è un vecchio idealista. Diciamo che gli è difficile riconoscere le forme di potere non avallate da un articolo di legge. La tua possibilità d’azione non è molto ampia, però. A dodici anni Gregor entrerà in una scuola di preparazione all’Accademia.

— Ma loro capiscono che…?

— Lo capisco io. E lo capisci tu. È abbastanza.

CAPITOLO VENTESIMO

Con una delle sue prime disposizioni Cordelia affidò di nuovo a Droushnakovi la responsabilità della persona di Gregor, che aveva bisogno di un’amica. Ciò non significava rinunciare alla compagnia della ragazza, che lei era ormai abituata ad avere accanto, perché l’insistenza di Illyan aveva finalmente convinto Aral a trasferirsi nella Residenza Imperiale. Cordelia si sentì alleggerita da un altro pensiero quando Drou e Koudelka decisero di sposarsi, un mese dopo la Festa d’Inverno.

Cordelia si offrì di fungere da intermediaria fra le due famiglie, ma per un qualche loro motivo Drou e Koudelka si affrettarono a declinare la proposta, pur profondendosi in ringraziamenti. Dati gli imprevedibili risvolti delle usanze sociali barrayarane, lei fu lieta di lasciare l’incarico di paraninfa a una signora anziana ed esperta che la coppia pagò per i suoi servizi.

Vedeva spesso Alys Vorpatril, ancora convalescente per le traversie sopportate dopo il parto. Il piccolo Lord Ivan era, se non proprio un conforto, almeno una distrazione per la madre. Cresceva in fretta malgrado un’eccessiva propensione al pianto, fatto questo, comprese Cordelia, che probabilmente era innescato da un’analoga tendenza della madre. Ivan avrebbe dovuto avere accanto altri esseri umani fra cui suddividere la sua attenzione, decise lei un pomeriggio, vedendo come l’amica se lo stringeva al petto e gli parlava del suo futuro. Solitamente Alys tirava avanti fino agli esami d’ammissione di Ivan all’Accademia Militare Imperiale, come se avesse bisogno di rammentare a se stessa gli eventi che l’avrebbero tenuta occupata negli anni a venire.