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— Non vuole lasciarla qui, per meglio ispirare la collaborazione degli ex ufficiali di Vordarian?

— No — disse fermamente Vorkosigan. — Ha già avuto un salutare effetto sui nostri amici.

Koudelka si fece dare la borsa da Cordelia, la aprì, e la usò per catturare la testa di Vordarian senza toccarla con le mani.

Vorkosigan prese atto con uno sguardo del lutto di Droushnakovi, e del tic nervoso che faceva contrarre gli occhi di Bothari. — Drou, sergente. Andate a mangiare e a riposarvi. Mi farete rapporto più tardi.

Droushnakovi annuì, Bothari salutò militarmente, e i due seguirono Koudelka fuori dalla stanza.

Cordelia fu fra le braccia di Aral prima che la porta si chiudesse, impedendogli di alzarsi per lei, e l’impeto con cui si gettò sulle sue ginocchia mise a dura prova l’equilibrio della sedia. Si abbracciarono così strettamente che per potersi baciare dovettero scostarsi.

— Non lasciarmi più così sulle spine — mormorò lui.

— E tu non permettere più che nostro figlio sia in pericolo.

— Affare fatto.

Aral le prese il volto fra le mani e la fissò, divorandola con gli occhi. — Avevo una tale paura per te che ho dimenticato di avere paura per i tuoi nemici. Avrei dovuto ricordare. Mia capitana.

— Da sola non avrei potuto far niente. Drou è stata i miei occhi. Bothari il mio braccio destro. Kou le nostre gambe. Devi perdonare la sua assenza ingiustificata. Lo abbiamo rapito.

— Così ho sentito raccontare.

— Ti ha detto di tuo cugino Padma?

— Sì. — Un sospiro mesto. Il suo sguardo si allontanò nel passato. — Padma e io fummo i soli a sopravvivere, quel giorno, quando Yuri il Folle cercò di sterminare i discendenti del Principe Xav. Io avevo undici anni, Padma appena un anno… un bambino. Da allora ho sempre pensato a lui come un bambino di cui aver cura. Oggi il sangue di Xav scorre nelle vene di mio figlio… un altro bambino da tutelare.

— La figlia di Bothari, Elena. Dev’essere salvata. Per me è più importante di tutti i Conti rinchiusi nella Residenza.

— Ci stiamo lavorando — le assicurò lui. — Priorità assoluta, ora che hai depennato Vidal il Pretendente dalla lista. — Inarcò un sopracciglio. — Temo che tu abbia sconvolto i miei barrayarani.

— Perché? Credono di avere il monopolio dell’inciviltà? Vordarian ne era convinto. Le ultime parole sono state: «Tu sei una betana. Non puoi.»

— Non puoi cosa?

— Fare questo. - Cordelia accennò verso il tavolo. — Credo che anche i suoi ex ufficiali l’abbiano pensato.

— Un trofeo pericoloso da portarsi dietro in monorotaia. E se qualcuno ti avesse ordinato di aprire la borsa?

— L’avrei spalancata.

— Sei sicura di sentirti bene, amore mio? — Lo sguardo di Aral era serio, dietro il sorriso.

— Vuoi dire se ho ancora tutti i venerdì? Non lo so. Domandamelo sabato. — Le mani di Cordelia tremavano ancora. Avevano continuato a tremare per tutta la notte. — Lì per lì mi sembrava… necessario portare la sua testa con me. Non per farla mettere su una parete di Casa Vorkosigan come i trofei di caccia di tuo padre, anche se potrebbe essere un’idea. Non credo che ne capissi davvero il motivo, finché non sono entrata in questa stanza. Se mi fossi presentata a mani vuote dicendo a quegli uomini che avevo ucciso Vordarian, e che la loro piccola guerra era finita, chi mi avrebbe creduto? A parte te, voglio dire.

— Illyan, forse. Ti ha già visto in azione. Gli altri… sì, credo che il tuo dubbio sia giustificato. — Aral fece un sospiro e cambiò argomento. — Dall’ingresso mi hanno informato che hai il simulatore. Funzionava ancora?

— Vaagen lo sta controllando. Miles è vivo. Non sappiamo ancora se e quali conseguenze soffrirà. Oh, Vordarian ha ammesso di aver fornito lui la bomba a Vorhalas. Non direttamente; attraverso i suoi agenti.

— Illyan lo sospettava. Sappiamo che Vorhalas è stato tolto di prigione e messo al comando di un reparto, alla capitale. — Il braccio con cui la circondava si strinse.

— Circa Bothari — disse lei. — Non è in buone condizioni. Ha avuto uno shock. Gli occorre un vero trattamento, psichiatrico, non politico. Il lavaggio cerebrale che gli hanno fatto è stato una cosa indegna, da macellai.

— A quell’epoca lo ha salvato dalla pazzia. È stato il frutto di un mio compromesso con Ezar. Allora io non avevo nessun potere. Ora posso fare di più.

— Sarà meglio. Mi vede come un cane vede il suo padrone. E io l’ho usato come fosse il mio cane. Gli devo… tutto. Ma ho anche paura di questa sua fissazione per me. Voglio dire perché me?

Vorkosigan si accigliò, pensosamente. — Vedi, Bothari non ha il senso della propria… individualità. Non è al centro di se stesso. La prima volta che lo vidi, nel suo momento peggiore, aveva una personalità spezzata in molte sfaccettature. Se l’avessero addestrato come spia, sarebbe stato un ottimo infiltrato. È un camaleonte. Uno specchio. Diventa ciò che uno si aspetta da lui. Non lo fa consciamente, credo. Piotr si aspetta che sia un fedele Armiere, e lui recita la parte dell’uomo pronto a dare la vita per il suo Lord. Vorrutyer voleva un mostro e Bothari era diventato il suo carnefice di corte. Io gli ho chiesto d’essere un buon soldato, e lui lo è stato. Tu… — Abbassò la voce. — Tu sei l’unica persona che guarda Bothari come un eroe, per il modo in cui ha rinnegato ciò che era. E così lui vuole essere un eroe per te. Ti segue perché tu lo fai sentire più grande di quanto abbia mai sognato d’essere.

— Aral, questo è pazzesco.

— Sì? — Lui le scarruffò i capelli. — Ma non è l’unico su cui hai questo particolare effetto. Cara capitana.

— Ho paura di non essere in condizioni migliori di Bothari. Ho giocato d’azzardo, e Kareen è morta. Chi lo dirà a Gregor? Se non fosse stato per Miles, non avrei avuto la forza di uscire di là. Devi impedire a tuo padre di avvicinarsi a lui, Aral. Se ci provasse ancora, non so cosa potrei fargli. — Il tremito di Cordelia divenne più intenso.

— Sshh. — Lui la cullò un poco. — Credo che tu possa lasciare a me il compito di cucire le ferite, eh? Ti fidi di me? Faremo in modo che i sacrifici non siano stati inutili.

— Mi sento colpevole. Mi sento sporca.

— Sì. Accade a molti soldati sani di mente, quando rientrano da una missione sanguinosa. È una reazione comprensibile. — Aral fece una pausa. — Ma se una betana può diventare così barrayarana, può darsi che i barrayarani riescano a diventare un tantino più betani. Cambiare è possibile.

— Cambiare è inevitabile — dichiarò lei. — Ma tu non puoi cercare i cambiamenti che voleva Ezar. Questa non è più l’epoca di Ezar. Devi trovare la tua strada. Devi fare di Barrayar un mondo dove possano vivere anche bambini come Miles. E Elena. E Ivan. E Gregor.

— Come milady desidera.

Il terzo giorno dalla morte di Vordarian la capitale cadde in mano alle truppe imperiali lealiste, in modo non del tutto incruento ma senza lo spargimento di sangue che Cordelia aveva temuto. I mezzi corazzati che entrarono per via di terra dovettero spegnere solo due sacche di resistenza, al Quartier Generale della Sicurezza e nella Residenza Imperiale stessa. I militari di guardia all’albergo di periferia dov’erano tenuti gli ostaggi si arresero dopo una lunga e concitata contrattazione. Piotr diede a Bothari un giorno di licenza per riportare a casa sua figlia e la balia. Quella notte Cordelia riuscì a dormire di un sonno ininterrotto per la prima volta dal suo ritorno.

Evon Vorhalas aveva avuto il comando delle truppe messe da Vordarial al controllo del centro di comunicazioni spaziali. Morì negli ultimi sussulti di quella giornata caotica, ucciso dai suoi stessi uomini quando rifiutò di arrendersi anche dopo che gli era stata promessa l’amnistia. In un certo senso questo fu un sollievo per Cordelia. La punizione per il tentato omicidio di un Lord da parte di un militare era la gogna, in luogo pubblico, fino alla morte per fame e sete. L’Imperatore Ezar non aveva mai esitato a somministrare quella sentenza tradizionale. Cordelia poteva solo augurarsi che col regno di Gregor quelle usanze avessero fine.