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Mi ringrazierà per aver migliorato la sua linea di discendenza? Oppure seppellirà le mie ossa nella segreta più profonda?

Non prenderti in giro, Friday; sapere troppo è un delitto capitale. In politica lo è sempre stato. Se avessero avuto intenzione di trattarti come si deve, non saresti incinta. Quindi sei costretta a presumere che non ti tratteranno come si deve dopo che ti avranno tolto questo feto reale.

Era ovvio cosa dovessi fare.

Quello che non era ovvio era come farlo.

Il fatto che il mio nome non si trovasse sull’elenco dei passeggeri che scendevano ad Avamposto non mi pareva più l’errore di un impiegato.

La sera dopo, all’ora del cocktail, rintracciai Jerry e gli chiesi di ballare con me. Era un valzer classico, il che portò il mio viso abbastanza vicino al suo da poter conversare in privato. — Come va lo stomaco? — mi chiese lui.

— Le pillole blu funzionano — gli assicurai. — Jerry, chi lo sa, a parte te e me?

— Guarda, è strano. Sono stato talmente occupato che non ho trovato il tempo di annotare niente sulla tua cartella clinica. Gli appunti sono nella mia cassaforte.

— Sì? E il tecnico di laboratorio?

— Era pieno di lavoro. I test li ho fatti io.

— Perbacco. Secondo te è possibile che quegli appunti vadano persi? Che si brucino, magari?

— Sulla nave non bruciamo mai niente. Dà fastidio all’addetto agli impianti d’aerazione. Facciamo a pezzettini e ricicliamo. Non temere, ragazza mia. Con me il tuo piccolo segreto è al sicuro.

— Jerry, sei un vero amico. Tesoro, non fosse stato per la mia cameriera, forse avrei attribuito a te questa paternità. La mia prima sera sulla nave… ricordi?

— Impossibile che dimentichi. Ho avuto un attacco acuto di frustrazione.

— Avere una cameriera alle calcagna non è un’idea mia. Me l’ha affibbiata la mia famiglia, e mi sta attaccata come una sanguisuga. Si direbbe che i miei non si fidino di me semplicemente perché sanno di non potersi fidare… come tu sai benissimo. Sapresti trovare il modo di sfuggire alla sua tutela? Mi sento molto arrendevole. Con te. Con un uomo di cui mi fido, un uomo che conosce i miei segreti.

— Uhm. Devo rifletterci. Il mio alloggio, no. Per arrivarci bisogna attraversare il quadrato ufficiali e un’altra ventina di cabine. Occhio, arriva Jìmmy.

Sì, ovviamente cercavo di corromperlo per assicurarmi il suo silenzio. Ma a parte quello gli ero riconoscente e sentivo di dovergli qualcosa. Se quello che lui voleva era (e lo era) un congresso carnale con la mia carcassa non più vergine, ero pronta a concederglielo; e pronta anche di mia spontanea volontà: ultimamente ero rimasta a stecchetto, e Jerry è attraente. Essere incinta non mi imbarazzava, anche se per me era un’idea del tutto nuova, ma volevo tenere segreto il mio stato (se era possibile; se sulla nave non c’era già un plotone di persone che sapevano); tenerlo segreto, se lo era ancora, finché non avessi stabilito cosa fare. Il quadro totale della mia situazione potrebbe non esservi chiaro; forse è meglio che illustri. Se fossi arrivata al Regno, mi aspettavo di essere uccisa in una sala operatoria, in modo tranquillo e legale e pulito. Se non credete che cose simili possano accadere, non viviamo nello stesso mondo ed è inutile che continuiate a leggere questi ricordi. Nel corso dell’intera storia, il metodo più comune per sistemare un testimone scomodo è sempre stato fare in modo che smetta di respirare.

Poteva anche non accadermi. Ma tutto lasciava sospettare che sarebbe accaduto… se avessi raggiunto il Regno.

Restare semplicemente a bordo? Ci pensai, ma mi risuonarono alle orecchie le parole di Pete-Mac: — Quando arriviamo, un ufficiale della guardia di palazzo sale a bordo e voi diventate un problema suo. — A quanto sembrava, non avrebbero nemmeno aspettato che mettessi piede a terra e fingessi di ammalarmi.

Ergo, dovevo lasciare la nave prima di arrivare al Regno; cioè a Botany Bay. Non avevo scelta.

Semplice: basta scendere dalla nave.

Sicuro! Scendere dalla passerella e fare ciao-ciao con la mano.

Questa non è una nave oceanica. Il punto massimo di vicinanza tra la Forward e un pianeta è l’orbita stazionaria; nel caso di Botany Bay, sono trentacinquemila chilometri circa. L’unico modo possibile per raggiungere la superficie di Botany Bay era una delle scialuppe della nave, come era successo con Avamposto.

Friday, non ti lasceranno salire su quella scialuppa. Ad Avamposto ci sei riuscita a viva forza. Adesso sono in allarme; non ce la farai una seconda volta. Cosa accadrà? Il signor Woo o qualcun altro ti intercetterà al portello d’imbarco con un elenco, e di nuovo il tuo nome non comparirà. Però questa volta avrà con sé un addetto alla sicurezza armato. Cosa farai?

Logico, lo disarmo, sbatto la sua testa contro quella dell’altro, scavalco i due corpi riversi e mi siedo. Friday, sei stata addestrata per cose del genere, per non parlare della tua progettazione genetica.

E poi cosa succede? La scialuppa non parte in orario. Aspetta chiusa nell’intelaiatura di decollo, e intanto arriva una squadra di otto uomini, e con la forza bruta e una spruzzata di anestetico quelli ti trascinano fuori dalla scialuppa e ti chiudono a chiave nella cabina Bb; dove resterai finché quell’ufficiale della guardia di palazzo non assumerà la custodia della tua carcassa.

Non è un problema che si possa risolvere con la forza.

Restano i discorsini dolci, il sex appeal, e la corruzione.

Aspetta! E l’onestà?

Eh?

Sicuro. Vai diritta dal capitano. Raccontagli cosa ti ha promesso il signor Sikmaa, raccontagli che ti hanno imbrogliata, chiedi a Jerry di mostrargli i risultati dei test, digli che hai paura e hai deciso di aspettare a Botany Bay la prima nave che torna alla Terra senza passare per il Regno. E un brav’uomo, dolce e paterno; hai visto le foto delle sue figlie. Si prenderà cura di te!

Quale sarebbe stata l’opinione di Boss in merito?

Avrebbe notato che siedi a destra del capitano. Perché?

Ti hanno dato una delle cabine più lussuose della nave all’ultimo minuto. Perché?

È stato trovato lo spazio per altre sette persone, gente che passa tutto il tempo a tenerti d’occhio. Credi che il capitano non lo sappia?

Qualcuno ha tolto il tuo nome dall’elenco dei passeggeri che scendevano su Avamposto. Chi?

Chi possiede le Linee IperSpazio? Il trenta per cento è di proprietà della Interworld, che a sua volta è di proprietà o è controllata da svariate parti del gruppo Shipstone. E tu hai notato che l’undici per cento appartiene a tre banche del Regno; lo hai notato perché altri bocconi di aziende Shipstone sono di proprietà del Regno.

Quindi non aspettarti troppo dal caro vecchio capitano van Kooten. Puoi già sentirlo: «Oh, io non kredo. Il signor Sikmaa è un mio karo amiko; lo konosko da anni. Sì, gli ho promesso ke non afremmo korso riski per fostra sikurezza. Ekko perké non posso permetterfi di scendere su pianeti selvatichi e inchivili. Ma al ritorno, fi facchio difertire sul serio su Alcione, giuro. Adesso fate la brava rakazza e non mi date più problemi, eh?»

E magari ci crederebbe anche.

Quasi certamente sa che non sei «Miss Dollaro Facile» e probabilmente sa che hai accettato di fare da madre ospite (probabilmente non gli hanno detto che si tratta della famiglia reale, ma potrebbe averlo immaginato); forse penserebbe che vuoi solo sottratti a un impegno legale ed equo. Friday, non hai una sola parola scritta che tenda a indicare che ti hanno imbrogliata.

Non aspettarti aiuto dal capitano. Friday, sei abbandonata a te stessa.

Fu solo tre giorni prima del previsto arrivo a Botany Bay che si verificò qualche cambiamento. Io pensai parecchio, ma per la maggior parte si trattò di elucubrazioni superflue; persi inutilmente tempo a immaginare cosa avrei fatto se non fossi riuscita a fuggire a Botany Bay. Per esempio: «Mi avete sentita, capitano! Resterò chiusa in cabina finché non lasceremo il Regno. Se farete abbattere la porta per consegnarmi a quell’ufficiale della guardia di palazzo, non posso fermarvi; ma troverete solo un corpo morto!»