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Ah! Il caro tesoro stava solo cercando di prendersi cura di me. — Boss, e se io ti dicessi, sul mio onore di scout, che non ho fatto niente di sconcio nei miei due ultimi periodi? Anche se ci hanno provato in parecchi. Te compreso.

— Be’, direi: «Prendi questo boccettino e portami un campione d’orina», poi prenderei un campione del sangue e della saliva. Ho già avuto a che fare con donne che non avevano combinato niente.

— Sei un cinico, Jerry.

— Sto cercando di pensare a te, cara.

— Lo so, dolcezza. Va bene, mi adatterò a questa cretineria. Se il topolino strilla…

— È una cavia.

— Se la cavia dice di sì, puoi informare quel povero esule del papa che è successo un’altra volta, e io ti offrirò una bottiglia di champagne. Questo è stato il periodo di astinenza più lungo della mia vita.

Jerry prese i campioni e fece altre diciannove cose, e mi diede una pastiglia blu da prendere prima di cena e una pastiglia gialla per dormire e un’altra pastiglia blu da prendere prima di colazione. — Non hanno la stessa potenza della roba che mi avevi chiesto ma andranno bene, e se dovesse nascere un bambino non avrà i piedi messi alla rovescia o cose del genere. Ti chiamo domani mattina appena ho finito il mio turno.

— Credevo che al giorno d’oggi i test di gravidanza fossero questione di pochi minuti.

— Ma figurati. La tua bisnonna se ne accorgeva se la cintura diventava troppo stretta. Sei perfida. Spera solo che non debba ripetere tutto.

Così lo ringraziai e lo baciai, e lui fece finta di schermirsi ma non troppo. Jerry è un agnellino.

Le pillole blu mi lasciarono mangiare cena e colazione.

Dopo colazione restai in cabina. Jerry chiamò quasi in orario. — Tieniti forte, Marj. Mi devi una bottiglia di champagne.

— Cosa? — Poi mi calmai, a beneficio di Tilly. — Jerry, sei pazzo da legare. Fuori di testa.

— Sicuro — convenne lui. — Ma nel mio mestiere non è un handicap. Passa di qui e discuteremo una dieta per te. Diciamo alle quattordici.

— Diciamo subito. Voglio parlare con quella cavia.

Jerry mi convinse. Illustrò tutto nei particolari, mi mostrò come veniva condotto ogni test. I miracoli succedono, e io ero incinta in modo più che dimostrabile… Allora era per quello che ultimamente sentivo i seni un po’ troppo morbidi. Jerry aveva un opuscolo per me; c’era scritto cosa fare, cosa mangiare, come lavarmi, cosa evitare, cosa aspettarmi, eccetera eccetera. Lo ringraziai e presi il libretto e me ne andai. Nessuno dei due accennò alla possibilità di un aborto, e lui non uscì in battutacce sulle «donne che non avevano combinato niente».

Solo che nel mio caso era vero. Burt era stato l’ultimo, due periodi addietro, e comunque mi avevano operata per rendermi sterile all’età del menarca e non avevo mai usato contraccettivi di alcun tipo per tutta la mia frenetica vita sociale. Tutte quelle centinaia e centinaia di volte, e adesso mi dice che sono incinta! Non sono completamente stupida. Accettato il fatto, la vecchia regola di Sherlock Holmes mi disse quando e dove e come era successo. Rientrata nella cabina Bb, andai in bagno, chiusi a chiave la porta, mi spogliai, mi sdraiai a terra; circondai l’ombelico con le mani, tesi i muscoli, e spinsi.

Uscì fuori una sferetta di nylon che afferrai al volo.

La esaminai con cura. Nessun dubbio: era la sferetta che tenevo lì dentro da che avevo la sacca artificiale, la sferetta che toglievo solo per lasciare posto a un messaggio. Non un contenitore per un ovulo in stasi; un contenitore per niente: soltanto una pallina anonima, trasparente. La guardai un’ultima volta e la rimisi dentro.

Così mi avevano mentito. Avevo avuto qualche perplessità sulla «stasi» a temperatura corporea, perché l’unica stasi per tessuti viventi che conoscessi significava temperature criogeniche, a livello di azoto liquido o ancora più basse.

Ma era un problema del signor Sikmaa, e io non pretendo di essere un biofisico: se lui si fidava dei suoi scienziati, non stava a me discutere. Io ero un corriere; la mia unica responsabilità consisteva nel consegnare la merce.

Quale merce? Friday, lo sai bene quale merce. Non quella dell’ombelico; l’altra, una decina di centimetri più all’interno. Quella che ti hanno infilato in corpo una notte in Florida, quando ti hanno fatto dormire come mai in vita tua. Una merce che si consegna dopo nove mesi. Il che rimanda i tuoi piani per il Grande Giro Turistico, no? Se questo feto è ciò che deve essere, non ti permetteranno di lasciare il Regno finché non te ne sarai liberata.

Aspetta un momento! È la delfina che deve partorire questo bambino. Il succo della faccenda è tutto qui: un erede al trono, esente da difetti congeniti, scodellato dalla delfina; indiscutibilmente dalla delfina, partorito in presenza di almeno quattro dottori di corte, e tre infermiere e una dozzina di membri di corte. Non da te, non da un mostro di Pa con un certificato di nascita falso!

Il che mi riportava alla sceneggiatura originale, con una minima variazione: la signorina Marjorie Friday, ricca turista, arriva al Regno per godersi le glorie della capitale imperiale… e si prende un brutto raffreddore e deve andare in ospedale. E la delfina finisce nello stesso ospedale e… no, ferma! La delfina si abbasserebbe a un gesto tanto plebeo come il farsi ricoverare in un ospedale aperto ai turisti?

Okay, proviamo così: tu entri in ospedale con un brutto raffreddore, come da istruzioni. Verso le tre del mattino esci dalla porta di servizio, ti sbattono su un furgone e ti coprono con una coperta.

Finisci a palazzo. Quanto tempo? Quanto occorrerà perché i medici di corte modifichino la chimica del reale corpo, rendendolo adatto a ospitare il feto? Lascia perdere, Friday; non lo sai e non devi saperlo. Quando lei è pronta, vi piazzano tutte e due sui tavoli operatori e ti aprono le gambe e tirano fuori il feto da te e lo infilano dentro di lei, intanto che è ancora piccolo e non dà problemi.

Dopo di che ti pagano un premio da favola e tu te ne vai. Il Primo Cittadino ti ringrazia? Probabilmente non di persona.

Ma forse in incognito, se… Piantala Friday! Non sognare a occhi aperti. Conosci la verità. A una lezione dell’addestramento di base, una delle lezioni di orientamento di Boss…

Il guaio di questo tipo di missioni è che una volta che un agente le ha portate a termine, gli succede qualcosa di definitivo, qualcosa che gli impedisce di parlare, al momento o in seguito. Quindi, per quanto il compenso possa essere stuzzicante, è bene evitare missioni di questo genere.

31

Durante il tragitto fino a Botany Bay rimuginai di continuo sull’idea, cercando di trovarci qualche pecca. Mi tornò in mente il caso classico di J.F. Kennedy. Il suo presunto assassino era stato ucciso (ammazzato) troppo in fretta anche solo per un’udienza preliminare. Poi c’era il dentista che aveva sparato a Huey Long, e pochi secondi dopo si era suicidato. E un’infinità di agenti, ai tempi della lunga Guerra Fredda, erano sopravvissuti quanto bastava per completare la missione, dopo di che erano finiti, «per caso», sotto veicoli in movimento.

Ma l’immagine che si ripresentava in continuazione al mio cervello era così antica da essere quasi mitica: una spiaggia deserta, e il capo dei pirati che dirige la sepoltura del tesoro. Il buco viene scavato, ci entrano gli scrigni colmi di bottino; e gli uomini che hanno scavato vengono uccisi; e i loro corpi danno una mano a riempire il buco.Sì, sono melodrammatica. Ma stiamo parlando del mio utero, non del vostro. Nell’universo conosciuto, tutti sanno che il padre dell’attuale Primo Cittadino è salito al trono seminando una quantità innumerevole di cadaveri e che suo figlio resta sul trono perché è ancora più spietato del padre.