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— Da cosa, Marj?

— Dal sorvegliarmi. Dal consegnarmi alla guardia di palazzo del Regno.

— Le tariffe sindacali. Pagate al mio boss. Dovrebbe esserci un premio per me, ma io nei premi ci credo solo quando li spendo.

— Vedo. Matilda, io taglio la corda a Botany Bay. Tu mi aiuterai.

— Chiamami Tilly. Davvero?

— Davvero. Perché io ti pagherò di più.

— Credi sul serio di potermi convincere tanto facilmente?

— Sì. Perché hai soltanto due scelte. — In mezzo a noi c’era un grosso cucchiaio da portata in acciaio. Lo presi, chiusi le mani sull’incavo, lo stritolai. — Puoi aiutarmi. O puoi morire. Di corsa. Cosa decidi?

Lei raccolse il cucchiaio mutilato. — Marj, non c’è bisogno di essere così melodrammatica. Escogiteremo qualcosa. — Col pollice raddrizzò l’acciaio contorto. — Qual è il problema?

Io restai a fissare il cucchiaio. — Tua madre era una provetta…

— E mio padre un bisturi. Come nel tuo caso. È per questo che mi hanno assunta. Parliamo. Perché lasci la nave? Se lo fai io passerò l’inferno.

— Se non lo faccio, sarò morta. — Senza cercare di barare, le raccontai dell’accordo che avevo concluso, di come mi fossi trovata incinta, e delle ipotesi sulle mie scarse possibilità di sopravvivenza se fossi arrivata al Regno. — Allora, cosa ci vuole per convincerti a guardare dall’altra parte? Credo di potermi permettere il tuo prezzo.

— Non sono l’unica che ti sorveglia.

— Pete? Mi occuperò io di Pete. Credo possiamo ignorare gli altri tre uomini e le altre due donne. Se avrò il vostro aiuto attivo. Voi due, tu e Pete, siete gli unici professionisti. Chi ha assunto gli altri? Gentaglia.

— Non lo so. Non so nemmeno chi abbia assunto me, per questo. L’affare è stato concluso col mio boss. Forse possiamo lasciare perdere gli altri. Dipende dal tuo piano.

— Parliamo di soldi.

— Prima parliamo del piano.

— Uh… Pensi di poter imitare la mia voce?

Tilly rispose: — Uh… Pensi di poter imitare la mia voce?

— Rifallo!

— Rifallo!

Sospirai. — Okay, Tilly, puoi farlo. Il Daily Forward dice che emergeremo domani nei paraggi di Botany Bay, e se i calcoli sono precisi come lo sono stati per Avamposto, saremo in orbita stazionaria e faremo scendere le scialuppe verso mezzogiorno di domani l’altro. Meno di quarantotto ore da adesso. Quindi domani io mi ammalo. Un peccato. Perché non vedevo l’ora di atterrare sulla superficie per tutte quelle meravigliose escursioni. I tempi esatti del mio piano dipendono dagli orari di partenza delle scialuppe, e se ho capito bene per saperli dovrò aspettare che rientriamo nello spazio normale e che predicano al millimetro quando raggiungeremo l’orbita stazionaria. A prescindere dagli orari, la sera prima della partenza delle scialuppe, verso le nove quando i corridoi sono deserti, io me ne vado. Da allora in poi tu diventi tutte e due. Non lasci entrare nessuno, sono troppo malata.

«Se qualcuno mi chiama al terminale, stai bene attenta a non accendere il video. Io non lo uso mai. Sarai tutte e due nelle questioni che riesci ad affrontare, e se non ci riesci, io dormo. Se cominci a impersonarmi e le cose si fanno troppo complicate, be’, sarai talmente imbottita di febbre e medicinali da essere incoerente.

«Ordinerai la colazione per tutte e due. La solita colazione per te, e tè e latte e succhi di frutta per l’invalida.»

— Friday, vedo che hai intenzione di nasconderti in una scialuppa. Ma le porte d’accesso delle scialuppe sono sempre chiuse, se a bordo non c’è nessuno. Lo so.

— Infatti. Non preoccuparti, Til.

— Va bene. Non sta a me preoccuparmi. Okay, posso coprirti dopo che te ne sarai andata. Cosa dico al capitano?

— Allora il capitano c’è di mezzo. Lo sospettavo.

— È al corrente. Però noi prendiamo ordini dal commissario di bordo.

— Sensato. Se facessi in modo che ti ritrovino legata e imbavagliata? Ovviamente la colpa sarà tutta mia. È chiaro che non posso legarti io, perché tu dovrai essere tutte e due dalle prime ore del mattino alla partenza delle scialuppe. Però posso trovare qualcuno che ci pensi per me. Credo.

— Il mio alibi farebbe un salto di qualità! Ma chi è il filantropo?

— Ricordi la prima sera sulla nave? Sono rientrata tardi, con un uomo. Ci hai servito tè e dolci alle mandorle.

— Il dottor Madsen. Conti su di lui?

— Credo di sì. Col tuo aiuto. Quella sera era piuttosto eccitato.

Lei sbuffò. — La lingua gli arrivava al tappeto.

— Sì. È ancora lì. Domani io mi ammalo. Lui viene a visitarmi. Tu sei qui, come al solito. Teniamo le luci spente nella zona letto. Se il dottor Jerry ha i nervi saldi come penso, prenderà quello che gli offro. Dopo di che, collaborerà. — La guardai. — Okay? Il mattino dopo viene a darmi un’occhiata, e ti lega. Semplice.

Tilly restò pensosa per lunghi attimi. — No.

— No?

— Facciamo le cose veramente semplici. Non coinvolgere nessun altro. Nessuno. Non c’è bisogno di legarmi. Servirebbe solo a destare sospetti. Senti la mia storia. A un certo punto, poco prima che le scialuppe partano, tu decidi che stai bene. Ti alzi, ti vesti, e lasci la cabina. Non mi spieghi i tuoi piani; io sono solo la povera cameriera scema. Non mi dici mai cose del genere. O magari hai cambiato idea e vuoi partecipare lo stesso alle escursioni. In ogni caso, non importa. Io non ho l’incarico di tenerti a bordo della nave. La mia unica responsabilità è sorvegliarti qui in cabina. Non credo che nemmeno Pete abbia la responsabilità di tenerti a bordo. Se riesci a tagliare la corda, probabilmente l’unico che resterà bruciato sarà il capitano. E non verserò lacrime su di lui.

— Tilly, credo che tu abbia ragione, su tutti i punti. Presumevo che tu volessi un alibi. Ma te la caverai meglio senza.

Lei mi guardò e sorrise. — Però questo non dovrà impedirti di portare a letto il dottor Madsen. Divertiti. Uno dei miei compiti era tenere gli uomini lontano dal tuo letto, come probabilmente saprai…

— Lo avevo immaginato — ammisi secca.

— Però adesso cambio rotta, per cui la cosa finisce qui — Di colpo le spuntarono le fossette. — Forse dovrei offrire un premio al dottor Madsen. Quando verrà a trovare la sua paziente il mattino dopo e gli dirò che sei andata alla sauna o da qualche altra parte.

— Non offrirgli un premio di quel tipo se non fai sul serio. Perché so che lui fa sul serio. — Rabbrividii. — Ne sono certa.

— Se offro, do. Siamo d’accordo? — Si alzò; la imitai.

— Resta il particolare di cosa ti devo.

— Ci ho pensato, Marj, tu conosci le tue possibilità meglio di me. Lascio decidere a te.

— Non mi hai nemmeno detto cosa ti pagano.

— Non lo so. Il mio padrone non me l’ha detto.

— Sei una schiava? — Provai una desolazione improvvisa. Sarebbe successo a qualunque Pa.

— Non più. O non del tutto. Sono stata venduta per ventun anni. Me ne mancano ancora tredici. Poi sarò libera.

— Ma… Dio, Tilly, lascia anche tu questa nave!

Lei mi mise una mano sul braccio. — Calma. Mi ci hai fatto pensare proprio tu. È il motivo principale per cui non voglio essere legata. Marj, dai documenti che sono stati consegnati per il mio imbarco non risulta che non sono una Persona Libera. Di conseguenza, posso partecipare a un’escursione a terra se ho i soldi per pagare e li ho. Forse ci rivedremo laggiù.

— Sì! — la baciai.

Lei mi attirò a sé forte, e il bacio guadagnò ritmo. Tilly mugolava contro la mia lingua, e una delle sue mani scivolò sotto il mio accappatoio.

Alla fine riuscii a interrompere il bacio, a guardarla negli occhi. — È questo che provi, Tilly?

— Al diavolo, sì! Dalla prima volta che ti ho fatto il bagno.

Quella sera, gli emigranti che lasciavano la nave a Botany Bay allestirono uno show per i passeggeri della prima classe.