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— Vedo. Vai a fare due passi o quello che vuoi. Torna fra un’ora.

— Troppo tardi. Trenta minuti.

— Un’ora!

Lei rispose deferente: — Sì, signorina. — Ma io feci in tempo a vedere lei che guardava Mac, e lui che annuiva impercettibilmente.

Scomparsa Shizuko, chiusa la porta, chiesi piano: — Sei tu il suo capo, o viceversa?

— Ci sarebbe da discutere — ammise lui. — Forse la definizione migliore è agenti indipendenti che collaborano.

— Vedo. È molto professionale. Mac, sai dove sono le Orecchie qui, oppure dobbiamo trovare il modo per scavalcarle? Sei disposto a parlare del tuo sordido passato sapendo che qualcuno lo registra su nastro? Personalmente, nulla mi imbarazzerebbe… dopo tutto, io ero la vittima innocente… ma voglio che tu parli senza timori.

Anziché rispondere, lui puntò l’indice: sopra il mio divano al lato soggiorno, sopra la testata del letto, in bagno; poi si toccò l’occhio e indicò un punto dove la paratia si univa a una sporgenza del soffitto, davanti al divano.

Annuii. Poi trascinai due sedie nell’angolo più lontano dal divano, fuori dalla visuale dell’Occhio che lui mi aveva indicato. Accesi il terminale, impostai la richiesta di musica, scelsi un nastro del coro di Salt Lake City. Forse un Orecchio poteva filtrare le voci e individuare le nostre, ma ne dubitavo.

Sedemmo e io continuai: — Mac, ti viene in mente qualche buona ragione perché io non debba ucciderti subito?

— Così? Senza nemmeno un processo?

— A che serve un processo? Mi hai violentata. Lo sai tu, lo so io. Però ti sto dando una possibilità di parlare. Ti viene in mente una ragione per cui non dovrei sottoporti a esecuzione sommaria per il tuo crimine?

— Be’, se la mettete così… No, non me ne vengono in mente.

I maschi saranno la mia morte. — Mac, sei un uomo molto esasperante. Non capisci che non voglio ucciderti e sto cercando una scusa ragionevole per non farlo? Però se non mi aiuti non ce la faccio. Com’è che sei finito coinvolto in un lavoro così schifoso? Uno stupro di gruppo su una donna bendata e immobilizzata?

Aspettai che lui digerisse la domanda, e lo fece. Alla fine disse: — Potrei sostenere che ormai c’ero talmente dentro che se mi fossi opposto allo stupro sarei finito ammazzato io stesso, in un amen.

— È vero? — chiesi, provando disprezzo per lui.

— Abbastanza vero, ma irrilevante. Signorina Friday, l’ho fatto perché l’ho voluto. Perché siete così sexy che potreste corrompere uno stilita. O spingere Venere a passare a Lesbo. Ho cercato di dirmi che non potevo evitarlo. Ma sapevo la verità. Okay, volete che vi dia una mano per farlo sembrare un suicidio?

— Non è necessario. — (Così sexy da poter corrompere uno stilita. Che diàvolo è uno stilita? Devo scoprirlo. Detto così, sembrava un superlativo.)

Lui insistette: — Su una nave non si scappa. Un cadavere può essere imbarazzante.

— Oh, penso di no. Tu sei stato assunto per sorvegliarmi; credi che farebbero qualcosa a me? Ma sai già che ho intenzione di lasciartela passare liscia. Comunque, prima di mollarti voglio delle spiegazioni. Come sei sfuggito all’incendio? Quando ti ho fiutato sono rimasta di sasso. Ero convinta che fossi morto.

— Non c’ero quando è scoppiato l’incendio. Ero già fuggito.

— Davvero? Perché?

— Per due motivi. Avevo intenzione di andarmene non appena avessi saputo quello che mi interessava. Ma soprattutto per voi.

— Mac, non aspettarti che creda a troppe cose improbabili. Cosa dovevi scoprire lì?

— Non l’ho mai scoperto. Cercavo la stessa cosa che interessava a loro. Il perché del vostro viaggio a Elle-Cinque. Li ho sentiti interrogarvi e ho capito che non sapevate niente. Così ho tagliato la corda. Al volo.

— Vero. Io ero un piccione viaggiatore… E quand’è che un piccione viaggiatore sa perché scoppia una guerra? Hanno perso il loro tempo, a torturarmi.

Dio mi aiuti, parve scioccato. — Vi hanno torturata?

Ribattei, secca: — Vuoi recitare la parte dell’innocente?

— Eh? No, no. Sono colpevole e lo so. Di stupro. Però non avevo idea che vi avessero torturata. È stupido, è una cosa di secoli fa. Quello che ho sentito io era un interrogatorio puro e semplice, poi vi hanno iniettato il siero della verità, e avete raccontato la stessa storia. Così ho capito che dicevate la verità e me ne sono andato. In fretta.

— Più mi spieghi, più interrogativi sollevi. Per chi lavoravi, perché lo facevi, perché sei scappato, perché ti hanno lasciato scappare, chi era la voce che ti dava ordini, quello che chiamate il Maggiore, perché tutti erano tanto ansiosi di sapere cosa trasportassi, talmente ansiosi da organizzare un attacco militare e perdere un sacco di uomini e finire col torturarmi e tagliarmi la tetta destra? Perché?

— Vi hanno fatto questo? — (Dio m’aiuti, il viso di Mac era rimasto del tutto inespressivo finché non accennai ai danni fatti alla mia ghiandola mammaria di dritta. Qualcuno vuole spiegarmi i maschi? Con diagrammi e paroline brevi?)

— Oh! Rigenerazione completa, sia funzionale che cosmetica. Ti farò vedere, più tardi. Se risponderai fino in fondo alle mie domande. Puoi controllare, se ricordi com’era prima. Adesso torniamo agli affari. Parla.

Mac sostenne di aver fatto il doppio gioco. Disse di essere stato all’epoca un agente di controspionaggio di una compagnia paramilitare assoldata dai Laboratori Muriel Shipstone. Come tale, e lavorando da solo, si era infiltrato nell’organizzazione del Maggiore…

— Aspetta un minuto! — ordinai. — Lui è morto nell’incendio? Quello che chiamavate Maggiore.

— Sono certo di sì. Anche se forse Mosby è l’unico che lo sa.

— Mosby? Franklin Mosby? Finders Incorporated?

— Spero non abbia fratelli. Lui è già troppo. Sì. Ma la Finders Inc. è solo una facciata. Mosby è un tirapiedi della Shipstone Unlimited.

— Ma hai detto che anche tu lavoravi per la Shipstone. Per i laboratori.

Mac restò sorpreso. — Ma tutto il casino del Giovedì Rosso è stato una lotta interna fra i ragazzi più in alto. Lo sanno tutti.

Sospirai. — Devo aver vissuto nella bambagia. Va bene, tu lavori per la Shipstone, per una parte della Shipstone, e come doppio agente lavoravi per l’altra parte sempre della Shipstone. Ma perché ero io l’osso che interessava a tutti?

— Signorina Friday, non lo so. Era quello che dovevo scoprire. Però si riteneva che voi foste un’agente di Marmittone Bal…

— Fermo lì. Se devi parlare del defunto dottor Baldwin, non usare quel soprannome orribile.

— Chiedo scusa. Si riteneva foste un’agente della System Enterprises, cioè del dottor Baldwin, e lo avete confermato presentandovi al suo quartier generale…

— Fermo di nuovo. Tu eri nel gruppo che mi ha assalita lì?

— Sono lieto di rispondere di no. Ne avete uccisi due e un altro è morto poco dopo, e nessuno ne è uscito intatto. Signorina Friday, siete una tigre.

— Continua.

— Mar… Il dottor Baldwin era un indipendente, un isolato, non faceva parte del sistema. Coi preparativi del Giovedì Rosso…

— Cosa c’entra il Giovedì Rosso?

— Ma è l’epicentro. Quello che portavate voi doveva influenzare la scelta dei tempi, come minimo. Credo che il Consiglio per la Sopravvivenza, il gruppo che usava i gorilla di Mosby, abbia fiutato il vento e si sia mosso prima di essere pronto. Forse è per questo che in definitiva non ne è uscito molto. Hanno sanato le divergenze nei consigli di amministrazione. Però non ho mai visto un’analisi dei fatti.

(Nemmeno io, e adesso probabilmente non l’avrei più vista. Cosa non avrei dato per qualche ora al terminale a prestazioni illimitate che avevo a Pajaro Sands. Quali direttori erano finiti ammazzati nel Giovedì Rosso e nei suoi seguiti, ammesso che ne fosse morto qualcuno? Cosa aveva fatto il mercato azionario? Sospetto che tutte le risposte veramente importanti non entrino mai nei libri di storia. Boss mi aveva chiesto di imparare le cose che mi avrebbero portata alle risposte, ma era morto e la mia acculturazione si era interrotta di colpo. Per il momento. Però sarei tornata a nutrire il Figlio dell’Elefante! Un giorno o l’altro.)