– Ma io so di che si tratta.

E' la Seconda Fondazione, ecco cos'e.

Nella camera piombo il silenzio piu assoluto.

Persino Arcadia avverti il nervosismo nell'aria.

Il dottor Darell chiese a bassa voce: – Chi te l'ha detto? – Nessuno, ma per che cosa d'altro sarebbe stato necessario tanto mistero? Ma non ti preoccupare, comunque, non lo diro a nessuno.

– Signor Anthor – disse il dottor Darell, – mi dovete scusare.

– Figuratevi – rispose Anthor seccato. – Non e colpa vostra, dottore, se vostra figlia ha venduto l'anima alle forze delle tenebre.

Ma vi dispiace se le faccio una domanda prima che ne andiamo? Signorina Arcadia…

– Che cosa volete? – Perche pensate che sia stupido passare dalle finestre invece che dalle porte? – Semplicissimo, perche in questo modo fate pubblicita a quello che cercate di nascondere.

Se io ho un segreto, non mi metto un cerotto sulla bocca in modo da far sapere a tutti che non voglio parlare.

Parlo invece normalmente come al solito, ma di qiualcos'altro.

Non avete mai letto qualche proverbio di Salvor Hardin? E stato il nostro primo sindaco, lo sapete? – Si, lo so.

– Bene, era solito dire che una bugia che avesse vergogna di se, non aveva possibilita di successo.

Diceva anche che niente doveva essere vero, ma che doveva sembrare vero.

Ebbene, passando dalla finestra e stato come dire una bugia che aveva vergogna di se, per cui non posso credere alla vostra sincerita.

– Allora cosa avrei dovuto fare? – Se volevate vedere mio padre in gran segreto, avreste dovuto fare in modo di incontrarlo apertamente davanti a un mucchio di testimoni.

Poi, quando tutti vi avrebbero creduto amici, sareste potuto entrare normalmente dalla porta senza che nessuno ci trovasse niente di strano.

Anthor guardo la ragazza con occhi strani, poi si rivolse al dottor Darell.

– Andiamo – disse, – devo passare in giardino a prendere la borsa.

Un momento! Ancora una domanda, Arcadia.

Hai veramente una mazza di baseball sotto il letto? – No.

– L'avevo immaginato.

Il dottor Darell si fermo sulla porta. – Arcadia – disse, – quando riscriverai il tema su Hari Seldon, non fare la misteriosa quando parli di tua nonna.

Anzi credo che non sia affatto necessario che tu parli di lei.

I due scesero le scale in silenzio.

Poi Pelleas chiese: – Scusatemi, dottore, quanti anni ha vostra figlia? – Quattordici compiuti l'altro ieri.

– Quattordici? Per la Galassia…

Ditemi, ha intenzione di sposarsi un giorno? – No, che io sappia.

– Bene, se mai le venisse in mente, sparategli, intendo dire, sparate al giovane che sta per sposare. – Guardo l'altro negli occhi. – Dico sul serio.

Dev'essere terribile vivere con lei quando avra vent'anni.

Non che voglia offendervi, dottore.

– No, non mi offendo.

Capisco che cosa intendete dire.

L'oggetto delle loro discussioni, al piano di sopra, osservava con disgusto il transcrittore. – Sviluppi futuri del Progetto Seldon – disse farfugliando.

Il transcrittore, con grande eleganza trascrisse chiaramente quel borbottio: Sviluppi futuri del Progetto Seldon.

8. Il piano di Seldon

Matematica…

La sintesi del calcolo di n-variabili e di n-geometrie dimensionali e la base di quello che Seldon una volta chiamo «la mia piccola algebra dell'umanita»…

Enciclopedia Galattica

Prendiamo in considerazione una stanza.

Dove si trovi questa stanza non ha importanza.

E' sufficiente dire che in quella stanza, piu che in ogni altro luogo, esisteva la Seconda Fondazione.

Era una stanza che, per secoli, era stata il ricettacolo della scienza pura tuttavia in quel luogo non v'erano alcuni di quegli strumenti che, da millenni, si trovavano in ogni laboratorio scientifico.

Era una scienza che si occupava esclusivamente di concetti matematici, in forma simile alle speculazioni di quelle antiche razze che erano vissute in tempi preistorici prima che la tecnologia facesse la sua comparsa, prima che l'Uomo popolasse la Galassia partendo da un singolo mondo ora ignoto.

In quella stanza, protetto da quella scienza mentale, cosi inaccessibile che tutta la potenza fisica del resto della Galassia non sarebbe bastata ad attaccarlo, si trovava il Radiante Fondamentale che conteneva in se tutto il Piano Seldon.

In quella stanza si trovava anche un uomo: il Primo Oratore.

Era il ventesimo della serie di capi guardiani del Piano, e il titolo gli derivava semplicemente dal fatto che durante le assemblee era il primo a prendere la parola.

Il suo predecessore aveva sconfitto il Mulo ma i danni causati al Progetto Seldon non erano stati del tutto riparati.

Da venticinque anni lui e la sua amministrazione avevano cercato di ricondurre una Galassia di esseri umani stupidi e testardi nella traccia prefissata.

Era un'impresa difficilissima.

Il Primo Oratore alzo lo sguardo verso la porta che si apriva.

Solo nella stanza stava pensando a quel quarto di secolo di sforzi, che ora inevitabilmente s'avvicinavano all'apice.

Considero il nuovo venuto con interesse.

Era un giovane studente, uno di quelli che un giorno forse gli sarebbe succeduto.

Il giovane rimase incerto sulla soglia, cosi che il Primo Oratore fu costretto ad andargli incontro e a farlo entrare posandogli una mano sulla spalla.

Lo studente sorrise, timido, e il Primo Oratore gli disse: – Prima devo spiegarti perche ti trovi qui.

Erano ora uno di fronte all'altro, separati da una scrivania.

Entrambi parlavano in maniera comprensibile soltanto per un uomo della Seconda Fondazione.

La parola, originariamente, era il mezzo attraverso il quale l'uomo aveva imparato imperfettamente a trasmettere i pensieri e le emozioni della sua mente.

Creando suoni e combinazioni di suoni per rappresentare certi impulsi mentali, aveva sviluppato un metodo di comunicazione.

Ma quel sistema era insufficiente a rappresentare tutte le delicate sfumature del pensiero umano.

Questa imperfetta capacita di comunicazione provoco conseguenze disastrose.

Tutte le sofferenze che gli uomini dovettero sopportare nella storia della Galassia, erano dovute in gran parte alla difficolta di comunicazione tra loro.

Ogni essere umano vive racchiuso in una completa solitudine.

Di quando in quando ci furono tentativi di avvicinarsi l'un l'altro ma avendo provato fin dall'infanzia il terrore e l'insicurezza dell'isolamento completo, si credettero nemici e si combatterono in modo selvaggio.

Per decine di migliaia d'anni l'uomo e stato costretto a strisciare i piedi nel fango, pur possedendo una mente capace di concepire i piu alti ideali.

Con tenacia, l'uomo ha cercato di spezzare le catene a cui lo costringeva la parola.

La semantica, la logica simbolica, la psicanalisi, sono stati tutti tentativi per raggiungere una migliore comprensione e aggirare l'ostacolo della parola.

Poi la psicostoria permise lo sviluppo della scienza mentale rappresentandola per mezzo di formule matematiche.

Si compresero la neuropsicologia e l'elettrochimica del sistema nervoso, che derivano dalla forza nucleare, e fu allora possibile sviluppare veramente la psicologia.

E attraverso la generalizzazione della conoscenza psicologica dall'individuo alla massa, venne matematicizzata persino la sociologia.

I gruppi piu grandi, i miliardi di abitanti dei pianeti, i trilioni che occupavano i Settori, i quadrilioni che abitavano l'intera Galassia divennero non solo semplici esseri umani, ma gigantesche forze capaci di essere guidate statisticamente.

Cosi Hari Seldon riusci a vedere il futuro in modo chiaro e inevitabile, e il Progetto pote essere varato.

Era la stessa scienza mentale che aveva dato origine al Piano Seldon che rendeva ora inutile al Primo Oratore servirsi della parola per mettersi in contatto con lo studente.

Ogni reazione a uno stimolo, per quanto insignificante, indicava il cambiamento che si verificava nella mente dell'altro.

Il Primo Oratore non avrebbe potuto per istinto avvertire il contenuto emotivo dello studente, come invece avrebbe potuto fare il Mulo – poiche il Mulo era un mutante dotato di poteri incomprensibili per la mente di un uomo normale e persino per un uomo della Seconda Fondazione – ma riusciva tuttavia a dedurlo grazie a uno speciale e intenso allenamento.

Ma poiche e impossibile in una societa basata sulla parola spiegare chiaramente i metodi di comunicazione che usavano tra loro gli uomini della Seconda Fondazione, ignoreremo del tutto la cosa.

Tradurremo in parole il dialogo tra il Primo Oratore e lo studente, anche se la traduzione non potra essere sempre completamente fedele.

Immagineremo quindi che il Primo Oratore abbia effettivamente detto: – Prima, devo spiegarti perche ti trovi qui.

Il Primo Oratore continuo: – Tu hai studiato la scienza mentale per quasi tutta la tua vita e hai appreso tutto quello che i tuoi insegnanti sono stati capaci di comunicarti.

E tempo che tu e pochi altri tuoi compagni cominciate l'apprendistato per diventare Oratori.

L'altro sembro agitarsi sulla sedia.

– No… devi accogliere le mie parole con calma.

Tu hai sperato di esserti qualificato.

Hai temuto di non riuscirci.

E in verita sia il timore sia la speranza sono debolezze.

Tu sapevi che saresti riuscito e ora esiti ad ammettere il fatto perche ti dimostreresti troppo presuntuoso e di conseguenza impreparato.

Sciocchezze.

Il piu stupido degli uomini e colui che non si rende conto di essere saggio.

Sei stato scelto anche perche sapevi di riuscire.

Lo studente si rilasso.

– Ora ti senti meglio e non sei piu sulla difensiva.

Sei piu pronto a concentrarti e a comprendere.

Ricorda di essere sempre sincero, e inutile cercare di difendere i tuoi pensieri poiche questo e impossibile con una persona allenata al dialogo emotivo.

La mia mente ti e completamente aperta.

Facciamo in modo che lo scambio sia reciproco.

Continuo: – Non e facile diventare un Oratore.

Non e affatto facile nemmeno essere uno psicostorico; e nemmeno il migliore degli psicostorici e necessariamente un Oratore qualificato.

Esiste infatti una distinzione.

Un Oratore non deve soltanto rendersi conto delle complicazioni matematiche del Progetto Seldon, deve sentire anche un amore profondo per il Progetto e per le sue finalita.

Esso deve essere per lui la sua vita e il suo respiro.

E inoltre, deve considerarlo come un amico vivente.

Sai che cosa e questo? – Il Primo Oratore indico con la mano il cubo nero e lucido al centro della scrivania.