La maggioranza della Galassia intorno a noi e civile e pacifica.

«Inoltre, il tenore di vita sulla Fondazione non e mai stato cosi alto.

I tempi dei sovrani dispotici che si succedevano ereditariamente sono finiti, e di nuovo i nostri capi vengono eletti con sistemi democratici come una volta.

Non esistono piu i mondi dissidenti dei Mercanti Liberi non c'e ingiustizia, ne smodata accumulazione di ricchezza da parte di pochi.

"Non c'e ragione quindi di temere un fallimento, a meno che non sia vero che la Seconda Fondazione costituisce un pericolo.

Coloro che credono a cio non hanno prove, ma basano le loro teorie su vaghe paure e superstizioni.

Io penso che la fiducia in noi stessi, nella nostra nazione, e nel grande Progetto Seldon, dovrebbe eliminare dai nostri cuori e dalle nostre menti tutte le incertezze e…" Qui si fermo un momento.

Arcadia era stata interrotta da brevi colpi battuti alla finestra.

Si giro, appoggiandosi al bracciolo della poltrona, e vide una faccia sorridente che l'osservava facendole segno con il dito sulle labbra di non far rumore.

Superato il primo momento di sorpresa, Arcadia scese dalla poltrona e si avvicino al divano accanto alla vetrata, vi si inginocchio e osservo sospettosa lo sconosciuto.

L'uomo smise immediatamente di sorridere.

Con una mano strinse la ringhiera della finestra, con l'altra fece un gesto imperioso.

Arcadia obbedi con lentezza: premette un pulsante e la parte inferiore del vetro scivolo silenziosamente dentro il muro, facendo entrare una ventata di aria fresca di primavera a mescolarsi con l'aria del condizionatore.

– Non potete entrare – disse la ragazza con voce tranquilla, – le finestre sono protette da uno schermo che si puo azionare solo dall'interno.

Se ci provate, metterete in funzione l'allarme. – Fece una pausa, poi continuo: – Siete buffo cosi in bilico sul cornicione.

Se non fate attenzione, rischiate di rompervi l'osso del collo e di sciupare i fiori del giardino.

– In questo caso – disse l'uomo alla finestra, che stava pensando esattamente la medesima cosa, – togliete lo schermo e fatemi entrare.

– Non ne ho la minima intenzione – rispose Arcadia. – Probabilmente avete sbagliato casa.

Non sono una ragazza abituata a fare entrare gli uomini nella sua stanza da letto, di notte e attraverso la finestra. – E abbasso le palpebre assumendo un'aria dignitosa.

Il giovane sembrava aver perso tutto il suo buon umore.

– E' questa la casa del dottor Darell? – mormoro.

– E perche dovrei dirvelo? – Per la Galassia…

Addio allora…

– Se saltate giu, giovanotto, daro l'allarme, – l'ammoni Arcadia.

L'altro non rispose subito.

Alla fine disse a denti stretti: – Senti bene, ragazzina, se non vuoi che io rimanga e se non vuoi nemmeno che me ne vada, mi sai dire che cosa dovrei fare? – Forse e meglio che vi faccia entrare.

Il dottor Darell abita effettivamente qui.

Adesso chiudo lo schermo.

Esitante, dopo essersi guardato attorno, il giovane entro nella stanza.

Si spolvero le ginocchia con colpi secchi, poi alzo la faccia arrossata.

– Sei sicura che la mia presenza non metta in pericolo la tua reputazione? – Penso che la vostra sia piu in pericolo, poiche appena sentiro dei passi avvicinarsi, urlero e diro che siete entrato qui con la forza.

– Ah, si? – rispose l'altro. – E come spiegheresti il fatto di aver chiuso lo schermo protettivo? – Puff! Sara facilissimo.

Lo schermo non esiste.

Il giovane spalanco gli occhi. – Si trattava di un bluff? Quanti anni hai, bambina? – Questa e una domanda molto impertinente, giovanotto.

Non sono abituata a essere chiamata "bambina".

– Scusami.

Probabilmente sei la nonna del Mulo travestita.

Ti dispiace se ora me ne vado prima che tu organizzi un linciaggio con me protagonista? – E' meglio che non ve ne andiate… poiche mio padre vi sta aspettando.

L'uomo sembro sorpreso.

Corrugo la fronte. – C'e qualcuno con tuo padre? – No.

– Qualcuno e venuto a trovarlo recentemente? – Solo alcuni mercanti e voi.

– Non e capitato niente di straordinario? – Niente tranne voi.

– Dimenticati di me.

No, un momento.

Dimmi, come sapevi che tuo padre mi stava aspettando? – E' stato facile.

L'altra settimana ha ricevuto una Capsula Personale apribile solo da lui, con uno di quei messaggi che si ossidano appena aperti.

Ha gettato la capsula nel polverizzatore, e ieri ha dato a Poli, la nostra cameriera, un mese di vacanza perche andasse a far visita alla sorella a Terminus citta, e oggi pomeriggio ha preparato il letto nella stanza degli ospiti, per cui ho immaginato che stesse aspettando qualcuno di cui io non dovevo saper niente.

Generalmente mi dice tutto.

– Davvero! Mi sorprende che debba dirti qualcosa.

Immagino che tu sappia tutto ancora prima che te lo dica lui.

– Di solito e cosi. – E sorrise.

Cominciava a sentirsi a suo agio.

Il nuovo venuto era piuttosto anziano per lei, ma aveva un aspetto molto distinto, i capelli neri ondulati e gli occhi azzurri.

Forse avrebbe incontrato un uomo cosi quando sarebbe diventata piu grande.

– E adesso dimmi – le chiese lui, – come hai fatto a sapere che ero io la persona che tuo padre aspettava? – E chi altro poteva essere? Aspettava qualcuno in gran segreto, non so se mi spiego… ed ecco che arrivate voi saltando dalle finestre, invece di entrare dalla porta di ingresso, come avreste dovuto fare se foste stata una persona di buon senso. – Poi si ricordo la sua battuta preferita. – Gli uomini sono cosi stupidi! – aggiunse.

– Sei abbastanza sicura di te vero bambina? Scusami signorina.

Potresti anche sbagliarti.

E se io ti dicessi che ignoro tutto cio e che non sono affatto la persona che tuo padre aspetta? – Non ci credo.

Vi ho detto di entrare solo dopo che ho visto che facevate cadere una borsa.

– Una… cosa? – La vostra borsa, giovanotto.

Non sono cieca.

E non l'avete lasciata cadere per caso, perche prima avete guardato bene per essere sicuro del punto dove cadeva.

Quando vi siete assicurato che sarebbe caduta in un punto nascosto, l'avete lasciata andare e non vi siete voltato a guardare.

Ora, poiche siete passato dalla finestra invece che dalla porta, era evidente che dovevate avere una qualche paura a entrare in casa prima di averla ispezionata.

E poiche io ho complicato un po le cose per voi, vi siete preoccupato anzitutto di mettere in salvo la valigetta prima di preoccuparvi di voi stesso, il che significa che quella borsa ha piu valore della vostra stessa incolumita personale, cosi che fino a quando vi troverete qui e la valigetta la fuori (e noi sappiamo che si trova fuori) probabilmente non potrete muovervi.

Si fermo per riprendere fiato e il giovane intervenne. – Potrei sempre strangolarti e andarmene via dopo aver recuperato la valigetta.

– Voi non sapete, giovanotto, che sotto il letto ho una mazza da baseball, e posso afferrarla in due secondi da questa posizione seduta, e sono una ragazza abbastanza forte.

I due rimasero in silenzio.

Poi, con cortesia forzata, il giovane disse: Posso presentarmi, visto che siete cosi intelligente? Mi chiamo Pelleas Anthor.

E tu come ti chiami? – Arc…

Arcady Darell.

Felice di conoscervi.

– E ora.

Arcady, che ne diresti di fare la brava bambina e andare a chiamare tuo padre? Arcadia assunse un aria offesa. – Non sono affatto una brava bambina.

E voi siete abbastanza maleducato… visto soprattutto che mi state chiedendo un favore.

Pelleas Anthor sospiro. – Benissimo.

Vuoi essere cosi gentile, piccola e cara vecchietta di chiamare tuo padre? – Non intendevo che mi chiamaste nemmeno a quel modo, ma adesso lo avverto.

Ma badate, giovanotto, che non vi tolgo gli occhi di dosso. – E comincio a battere i piedi sul pavimento.

Si senti un rumore di passi affrettati su per le scale e la porta si spalanco.

– Arcadia.. – Il dottor Darell si interruppe, guardo il nuovo venuto e disse: – Chi siete? Pelleas si alzo con aria di sollievo. – Dottor Toran Darell? Sono Pelleas Anthor.

Avete ricevuto il mio messaggio, immagino.

Perlomeno cosi mi ha detto vostra figlia.

– Che cosa ha detto mia figlia? – E aggrottando la fronte si chino a guardare la bambina che aveva assunto un'aria del tutto innocente.

– Si, disse infine il dottor Darell, – vi stavo aspettando.

Vi dispiacerebbe seguirmi dabbasso? – Si interruppe per osservare il transcrittore ancora acceso.

Arcadia ne segui lo sguardo.

Si precipito verso l'apparecchio, ma fu inutile, visto che il padre era in piedi vicino alla macchina. – E l'hai lasciato acceso tutto questo tempo, Arcadia? – Papa – si lamento la ragazza, – non e bello leggere i discorsi degli altri.

– Eh no – disse il padre – e un tuo dialogo con uno straniero nella tua stanza da letto! Come padre, Arcadia, devo vigilare su di te.

– Dannazione… non e niente di tutto questo.

Pelleas sorrise. – No, no, e giusto dottor Darell.

La signorina mi stava accusando di ogni sorta di cattive intenzioni, e devo insistere che voi leggiate, se non altro per salvare la mia reputazione.

Arcadia riusci a stento a trattenere le lacrime.

Nemmeno suo padre si fidava di lei.

Quel maledetto transcrittore… se quello stupido non fosse venuto a sbirciare dalla finestra, facendole dimenticare di spegnerlo…

E adesso suo padre avrebbe cominciato a farle la solita predica su tutto cio che una signorina per bene non deve fare e, a starlo a sentire, c'erano ben poche cose permesse.

– Arcadia – disse il padre gentilmente, – mi stupisce che una signorina…

Lo sapeva gia.

Diceva sempre cosi.

– … sia cosi impertinente con le persone piu anziane di lei.

– E allora perche e venuto a curiosare alla mia finestra? Una signorina ha ben diritto a un po di tranquillita…

E ora dovro rifare tutto il tema per la seconda volta.

– Non sta a te giudicare la legittimita delle azioni di questo signore.

Avresti dovuto semplicemente non lasciarlo entrare.

Avresti dovuto venirmi a chiamare immediatamente, specialmente se pensavi che io lo stessi aspettando.

Lei rispose piagnucolando: – Sarebbe stato forse meglio che non l'avessi visto…

E capace di mandare a monte ogni cosa se insiste a passare dalle finestre invece che dalle porte.

– Arcadia, nessuno ha chiesto la tua opinione su un argomento di cui non conosci assolutamente nulla.