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"C'erano persone, lì dentro" pensò il Console e ancora una volta si sforzò di vincere la nausea.

Il Pozzo Sette era distrutto: le pareti circolari, dieci centimetri di carbonio-carbonio rinforzato, erano esplose in mille pezzi come se fossero state di cartone. Il Pozzo Otto bruciava con l'incandescenza al calor bianco delle granate a plasma. Il Pozzo Nove era intatto: la prua della nave del Console era appena visibile al di sopra della parete del pozzo, attraverso lo scintillio di un campo di contenimento classe-3.

— L'interdizione è stata tolta? — disse il Console.

Theo giaceva sullo strapuntino. — Sì — rispose, con voce rauca. — Gladstone ha autorizzato l'eliminazione del campo a cupola di embargo. Quello che si vede è il normale campo protettivo. Basta un ordine per annullarlo.

Arundez posò lo skimmer sul tarmac, proprio mentre si accendevano luci spia e voci sintetizzate cominciavano a elencare i guasti. Con il Console aiutò Theo a scendere e si fermò a controllare la parte posteriore del piccolo skimmer: una fila di fléchettes aveva impunturato una linea frastagliata nella cappottatura del motore e nell'alloggiamento dei repulsori. Il cofano era parzialmente fuso per il sovraccarico.

Melio Arundez diede un buffetto alla macchina, poi con il Console aiutò Theo a varcare la porta del pozzo e a risalire il cordone ombelicale di attracco.

— Dio santo — disse Melio Arundez — è magnifica! Non ero mai stato a bordo di un'astronave interstellare privata.

— Ne esistono solo alcune decine — disse il Console, sistemando sul viso e sul naso di Theo la maschera a osmosi e calando con gentilezza nel bagno nutritivo di emergenza della vasca chirurgica l'amico dai capelli rossi. — Per quanto piccola, questa nave costa alcune centinaia di milioni di marchi. A corporazioni e governi planetari della Periferia non conviene usare navi militari, nelle rare occasioni in cui hanno bisogno di viaggiare fra le stelle. — Chiuse la vasca e conversò brevemente col programma diagnostico. — Starà benissimo — disse infine ad Arundez; tornò alla piazzuola di proiezione.

Melio Arundez rimase accanto all'antico Steinway e sfiorò le lucide rifiniture del pianoforte a coda. Lanciò un'occhiata dalla sezione trasparente dello scafo, sopra la piattaforma balcone ripiegata e disse: — Ci sono incendi, nei pressi del cancello principale. Meglio toglierci di qui.

— È quel che faccio — disse il Console. Indicò ad Arundez la cuccetta circolare nella piazzuola di proiezione.

L'archeologo si lasciò cadere fra gli alti cuscini e si guardò intorno. — Non ci sono… ah… comandi?

Il Console sorrise. — Un ponte di comando? Strumentazione di abitacolo? Magari un timone a ruota per cambiare rotta? No. Nave?

— Sì — disse una voce calma uscita dal nulla.

— Siamo pronti per il decollo?

— Sì.

— Il campo di contenimento è stato tolto?

— Era il nostro. L'ho staccato.

— Bene. Filiamocela. Non devo dirti che siamo nel bel mezzo di una battaglia, vero?

— No. Ho tenuto sotto controllo tutti gli sviluppi. Gli ultimi velivoli della FORCE lasciano il sistema di Hyperion. Questi marines sono abbandonati qui e…

— Risparmia per dopo le analisi tattiche, Nave — disse il Console. — Stabilisci la rotta per la Valle delle Tombe e portaci via di qui.

— Signorsì. Mettevo solo in evidenza che le forze di difesa di questo spazioporto hanno poche possibilità di resistere per più di un'ora.

— Ho preso nota — disse il Console. — Adesso decolla.

— Ho l'ordine di comunicare prima questo messaggio astrotel. La raffica è giunta questo pomeriggio, alle 16,22:38:14, tempo standard della Rete.

— Ehi! Ferma! — esclamò il Console, congelando la trasmissione olografica già per metà materializzata. Sopra di loro si librava mezza faccia di Meina Gladstone. — Hai avuto l'ordine di mostrare questa trasmissione prima del decollo? A quali ordini ubbidisci, Nave?

— A quelli di Gladstone, signore. Cinque giorni fa, il Primo Funzionario Esecutivo ha autorizzato un ipercomando prioritario su tutte le funzioni della nave. Questa raffica astrotel è l'ultima condizione prima di ripassare a lei il comando.

— Dopo farai quel che dico io?

— Sì.

— Ci porterai dove dirò io?

— Sì.

— Niente priorità nascoste?

— Nessuna di cui sia a conoscenza.

— Trasmetti la raffica — disse il Console.

I lineamenti da Lincoln del PFE Meina Gladstone si librarono al centro della piazzuola, insieme con le contorsioni rivelatrici e le interruzioni endemiche delle trasmissioni astrotel. — Sono lieta che lei sia sopravvissuto alla visita alle Tombe del Tempo — disse Gladstone. — Ormai saprà senz'altro che le chiedo di negoziare con gli Ouster prima di tornare nella Valle.

Il Console incrociò le braccia e lanciò all'immagine di Gladstone un'occhiata di fuoco. All'esterno, il sole tramontava. Mancavano pochi minuti al momento in cui Rachel Weintraub avrebbe raggiunto l'ora esatta della nascita e avrebbe semplicemente smesso di esistere.

— Capisco la sua urgenza di tornare ad aiutare i suoi amici — disse Gladstone. — Ma non può fare niente per aiutare la piccina in questo momento. Esperti della Rete garantiscono che né crio-sonno né crio-fuga possono arrestare il morbo di Merlino. Sol Weintraub lo sa.

Dall'altra parte della piazzuola, il dottor Arundez disse: — È vero. Per anni hanno fatto esperimenti. Morirebbe, nello stato di fuga.

— … lei può aiutare davvero i miliardi di persone della Rete che crede di avere tradito — diceva Gladstone.

Il Console si sporse, gomiti sulle ginocchia, mento sui pugni. Il cuore gli batteva all'impazzata.

— Sapevo che lei avrebbe aperto le Tombe del Tempo — continuò Gladstone; gli occhi castani, tristi, parvero fissare direttamente il Console. — Le previsioni del Nucleo hanno mostrato che la sua lealtà nei confronti di Patto-Maui… e del ricordo della ribellione dei suoi nonni… avrebbe prevalso su ogni altro fattore. Era tempo che le Tombe fossero aperte e solo lei poteva attivare il congegno Ouster prima che gli stessi Ouster decidessero di farlo.

— Ho ascoltato abbastanza — disse il Console. Si alzò, girò la schiena alla proiezione. — Cancella il messaggio — disse alla nave, ben sapendo che essa non avrebbe ubbidito.

Melio Arundez attraversò la proiezione e afferrò per il braccio il Console. — Ascolti Gladstone. La prego.

Il Console scosse la testa ma rimase nella piazzuola, a braccia conserte.

— Ora è accaduto il peggio — continuò Gladstone. — Gli Ouster invadono la Rete. Porta del Paradiso sta per essere distrutto. Manca meno di un'ora all'invasione di Bosco Divino. È indispensabile che lei si metta in contatto con gli Ouster nel sistema di Hyperion e stabilisca negoziati… usi la sua abilità diplomatica per aprire un dialogo con loro. Gli Ouster non rispondono ai nostri messaggi radio e astrotel, ma sono avvisati del suo arrivo. Ritengo che si fideranno ancora di lei.

Il Console emise un gemito; si accostò al piano e prese a pugni il coperchio.

— Ci restano minuti, non ore, Console — disse Gladstone. — Le chiederò di andare prima dagli Ouster nel sistema di Hyperion, e poi tenti pure di tornare alla Valle delle Tombe, se deve. Lei sa meglio di me quali siano gli esiti di una guerra. Milioni di persone moriranno senza motivo, se non troviamo un canale sicuro per comunicare con gli Ouster.

"La decisione è tutta sua. Ma, per favore, consideri le ramificazioni, se falliremo in quest'ultimo tentativo di trovare la verità e salvare la pace. Mi metterò in contatto astrotel con lei, appena avrà raggiunto lo Sciame Ouster."

L'immagine di Gladstone sfarfallò, si annebbiò, svanì.

— Risposta? — domandò la nave.

— No. — Il Console andò avanti e indietro, fra lo Steinway e la piazzuola.

— Da quasi due secoli nessuna nave spaziale e nessuno skimmer sono atterrati con l'equipaggio intatto nella Valle — disse Melio Arundez. — Gladstone sa di sicuro quante siano poche le probabilità che lei riesca ad andarci, sopravvivere allo Shrike e poi prendere contatto con gli Ouster.