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— No, signora — rispose, pronto, l'ammiraglio. — Il collegamento teleporter deve essere distrutto non appena loro saranno a portata d'attacco.

— Ma se le restanti navi torcia non lo fanno, ammiraglio, abbiamo sempre i collegamenti all'interno del sistema, i relè astrotel e i congegni a tempo, no?

— Sì, signora, ma dobbiamo garantirci che il teleporter sia eliminato prima che gli Ouster invadano il sistema. Non è possibile mettere a repentaglio questo margine di sicurezza già ristretto.

Gladstone annuì. Capiva la necessita della massima prudenza. "Se solo ci fosse stato più tempo!"

— Quindici secondi all'incursione e alla distruzione dell'anomalia — disse Singh. — Dieci… sette…

All'improvviso tutte le navi torcia e le olografie cislunari brillarono di luce viola, rossa, bianca.

Gladstone si sporse. — Era l'esplosione della sfera di anomalia?

I militari bisbigliarono tra loro, chiedendo altri dati, cambiando immagini sugli ologrammi e sugli schermi. — No, signora — rispose Morpurgo. — Le navi torcia sono sotto attacco. Quelli sono i campi difensivi sovraccaricati. La sfe… ah… ecco!

Un'immagine centrale, forse trasmessa da una nave relè in orbita bassa, mostrò l'ingrandimento del dodecaedro dell'anomalia, con trentamila metri quadrati di superficie ancora intatti, ancora risplendenti nella cruda luce del sole di Porta del Paradiso. Poi, all'improvviso, il bagliore aumentò, la faccia più vicina del dodecaedro parve divenire incandescente e ripiegarsi su se stessa; meno di tre secondi dopo, la sfera di contenimento si dilatò, mentre l'anomalia ingabbiata al suo interno fuggiva e divorava se stessa, oltre a ogni altra cosa nel raggio di seicento chilometri.

Nello stesso istante, quasi tutte le immagini e gran parte delle colonne dati svanirono.

— Eliminato ogni collegamento teleporter — annunciò Singh. — Ora i dati del sistema arrivano solo per trasmettitore astrotel.

I militari emisero un brusio di approvazione e di sollievo; qualcosa di molto simile a un sospiro, a un lieve gemito, giunse dalle decine di senatori e di consiglieri politici presenti. Porta del Paradiso era appena stato amputato dalla Rete… il primo mondo perso dall'Egemonia in più di quattro secoli.

Gladstone si rivolse a Sedeptra Akasi. — Adesso qual è il tempo di viaggio da Porta del Paradiso alla Rete?

— Con propulsione Hawking, sette mesi, tempo di bordo — disse la donna, senza consultare il comlog. — Poco più di nove anni di debito temporale.

Gladstone annuì. Ora Porta del Paradiso distava nove anni dal più vicino mondo della Rete.

— Ecco la fine delle nostri navi torcia — intonò Singh. L'immagine presa da una delle vedette orbitali fu ritrasmessa, confusa e con i colori sfalsati, da raffiche astrotel elaborate in rapida successione a mezzo computer. Le immagini erano mosaici visuali, ma inducevano sempre Gladstone a pensare ai primi film muti dell'alba dell'Età dei Media. Ma questa non era una farsa di Charlie Chaplin. Due, poi cinque, poi otto esplosioni di vivida luce fiorirono contro le stelle, al di sopra del limbo del pianeta.

— Le trasmissioni dalle AE Niki Weimart, AE Terrapin, AE Comet e AE Andrew Paul sono cessate — riferì Singh.

Barbre Dan-Gyddis alzò la mano. — E le altre quattro, ammiraglio?

— Solo le navi citate hanno attrezzature per trasmissioni a velocità superiore a quella della luce. Le vedette confermano che sono cessati anche i collegamenti radio, maser e a banda larga con le altre quattro navi torcia. I dati visivi… — Singh s'interruppe e indicò l'immagine ritrasmessa dalla nave vedetta automatizzata: otto cerchi di luce in espansione e in affievolimento, un campo stellare pullulante di code di fusione e di nuove luci. All'improvviso anche l'immagine si spense.

— Tutti i sensori orbitali e i relè astrotel sono eliminati — disse il generale Morpurgo. Mosse la mano: l'oscurità lasciò posto a immagini delle vie di Porta del Paradiso con l'inevitabile coltre di nubi basse. Velivoli aggiunsero riprese da sopra le nuvole… un cielo impazzito di movimento di stelle.

— Tutti i rapporti confermano la totale distruzione della sfera di anomalia — disse Singh. — In questo momento, unità avanzate dello Sciame si pongono in orbita alta intorno a Porta del Paradiso.

— Quante persone sono rimaste lassù? — domandò Gladstone. Aveva appoggiato sul tavolo i gomiti e si protendeva, a mani serrate.

— Ottantaseimilasettecentottantanove — disse il ministro della Difesa, Imoto.

— Senza contare i dodicimila marines teleportati durante le ultime due ore — aggiunse il generale Van Zeidt.

Imoto gli rivolse un cenno di assenso.

Gladstone li ringraziò e riportò l'attenzione alle olografie. Le colonne dati che galleggiavano in alto e i loro estratti sui fax-notes, sui comlog e sui pannelli incassati nel tavolo contenevano dati pertinenti (numero di velivoli dello Sciame attualmente nel sistema, numero e tipo di navi in orbita, proiezioni di orbite frenanti e di curve temporali, analisi energetiche e intercettazioni) ma Gladstone e gli altri guardavano le immagini astrotel, relativamente poco informative e immutate, prese da olocamere aeree e di superficie: stelle, parte superiore delle nuvole, vie, il panorama dagli Heights della Stazione Generatrice di Atmosfera su verso la Passeggiata di Piana Fangosa dove Gladstone stessa si era fermata meno di dodici ore prima. Lì era notte. Gigantesche felci equisetacee si muovevano alla brezza silenziosa che soffiava dalla baia.

— Secondo me, tratteranno — diceva in quel momento la senatrice Richeau. — Prima ci metteranno davanti al fait accompli, nove mondi invasi, poi tratteranno, da una posizione di forza, il nuovo equilibrio di potere. Voglio dire, anche se tutt'e due le ondate di invasione avessero successo, perderemmo venticinque mondi su quasi duecento, fra Rete e Protettorato.

— Sì — disse il Capo della Diplomazia Persov — ma non dimentichi, onorevole, che nel numero sarebbero compresi alcuni dei nostri mondi strategicamente più importanti… questo, per esempio. TC2 è solo a 235 ore da Porta del Paradiso, sulla tabella degli Ouster.

La senatrice Richeau fissò Persov e lo costrinse ad abbassare lo sguardo. — Me ne rendo conto — disse freddamente. — Mi limitavo a dire che gli Ouster non possono avere in mente un'operazione di conquista vera e propria. Sarebbe pura follia, da parte loro. E la FORCE non permetterà alla seconda ondata di penetrare troppo in profondità. Senza dubbio questa cosiddetta invasione è un preludio a dei negoziati.

— Può darsi — disse il senatore Roanquist, di Nordholm. — Ma questi negoziati dipenderanno necessariamente da…

— Un momento — intervenne Gladstone.

Ora le colonne dati mostravano più di cento navi da guerra Ouster in orbita intorno a Porta del Paradiso. Le forze di terra locali avevano l'ordine di non sparare per prime e non si vedeva alcuna attività nelle trenta e passa inquadrature trasmesse per astrotel alla Sala di Guerra. All'improvviso, tuttavia, la coltre di nuvole sopra Piana Fangosa brillò come per l'accensione di fari enormi. Una decina di larghi raggi di luce coerente saettò giù nella baia e nella città, mantenendo l'illusione di proiettori che frugassero nel buio; a Gladstone parvero gigantesche colonne bianche erette fra il terreno e il soffitto di nuvole.

L'illusione terminò bruscamente quando un turbine di fiamme e di distruzione eruttò alla base di ciascuna colonna di luce ampia cento metri. L'acqua della baia ribollì, finché enormi geyser di vapore non annebbiarono le telecamere più vicine. La vista dalle colline mostrò edifici di pietra vecchi di un secolo prendere fuoco e implodere come se un tornado si muovesse nella città. I giardini famosi in tutta la Rete e i prati della Passeggiata eruttarono fiamme, schizzarono terriccio e detriti, come sconvolti da un aratro invisibile. Felci equisetacee vecchie di due secoli si piegarono come sotto l'uragano, scoppiarono in fiamme e svanirono.