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Avete capito com’erano andate le cose? Tolti di mezzo i titoli di fantasia, restava il fatto che la cellula B manteneva il controllo della situazione, come aveva consigliato Mike. Dietro, un Parlamento nel quale non avremmo potuto perdere nessun voto su questioni importanti. Ne avremmo persi su questioni marginali, sulle quali potevamo permetterci di cedere.

Ma al momento non riuscivo a raccapezzarmi fra tutte quelle chiacchiere, quei titoli, quelle apparenze.

Durante la seduta serale, Prof tenne una relazione sul nostro viaggio, quindi col consenso del Presidente della Commissione, Korsakov, mi cedette la parola per fornire chiarimenti sul piano quinquennale e sul tentativo di corruzione di cui ero stato fatto oggetto da parte dell’Ente. Non sono un oratore, ma durante l’intervallo avevo avuto il tempo di studiarmi a memoria il discorso preparatomi da Mike. Lo aveva reso così efficace che mi arrabbiai di nuovo sugli avvenimenti trascorsi ed ero talmente caricato, quando finii di pronunciarlo, che il Parlamento intero era pronto a rimboccarsi le maniche e lottare al mio fianco.

Dopo che mi fui seduto, si alzò in piedi Prof, magro e pallido, e disse con la sua voce tranquilla: — Compagni del Parlamento, che cosa vogliamo fare? Io consiglierei, con il consenso del Presidente Korsakov, di aprire una discussione sul modo di rispondere a quest’ultima offesa rivolta alla nostra Nazione.

Un rappresentante di Novylen voleva dichiarare la guerra e tutti sarebbero stati pronti a dare immediata approvazione alla proposta se Prof non avesse fatto osservare che, per una simile decisione, bisognava sentire prima i pareri delle commissioni competenti.

Continuarono gli interventi, tutti amari. Alla fine si alzò il compagno Chang Jones. — Cari colleghi, io sono un coltivatore di riso e grano — disse. — Anzi, lo ero, perché in maggio, grazie a un prestito della banca, io e i miei figli ci siamo dedicati alla coltivazione di altri prodotti. Siamo al verde, al punto che ho dovuto farmi prestare i soldi per il biglietto della Metropolitana, ma la mia famiglia ha ancora da mangiare, e un giorno o l’altro regoleremo il debito con la banca. Per lo meno, non coltivo più grano.

"Altri, pero, continuano. La catapulta non ha mai diminuito il ritmo degli invii, da quando siamo liberi. Continuiamo a spedire carichi di grano, sperando che gli assegni con cui veniamo pagati tornino un giorno ad avere valore. Ma ora lo sappiamo! Ci hanno detto che cosa la Terra vuole fare di noi! Io dico che l’unico modo per far capire a quei delinquenti che facciamo sul serio è di far cessare immediatamente le spedizioni di grano! Neppure una tonnellata, nemmeno un chilo, finché non verranno qui a trattare onestamente il giusto prezzo!"

A mezzanotte fu approvato l’embargo, poi la seduta fu aggiornata fino alla prossima convocazione, mentre le commissioni permanenti avrebbero continuato i lavori.

Wyoh e io tornammo a casa e ritrovai le mie abitudini familiari. Per il momento, non c’era niente da fare. Mike-Adam e Stu avevano studiato il modo migliore per annunciare l’embargo alla Terra e Mike aveva già chiuso da ventiquattro ore la catapulta (difficoltà tecnico-balistiche del calcolatore). L’ultima chiatta, attualmente in viaggio, sarebbe arrivata in poco più di un giorno. Poi la Terra sarebbe stata avvertita, molto laconicamente, che quello era l’ultimo carico di grano che avrebbe ricevuto.

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Per addolcire la pillola ai coltivatori, continuammo a comprare il grano alla catapulta, ma i nuovi assegni recavano la stampigliatura che lo Stato di Luna Libera non garantiva più per essi né direttamente né per l’eventuale copertura da parte dell’Ente Lunare. Alcuni agricoltori vendettero ugualmente il grano, altri se lo tennero, tutti quanti protestarono. Ma non c’era niente da fare. La catapulta era chiusa e i nastri trasportatori del grano erano fermi.

Nel resto dell’economia la depressione non si fece sentire immediatamente. La creazione di reparti militari per la difesa aveva talmente ridotto le file dei minatori di ghiaccio, che la vendita del ghiaccio sul mercato libero dava ottimi profitti. L’azienda consociata della LuNoHo, che produceva acciaio, assumeva tutti gli individui abili al lavoro che riusciva a trovare, e Wolfgang Korsakov aveva fatto stampare valuta cartacea in abbondanza, molto simile ai dollari di Hong Kong e teoricamente ancorata a essi. La Luna era piena di lavoro, denaro e generi alimentari. La gente non si lamentava. Birra, gioco, donne e lavoro continuarono come prima.

I Nazionali, come venivano chiamati i nuovi biglietti di banca, erano denaro inflazionato, di guerra, inconvertibile. Circolavano facilmente e il loro valore non cadde mai a zero, ma certo c’era l’inflazione e il cambio ne risentiva ogni giorno di più. Il nuovo governo stava spendendo denaro che non aveva.

Ma questo accadde più tardi.

La sfida alla Terra, all’Ente e alle Nazioni Federate fu fatta nel modo più provocatorio possibile. Le astronavi delle Nazioni Federate furono avvertite di tenersi ad almeno dieci diametri di distanza dalla Luna e di non entrare in orbita, pena la distruzione immediata, senza preavviso (non era chiaro come, dato che non ne avevamo i mezzi). Le astronavi private avevano il permesso di atterrare se: a) chiedevano l’autorizzazione preventiva presentando il piano di volo, b) la nave così autorizzata si metteva sotto il Controllo della Luna (Mike) a una distanza di centomila chilometri, c) erano disarmate, con la sola eccezione di tre pistole in possesso dei soli ufficiali di bordo. L’ultima clausola implicava la perquisizione al momento dell’atterraggio, prima che chiunque avesse il permesso di sbarcare e la nave potesse fare rifornimento di carburante. La violazione di queste norme avrebbe determinato la confisca delle navi. Nessun Terrestre poteva sbarcare sulla Luna, tranne i membri dell’equipaggio incaricati delle operazioni di carico, scarico e rifornimento, con l’eccezione per i cittadini delle Nazioni Terrestri che avevano riconosciuto il governo di Luna Libera (solo il Ciad, e il Ciad non possedeva astronavi. Prof si aspettava che alcune astronavi private si facessero registrare nella flotta mercantile del Ciad).

Un proclama annunciava che gli scienziati terrestri che ancora si trovavano sulla Luna potevano tornare in patria su qualsiasi astronave che si conformasse alle nostre clausole. Invitava quindi tutte le Nazioni della Terra amanti della libertà a denunciare i torti compiuti ai nostri danni da parte dell’Ente, a riconoscerci e a stabilire un libero commercio con noi. Faceva notare che non esistevano dogane o restrizioni di alcun tipo nei confronti del libero commercio sulla Luna e che era ferma intenzione del governo lunare di mantenere inalterato questo sistema. Auspicava l’arrivo di emigranti, osservando che sulla Luna c’era scarsità di mano d’opera e che ogni nuovo cittadino avrebbe trovato immediate possibilità di guadagno.

Esaltammo anche le qualità del nostro regime alimentare: oltre quattromila calorie al giorno per gli adulti, alto contenuto proteico, prezzo basso, nessun razionamento. Stu convinse Mike-Adam a vantare il prezzo della nostra vodka, pura al cento per cento: mezzo dollaro di Hong Kong a litro, anche meno se acquistata all’ingrosso, esente da tasse. Dato che questo era meno del dieci per cento del prezzo della vodka al minuto (di qualità inferiore) nell’America del Nord. Stu sapeva che la notizia avrebbe fatto impressione. Mike, astemio per natura, non ci aveva pensato: una delle sue poche disattenzioni.

L’Ente Lunare fu invitato a riunire la direzione in una località disabitata, una zona desertica del Sahara, per esempio, dove venne lanciata un’ultima chiatta carica di grano, gratis… che facemmo precipitare in caduta libera. A questo fece seguito un impertinente proclama che lasciava capire che eravamo pronti a trattare allo stesso modo chiunque minacciasse la nostra pace e indipendenza, dato che avevamo a disposizione un certo numero di chiatte cariche alla catapulta, già pronte per un’analoga spedizione, senza troppe cerimonie.