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"A voi, cittadini della Terra che siete tra noi, scienziati, turisti e tutti gli altri, il nostro benvenuto. Siete testimoni di un raro evento, la nascita è sempre accompagnata da sangue e dolore. È stato così anche in questo caso, ma speriamo che i giorni duri siano passati. Vi sarà evitato ogni disturbo, laddove sarà possibile, e sarà organizzato al più presto il vostro ritorno in patria. D’altra parte, se vorrete fermarvi fra noi, sarete i benvenuti e ancora di più se diventerete cittadini della Luna. Nella situazione attuale, però, vi esorto a tenervi lontani dalle grotte e dai corridoi, per evitare incidenti che potrebbero condurre a inutili spargimenti di sangue e causare altri dolori. Siate pazienti con noi, e i miei compatrioti lo saranno con voi. Scienziati della Terra, all’Osservatorio e in ogni altro luogo, continuate il vostro lavoro e ignorateci. Non vi accorgerete nemmeno che stiamo attraversando il periodo cruciale della formazione di uno Stato indipendente. Un ultimo particolare: mi dispiace dovervi dire che stiamo temporaneamente interferendo con il diritto di comunicare con la Terra. Lo facciamo per necessità, ma la censura sarà tolta appena possibile. La odiamo quanto voi."

Adam aggiunse una raccomandazione per tutti. — Non cercate di vedermi, compagni, e telefonatemi solo se è indispensabile. A tutti i cittadini dico: scrivete, se avete bisogno. Le vostre lettere saranno esaminate con attenzione. Ma io non posso sdoppiarmi, non ho chiuso occhio la notte scorsa, e prevedo di non dormire neppure la prossima. Non posso presenziare a riunioni, stringere mani, ricevere delegazioni. Devo rimanere seduto a questa scrivania e non interrompere mai il lavoro, in modo da potermene liberare e passarlo alla persona che voi stessi avrete scelto. — Accennò un sorriso. — Aspettatevi che io sia altrettanto difficile da vedere quanto Simon Jester!

2

La trasmissione era durata un quarto d’ora, ma il succo era questo: tornate al lavoro, siate pazienti, dateci tempo.

Gli scienziati terrestri, invece, non attesero un istante. Avrei dovuto immaginarlo, perché era cosa di mia competenza.

Tutte le comunicazioni dirette alla Terra venivano incanalate tramite Mike. Ma quegli scaltri ingegni disponevano di apparecchiature elettroniche sufficienti a riempire un magazzino. Una volta decisa l’azione, mettere a punto un impianto capace di farli comunicare con la Terra fu per loro questione di poche ore.

L’unica cosa che ci salvò fu la segnalazione di un turista di buon cuore, fermamente convinto che la Luna doveva avere la sua libertà. Cercò di telefonare ad Adam Selene e finì per parlare con una delle ragazze che avevamo scelto dai livelli C e D per aiutarci nelle pubbliche relazioni (un sistema escogitato per nostra difesa, dato che, nonostante le raccomandazioni di Mike, mezza Luna tentò di telefonare ad Adam Selene dopo la trasmissione del messaggio, chi per fare domande e chiedere informazioni, chi per suggerire ad Adam il sistema migliore per svolgere il suo lavoro).

Dopo aver ricevuto almeno un centinaio di telefonate trasmessemi dal troppo zelo di un compagno del centralino telefonico, decidemmo di costituire questa squadra-cuscinetto. Fortunatamente, la compagna che ricevette la chiamata del turista capì che non era il caso di impiegare il metodo calmalo con buone parole, e mi telefonò.

Pochi minuti dopo, io e Finn Nieseln, con una scorta di alcuni fra i suoi migliori armati, raggiungemmo in capsula la zona dei laboratori. Il nostro informatore non aveva osato darci i nomi, ma mi aveva detto dove si trovava la trasmittente. Li sorprendemmo in piena trasmissione, e solo il rapido intervento di Finn evitò un massacro. Ai suoi ragazzi già prudevano le mani. Ma non volevamo dare un esempio; Finn e io ci eravamo messi d’accordo durante il tragitto. È difficile spaventare uno scienziato, la sua mente non funziona su binari normali, bisogna saperlo aggirare e prenderlo da un altro verso.

Con un calcio feci a pezzi la trasmittente e ordinai al Direttore delle ricerche di riunire tutti i suoi uomini in una stanza (dove c’era un telefono collegato con Mike) e chiesi l’elenco dei nomi. Poi parlai con Mike, mi feci dare l’elenco anche da lui, e mi rivolsi al Direttore.

— Dottore, mi avete detto che siete tutti qui. Mancano il tale, il tal altro… — Sette nomi. — Fateli venire!

I Terrestri assenti erano stati avvertiti, ma si erano rifiutati di interrompere il lavoro. Tipico atteggiamento da scienziato.

Poi cominciai a parlare, i Terrestri allineati da una parte, i Lunari assistenti di laboratorio allineati dall’altra, noi in mezzo. Ai Terrestri dissi: — Abbiamo cercato di trattarvi come ospiti. Ma tre di voi hanno tentato, e forse ci sono riusciti, di inviare messaggi sulla Terra.

Mi rivolsi al Direttore. — Dottore, potrei fare ricerche… grotte, strutture di superficie, laboratori, ogni angolo… e distruggere tutto il materiale che potrebbe essere impiegato per una trasmittente. Nel mio lavoro mi occupo di elettronica, so quale enorme varietà di elementi può essere utilizzata per fabbricare una trasmittente. Supponete che distrugga tutto quello che ritengo utile e, essendo stupido, non voglia correre nessun rìschio e faccia in briciole il materiale che non conosco. Quale sarà il risultato?

Sembrava che avessi minacciato di uccidere suo figlio! Si fece grigio. — Ma questo bloccherebbe le ricerche, distruggerebbe dati di valore inestimabile, significherebbe buttare via, oh, non so quanto! Almeno mezzo miliardo di dollari!

— Lo immaginavo. Potrei confiscare tutto il materiale, se preferite, e lasciarvi continuare come potete.

— Sarebbe lo stesso! Dovete capire, signore, che quando si interrompe un esperimento…

— Lo so. Forse, anziché trasportare il materiale, con il rischio, magari, di perdere qualche cosa, sarebbe meglio portare tutti voi nelle centrali dell’Ente e tenervi sotto chiave. Ci sono i locali che una volta servivano da caserma per gli Arditi. Ma… di dove siete voi, Dottore?

— Princeton, New Jersey.

— Davvero? Siete qui da cinque mesi, e senza dubbio avete continuato a esercitarvi con i pesi. Dottore, potreste non rivedere più Princeton. Se vi portiamo via, vi terremo ben chiuso. Diventerete leggero. Se lo stato di emergenza si prolunga ancora per molto tempo, sarete trasformato in Lunare, che vi piaccia o no. E con voi, tutto il vostro ingegno.

Un galletto impertinente si fece avanti. Era uno di quelli che si erano rifiutati di interrompere il lavoro alla prima chiamata.

— Non potete agire in questo modo. È contro la legge!

— Quale legge, signore? Una legge del vostro Paese natale? — ribattei. — Finn, fagli vedere come funziona la nostra legge.

Finn si avvicinò e appoggiò la canna del fucile all’ombelico dell’uomo. L’indice si appoggiò al grilletto… Non aveva tolto la sicura, l’avevo visto. Dissi: — Non ucciderlo, Finn. — Poi ripresi: — Eliminerò quest’uomo, se sarà necessario per convincervi. Perciò state bene attenti! Un altro atto di insubordinazione e non rivedrete più le vostre case. E anche le ricerche saranno finite. Dottore, a voi consiglio di tenere d’occhio i vostri uomini.

Mi rivolsi poi ai Lunari: — Amici, teneteli buoni. Ciascuno usi il sistema che preferisce, ma non permettete loro che facciano altre sciocchezze. I Terrestri sono in periodo di prova. Se dovete ammazzarne qualcuno, non esitate. — E al Direttore: — Dottore, i Lunari possono andare ovunque vogliono, in qualsiasi momento: anche nella vostra camera da letto. I vostri ex assistenti sono ora i vostri padroni, per motivi di sicurezza. Se un Lunare decide di seguire voi o chiunque altro al gabinetto, non discutete! Potrebbe essere nervoso e perdere la calma. Sicurezza innanzi tutto — conclusi, rivolto ai Lunari. — Ciascuno di voi lavora come assistente di un Terrestre. Sorvegliatelo in ogni momento! Seguitelo tanto da vicino che non possa costruire trappole e tanto meno trasmittenti. E non preoccupatevi per il vostro impiego: le paghe saranno aumentate.