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— Forse — disse dubbiosamente Sonia.

La sera del settimo giorno, in orario rispetto al suo programma di consegne, Kly fece il suo ingresso nell’aia in groppa al piccolo sauro. Pochi minuti dopo l’Armiere Esterhazy arrivò a cavallo dalla stessa direzione. Indossava indumenti sgualciti da contadino, e l’animale che montava era uno di quelli ispidi e tozzi allevati sulle colline, non un purosangue del Conte Piotr. I due accudirono i cavalli e poi entrarono a mangiare la cena che Sonia preparava d’abitudine per Kly una sera alla settimana da diciott’anni.

Dopo cena spostarono le sedie davanti al caminetto di pietra. Bothari rinfocolò le braci, Gregor sedette ai piedi di Cordelia, e Kly e Esterhazy li misero al corrente di ciò che sapevano.

— Dato che Vordarian ha dovuto allargare molto l’area delle ricerche — disse Esterhazy, — il Conte e Lord Vorkosigan hanno deciso che le montagne sono ancora il posto più sicuro per Gregor. E il migliore per noi, poiché le squadre di Vordarian sono costrette a suddividersi in gruppi sempre più esigui e su un territorio più vasto.

— In questa zona stanno ancora esplorando le caverne — aggiunse Kly. — Ci sono circa duecento uomini impegnati nell’operazione. Ma appena avranno recuperato tutti quelli che si sono persi sottoterra, penso che se ne andranno. Ho sentito dire che ormai sono convinti di aver seguito una pista sbagliata, milady. Domani, Altezza reale — continuò il postino, rivolgendosi direttamente a Gregor, — l’Armiere Esterhazy vi condurrà in un altro posto, ma non molto diverso da questo. Voi userete un altro nome, e fingerete d’essere il figlio di un montanaro. L’Armiere Esterhazy farà finta d’essere vostro padre. Pensate di potercela fare, Altezza?

La mano di Gregor si strinse sulla gonna di Cordelia. — E Lady Vorkosigan farà finta di essere la mia mamma?

— Ci è stato chiesto di portare Lady Vorkosigan all’Astroporto della Base Tanery, da Lord Vorkosigan. — Vedendo lo sguardo allarmato di Gregor, Kly disse in fretta: — C’è un bel pony dove voi andrete, Altezza. E le capre. La donna che abita là potrà insegnarvi a mungere le capre.

Gregor parve incerto e pieno di dubbi, ma non protestò. Il mattino dopo, tuttavia, quando fu sistemato in sella dietro a Esterhazy sul cavallino peloso, era sull’orlo delle lacrime.

— Abbia cura di lui, Armiere — si raccomandò Cordelia, senza mascherare l’ansia.

Esterhazy annuì, accigliato. — È il mio Imperatore, milady. Gli ho giurato fedeltà.

— È un bambino, Armiere. L’Imperatore è… una figura irreale che voi uomini avete nella mente. Difenda l’Imperatore in nome di Piotr, sì, ma abbia cura del piccolo Gregor per me, eh?

L’uomo la guardò negli occhi. La sua voce si ammorbidi. — Anch’io ho un figlio. Un bambino di quattro anni, milady.

Allora poteva capire. Cordelia deglutì saliva, un po’ sollevata. — Ha saputo… qualcosa dalla capitale? Notizie della sua famiglia?

— Non ancora — disse Esterhazy con voce neutra.

— Io terrò gli orecchi aperti. Farò tutto quello che potrò.

— Grazie. — L’uomo annuì, non come un soldato verso la moglie del suo comandante, ma da genitore a genitore. Non era necessario dir altro.

Bothari era rientrato in casa a impacchettare i loro pochi averi, e si trovava fuori portata di udito. Cordelia s’avvicinò a Kly, che stava sellando il suo cavallino bianco per partire con Esterhazy e Gregor. — Maggiore, Sonia ha sentito dire che le truppe di Vordarian hanno preso la signora Hysopi. Bothari le aveva dato sua figlia da tenere a balia. Lei sa se hanno preso anche Elena, la bambina?

Kly abbassò la voce. — A quanto ne so io era proprio la bambina che volevano. Karla Hysopi si è ribellata furiosamente, così alla fine hanno preso anche lei, sebbene non fosse sulla loro lista.

— Sa dove le hanno portate?

Lui scosse il capo. — Suppongo a Vorbarr Sultana. È probabile che gli agenti di suo marito ormai lo sappiano con più precisione.

— Lo ha detto al sergente?

— Il suo compagno Armiere gli ha detto ciò che sa, ieri sera.

— Ah.

Gregor si girò a guardarla più volte mentre i cavalli si allontanavano sulla carrareccia, finché i rami degli alberi non li nascosero alla vista.

Per tre giorni la nipote di Kly fece loro da guida sulle montagne, Bothari a piedi e Cordelia su un cavallino ossuto sulla cui groppa era stesa una spessa pelle di pecora. Il pomeriggio del terzo giorno giunsero a una casupola di pietra davanti a cui c’era ad attenderli un giovanotto magro. Costui li condusse a una baracca dove, con gran meraviglia di Cordelia, era posteggiata una grossa e scalcinata vettura antigravità. Lei fu fatta salire sul sedile posteriore, accanto a sei grosse giare di sciroppo d’acero. Bothari scambiò una silenziosa stretta di mano con la nipote di Kly, che montò a cavallo e sparì nuovamente nella boscaglia.

Sotto lo sguardo un po’ sospettoso di Bothari, il giovanotto magro fece manovra e decollò, con uno scossone. Sfiorando appena le cime degli alberi, abbassandosi nei canaloni che segnavano i versanti rocciosi dei Monti Dendarii, la vettura oltrepassò infine una cresta coperta di neve e scese sull’altro lato dello spartiacque, fuori dal Distretto Vorkosigan. Era già buio quando giunsero a una cittadina di provincia la cui economia si basava sul mercato dei prodotti agricoli. Il giovanotto fece scendere la vettura antigravità in una strada secondaria poco illuminata. Cordelia e Bothari lo aiutarono a portare i suoi prodotti in un piccolo emporio, dove lui barattò lo sciroppo con caffè, farina, sapone e batterie cariche.

Tornati in strada, scoprirono che un grosso camion a ruote era venuto a fermarsi dietro la vettura. Il giovanotto scambiò appena un cenno del capo con il conducente, che saltò giù e andò ad aprire lo sportello posteriore del camion per Cordelia e Bothari. L’interno era pieno per metà di sacchi in rete di plastica, contenenti patate e cavoli. Non erano granché come cuscini, anche se Bothari fece del suo meglio per sistemare Cordelia a sedere fra essi mentre il camion sobbalzava sul selciato irregolare delle strade. Quando smisero di voltare a destra e a sinistra capirono che stavano andando fuori città. Bothari allora sedette sul pianale e alla luce debole della lampada interna riprese ad affilare la lama del coltello su una striscia di cuoio che gli era stata data da Sonia, apparentemente deciso a renderlo tagliente come un rasoio a mano libera. Dopo quattro ore di quel monotono fruscio, Cordelia era pronta per cominciare a parlare coi cavoli.

Il camion rallentò infine in una zona pianeggiante dove non si udivano rumori. Lo sportello posteriore fu aperto e Bothari e Cordelia scesero, scoprendo che la loro poco confortante ipotesi era giusta: si trovavano in aperta campagna, nell’oscurità più completa, e l’unica cosa in vista era la strada sterrata che attraversava una vasta estensione di campi spogli, in un distretto sconosciuto.

— Verranno a prendervi loro, alla pietra miliare del chilometro 96 — li informò il conducente indicando una macchia chiara nel buio poco più in là, che risultò essere semplicemente una roccia dipinta di bianco.

— Quando? — chiese Cordelia, disperata. E inoltre, loro chi?

— Non lo so. — L’uomo risalì nella cabina e il camion ripartì con un rombo, facendo schizzare via la polvere e i sassi come se fosse inseguito.

Cordelia sedette sulla pietra miliare e si chiese passivamente quali delle due parti in lizza sarebbe stata la prima a sbucare dalla notte, e con quale test lei avrebbe potuto stabilirne l’identità. Il tempo trascorse, e alle due ipotesi si aggiunse quella, forse ancor più deprimente, che a portarli via da quella desolazione non venisse nessuno.

Ma verso mezzanotte una vettura antigravità lunga e nera si abbassò dal cielo cosparso di stelle, lentamente e con un ronzio appena udibile. Il carrello d’atterraggio fece scricchiolare la ghiaia a pochi metri da loro. Bothari, rannicchiato con lei dietro la pietra miliare, impugnò il suo inutile pugnale. Ma quando lo sportello di destra si aprì, l’uomo che si alzò dal sedile del passeggero e uscì goffamente era il tenente Koudelka. — Milady? — chiamò, scrutando incerto le due figure accovacciate nell’ombra. — Sergente? — Un sospiro di sollievo quasi doloroso scaturì dalla gola di Cordelia quando riconobbe, al posto di pilotaggio, la testa bionda di Droushnakovi. La mia casa non è un posto, ma alcune persone…