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— Il ginocchio di Agnes va meglio — annunciò Kivrin. — Il gonfiore è diminuito e si sta formando una nuova crosta.

Il prete non parve sorpreso, e lei si chiese se non si fosse sbagliata e non si fosse trattato davvero di avvelenamento del sangue.

Durante la notte la pioggia si mutò in neve.

— Non verranno — disse Lady Eliwys, il mattino successivo, con voce piena di sollievo.

Anche Kivrin dovette dirsi d'accordo con lei. Nella notte si erano accumulati quasi trenta centimetri di neve e la nevicata stava continuando fitta e costante. Perfino Imeyne parve rassegnarsi al fatto che gli ospiti non sarebbero venuti, ma continuò comunque i preparativi portando giù dal solaio i vassoi di peltro e chiamando Maisry a gran voce.

Verso mezzogiorno la neve smise di colpo e alle due aveva già cominciato a sciogliersi, quindi Eliwys ordinò a tutti di indossare gli abiti della festa. Kivrin provvide a vestire le bambine, e rimase sorpresa da quanto fossero elaborate le loro camicie di seta. Sopra la sua, Agnes indossò un abito di velluto rosso trattenuto dalla sua fibbia d'argento, mentre quello di Rosemund risultò essere verde foglia con lunghe maniche divise e un corpetto basso che lasciava vedere il ricamo della camicia gialla sottostante. A Kivrin non era stato detto nulla in merito a quello che avrebbe dovuto indossare, ma dopo che ebbe sciolto le trecce in cui erano raccolti i capelli delle bambine e averli spazzolati lasciandoli sciolti sulle spalle Agnes le disse:

— Ora ti devi mettere il tuo vestito azzurro.

E tirò fuori l'abito dalla cassapanca ai piedi del letto. Esso appariva meno fuori di posto accanto agli abiti della festa delle ragazze, ma la trama del tessuto era ancora troppo fine e l'azzurro troppo intenso.

Kivrin non aveva idea di cosa fare per i capelli. Le ragazze nubili li portavano sciolti in occasione delle feste, tenendoli indietro con una fascia o con un nastro, ma i suoi erano troppo corti per fare una cosa del genere e soltanto le donne sposate si coprivano i capelli… d'altro canto non poteva lasciarli esposti perché rozzamente tagliati in quel modo avevano un aspetto orribile.

A quanto pareva, Eliwys la pensava come lei. Infatti quando Kivrin portò le ragazze dabbasso si morse un labbro con aria pensosa e mandò Maisry nel solaio a prendere un velo sottile e quasi trasparente che fissò sulla nuca di Kivrin mediante la sua fascia, in modo da lasciare visibili i capelli sul davanti ma da nascondere le estremità tranciate alla meglio.

Il nervosismo di Eliwys sembrava essere riaffiorato con il migliorare del clima. Lei sussultò quando Maisry venne dentro dal cortile e la picchiò accusandola di aver sporcato il pavimento di fango, poi pensò improvvisamente a una dozzina di cose che non erano pronte e trovò di che incolpare tutti. Quando Lady Imeyne cominciò a ripetere per la dodicesima volta «se fossimo andati a Courcy…» per poco Eliwys non le staccò la testa dal collo.

Kivrin aveva pensato dall'inizio che fosse una cattiva idea vestire Agnes di tutto punto prima dell'ultimo momento possibile, e infatti verso la metà del pomeriggio le maniche ricamate della bambina erano sporche e lei si era rovesciata della farina su un lato della gonna di velluto.

Nel tardo pomeriggio Gawyn non era ancora tornato e i nervi di tutti erano ormai al punto di rottura, mente gli orecchi di Maisry erano di un rosso intenso, perciò quando Lady Imeyne la incaricò di andare a consegnare a Padre Roche sei candele di cera d'api Kivrin fu lieta di avere la possibilità di portare fuori di casa le bambine.

— Digli che dovranno durare per entrambe le messe — precisò Imeyne, in tono irritato, — e di certo saranno misere messe in onore della nascita di nostro Signore. Saremmo dovuti andare a Courcy.

Kivrin mise il mantello ad Agnes e chiamò Rosemund, poi tutte e tre si diressero in chiesa. Padre Roche non c'era e una grande candela gialla con delle fasce che ne contrassegnavano la lunghezza era posata sull'altare, spenta. Il prete l'avrebbe accesa al tramonto per seguire il passare delle ore fino alla mezzanotte, ore in cui sarebbe rimasto in ginocchio a pregare nella chiesa gelida.

Roche non era neppure nella sua casa, quindi Kivrin lasciò le candele sul tavolo. Mentre tornavano indietro attraverso la piazza, videro l'asino di Roche fermo vicino al cancello del portico e intento a scalciare nella neve.

— Ci siamo dimenticati di nutrire gli animali — osservò Agnes.

— Nutrire gli animali? — chiese Kivrin, cauta, pensando ai loro vestiti.

— È la Vigilia di Natale — spiegò Agnes. — Dove vivi tu non nutrite gli animali in questa sera?

— Lei non lo ricorda — le fece notare Rosemund, poi aggiunse: — La Vigilia di Natale diamo da mangiare agli animali in onore di Nostro Signore che è nato in una stalla.

— Allora non ricordi proprio nulla del Natale? — chiese Agnes.

— Qualcosa — replicò Kivrin, pensando ad Oxford la Vigilia di Natale, con i negozi sulla Carfax decorati con sempreverdi di plastica e luci laser e pieni di acquirenti dell'ultima ora, con l'High ingombra di biciclette e la Torre Magdalen che appariva in modo vago fra la neve.

— Prima suonano le campane, poi si mangia e si va a messa e si accende il ceppo natalizio — elencò Agnes.

— Hai rovesciato tutto — le fece notare Rosemund. — Prima accendiamo il ceppo e poi andiamo a messa.

— Però prima suonano le campane e poi c'è la messa — ritorse la bambina, sfidando la sorella con occhi roventi.

Andarono nel granaio a prendere un sacco di avena e un po' di fieno e portarono il tutto fino alla stalla per dare da mangiare ai cavalli. Gringolet non era in mezzo ad essi, il che voleva dire che Gawyn non era ancora tornato. Avrebbe dovuto parlargli non appena lo avesse fatto, perché mancava appena una settimana al recupero e ancora lei non aveva idea di dove fosse il sito. E con Lord Guillaume che stava per arrivare la situazione poteva cambiare in modo drastico.

Eliwys aveva soltanto rimandato qualsiasi decisione in attesa dell'arrivo del marito, e proprio quella mattina aveva detto alle figlie che si aspettava di vederlo giungere in giornata. Lui avrebbe potuto decidere di portare Kivrin a Oxford o addirittura a Londra per cercare la sua famiglia, o magari Sir Bloet si sarebbe potuto offrire di condurla a Courcy con sé, quindi lei doveva parlare al più presto con Gawyn. La presenza degli ospiti le avrebbe però reso più facile sorprenderlo da solo, e in mezzo al trambusto natalizio forse avrebbe potuto perfino convincerlo ad accompagnarla fino al sito.

Kivrin indugiò fra i cavalli più a lungo che poteva, nella speranza che Gawyn tornasse proprio allora, ma alla fine Agnes si annoiò e decise che voleva andare a dare da mangiare ai polli. Kivrin suggerì allora di pensare anche alla mucca del castaldo.

— Non è nostra — sottolineò Rosemund, secca.

— Mi ha aiutata quel giorno, quando stavo male — replicò Kivrin, ricordando come si fosse appoggiata contro il dorso ossuto dell'animale, — e la vorrei ringraziare per la sua gentilezza.

— Poveri porcelli — commentò Agnes, quando oltrepassarono il recinto in cui avevano abitato i maiali. — Avrei dato loro una mela.

— Il cielo si sta oscurando di nuovo verso nord — fece notare Rosemund. — Credo che non verranno.

— Invece lo faranno — ribatté Agnes. — Sir Bloet mi ha promesso un regalo.

La mucca del castaldo era quasi nello stesso punto in cui Kivrin l'aveva trovata quel giorno, dietro la penultima capanna intenta a mangiare ciò che restava di quegli stessi viticci anneriti.

— Buon Natale, Lady Mucca — disse Agnes, tenendo una manciata di fieno ad un metro abbondante dalla bocca della mucca.

— Gli animali parlano soltanto a mezzanotte — le ricordò Rosemund.

— Vorrei venire a vederli a mezzanotte, Lady Kivrin — disse Agnes, indietreggiando quando la mucca si protese in avanti verso di lei.