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— Non puoi farlo, sciocca, perché sarai a messa — le ricordò Rosemund.

La mucca allungò il collo e avanzò di un passo. Agnes batté in ritirata e fu Kivrin a dare all'animale una manciata di fieno.

— Se tutti sono a messa, come si fa a sapere che gli animali parlano davvero? — chiese Agnes, guardando Kivrin con invidia.

Un buon punto, pensò lei.

— Padre Roche ha detto che è così — replicò Rosemund.

Agnes emerse da dietro le gonne di Kivrin e raccolse un'altra manciata di fieno.

— E cosa dicono? — domandò, puntando il fieno più o meno in direzione della mucca.

— Dicono che non sai come dar loro da mangiare — dichiarò Rosemund.

— Non è vero — protestò Agnes, protendendo la mano in avanti. La mucca scattò verso di essa con la bocca aperta e i denti snudati e subito la bambina le lanciò contro il fieno per poi correre a nascondersi dietro la schiena di Kivrin. — Lodano il Nostro Signore, lo ha detto Padre Roche.

In quel momento si udì un rumore di cavalli e Agnes spiccò la corsa fra le capanne.

— Sono arrivati! — gridò, tornando indietro. — Sir Bloet è qui. Li ho visti. Stanno oltrepassando il cancello.

Kivrin si affrettò a sparpagliare il resto del fieno davanti alla mucca, ma Rosemund prese una manciata di avena e la porse all'animale, lasciando che la mangiasse lentamente dalla sua mano aperta.

— Vieni, Rosemund! — chiamò Agnes. — Sir Bloet è qui.

Rosemund si pulì la mano da quanto restava dell'avena.

— Adesso voglio nutrire l'asino di Padre Roche — ribatté, e si avviò verso la chiesa senza neppure guardare in direzione del maniero.

— Ma sono arrivati, Rosemund — protestò Agnes, correndole dietro. — Non vuoi vedere cosa hanno portato?

Era ovvio che a Rosemund non interessava vederlo, perché aveva ormai raggiunto l'asino che stava brucando un ciuffo d'erba affiorante fra la neve vicino al cancello del portico. Chinandosi, protese una manciata di avena sotto il muso dell'animale, ma esso manifestò un assoluto disinteresse e dopo un po' lei si raddrizzò con la mano sulla sua groppa e i lunghi capelli scuri che le nascondevano il volto.

— Rosemund! — strillò Agnes, rossa in volto per la frustrazione. — Non mi hai sentita? Sono arrivati!

L'asino spinse di lato l'avena con il muso e chiuse i denti gialli intorno ad un grosso ciuffo d'erba, ma Rosemund continuò ad offrirgli da mangiare.

— Rosemund — intervenne Kivrin. — Nutrirò io l'asino. Tu devi andare ad accogliere gli ospiti.

— Sir Bloet mi avrà portato un regalo — rincarò Agnes.

Rosemund aprì le mani e lasciò cadere l'avena.

— Se ti piace tanto, perché non chiedi a nostro padre di lasciartelo sposare? — ribatté, e si incamminò verso il maniero.

— Io sono troppo piccola — replicò Agnes.

Kivrin pensò che anche Rosemund lo era, mentre afferrava Agnes per mano e si avviava dietro la ragazzina che le stava precedendo con passo rapido e con il mento alto, senza preoccuparsi di sollevare le lunghe gonne e ignorando le ripetute suppliche da parte di Agnes di aspettarla.

Il gruppo dei visitatori era ormai nel cortile e Rosemund aveva già raggiunto la stia dei polli, quindi Kivrin accelerò il passo tirandosi dietro Agnes che era costretta a correre, e arrivarono così tutti nel cortile nello stesso momento. Una volta là Kivrin si arrestò per la sorpresa.

Si era aspettata un'accoglienza formale con la famiglia raccolta sulla porta, discorsi elaborati e saluti cortesi, invece ciò a cui si trovò davanti sembrava il primo giorno del trimestre all'università… tutti che trasportavano casse e scatole e si salutavano a vicenda con esclamazioni e abbracci parlando contemporaneamente e rìdendo… e nessuno si era accorto dell'assenza di Rosemund. Una donna corpulenta che portava un'enorme cuffia inamidata afferrò Agnes per baciarla e tre ragazzine si raccolsero intorno a Rosemund strillando.

I servi, che ovviamente avevano anche loro indosso i vestiti della festa, trasportarono in cucina parecchie ceste coperte e un'enorme oca, poi portarono i cavalli nelle stalle. Gawyn, ancora in sella a Gringolet, era proteso in avanti e stava parlando con Lady Imeyne.

— No, il vescovo è a Wiveliscombe — gli sentì dire Kivrin, ma Imeyne non parve contrariata, segno che lui doveva essere riuscito a recapitare il suo messaggio all'arcidiacono.

Imeyne si girò quindi per aiutare una giovane donna dal mantello di un azzurro ancora più vivido di quello dell'abito di Kivrin a scendere da cavallo e la accompagnò da Eliwys con un sorriso. Anche Eliwys stava sorridendo.

Kivrin cercò di capire chi fosse Sir Bloet in mezzo a tutta quella gente, ma c'erano almeno una mezza dozzina di uomini a cavallo, tutti con le briglie decorate in argento e il mantello bordato di pelliccia. Per fortuna nessuno di essi appariva decrepito e un paio erano decisamente presentabili. Si girò verso Agnes per farsi indicare Sir Bloet, ina la bambina era ancora nella stretta della donna con la cuffia inamidata.

— Sei così cresciuta che quasi non ti riconoscevo — commentò la donna, accarezzandole la testa, e Kivrin soffocò a fatica un sorriso… certe cose erano proprio una costante universale.

Parecchi fra i nuovi venuti avevano i capelli rossi, compresa una donna vecchia quasi quanto Imeyne, che però portava lo stesso gli sbiaditi capelli di un rosso ormai quasi rosa sciolti sulle spalle come una ragazza; la vecchia aveva un'espressione contrariata ed era evidente che non era soddisfatta del modo in cui i servitori stavano scaricando i bagagli. D'un tratto la donna strappò un cesto troppo carico dalle mani di un servo che stava lottando per trasportarlo e lo protese verso un uomo grasso che indossava una tunica di velluto verde.

Anche lui aveva i capelli rossi, come pure il più attraente dei visitatori più giovani, un uomo sul finire della ventina ma con il viso aperto e lentigginoso che aveva se non altro un'espressione piacevole.

— Sir Bloet! — strillò Agnes, e oltrepassò Kivrin per stringersi contro le ginocchia dell'uomo grasso.

Oh, no, gemette interiormente Kivrin. Aveva supposto che quel tizio grasso fosse il marito della zitella con i capelli rosa o della donna con la cuffia inamidata. Quell'uomo aveva almeno cinquant'anni, non pesava meno di centoventi chili e quando sorrise ad Agnes esibì denti scuri e marci.

— Mi hai portato un regalo? — stava chiedendo Agnes, continuando a tirargli il bordo della tunica.

— Certo — rispose lui, guardando verso Rosemund, che era ancora intenta a parlare con le altre ragazze. — Per te e per tua sorella.

— Vado a chiamarla — si offrì Agnes, e saettò verso Rosemund prima che Kivrin potesse fermarla, mentre Bloet le andava dietro con passo pesante.

Le altre ragazze ridacchiarono e si ritrassero al suo avvicinarsi, e dopo aver scoccato ad Agnes un'occhiata omicida Rosemund si costrinse a sorridere e a protendere la mano.

— Buon giorno, signore, e sii il benvenuto — disse.

Il suo mento era sollevato il più in alto possibile e sulle sue guance pallide c'erano due chiazze di rossore febbrile, ma a quanto pareva Sir Bloet interpretò quei segni come una manifestazione di timidezza e di eccitazione.

— Di certo — commentò, prendendo le piccole dita di lei nelle proprie mani grasse, — a primavera non saluterai più tuo marito con tanta formalità.

— È ancora inverno, signore — ribatté lei, arrossendo ancora di più.

— Ma la primavera arriverà molto presto — rise Bloet, mettendo in mostra i suoi denti marrone.

— Dov'è il mio regalo? — chiese Agnes.

— Non essere tanto avida, Agnes — la rimproverò Eliwys, venendo a fermarsi in mezzo alle sue figlie. — Non si accolgono gli ospiti chiedendo loro dei doni — aggiunse, rivolgendo un sorriso a Sir Bloet… se davvero temeva quel matrimonio non lo stava certo dando a vedere e appariva più rilassata di come Kivrin l'avesse mai vista.