Изменить стиль страницы

Agnes non protestò ma continuò a lanciare da sopra la spalla occhiate ansiose in direzione dei cavalli.

— A Saraceno non piace essere lasciato solo — azzardò.

Rosemund si arrestò nel centro del cortile della chiesa e si girò con le mani sui fianchi.

— Cosa nascondi, bambina cattiva? Hai forse rubato delle mele e le hai nascoste nelle sacche della sella?

— No! — gridò Agnes, allarmata, ma Rosemund si stava già dirigendo a grandi passi verso il pony. — Sta lontana! Quello non è il tuo pony, è il mio — stridette Agnes.

Bene, se non altro non ci sarà bisogno di andare a cercare il prete, pensò Kivrin. Se è qui tutto questo fracasso lo indurrà di certo a venire fuori.

Intanto Rosemund stava slacciando le sacche della sella.

— Guardate! — esclamò dopo un momento, sollevando per la collottola il cucciolo di Agnes.

— Oh, Agnes — gemete Kivrin.

— Sei una bambina cattiva — ripeté Rosemund. — Adesso dovrei portare questa bestia al fiume e annegarla.

E accennò ad avviarsi in quella direzione.

— No! — urlò Agnes, correndo verso il cancello, ma subito Rosemund sollevò il cucciolo fuori della portata della sorella.

Pensando che la situazione si era protratta anche troppo, Kivrin intervenne e tolse l'animale dalle mani di Rosemund.

— Smettila di urlare, Agnes. Tua sorella non farà del male al tuo cucciolo — garantì, mentre la bestiola le si inerpicava lungo il collo e cercava di leccarle una guancia. — Però i cani non possono cavalcare sui cavalli: nella sacca della sella Blackie non riuscirebbe a respirare.

— Potrei portarlo io — suggerì Agnes, senza troppa speranza. — Lui voleva cavalcare il pony.

— Ha fatto una bella cavalcata fino alla chiesa e ne farà un'altra fino alla stalla — tagliò corto Kivrin, con fermezza. — Rosemund, riporta Blackie nella stalla — continuò, consegnando la bestiola alla ragazza che la prese di nuovo per la collottola. — È ancora un neonato, Agnes, e adesso ha bisogno di sua madre, e di dormire.

— Sei tu la neonata, Agnes! — sibilò Rosemund, in tono tanto furente da indurre Kivrin a dubitare di poterle affidare in cucciolo da riportare indietro. — Mettere un cane su un cavallo! E adesso dobbiamo perdere tempo per riportarlo indietro! Sarò felice quando sarò cresciuta e non avrò più a che fare con i neonati!

Montò in sella continuando a tenere la bestiola per la collottola, ma una volta assestata in arcione l'avvolse quasi con tenerezza in un angolo del proprio mantello e la tenne stretta contro il petto, prendendo le redini con la mano libera e girando il cavallo.

— Di certo ormai Padre Roche se ne sarà andato! — gridò, e partì al galoppo.

Kivrin cominciava a temere che potesse avere ragione. Il chiasso che avevano fatto era stato tale da risvegliare i morti sotto le lapidi di legno, ma dalla chiesa non era uscito nessuno, quindi era probabile che il prete se ne fosse andato parecchio tempo prima del loro arrivo. Kivrin prese però lo stesso Agnes per mano e la condusse dentro la chiesa.

— Rosemund è una ragazza cattiva — dichiarò la bambina.

Kivrin si sentiva propensa a condividere la sua opinione, ma poiché non poteva dirlo e non se la sentiva neppure di prendere le difese di Rosemund preferì restare in silenzio.

— E non sono una neonata — rincarò Agnes, sollevando lo sguardo verso di lei per avere una conferma, ma anche a quello non c'era risposta. Kivrin spinse le pesanti porte e indugiò a guardare l'interno della chiesa.

Lì non c'era nessuno e la navata era immersa in un buio quasi totale perché il grigiore della luce esterna non riusciva a penetrare attraverso le finestre di vetro scuro… soltanto la porta aperta forniva un chiarore sufficiente a vedere che la chiesa era vuota.

— Forse è nel coro — suggerì Agnes, oltrepassando Kivrin nella navata buia per inginocchiarsi e farsi il segno della croce prima di girarsi a guardare con impazienza la sua accompagnatrice.

Il prete non era però neppure nel coro. Da dove si trovavano Kivrin poteva vedere che non c'erano candele sull'altare, ma Agnes non sarebbe stata soddisfatta finché non avessero cercato in tutta la chiesa, quindi Kivrin s'inginocchiò e si segnò a sua volta, poi si avviò con la bambina fino alla parete divisoria. Le candele davanti alla statua di Santa Caterina erano state spente e nell'aria si sentiva ancora l'odore acuto di sego e di fumo… Kivrin si chiese se Padre Roche le avesse spente prima di uscire, perché il fuoco avrebbe costituito un grosso problema anche in un edificio di pietra e le candele non avevano piattini votivi nei quali potersi consumare senza pericoli.

Agnes puntò dritta verso la parete divisoria, premette la faccia contro il legno intagliato e chiamò il prete, poi si girò immediatamente e annunciò:

— Non è qui, Lady Kivrin. Forse è nella sua casa.

E uscì di corsa dalla porta della sagrestia. Kivrin era certa che quella non fosse una cosa permessa, ma adesso non le restava altro da fare che seguire la bambina attraverso il cortile della chiesa e fino alla casa più vicina.

Essa doveva appartenere al prete perché Agnes era già ferma fuori della porta intenta a chiamare a squarciagola il nome di Padre Roche, e perché era ovvio che la casa del prete fosse la più vicina alla chiesa, ma Kivrin ne rimase comunque sorpresa.

Infatti la costruzione appariva malconcia quanto la capanna in cui lei aveva cercato rifugio e non era molto più grande, e mentre si supponeva che nel medioevo i preti ricevessero una porzione del raccolto e del bestiame di ogni fedele, nello stretto cortile non c'erano animali di sorta tranne un paio di polli sparuti, e accanto alla porta era accatastata meno di una bracciata di legna.

Adesso Agnes stava picchiando contro il battente, che appariva privo di consistenza quanto la capanna, e Kivrin temette che potesse finire per aprirla ed entrare, ma prima che potesse avvicinarsi la bambina si girò verso di lei.

— Forse è nella torre campanaria — suggerì.

— No, non lo credo — ribatté Kivrin, afferrandola per mano in modo da impedirle di saettare di nuovo attraverso il cortile della chiesa e accennando a tornare verso il cancello del portico. — Padre Roche non suonerà ancora le campane fino ai vespri.

— Potrebbe farlo — insistette Agnes, piegando la testa da un lato come se stesse ascoltando qualcosa.

Kivrin ascoltò a sua volta ma non colse nessun suono… e soltanto allora si rese conto che la campana posta a sudovest aveva cessato di suonare dopo averlo fatto quasi senza sosta mentre lei aveva la polmonite. Kivrin rammentava di averla sentita suonare ancora quando era andata nelle stalle per la seconda volta a cercare Gawyn ma non ricordava se da allora l'avesse più udita suonare o meno.

— Hai sentito, Lady Kivrin? — chiese Agnes, poi si liberò dalla stretta di Kivrin e spiccò la corsa, non in direzione della torre campanaria ma intorno alla chiesa e verso il lato settentrionale dell'edificio. — Visto? — gongolò, indicando ciò che aveva trovato. — Padre Roche non è andato via.

L'asino del prete era intento a brucare placidamente le erbacce che spuntavano dalla neve, e oltre alla briglia era equipaggiato con parecchi sacchi di tela ovviamente vuoti e ovviamente destinati a contenere agrifoglio ed edera.

— Scommetto che è nella torre campanaria! — esclamò Agnes, precipitandosi nella direzione da cui era venuta.

Kivrin la seguì intorno alla chiesa e nel cortile, arrivando in tempo per vederla scomparire nella torre campanaria, e rimase in attesa chiedendosi dove altro potevano guardare. Forse il prete era in una delle capanne a prendersi cura di qualche malato.

Poi intravide un accenno di movimento attraverso la finestra della chiesa, e una luce… forse Padre Roche era tornato mentre loro stavano guardando l'asino. Kivrin spinse la porta della sagrestia e guardò dentro. Una candela era stata accesa davanti alla statua di Santa Caterina, ne poteva scorgere il tenue bagliore ai piedi dell'effigie.