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Arrivato in Infermeria venne scortato all'istante nella corsia di isolamento e a interrogare i nuovi casi.

— È essenziale stabilire un collegamento con il virus americano — spiegò Mary, — perché al CMI c'è stato un intoppo: a causa delle festività non c'è in servizio nessuno che possa analizzare la struttura del virus. Naturalmente si suppone che al Centro dovrebbero essere sempre pronti a qualsiasi emergenza, ma a quanto pare di solito i problemi arrivano sempre soltanto dopo il Natale… avvelenamenti da cibo ed eccessi di alcoolici che sembrano sintomi di virus… quindi danno al loro personale alcuni giorni di vacanza nei giorni che lo precedono. In ogni caso, il CDC di Atlanta ha acconsentito a mandare il prototipo del vaccino al CMI anche senza un'identificazione positiva sicura, però non possono cominciarne la fabbricazione se non si stabilisce un collegamento preciso.

'Questi — proseguì, accompagnandolo in un corridoio con divieto di accesso, — sono tutti casi che seguono il profilo del virus del Sud Carolina… febbre alta, dolori al corpo, complicazioni polmonari secondarie… ma sfortunatamente tali sintomi non sono una prova sufficiente. Non sei riuscito a trovare nessun collegamento fra Badri e qualche Americano, vero? — chiese poi, fermandosi fuori della corsia.

— No, ma ci sono ancora parecchi buchi nei suoi movimenti. Vuoi che provi a interrogarlo?

Mary esitò.

— È peggiorato — intuì Dunworthy.

— Gli è venuta la polmonite. Non credo che sia in grado di dirti nulla perché ha la febbre ancora molto alta, il che coincide con il profilo del virus. Lo stiamo aiutando con antimicrobici e coadiuvanti che hanno avuto effetto sul virus del Sud Carolina — replicò Mary, — aprendo la porta della corsia. — Questo schema indica tutti i casi che sono stati ricoverati… chiedi all'infermiera di turno di indicarti in quale letto si trovano — aggiunse, dattiloscrivendo qualcosa sulla tastiera della consolle del primo letto, che si accese e mostrò uno schema che si diramava e s'intrecciava come le fronde della grossa betula nel cortile di Balliol. — Non ti secca tenere Colin con te per un'altra notte, vero? — domandò poi.

— Non mi secca affatto.

— Oh, bene. Dubito moltissimo che riuscirò ad essere a casa prima di domani e mi preoccupa saperlo solo nell'appartamento, anche se pare che io sia l'unica a preoccuparmi — dichiarò in tono irritato. — Finalmente sono riuscita a parlare con Deirdre, nel Kent, e lei non era neppure lontanamente in ansia. 'Oh, c'è una quarantena?' ha detto. 'Ho avuto tanto da fare che non ho sentito i notiziari.' E poi ha proceduto a illustrarmi ciò che lei e il suo convivente hanno in progetto di fare, con l'evidente sottinteso che non aveva tempo per Colin ed era contenta di essersi liberata di lui. Ci sono dei momenti in cui sono convinta che non sia mia nipote.

— Sai se ha spedito a Colin i suoi regali di Natale? Lui ha detto che doveva mandarglieli per posta.

— Certo ha avuto troppo da fare per ricordarsi di comperarli e tanto meno di spedirli. L'ultima volta che Colin ha passato il Natale da me i suoi regali sono arrivati soltanto all'Epifania… a proposito di regali, sai che fine abbia fatto la mia borsa della spesa? Dentro ci sono i regali per Colin.

— L'ho portata io a Balliol.

— Oh, bene. Non ho finito i miei acquisti, ma se impacchetti la sciarpa e le altre cose almeno lui avrà qualcosa sotto l'albero, giusto? — commentò Mary, alzandosi in piedi. — Se dovessi scoprire qualche possibile collegamento mandami a chiamare all'istante. Come vedi, siamo già riusciti a far risalire a Badri parecchi contatti secondari, però si potrebbe trattare di incroci casuali e il vero collegamento potrebbe essere qualcun altro.

Poi se ne andò, e Dunworthy sedette accanto al letto della donna con l'ombrello lavanda.

— Signora Breen? — chiamò. — Temo di doverle fare qualche domanda.

La donna era rossa in volto e il suo respiro appariva affaticato quanto quello di Badri, ma rispose alle domande con prontezza e in modo chiaro. No, non era stata in America nell'ultimo mese e non conosceva nessun Americano o qualcuno che fosse stato di recente negli Stati Uniti. Però aveva preso la metropolitana da Londra per venire a fare delle compere.

— Da Blackwell, sa — precisò, spiegando che era poi andata in giro per tutta Oxford per i suoi acquisti prima di tornare alla stazione della metropolitana. Questo significava che aveva avuto contatti almeno con cinquecento persone, ciascuna delle quali poteva essere il collegamento che Mary stava cercando.

Impiegò fino alle due per interrogare tutti i contatti primari e inserire nello schema i nuovi dati su di essi, nessuno dei quali era il collegamento americano cercato da Mary, anche se aveva individuato altre due persone che erano state a quella festa ad Headington.

Sebbene non avesse molte speranze che Badri fosse in grado di rispondere alle sue domande, si recò quindi nel Reparto Isolamento. Il tecnico sembrava però stare molto meglio: al suo arrivo era addormentato, ma non appena gli toccò la mano aprì gli occhi e mise a fuoco lo sguardo su di lui.

— Signor Dunworthy — disse, con voce debole e rauca. — Cosa ci fa qui?

— Come ti senti? — domandò Dunworthy, sedendosi.

— Capita di sognare cose strane. Credevo… la testa mi doleva così tanto…

— Devo farti alcune domande, Badri. Ricordi chi hai visto a quella festa a cui sei stato, a Headington?

— C'era così tanta gente — replicò lui, deglutendo a fatica come se la gola gli dolesse. — Per lo più persone che non conoscevo.

— Ricordi con chi hai ballato?

— Elizabeth… — cominciò lui, e il nome uscì come un rauco stridio. — Sisu non so cosa… non conosco il suo cognome — sussurrò poi, — ed Elizabeth Yakamoto.

— È ora dei raggi X — annunciò l'infermiera dall'aria cupa, entrando nella stanza senza neppure guardare Badri. — Lei dovrà andarsene, Signor Dunworthy.

— Posso avere ancora qualche minuto? È importante — replicò Dunworthy, ma la donna stava già armeggiando alla consolle, quindi lui si protese con urgenza sul letto, chiedendo: — Badri, quando hai ottenuto la verifica, quanto slittamento hai registrato?

— Signor Dunworthy — chiamò l'infermiera, con insistenza.

— Lo slittamento era superiore a quanto ti aspettavi? — insistette Dunworthy, ignorandola.

— No — rispose Badri, con voce rauca, portandosi una mano alla gola.

— Quanto era?

— Quattro ore — sussurrò Badri, e Dunworthy si lasciò mettere alla porta.

Quattro ore. Kivrin aveva effettuato la transizione a mezzogiorno e mezzo, il che significava che era arrivata dall'altra parte alle quattro e mezza, quasi al tramonto ma con luce ancora sufficiente per vedere dove si trovava, e tempo quanto bastava per arrivare a piedi fino a Skendgate, se necessario.

Andò a cercare Mary e le fornì i nomi delle due ragazze con cui Badri aveva ballato; lei li confrontò con la lista dei nuovi ricoverati ma nessuna delle due figurava su di essa. Dopo avergli controllato la temperatura e prelevato il sangue, in modo che non fosse costretto a tornare, Mary gli disse che poteva andarsene a casa… stava per farlo quando Sisu Farchild venne ricoverata, e allorché arrivò effettivamente a casa era ormai l'ora del tè.

Colin non era al cancello e neppure nella sala comune, dove Finch stava constatando che erano quasi a corto anche di burro e di zucchero.

— Dov'è il nipote della Dottoressa Ahrens? — gli chiese Dunworthy.

— Ha aspettato sulla porta per tutta la mattina — rispose Finch, contando con aria ansiosa i cubetti di zucchero. — Il postino è arrivato soltanto dopo l'una, e poi il ragazzo è andato all'appartamento della zia per vedere se i pacchi erano stati mandati lì, ma da quanto ho dedotto non c'erano. È tornato indietro con l'aria molto avvilita, ma circa mezz'ora fa ha dichiarato improvvisamente di aver appena avuto un'idea ed è corso via. Forse ha pensato ad un altro posto dove potrebbero essere stati mandati i pacchi.