Изменить стиль страницы

— Quando sono arrivati in Inghilterra questi tuoi suonatori di campane? — domandò infatti.

— Non lo so, però sono giunti ad Oxford soltanto questo pomeriggio, quando Badri era già alla rete.

— Comunque cerca di saperlo: chiedi quando sono atterrati, dove sono stati e se qualcuno di loro è stato malato. Un membro del gruppo potrebbe avere qualcuno ad Oxford ed essere venuto qui in anticipo. Hai studenti americani nel college?

— No, però Montoya è un'Americana.

— Non ci avevo pensato — ammise Mary. — Da quanto tempo è qui?

— Dall'inìzio del trimestre, però avrebbe potuto avere contatti con qualcuno venuto in visita dagli Stati Uniti.

— Glielo chiederò quando verrà per l'esame del sangue. E vorrei che tu chiedessi a Badri se conosce qualche Americano o degli studenti che sono andati negli Stati Uniti per un programma di scambi culturali.

— Sta dormendo.

— E dovresti farlo anche tu — dichiarò Mary. — Non intendevo che dovessi chiederglielo adesso — aggiunse, battendogli un colpetto sul braccio. — Non è necessario che aspetti fino alle sette. Manderò qualcuno a prelevarti il sangue e a controllarti la pressione, poi potrai andare a casa a dormire. Senti brividi? — chiese quindi, prendendogli il polso e controllando il monitor della temperatura.

— No.

— Emicrania?

— Sì.

— È perché sei sfinito — sentenziò Mary, lasciandogli andare il polso. — Manderò subito qualcuno per il prelievo e dovremo esaminare anche Colin, almeno finché non saremo certi che il contagio si diffonde tramite gli umori del corpo — rifletté, guardando Colin, steso sul pavimento.

La bocca del ragazzo si era aperta, ma la gomma da masticare era ancora saldamente al suo posto, all'interno della guancia… Dunworthy si domandò se c'era il rischio che lo soffocasse.

— Cosa farai con tuo nipote? — chiese. — Vuoi che lo porti a Balliol con me?

— Davvero lo faresti? — esclamò Mary, mostrandosi subito grata. — Detesto addossarti il compito di badare a lui, ma dubito che potrò tornare a casa finché non avremo posto questa cosa sotto controllo. Povero ragazzo — sospirò. — Spero che il suo Natale non ne sarà troppo rovinato.

— Non mi preoccuperei troppo di questo — garantì Dunworthy.

— Ti sono molto grata — affermò Mary, — e provvedere subito agli esami.

Colin si tirò su a sedere non appena se ne fu andata.

— Che genere di esami? — chiese. — Significa che potrei contrarre il virus?

— Spero proprio di no — rispose Dunworthy, pensando al volto arrossato di Badri e al suo respiro affaticato.

— Però potrei — insistette Colin.

— Le probabilità sono molto scarse, e al tuo posto non mi preoccuperei.

— Non sono preoccupato, ma credo che mi stia venendo uno sfogo — ribatté il ragazzo, protendendo un braccio e indicando una lentiggine.

— Quello non è un sintomo del virus — garantì Dunworthy. — Raccogli le tue cose, dopo gli esami ti porterò a casa con me — aggiunse, prendendo la propria sciarpa e il cappotto dalla sedia su cui li aveva posati.

— Allora quali sono i sintomi? — volle sapere Colin.

— Febbre e difficoltà di respirazione — spiegò Dunworthy. La borsa di Mary era per terra accanto alla sedia di Latimer, e lui decise che avrebbero fatto meglio a portarla via con loro.

In quel momento arrivò un'infermiera con il vassoio per il prelievo del sangue.

— Ho caldo — esclamò Colin, serrandosi drammaticamente la gola. — Non riesco a respirare.

L'infermiera indietreggiò di un passo, sconcertata, sballottando il vassoio.

— Non si allarmi — intervenne Dunworthy, afferrando Colin per un braccio, — è soltanto un caso di avvelenamento da gomma da masticare.

Sorridendo, Colin mise a nudo senza paura il braccio per il prelievo del sangue, poi ripose il maglione nella sacca e si infilò la giacca ancora umida mentre Dunworthy si faceva a sua volta prelevare il sangue.

— La Dottoressa Ahrens ha detto che non c'è bisogno che aspettiate i risultati delle analisi — avvertì l'infermiera, prima di andarsene.

Dunworthy si mise il cappotto, raccolse la borsa della spesa di Mary e precedette Colin lungo il corridoio e fuori del Pronto Soccorso. Mary non si vedeva da nessuna parte, ma aveva mandato a dire loro che non era necessario che aspettassero, e lui si sentiva improvvisamente così stanco da non reggersi in piedi.

Quando uscirono scoprirono che stava facendo giorno e che pioveva ancora. Dunworthy esitò per un momento sotto il portico dell'ospedale, chiedendosi se fosse il caso di chiamare un taxi… però non aveva nessun desiderio di vedere Gilchrist presentarsi per i suoi esami del sangue mentre loro stavano aspettando e di sentire ancora una volta i suoi piani per mandare Kivrin nel periodo della Morte Nera o alla Battaglia di Agincourt, quindi cercò l'ombrello pieghevole nella borsa di Mary e lo aprì.

— Grazie a Dio è ancora qui! — esclamò Montoya, sopraggiungendo in bicicletta e arrestandosi con uno spruzzo di pioggia. — Devo trovare Basingame.

È quello che stiamo cercando di fare tutti, pensò Dunworthy, chiedendosi dove fosse stata l'archeologa durante tutte le conversazioni telefoniche che si erano svolte su quell'argomento. Intanto Montoya scese dalla bicicletta, la spinse in uno spazio dell'apposito parcheggio e chiuse il lucchetto.

— Riesce a crederci? — dichiarò. — La sua segretaria ha detto che nessuno sa dove si trovi.

— Ci credo — replicò Dunworthy, — perché ho cercato di rintracciarlo per la maggior parte della giornata di oggi… di ieri. È in vacanza in Scozia, da qualche parte, ma nessuno sa con esattezza dove. Secondo la moglie è andato a pescare.

— In questo periodo dell'anno? Chi mai andrebbe a pescare in Scozia in dicembre? Di certo sua moglie sa dove si trova oppure ha un recapito dove lo si può raggiungere o qualcosa del genere.

Dunworthy scosse il capo.

— Questo è ridicolo! Io mi prendo un sacco di fastidi per convincere il Consiglio Sanitario Nazionale a permettermi di accedere ai miei scavi e Basingame è in vacanza! — protestò Montoya, poi infilò la mano nell'interno dell'impermeabile e tirò fuori un fascio di fogli colorati. — Hanno acconsentito a concedermi una deroga a patto che il Preside della Facoltà di Storia firmi un documento in cui si dica che gli scavi sono un progetto necessario ed essenziale per il benessere dell'università. Come ha potuto Basingame sparire in questo modo senza dire niente a nessuno? — reiterò, sbattendosi i fogli contro una gamba e facendo volare gocce si pioggia da tutte le parti. — Devo far firmare questo documento prima che la pioggia si porti via l'intero scavo. Dov'è Gilchrist?

— Dovrebbe arrivare fra poco per gli esami del sangue — la informò Dunworthy. — Se dovesse riuscire a rintracciare Basingame lo avverta che deve tornare immediatamente perché qui abbiamo una quarantena, non sappiamo dov'è finito il nostro storico e il tecnico è troppo malato per dircelo.

— A pescare — borbottò Montoya, in tono disgustato, dirigendosi verso il pronto soccorso. — Se i miei scavi si rovineranno lui avrà molto di cui rispondere.

— Vieni — disse Dunworthy a Colin, ansioso di andarsene prima che arrivasse qualcun altro. In un primo tempo cercò di tenere l'ombrello in modo da coprire anche il ragazzo ma ben presto ci rinunciò, perché Colin a tratti lo precedeva con passo deciso, riuscendo a centrare quasi ogni pozzanghera, e a tratti si attardava a guardare qualche vetrina.

Per strada non c'era nessuno, però Dunworthy non avrebbe saputo dire se la cosa dipendeva dalla quarantena o dall'ora. Pensò che forse stavano dormendo ancora tutti e che sarebbero riusciti a entrare senza farsi notare e ad andare subito a letto.

— Credevo che ci fosse più agitazione — commentò Colin, in tono deluso. — Sirene e cose del genere.

— E carretti carichi di morti che girano per le strade mentre i monatti gridano «Portate fuori i vostri morti?» — chiese Dunworthy. — Saresti dovuto andare con Kivrin. Nel medioevo le quarantene erano molto più eccitanti di quanto probabilmente lo sarà questa, con quattro casi appena e un vaccino in arrivo dagli Stati Uniti.