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Nella capanna la quiete era assoluta, segno che il vento doveva essere caduto, e non riusciva più a sentire il topo; uno dei rami del fuoco si spezzò con uno schiocco e scagliò una pioggia di scintille sul pavimento sporco.

Nessuno sa che sono qui, si disse, portandosi una mano al petto come se fosse stata trafitta. Nessuno sa dove sono, neppure il Signor Dunworthy.

Però questo non era vero. Lady Eliwys sarebbe potuta tornare a casa in anticipo e avrebbe potuto decidere di applicarle dell'altro unguento, oppure Imeyne avrebbe potuto rimandare a casa Maisry, o ancora il ragazzo poteva essere corso a chiamare gli uomini al lavoro nei campi, che sarebbero arrivati da un momento all'altro anche se la porta era chiusa. E se pure non si fossero accorti della sua scomparsa prima dei vespri avevano comunque torce e lanterne, e i genitori del ragazzo sarebbero tornati a casa per cucinare la cena e nel trovarla avrebbero mandato a chiamare qualcuno dal maniero.

Qualsiasi cosa succeda, non sei del tutto sola, si disse, e quel pensiero le fu di conforto.

Perché era completamente sola. Aveva cercato di convincersi che non era così, che qualche dato fornito dagli schermi della rete aveva avvertito Gilchrist e Montoya che qualcosa era andato storto e che il Signor Dunworthy aveva costretto Badri a controllare e ricontrollare ogni cosa, per cui adesso sapevano che le era successo qualcosa e stavano tenendo aperta la rete, ma sapeva che non era così. Loro ignoravano dove fosse finita nella stessa misura in cui lo ignoravano Agnes e Lady Eliwys. Credevano che fosse al sicuro a Skendgate, intenta a studiare il medioevo dopo aver localizzato con chiarezza il sito della transizione e con il registratore già pieno a metà di osservazioni relative a strane usanze e alla rotazione dei raccolti, e non si sarebbero resi conto che era scomparsa fino a quando non avessero riaperto la rete, fra due settimane.

— E per allora si sarà fatto buio — disse.

Rimase immobile a guardare il fuoco che era ormai quasi spento. Nella baracca non c'erano scorte di legna che lei potesse vedere e si chiese se il ragazzo non fosse stato lasciato a casa proprio perché ne raccogliesse, e come avrebbe fatto quella notte la famiglia a scaldarsi.

Era sola, il fuoco si stava spegnendo e nessuno sapeva dove si trovava, tranne un ratto che avrebbe ucciso mezza Europa. Si alzò in piedi, sbattendo di nuovo la testa contro il soffitto, e spalancò la porta per uscire.

Nei campi non si vedeva ancora nessuno, ma almeno il vento era caduto e poteva sentire la campana a sudovest che rintoccava nitidamente. La neve stava cominciando a cadere lenta dal cielo grigio e oscurava completamente la collinetta su cui sorgeva la chiesa.

Mentre si dirigeva verso di essa un'altra campana cominciò a suonare, più a sud e più vicina, ma con un suono più acuto e metallico che indicava una campana di dimensioni minori. Anche i suoi rintocchi erano costanti, ma leggermente sfalsati rispetto a quelli della prima campana, in modo da sembrare quasi un'eco.

— Kivrin! Lady Kivrin! Dove sei stata? — gridò Agnes, correndo per raggiungerla, con il volto arrossato per il movimento o per il freddo. O per l'eccitazione. — Ti abbiamo cercata dappertutto — aggiunse, poi si precipitò nella direzione da cui era venuta, strillando: — L'ho trovata! L'ho trovata!

— No, non l'hai fatto — ribatté Rosemund. — L'abbiamo vista tutti.

E si affrettò a venire avanti precedendo Lady Imeyne e Maisry, che aveva le spalle avvolte nel logoro poncho marrone e gli orecchi di un rosso acceso. Il suo aspetto cupo indicava che probabilmente le era stata data la colpa della scomparsa di Kivrin o che lei pensava che sarebbe stata incolpata… o forse aveva soltanto freddo. Lady Imeyne era furibonda.

— Tu non sapevi che era Kivrin — protestò Agnes, tornando di corsa accanto a Kivrin. — Hai detto di non essere certa che fosse lei. Sono stata io a trovarla.

Rosemund la ignorò e afferrò Kivrin per un braccio.

— Cosa è successo? Perché hai lasciato il letto? — domandò in tono ansioso. — Gawyn è venuto per parlare con te e ha scoperto che eri andata via.

Gawyn è venuto, pensò debolmente Kivrin, Gawyn, che avrebbe potuto dirmi con esattezza dove si trova il sito, ed io non c'ero.

— Era venuto a dirti che non ha trovato traccia dei tuoi assalitori, e che…

— Dove eri diretta? — domandò quasi in tono d'accusa Lady Imeyne, raggiungendole.

— Non sono riuscita a trovare la strada per tornare indietro — rispose Kivrin, riflettendo su come poteva spiegare perché era andata in giro per il villaggio.

— Sei andata a incontrare qualcuno? — insistette Lady Imeyne, e le sue parole suonarono decisamente come un'accusa.

— Come avrebbe potuto incontrare qualcuno? — ribatté Rosemund. — Qui non conosce nessuno e non ricorda nulla del passato.

— Sono uscita a cercare il posto dove sono stata trovata — intervenne Kivrin, cercando di non appoggiarsi troppo a Rosemund. — Pensavo che forse la vista delle mie cose avrebbe potuto…

— Aiutarti a ricordare — concluse per lei Rosemund. — Però…

— Non avresti dovuto mettere in pericolo la tua salute in questo modo — la rimproverò Lady Imeyne. — Oggi Gawyn ha portato qui ogni cosa.

— Ogni cosa? — ripeté Kivrin.

— Sì — confermò Rosemund. — Il carro e tutte le tue casse.

La seconda campana smise di suonare e la prima continuò a scandire rintocchi così lenti e solenni che doveva certo trattarsi di un funerale. Quel suono pareva accompagnare la morte stessa della speranza. Gawyn aveva portato tutto al maniero.

— Non è bene tenere Lady Katherine esposta a questo freddo — affermò Rosemund, esprimendosi come sua madre. — È stata malata e dobbiamo riportarla dentro prima che prenda un colpo di freddo.

Ho già preso un colpo di freddo, pensò Kivrin. Gawyn aveva portato ogni cosa al maniero, ogni traccia di dove si trovasse il sito… perfino il carro.

— La colpa dell'accaduto è tua, Maisry — dichiarò Lady Imeyne, spingendo avanti la ragazza perché sorreggesse Kivrin per l'altro braccio. — Non avresti dovuto lasciarla sola.

Kivrin si ritrasse d'istinto dalle mani sporche di Maisry.

— Riesci a camminare? — domandò Rosemund, che cominciava a cedere sotto il suo peso. — Dobbiamo portarti la giumenta?

— No — rifiutò Kivrin. Chissà perché non riusciva a sopportare l'idea di essere riportata indietro in quel modo, come un prigioniero catturato e posto in sella ad un cavallo dai finimenti tintinnanti. — No — ripeté. — Posso camminare.

Dovette appoggiarsi pesantemente al braccio di Rosemund e a quello sporco di Maisry, e procedere con lentezza, ma ce la fece. Oltre le capanne e la casa del castaldo, oltre i maiali incuriositi e nel cortile, dove il moncone di un grosso frassino giaceva sull'acciottolato davanti al granaio, con le radici contorte che cominciavano a trattenere i fiocchi di neve.

— Il suo comportamento potrebbe costarle la vita — sentenziò Lady Imeyne, segnalando a Maisry di aprire la pesante porta di legno. — Senza dubbio avrà una ricaduta.

La neve stava cominciando a cadere fitta. Maisry riuscì ad aprire la porta, che aveva una maniglia simile a quella della gabbia del topo.

Flagello o meno che sia, avrei dovuto liberarlo, pensò Kivrin. Avrei dovuto farlo.

Lady Imeyne fece un cenno a Maisry, che tornò a sostenerle il braccio.

— No — disse però lei, liberandosi della sua mano e di quella di Rosemund, e oltrepassò la soglia senza aiuto, addentrandosi nell'oscurità al di là di essa.

ESTRATTO DAL DOMESDAY BOOK
(005982-013198)

18 Dicembre 1320 (Vecchio Calendario). Credo di avere la polmonite. Ho cercato di andare a rintracciare il sito della transizione ma non ce l'ho fatta e adesso ho avuto una specie di ricaduta o qualcosa del genere. C'è un dolore che mi trapassa le costole ogni volta che respiro e quando tossisco, il che succede di continuo, mi sembra che dentro mi vada tutto in pezzi. Poco fa ho cercato di mettermi a sedere e mi sono trovata all'istante madida di sudore. Penso anche che la febbre sia tornata, e questi sono tutti sintomi che secondo quanto mi ha detto la Dottoressa Ahrens indicano una polmonite.