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Dunworthy si recò anche in infermeria per chiedere ai contatti primari che non erano in stato di delirio se avevano animali domestici o se di recente erano stati a caccia di anatre. Adesso i corridoi erano pieni di lettighe su ciascuna delle quali giaceva un paziente, i malati erano affollati a ridosso delle porte del Pronto Soccorso e di traverso davanti all'ascensore, tanto che era impossibile oltrepassarli per arrivarvi e Dunworthy dovette usare le scale.

L'infermiera bionda amica di William gli venne incontro sulla porta della Sezione d'Isolamento con indosso un camice bianco e una maschera di stoffa.

— Temo che non possa entrare — affermò, sollevando una mano guantata.

— Il Signor Chaudhuri è peggiorato? — chiese Dunworthy, convinto interiormente che Badri fosse morto.

— No, e pare addirittura che stia riposando un po' più tranquillamente, ma abbiamo esaurito i set di IPS. Da Londra hanno promesso di mandarcene una partita domani e il personale si sta adattando con indumenti di stoffa, ma non ne abbiamo a sufficienza anche per i visitatori — spiegò la ragazza, poi si sfilò di tasca un pezzo di carta e glielo porse, aggiungendo: — Ho scritto le sue parole, ma temo che per lo più fossero incomprensibili. Continua a ripetere il suo nome e quello di… Kivrin, si chiama così, giusto?

Dunworthy annuì, guardando il pezzo di carta.

— A volte aggiunge parole isolate, ma per lo più sono cose senza senso.

La ragazza aveva cercato di scrivere basandosi sui suoni che sentiva e aveva sottolineato le parole che era riuscita a capire. Badri aveva detto cose come «non posso» e «topi» e «così preoccupato».

Entro domenica mattina oltre la metà degli «ospiti» di Balliol erano costretti a letto e tutti quelli che non erano malati erano impegnati a curarli. Dunworthy e Finch avevano ormai rinunciato all'idea di organizzare delle corsie, anche perché avevano esaurito le brande pieghevoli, quindi si erano limitati a lasciare i malati nelle loro stanze oppure a trasferirli con tutto il letto nelle stanze di Salvin per evitare che gli infermieri improvvisati dovessero correre a destra e a sinistra fino a sfinirsi.

I suonatori di campane si ammalarono uno dopo l'altro e Dunworthy aiutò a sistemarli a letto nella vecchia biblioteca. La Signora Taylor, che era ancora in grado di camminare, insistette per andare a trovarli.

— È il meno che possa fare — dichiarò, con il respiro affannoso per lo sforzo di percorrere il corridoio, — dopo il modo in cui sono venuta loro meno.

Dunworthy l'aiutò ad adagiarsi sul materasso gonfiabile che William aveva portato fin là e la coprì con un lenzuolo.

— Lo spirito è forte — commentò, — ma la carne è debole.

Lui stesso si sentiva debole e spossato per la mancanza di sonno e le costanti sconfitte. Fra il bollire l'acqua per il tè e il lavare i pappagalli alla fine riuscì a raggiungere telefonicamente uno dei tecnici di Magdalen.

— È all'ospedale — lo informò sua madre, che appariva preoccupata e stanca.

— Quando si è ammalata? — domandò Dunworthy.

— Il giorno di Natale.

Dunworthy si sentì assalire dalla speranza: forse il tecnico di Magdalen era la fonte dell'epidemia.

— Che sintomi presenta sua figlia? — chiese in tono impaziente. — Mal di testa? Febbre? Disorientamento?

— Appendicite.

Entro martedì mattina gli «ospiti» malati erano ormai i tre quarti del totale. Come Finch aveva predetto rimasero senza lenzuola pulite e maschere regolamentari e, cosa più urgente, senza pillole termometriche, antimicrobici e aspirina.

— Ho cercato di chiamare l'Infermeria per averne degli altri — disse Finch, porgendo a Dunworthy una lista, — ma i telefoni sono tutti inattivi.

Dunworthy si recò a piedi fino all'Infermeria per ottenere le scorte mediche. La strada davanti al Pronto Soccorso era affollata da un groviglio di ambulanze, di taxi e di dimostranti che reggevano un grande cartello con la scritta «Il Primo Ministro Ci Ha lasciati Qui A Morire», e mentre lui cercava di farsi largo ed oltrepassava la soglia Colin ne uscì correndo. Come al solito era bagnato e con il naso rosso per il freddo, e aveva la giacca aperta.

— I telefoni non funzionano perché le linee sono in sovraccarico — annunciò. — Io faccio da messaggero — spiegò quindi, tirando fuori di tasca una manciata di fogli spiegazzati. — C'è qualcuno a cui vorrebbe che portassi un messaggio?

, pensò Dunworthy. A Basingame. Ad Andrews. A Kivrin.

— No — replicò.

— Allora vado — rispose Colin, infilandosi in tasca i messaggi già umidi. — Se sta cercando la prozia Mary la troverà al Pronto Soccorso perché sono appena arrivati cinque nuovi casi. Un'intera famiglia, e il neonato era morto.

E saettò via in mezzo all'ingorgo del traffico.

Dunworthy entrò a fatica nel Pronto Soccorso e mostrò la propria lista ad un paramedico, che lo indirizzò all'Approvvigionamento. I corridoi erano ancora affollati di lettighe, anche se adesso erano disposte per il lungo a ridosso delle pareti in modo da lasciare uno stretto passaggio nel mezzo. China su una delle lettighe c'era un'infermiera con maschera e camice rosa, intenta a leggere qualcosa a uno dei pazienti.

— Il Signore farà abbattere la pestilenza su di te — disse la donna, e Dunworthy si rese conto troppo tardi che si trattava della Signora Gaddson… lei però era così intenta a leggere che non sollevò lo sguardo. — Fino a quando non ti avrà consumato e sarai scomparso da questa terra.

La pestilenza si abbatterà su di te, ripeté mentalmente Dunworthy, e pensò a Badri.

— Sono stati i topi — aveva detto il tecnico. — Li ha uccisi tutti, ha ucciso mezza Europa.

Kivrin non può essere in mezzo all'imperversare della Morte Nera, rifletté, mentre svoltava il corridoio dell'Approvvigionamento. Andrews aveva detto che lo slittamento massimo mai verificatosi era stato di cinque anni… e nel 1325 la peste non era ancora cominciata neppure in Cina… e che le sole cose che non avrebbero provocato il blocco automatico della transizione erano lo slittamento e un errore delle coordinate. E Badri, quando era ancora in condizione di rispondere alle sue domande, aveva insistito di aver controllato le coordinate di Puhalski.

Entrò all'Approvvigionamento, e siccome dietro il bancone non c'era nessuno suonò il campanello.

Ogni volta che lui glielo aveva chiesto, Badri aveva insistito che le coordinate dell'apprendista erano esatte, ma al tempo stesso le sue dita si erano mosse nervosamente sulle coltri, dattiloscrivendo senza posa nell'ottenere la verifica dei dati. Questo non può essere esatto. C'è qualcosa che non va.

Suonò ancora il campanello e da dietro gli scaffali sbucò un'infermiera, che ovviamente era già in pensione ed era stata richiamata in servizio a causa dell'epidemia dal momento che doveva avere almeno novant'anni e che la sua uniforme era ingiallita dal tempo anche se rigida per l'amido al punto da scricchiolare quando lei prese la lista.

— Ha un'autorizzazione per questi rifornimenti? — chiese la donna.

— No — rispose Dunworthy.

— Tutti gli ordini devono essere autorizzati dalla caposala — replicò lei, restituendogli la lista insieme ad un modulo di tre pagine.

— Noi non abbiamo una caposala — ribatté Dunworthy, cedendo all'irritazione, — e non abbiamo neppure una corsia. Abbiamo cinquanta malati in due dormitori e nessuna scorta di medicinali.

— In questo caso l'autorizzazione deve essere firmata dal dottore che ha in cura i pazienti.

— Il dottore in questione ha un'infermeria piena di pazienti di cui occuparsi e non ha il tempo di firmare autorizzazioni. C'è un'epidemia in corso!

— Ne sono perfettamente consapevole — ritorse l'infermiera, in tono gelido, — ma tutti gli ordini devono essere firmati dal medico responsabile.

E scomparve scricchiolando fra gli scaffali.

Dunworthy tornò al Pronto Soccorso ma Mary non c'era più e il paramedico gli disse di cercarla nella Sezione Isolamento… ma lei non era neppure lì. Per un momento Dunworthy prese in considerazione l'idea di contraffare la firma di Mary ma a parte la firma voleva vederla perché le voleva parlare del suo fallimento nel contattare i tecnici e nella ricerca di trovare un modo per aggirare Gilchrist e aprire la rete. Non riusciva neppure ad ottenere una semplice aspirina, ed era già il tre di gennaio.