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Una creatura imprecisata, grossa come un ratto ma con molte zampe, corse a rifugiarsi in un condotto di ventilazione guasto. Gladstone sentì puzza di liquami, di sudore, dell'ozono di ponti piano dati sovraccarichi, l'odore dolciastro di propellente per pistole, di vomito, il lezzo di ferormoni di bassa lega mutati in tossine. Percorse i corridoi, pensando alle settimane e ai mesi a venire, al terribile prezzo che i mondi avrebbero pagato per le sue decisioni, per le sue ossessioni.

Cinque giovani, modificati da ARNisti illegali al punto di essere più animaleschi che umani, le vennero incontro. Gladstone esitò.

La microguardia si lasciò cadere davanti a lei e neutralizzò i polimeri mimetici. I cinque scoppiarono a ridere, vedendo solo una macchina non più grande di una vespa saettare a mezz'aria. Forse erano andati troppo avanti nell'adattamento RNA, al punto da non riconoscere più il marchingegno. Due aprirono di scatto le vibrolame. Uno protese artigli d'acciaio lunghi dieci centimetri. Uno estrasse una pistola a fléchettes a canne rotanti.

Gladstone non voleva uno scontro. Anche se quegli scemi di Alveare Sedimento lo ignoravano, la microguardia poteva difenderla da loro e da cento altri. Ma lei non voleva che qualcuno restasse ucciso solo perché aveva scelto Sedimento come luogo per una passeggiata.

— Andatevene — disse.

I giovani la fissarono, con occhi gialli, con occhi neri sporgenti, con feritoie velate, con fasce ventrali fotoricettive. All'unisono si disposero a semicerchio e avanzarono di due passi.

Meina Gladstone drizzò le spalle, si strinse nel mantello e abbassò il visore polarizzato quanto bastava perché le vedessero gli occhi. — Andatevene — ripeté.

I giovani esitarono. Penne e scaglie si mossero sotto correnti d'aria impercettibili. In due di loro vibrarono antenne e tremolarono migliaia di minuscoli peli sensori.

Andarono via. La partenza fu silenziosa e rapida come l'arrivo. Nel giro di un secondo, gli unici rumori furono lo sgocciolio d'acqua e risate lontane.

Gladstone scosse la testa, materializzò il teleporter privato e lo varcò.

Sol Weintraub e sua figlia provenivano dal Mondo di Barnard. Gladstone si teleportò in un terminex secondario di Crawford, la loro città natale. Era sera. Case bianche e basse, in fondo a prati ben curati, riflettevano il gusto del Revival della Repubblica Canadese e la praticità degli agricoltori. Gli alberi, alti e fronzuti, rispecchiavano il retaggio della Vecchia Terra. Gladstone si tolse dal flusso di pedoni che si affrettavano a rincasare dopo una giornata di lavoro in altri punti della Rete e si trovò a camminare lungo marciapiedi di mattoni davanti a edifici di mattoni disposti intorno a un ovale erboso. A sinistra, dietro una fila di case, c'erano campi coltivati. Le piante alte e verdi, forse granturco, sospiravano lievemente e si estendevano fino al lontano orizzonte dove scompariva l'ultima falce di un enorme sole rosso.

Gladstone attraversò il campus universitario e si domandò se era quello il college in cui Sol aveva insegnato, ma non ebbe voglia di interrogare la sfera dati. Lampade a gas si accendevano automaticamente sotto il baldacchino di foglie e le prime stelle comparivano negli squarci dove il cielo passava dall'azzurro all'ambra all'ebano.

Gladstone aveva letto il libro di Weintraub, Il dilemma di Abramo, nel quale lo studioso analizzava la relazione fra un Dio che esigeva il sacrificio di un figlio e la razza umana disponibile a farlo. Weintraub sosteneva che il Jehovah del Vecchio Testamento non si era limitato a mettere alla prova Abramo, ma aveva comunicato nell'unico linguaggio che l'umanità poteva comprendere a quel punto della relazione: fedeltà, ubbidienza, sacrificio e ordine. Secondo Weintraub, il messaggio del Nuovo Testamento era il presagio di un nuovo stadio di questa relazione, uno stadio in cui la razza umana non avrebbe più sacrificato i propri figli ad alcun dio, per nessun motivo, ma in cui i genitori — intere stirpi di genitori — avrebbero offerto se stessi al posto dei figli. Da qui derivavano gli Olocausti del XX secolo, il Breve Scambio, le guerre tripartitiche, i secoli avventati e forse perfino il Grande Errore del '38.

Infine, Weintraub aveva preso in esame il rifiuto di ogni sacrificio, di ogni relazione con Dio tranne quella di reciproco rispetto e l'onesto tentativo di reciproca comprensione. Aveva scritto delle morti multiple di Dio e del bisogno di una sua risurrezione, ora che la razza umana aveva costruito i propri dèi e li aveva liberati nell'universo.

Gladstone attraversò un grazioso ponte di pietra sopra un ruscello perso nell'ombra e rivelato solo dal mormorio nel buio. Una morbida luce giallastra cadeva sulle ringhiere di pietra lavorata a mano. Da qualche parte, fuori del campus, un cane abbaiò e fu zittito. Le luci erano accese al secondo piano di un antico edificio dal tetto a due spioventi coperti di rozze scandole che certo risaliva a prima dell'Egira.

Gladstone pensò a Sol Weintraub e a sua moglie Sarai e alla loro bella figlia di ventisei anni, di ritorno da un anno di ricerche archeologiche su Hyperion, dove aveva trovato soltanto la maledizione dello Shrike, il morbo di Merlino. Pensò a Sol e Sarai che guardavano la figlia ringiovanire da donna a bambina, da bambina a neonata; e poi Sol che guardava da solo, dopo che Sarai era morta in uno stupido incidente di VEM, durante una visita alla sorella.

Rachel Weintraub, il cui primo e ultimo giorno sarebbe giunto fra meno di settantadue ore standard.

Gladstone batté il pugno sulla ringhiera di pietra e materializzò il teleporter privato.

Su Marte era mezzogiorno. I bassifondi di Tharsis erano quartieri poveri e squallidi da sei secoli e passa. Il cielo era rosa, l'aria era troppo rarefatta e troppo fredda per Gladstone, seppure avvolta nel mantello, e la polvere soffiava dappertutto. La donna camminò per gli stretti vicoli e per le passerelle rupestri di Relocation City, senza trovare un punto abbastanza aperto da vedere qualcosa che non fosse il successivo raggruppamento di catapecchie o le gocciolanti torri filtro.

Lì c'erano poche piante: le grandi foreste di Greening erano state abbattute per fare legna da ardere o erano morte ed erano state coperte da dune rossicce. Solo alcuni cactus utilizzati dai distillatori clandestini e gruppi zampettanti di ragno-licheni parassiti erano visibili fra sentieri di terra battuta, resa dura come pietra da venti generazioni di piedi scalzi.

Gladstone si sedette a riposare sopra una pietra bassa, chinò la testa, si massaggiò le ginocchia. Gruppi di bambini nudi, a parte qualche straccio e spinotti di shunt penzolanti, la circondarono per chiedere l'elemosina, e si allontanarono ridendo scioccamente, quando lei non rispose.

Il sole era alto. Mons Olympus e la severa bellezza dell'accademia della FORCE di Fedmahn Kassad non erano visibili. Gladstone si guardò intorno. Da lì proveniva quell'uomo orgoglioso. Lì si era unito a bande giovanili, prima di essere condannato all'ordine, all'equilibrio mentale e all'onore della vita militare.

Gladstone trovò un luogo riparato e si teleportò altrove.

Bosco Divino era sempre lo stesso… ricco del profumo di milioni di milioni di alberi, silenzioso, a parte il lieve stormire delle foglie e il sospiro del vento, colorato di mezzi toni e di tinte pastello: un mondo dove il tramonto incendiava quello che era alla lettera il tetto del mondo, mentre un oceano di cime d'albero rifletteva la luce e ogni foglia tremolava alla brezza e brillava della rugiada e degli acquazzoni del mattino. Refoli di vento portarono il profumo della pioggia e della vegetazione bagnata fino alla piattaforma di Gladstone, mezzo chilometro sopra il mondo ancora sprofondato nel sonno e nel buio.