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— Spettegola pure senza problemi.

— È solo una cosa che ho sentito a cena con gli ufficiali di Vorpatril. Mi sembrano delle persone gradevoli, devo dire.

Scommetto che hanno fatto i salti mortali per sembrarti gradevoli. Lei era una bella donna, colta, aveva l’aria di casa, ed era la prima donna cui la maggior parte di loro avesse parlato da settimane. Ed era sposata all’Ispettore Imperiale. Eh. Mangiatevi le unghie, ragazzi.

— Ho cercato di farli parlare del tenente Solian, ma quasi nessuno di loro lo conosceva. A parte uno: si ricordava che Solian si era dovuto assentare da una riunione settimanale degli ufficiali della Sicurezza perché aveva cominciato a sanguinargli il naso. Da quel che ho capito Solian era più imbarazzato e irritato che allarmato. Ma ho pensato che potrebbe essersi trattato di un problema passeggero. Nikki ha avuto lo stesso problema per un po’, e anch’io quando ero bambina, per un paio d’anni, ma poi la cosa è scomparsa. Però se Solian è andato a farsi curare dall’infermiere della sua nave, questa potrebbe essere stata l’occasione per qualcuno di impossessarsi di un campione del suo sangue per duplicarlo. — Fece una pausa. — In realtà, ora che ci penso, non sono sicura che questa notizia possa esserti di qualche aiuto. Chiunque potrebbe avere recuperato un fazzoletto sporco di sangue da un cestino della carta straccia. Però, se gli sanguinava il naso, almeno doveva essere ancora vivo. Mi sembrava un buon segno. — Si incupì. — O forse no.

— Grazie — disse Miles sinceramente. — Ancora non so se sia un buon segno, ma mi ha dato un’altra ragione per andare a parlare con gli infermieri. Bene! — Lei lo ricompensò con un sorriso. Poi aggiunse: — E se ti vengono delle idee sul carico di Dubauer, non farti problemi a parlarmene. Anche se solo con me, per il momento.

— Capisco. — Il suo sguardo si incupì. — È molto strano. Non strano che quel carico esista… voglio dire, se tutti i bambini haut vengono concepiti e geneticamente modificati in un unico centro, come mi ha descritto la huat Pel tua amica al matrimonio di Gregor, le genetiste haut devono esportare in continuazione migliaia di embrioni dal Nido Celeste ai mondi periferici.

— Non in continuazione — ribatté Miles. — Una volta all’anno. Le navi con gli embrioni haut partono contemporaneamente per le loro colonie. Questo dà alle consorti planetarie come Pel, che devono accompagnarle, l’occasione di incontrarsi e consultarsi.

Ekaterin annuì. — Ma portare il carico fin qui… e con un unico addetto alla loro sorveglianza… se il tuo Dubauer, o chiunque sia, si porta davvero dietro mille feti, non importa se umani, o ghem, o huat, o quello che vuoi, ci dovranno essere diverse centinaia di nutrici pronte ad aspettarli da qualche parte.

— In effetti — Miles si massaggiò le tempie che gli dolevano di nuovo, e non solo per le possibilità che andavano moltiplicandosi. Ekaterin aveva ragione. Se Solian avesse gettato via un campione di sangue in qualunque posto e in qualunque momento…

— Oh! — Si frugò nella tasca dei pantaloni e tirò fuori il fazzoletto, dimenticato fin dal mattino, e lo aprì vedendo una grossa macchia marroncina. Un campione di sangue, già. Non doveva aspettare il Quartier Generale di ImpSec per questa identificazione. Senza dubbio si sarebbe ricordato di questo accidentale campione anche senza l’aiuto di Ekaterin, sempre che questo accadesse prima che l’efficientissimo Roic ritirasse i suoi vestiti per restituirli puliti. — Ekaterin, ti adoro. Ho bisogno di parlare subito con il medico della Prince Xav. — Le mandò una serie di baci che suscitarono quel suo sorriso enigmatico, poi chiuse la comunicazione.

CAPITOLO DECIMO

Miles mandò un urgente plico alla Prince Xav, per mettere tutti all’erta; il drone della Kestrel che doveva portarlo dovette attendere un po’, prima che Bel ottenesse il libero passaggio.

Una mezza dozzina di pattugliatori della Milizia dell’Unione erano ancora schierati tra la Stazione Graf e la flotta di Vorpatril, che si trovava parcheggiata a diversi chilometri di distanza. Sarebbe stato un disastro se il preziosissimo campione di Miles fosse andato distrutto da una guardia della milizia con le dita un po’ troppo nervose. Miles non si rilassò che quando la Prince Xav riferì che il drone era giunto a bordo senza incidenti.

Finalmente si sedette alla tavola del quadrato della Kestrel in compagnia di Bel e Roic di fronte a alcune razioni militari. Mangiò meccanicamente, gustando a malapena il sapore del cibo caldo, che per la verità di sapore non ne aveva molto, tenendo un occhio sullo schermo video che stava ancora mostrando le registrazioni copiate sulla Idris.

Dubauer, a quanto pareva, non aveva mai lasciato la nave, nemmeno per fare una passeggiata nella Stazione, fino a quando i quad non lo avevano spostato in albergo.

Il tenente Solian era uscito cinque volte: quattro erano state missioni d’ufficio per controlli di routine del carico; la quinta, la più interessante, era avvenuta dopo la fine del suo turno, durante il suo ultimo giorno. Il video mostrava chiaramente la sua nuca, mentre usciva, e un’inquadratura nitida della sua faccia al ritorno, quaranta minuti più tardi. Anche fermando l’immagine, Miles non riuscì a identificare con certezza alcuna macchia od ombra sulla casacca verde scuro dell’uniforme barrayarana di Solian che potesse sembrare una macchia di sangue, neanche al massimo ingrandimento. L’espressione di Solian era chiusa, e guardava accigliato la telecamera. Era parte del suo compito, dopo tutto… forse una reazione automatica, per controllare che funzionasse. Il giovane non sembrava né rilassato, né felice, né aveva l’aria di qualcuno che si aspetta una licenza, anche se una licenza gli spettava. Sembrava… assorto in qualcosa che lo preoccupava.

Era l’ultimo documento dove Solian era ancora vivo.

Quando gli uomini di Brun avevano perquisito l’Idris il giorno seguente, pretendendo da ciascun passeggero con un carico, fra cui Dubauer, che aprissero cabina e stiva per essere ispezionate, di Solian o del suo corpo non si era trovata traccia. Da qui la teoria di Brun che Solian fosse uscito in qualche modo dalla nave senza farsi vedere. — Ci deve pur essere una traccia di dove sia andato, in quei quaranta minuti che ha lasciato la nave! — sbottò Miles esasperato.

— Non ha attraversato le mie barriere doganali, a meno che qualcuno non lo abbia avvolto in un tappeto e se lo sia portato in spalla — disse Bel con decisione. — E non risulta che qualcuno sia passato con un tappeto in spalla. Abbiamo guardato, sai? Lui poteva accedere con facilità alle sei stive di carico di quel settore, e a qualunque nave attraccata. Erano quattro, in quel momento.

— Be’, Brun giura di non avere alcuna registrazione dove lo si veda salire a bordo di un’altra nave. Però sarà meglio controllare tutti quelli che sono entrati o usciti dalle altre navi durante quel periodo. Solian potrebbe essersi appartato in qualunque angolo di quelle stive per una chiacchierata con qualcuno, o per uno scambio più sinistro.

— Le stive di carico non sono controllate di continuo — ammise Bel. — A volte lasciamo che i passeggeri e l’equipaggio della nave usino quelle che sono vuote per fare delle pratiche sportive.

— Ehm. — Tuttavia qualcuno ha giocato con quel sangue sintetizzato, pensò Miles.

Dopo la cena, Miles e Bel andarono all’albergo dove erano alloggiati gli equipaggi delle navi sequestrate. Era un albergo di gran lunga meno lussuoso e più affollato di quello dei passeggeri galattici paganti, e gli equipaggi, chiusi là dentro senza altra ricreazione che l’olovideo e la reciproca compagnia, erano piuttosto nervosi.

Appena lo videro, Miles fu preso d’assalto da diversi ufficiali superiori, sia provenienti dalle due navi della Corporazione, sia dalle due indipendenti rimaste incastrate in quel pasticcio. Tutti pretendevano di sapere quanto tempo ancora dovevano aspettare prima di essere rilasciati. Miles non rispose, ma mise fine al gran vociare chiedendo di parlare con gli infermieri delle quattro navi.