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Dopo qualche momento si fecero avanti tre uomini e una donna komarrani nervosi ai quali Miles fece segno di seguirli in un angolo appartato, quindi si rivolse all’infermiere dell’Idris. — Mi dica, è difficile per una persona non autorizzata entrare nella sua infermeria?

L’uomo lo guardò perplesso: — Non è per niente difficile, Lord Ispettore, non è chiusa a chiave. In caso di emergenza, la gente deve essere in grado di entrare senza trovare ostacoli. Nell’infermeria ci sono solo alcuni farmaci e qualche strumento tenuti in cassetti e protetti da una combinazione, ma per il resto non c’è alcun bisogno di sicurezza.

— E ultimamente non ha lamentato qualche furto?

— Pochissimi. Voglio dire, l’infermeria è comunque aperta, e qualche furtarello qualche volta capita, ma vengono rubati solo piccoli attrezzi di poco valore.

Gli altri infermieri delle due navi indipendenti riferirono procedure simili durante la permanenza nello spazio, ma in occasione delle soste in porto entrambi avevano l’obbligo di chiudere a chiave l’infermeria quando non erano in servizio. Miles si disse che chiunque di loro poteva essere stato corrotto per collaborare con chi aveva realizzato la sintesi del sangue. La domanda successiva confermò che tutte e quattro le navi possedevano, come normale strumentazione, dei sintetizzatori portatili.

— Se qualcuno si fosse introdotto nelle vostre infermerie per sintetizzare del sangue, sareste stati in grado di stabilire se gli strumenti erano stati usati?

— Se pulivano tutto bene… forse no — disse l’infermiere dell’Idris. — Ma… quanto sangue?

— Dai tre ai quattro litri.

Il volto teso dell’uomo si distese. — Oh, allora sì. Se avessero esaurito le mie scorte di fillopacchi e di fluidi, e non le avessero sostituite, lo avrei notato certamente.

— E quanto tempo dopo se ne sarebbe accorto?

— Appena mi fosse capitato di guardare, suppongo. Oppure al momento dell’inventario mensile, se non avessi avuto occasione di contare le scorte prima di allora.

— E ha notato niente?

— No, ma… cioè, veramente non ho guardato.

Un infermiere corrotto sarebbe stato perfettamente in grado di falsificare l’inventario di oggetti non controllati e ingombranti. Miles decise di pressarli.

— Sentite, c’è una ragione per cui ve lo chiedo: il sangue che è stato rinvenuto sul pavimento della stiva di carico e che ha messo in moto questa deplorevole, e costosissima, catena di eventi, anche se all’inizio era stato identificato come DNA appartenente al tenente Solian, in seguito è risultato sangue sintetizzato. La dogana quad sostiene di non avere mai registrato l’ingresso di Solian nella Stazione Graf, il che suggerisce, anche se non lo prova, che quel sangue possa essere stato sintetizzato da questa parte della barriera. Penso che adesso sia il caso di controllare i vostri inventari.

L’infermiera della nave gemella dell’Idris, la Rudra, si accigliò improvvisamente. — C’è stato… — Si interruppe.

— Sì? — chiese Miles con tono incoraggiante.

— C’è stato uno strano passeggero che è venuto a farmi delle domande sul sintetizzatore di sangue. Ho pensato che fosse semplicemente uno di quei passeggeri patologicamente preoccupati, anche se, quando ha spiegato le sue ragioni, ho pensato che la sua preoccupazione non fosse poi tanto patologica.

Miles le sorrise. — Mi dica di più di quel passeggero.

— Si era appena imbarcato sulla Rudra qui alla Stazione Graf. Ha detto che era preoccupato di avere un incidente durante il viaggio, perché non poteva accettare i normali sostituti sanguigni, essendo stato modificato a livello genetico. E lo era. Voglio dire, gli ho creduto riguardo ai problemi di compatibilità. È per questo che ci portiamo dietro i sintetizzatori, dopo tutto. Aveva delle dita lunghissime… unite da membrane. Mi ha detto di essere un anfibio, ma io non ci avevo creduto, fino a che non mi ha mostrato le branchie. Le costole gli si muovevano in modo incredibile. Mi disse che durante il viaggio doveva continuamente spruzzare una soluzione umidificante sulle branchie, perché l’aria sulla nave e sulla Stazione era troppo asciutta per lui. — Si fermò, e deglutì.

Decisamente non si trattava di Dubauer, allora. Uhm. C’era di mezzo un altro giocatore? Ma era della stessa partita, o in una completamente diversa?

L’infermiera continuò, con voce spaventata: — Alla fine gli ho fatto vedere il sintetizzatore, perché sembrava tanto ansioso e continuava a farmi delle domande. In quel momento, la mia preoccupazione era che tipo di tranquillante avrei dovuto usare su di lui, se gli fosse venuta una crisi isterica dopo otto giorni nello spazio.

Miles si raddrizzò sulla sedia e le fece un sorriso allegro, il che la tranquillizzò. — E quando è successo? In che giorno?

— Uhm… due giorni prima che i quad ci facessero evacuare la nave.

Tre giorni dopo la scomparsa di Solian. Sempre meglio.

— Sa come si chiama quell’uomo? Sarebbe in grado di riconoscerlo?

— Oh, certo. Voglio dire, con le membrane e tutto il resto. Mi ha detto di chiamarsi Firka.

Con tono naturale, Miles chiese: — Sarebbe disposta a ripetere la sua testimonianza sotto penta-rapido?

La donna fece una smorfia. — Penso di sì. Devo proprio?

— Vedremo. Adesso è più urgente andare a fare un inventario delle scorte. Cominceremo dall’infermeria della Rudra, poi andremo nelle altre.

Persero ancora un po’ di tempo, prima che Bel riuscisse a ottenere da Venn e Watts il rilascio temporaneo degli infermieri in quanto ritenuti indispensabili all’inchiesta. Una volta avuta l’approvazione, il sopralluogo all’infermeria della Rudra fu breve, mirato e diede subito frutti insperati.

Le scorte di materiali di base per la preparazione di sangue sintetico erano diminuite di quattro litri. Un fillopack, con le centinaia di metri quadrati di superficie reattiva ripiegata in microscopici strati in un apposito supporto, era sparito. E la macchina per la sintesi del sangue era stata pulita da mani inesperte. Miles fece un sorriso a trentadue denti mentre grattava un campione di residuo organico da una tubatura e lo metteva in una busta di plastica, per mandarlo al medico della Prince Xav.

Gli sviluppi dell’indagine cominciavano ad aprire sprazzi di luce. Miles mandò Roic a recuperare copie di tutte le registrazioni di sicurezza della Rudra, con particolare attenzione al passeggero Firka, poi lasciò a Bel il compito di recarsi nelle altre tre infermerie. Lui aveva altro da fare.

Tornò alla Kestrel e consegnò il nuovo campione al tenente Smolyani, perché lo inviasse alla Prince Xav con tutte le precauzioni del caso, poi cominciò a informarsi su Firka. Seppe che alloggiava nel secondo albergo dove erano ospitati i passeggeri delle navi sequestrate, ma il quad di guardia riferì che l’uomo era uscito prima di cena e non era ancora ritornato. Firka, quel giorno, era già uscito per la riunione dei passeggeri; forse era uno di quelli che si trovavano in fondo alla sala, anche se Miles avrebbe notato una mano con membrane tra quelle alzate per porre domande.

Miles ordinò alla guardia quad di chiamare lui o l’armiere Roic quando il passeggero fosse tornato, non importava a che ora.

Accigliato, chiamò il primo albergo per controllare dove fosse Dubauer. Il betano/cetagandano/erm/ba, vattelapesca era tornato sano e salvo dall’Idris, ma se n’era andato di nuovo dopo cena. Non che la cosa fosse insolita: ben pochi dei passeggeri sequestrati rimanevano in albergo quando potevano alleviare la noia serale cercando divertimento nei locali della Stazione. Ma Dubauer non aveva detto di avere paura di aggirarsi da solo per la Stazione Graf, senza una scorta armata? Miles si accigliò ancora di più, e ingiunse alla guardia quad dell’albergo di comunicargli il ritorno anche di Dubauer.