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Ripassò i video di sicurezza dell’Idris con l’avanzamento veloce mentre attendeva il ritorno di Roic. Gli ingrandimenti delle mani di un certo numero di passeggeri, per il resto normalissimi, non rivelarono alcuna membrana. Era quasi mezzanotte, quando Roic e Bel tornarono.

Bel sbadigliava. — Niente di importante — riferì. — Credo che abbiamo fatto centro al primo colpo. Ho rimandato gli infermieri in albergo. E adesso cosa facciamo?

— Aspettiamo che il medico della Prince Xav ci dia i risultati degli esami dei due campioni che gli ho mandato. Aspettiamo che Firka e Dubauer tornino al loro albergo, o altrimenti cominciamo a cercarli in tutta la Stazione. O meglio ancora, lo facciamo fare ai poliziotti di Venn, anche se non vorrei distoglierli dalla ricerca dell’attentatore.

Roic, che cominciava ad accusare la stanchezza, si rilassò. — Buona idea, Milord — mormorò con gratitudine.

— Bene, se abbiamo finalmente l’opportunità di dormire un po’, io vado a stendermi da Nicol — disse Bel.

Miles cominciava a trovare contagiosi gli sbadigli di Bel. Non era mai riuscito a sviluppare l’abilità del loro vecchio collega mercenario, il commodoro Tung, di dormire dovunque, ogni volta che una pausa nell’azione lo permettesse. Ma in quel momento era troppo su di giri per dormire. — Magari un sonnellino — concesse, controvoglia.

Quando Bel uscì, accompagnato da un poliziotto quad, Miles si lavò e si distese nella sua piccola branda per dormire quanto poteva. Comunque era combattuto se scegliere una notte di sonno ininterrotto, oppure attendere sveglio le notizie del medico della Prince Xav: avrebbe preferito le notizie. Nel frattempo, se Venn avesse arrestato l’attentatore, glielo avrebbe già comunicato.

Alcune Stazioni di trasferimento erano progettate in modo che fosse difficile trovare un porto per nascondersi, ma sfortunatamente, Graf non era una di queste. La sua architettura era piena zeppa di angoli nascosti. C’erano maggior probabilità di catturare il ricercato se questi cercava di andarsene, ma se quell’uomo si fosse nascosto da qualche parte, la ricerca sarebbe stata impossibile. E se dopo avere mancato il bersaglio la prima volta, avrebbe avuto il coraggio di ritentare? Ma chi era il vero bersaglio di quell’uomo?

Miles si chiese chi avrebbe mai voluto sparare a un innocuo anziano ermafrodita betano che accompagnava nello spazio un carico di embrioni di animali. Ma rifletté anche che qualcuno poteva essere a conoscenza che il cetagandano contrabbandava un carico umano, o superumano di inestimabile valore, almeno per il Nido Celeste. Le due questioni aprivano una serie di possibili complicazioni estremamente sinistre. Miles aveva già deciso dentro di sé che il passeggero Firka era destinato a un appuntamento con del penta-rapido il più in fretta possibile, sia con la collaborazione quad, se poteva ottenerla, oppure senza. Ma non era sicuro che il siero della verità avrebbe funzionato anche su un ba. Per un momento fantasticò di altri, più antichi metodi di interrogatorio. Cose provenienti dall’era di Yuri l’Imperatore Pazzo, o del suo bis-bisnonno il Conte Pierre, Le Sanguinarie-Vorrutyer.

Si rigirò nella branda, conscio di quanto si sentisse solo nel silenzio della cabina senza il rassicurante respiro di Ekaterin accanto a sé. Gradualmente si era abituato a quella presenza notturna, un’abitudine tra le più belle della sua vita. Toccò il crono che aveva al polso e sospirò: a quell’ora lei probabilmente dormiva e non voleva svegliarla. Allora ricalcolò il conto dei giorni che mancavano all’apertura dei contenitori di Aral Alexander ed Helen Natalia. Ogni giorno che perdeva lì, il margine di tempo si faceva più stretto.

Il suo cervello stava componendo un motivetto di una vecchia ninna nanna, quando pietosamente si addormentò.

— Milord?

Miles si svegliò immediatamente nell’udire la voce di Roic all’interfonico della cabina. — Sì?

— C’è il medico di bordo della Prince Xav stilla comconsolle protetta. Gli ho detto di attendere. Sapevo che se avesse chiamato, lei voleva essere svegliato.

— Sì. — Miles guardò i numeri luminosi del crono da muro: aveva dormito circa quattro ore. Più che a sufficienza. Tese una mano verso la sua casacca. — Sto arrivando.

Roic, ancora in uniforme, attendeva nel piccolo quadrato, che stava diventando sempre più familiare a Miles.

— Mi sembrava di averti detto di dormire un po’ — disse Miles. — Domani, voglio dire oggi, potrebbe essere una giornata lunga.

— Ho controllato le registrazioni video della Rudra, Milord. E penso di avere trovato qualcosa.

— D’accordo. Me la mostrerai dopo. — Scivolò nella sedia, accese il cono di sicurezza e attivò l’immagine.

Il medico capo della flotta, che aveva il grado di capitano a giudicare dalle mostrine sul colletto della sua uniforme verde, sembrava uno dei giovani Uomini Nuovi del regno progressista dell’Imperatore Gregor. — Signore Ispettore, sono il capitano Chris Clogston. Ho i risultati dei suoi campioni di sangue.

— Eccellente. Che cosa ha trovato?

Il medico si chinò in avanti. — La più interessante era la macchia sul suo fazzoletto. Direi che si tratta di sangue haut cetagandano, senza dubbio, ma i cromosomi sessuali sono molto strani: invece del solito paio di cromosomi extra, dove in genere assemblano le loro modificazioni genetiche, ce ne sono due.

Miles sorrise. — Esatto. Si tratta di un modello sperimentale. Haut cetagandano, certo, ma questo è un ba, privo di genere, e quasi certamente proveniente dal Nido Celeste stesso. Congeli una porzione di quel campione, lo classifichi top secret, e lo spedisca a casa, ai laboratori di ImpSec con il primo corriere disponibile, e con i miei complimenti. Sono sicuro che lo vorranno per i loro archivi.

— Sì, Milord.

Nessuna meraviglia che Dubauer avesse cercato a tutti i costi di recuperare quel fazzoletto insanguinato. Anche lasciando da parte il fatto che avrebbe potuto svelare la sua copertura, il risultato del lavoro sui geni, effettuato a quel livello nel Nido Celeste, non era una cosa che le dame haut avessero piacere di rendere noto. Certo, le dame haut riservavano la maggiore vigilanza ai geni che immettevano nel loro ben vigilato genoma, un’opera d’arte che poteva contare sulle esperienze del lavoro di molte generazioni. Miles si chiese quanto gli avrebbe fruttato fare delle copie pirata di quelle cellule che aveva raccolto inavvertitamente. Ma forse no… quel ba non era il loro lavoro più recente. In effetti, era vecchio di quasi un secolo, ormai. Il loro lavoro più recente si trovava nella stiva dell’Idra!

— L’altro campione — continuò il medico — era Solian II, intendo dire, il sangue sintetizzato del tenente Solian. Identico al campione precedente… prodotto nello stesso momento, direi.

— Bene! Finalmente stiamo arrivando a qualcosa. — A cosa, per Dio? — Grazie, capitano. Il suo aiuto è stato prezioso. Adesso vada a dormire, se lo è guadagnato.

Il medico, un po’ deluso per quello sbrigativo congedo, fatto senza ulteriori spiegazioni, chiuse la comunicazione.

Miles si girò verso Roic in tempo per vedergli soffocare uno sbadiglio. L’armiere assunse un’aria imbarazzata, e si raddrizzò sulla sedia.

— Allora, che cos’hai scoperto? — lo sollecitò Miles.

Roic si schiarì la gola. — Il passeggero Firka si è imbarcato sulla Rudra dopo la data di partenza programmata, approfittando del ritardo causato per le riparazioni.

— Uhm, e questo vuol dire che non avesse progettato da tempo il suo viaggio. Vai avanti.

— Ho filtrato un buon numero di registrazioni del tizio che esce ed entra nella nave prima che venisse sequestrata. A quanto sembra usava la sua cabina come albergo, ma la cosa non sorprende perché lo fanno in molti per risparmiare. Tuttavia, due delle sue uscite si sovrappongono ai momenti in cui il tenente Solian era fuori dall’Idris… la prima, durante quell’ultima ispezione di routine del carico, l’altra, proprio nei quaranta minuti in cui Solian non ha lasciato tracce.