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— Un momento — lo interruppi. — Pensavo che rappresentaste l’ottavo Distretto di Novylen.

— Signor Presidente, mi si permette di esporre le mie domande?

— Non sono domande — ribattei — è un discorso. E io sono stanco e voglio andarmene a dormire.

— Siamo tutti stanchi, Manuel — disse cortesemente Prof. — Ma la tua obiezione è giusta. Signor Deputato, voi rappresentate solo il vostro Distretto. Nella vostra qualità di membro del governo, vi sono stati affidati determinati compiti in relazione a determinate professioni.

— Il risultato è identico.

— Non proprio. Comunque, esponete solo le vostre domande.

— Ah, benissimo. Lo farò. Il maresciallo Davis si rende conto che questo piano di bombardamenti è completamente sbagliato e che migliaia di vite umane sono state distrutte senza ragione? E conosce il giudizio estremamente serio espresso su questa strage dagli intellettuali della nostra Repubblica? E può spiegare perché questo bombardamento sconsiderato è stato intrapreso senza consultare il Parlamento? E ora, è pronto a modificare il piano, o procede ciecamente? È vera l’accusa che ci è stata mossa, che i nostri missili sono armi nucleari, bandite da tutte le nazioni civili? Pensa davvero che lo Stato di Luna Libera possa venire accettato nel consesso delle nazioni civili, dopo un’azione di questo genere?

Guardai l’orologio. Era passata un’ora e mezzo da quando il primo masso era arrivato a destinazione. — Prof, vuoi dirmi cos’è questa requisitoria?

— Mi dispiace, Manuel — disse a voce bassa — volevo… avrei dovuto… aprire questa riunione con la lettura di un dispaccio giornalistico dalla Terra. Ma sembrava che tu ti sentissi vittima di un sopruso e… insomma, mi sono dimenticato di leggerlo. Il ministro si riferisce a una notizia giunta un attimo prima che ti telefonassi. Dall’agenzia Reuter di Toronto. Se il dispaccio dice la verità, e premetto il se, anziché seguire i nostri avvertimenti, pare che migliaia di spettatori si siano affollati nei luoghi bersagliati. Ci sono state probabilmente molte vittime. Non sappiamo quante.

— Capisco. Che cosa avrei dovuto fare? Prenderli per mano a uno a uno e condurli via? Li avevamo avvertiti.

— Gli intellettuali — intervenne Wright — ritengono che una elementare considerazione di ordine umanitario faccia obbligo…

— Senti, testa di legno — sbottai — hai sentito il Presidente dire che la notizia è arrivata pochi minuti fa. E allora come fai a sapere quali sono le reazioni della gente?

Si fece scarlatto. — Signor Presidente! Mi ha insultato!

— Non insultare un ministro, Manuel.

— Non lo farò se anche lui eviterà di farlo. La differenza fra me e lui è che lui usa parole più raffinate. Che cosa sono queste sciocchezze a proposito di bombe nucleari? Non ne abbiamo nemmeno una, e voi tutti lo sapete.

Prof pareva imbarazzato. — Anch’io sono confuso. Queste sono le parole del dispaccio. Ma quello che mi rende veramente perplesso è che alla televisione abbiamo effettivamente visto qualcosa che sembrava un’esplosione atomica.

— Oh! — Mi rivolsi a Wright. — I vostri amici intelligenti vi hanno spiegato che cosa succede quando si liberano alcuni miliardi di calorie in una frazione di secondo e tutte nel medesimo punto? Che temperatura? Che grado di luminosità?

— Allora ammettete di avere usato armi atomiche!

— Oh, Dio santo! — La testa mi faceva male da scoppiare. — Non ho detto niente del genere. Colpite con violenza una superficie e provocherete delle scintille. Fisica elementare, concetti noti a tutti meno che agli intellettuali. Noi abbiamo provocato le più grosse scintille della storia umana, ecco tutto. Un lampo colossale. Calore, luce, raggi ultravioletti. Dubito che ci sia stata una dispersione di raggi gamma. Raggi alfa e beta, possibile. È stata liberata una quantità gigantesca di energia meccanica. Ma nucleare? Non diciamo sciocchezze!

Prof chiese: — Signor ministro, vi ritenete soddisfatto della risposta?

— No, è una risposta che solleva molte altre domande. Per esempio, questo bombardamento va di gran lunga più in là di quanto è stato autorizzato dal governo. Avete visto tutti l’espressione sconvolta della gente quando quelle orribili luci sono apparse sullo schermo. E nonostante questo, il ministro della Difesa afferma che i bombardamenti continuano!

Guardai l’orologio. — Un altro proiettile ha colpito in questo istante il Monte Cheyenne.

— L’avete sentito? — esclamò Wright. — L’avete sentito? Se ne vanta anche! Signor Presidente, questa carneficina deve cessare!

Dissi: — Testa di… signor ministro, state insinuando che il Quartier Generale della Difesa Spaziale non è un obiettivo militare? Da che parte state? Con la Luna o con le Nazioni Federate?

— Manuel!

— Sono stufo di sentir dire stupidaggini. Sono stato incaricato di svolgere un compito e l’ho svolto. E adesso, toglietemi dai piedi questa testa di legno!

Si fece un silenzio di tomba. Dopo un po’ si udì una voce sommessa. — Posso dare un suggerimento?

Prof si guardò intorno: — Se qualcuno ha un suggerimento che possa appianare questa situazione, sarò felicissimo di sentirlo.

— Finora non abbiamo avuto informazioni esatte sui risultati dei bombardamenti. Mi pare che potremmo distanziare maggiormente i tiri. Per esempio un’ora invece che venti minuti di intervallo e ordinare subito la sospensione dei tiri nelle prossime due ore fino a quando avremo raccolto notizie sufficienti. Poi, se sarà il caso, potremo rinviare di almeno ventiquattro ore l’attacco sulla Grande Cina.

In sala ci furono cenni di approvazione e si levarono mormoni di sollievo: — Ottimo suggerimento!… Bene, non precipitiamo le cose!

Prof chiese: — Manuel?

Scattai: — Prof, sai benissimo qual è la risposta! Non scaricarla addosso a me.

— Forse è vero, Manuel, dovrei saperlo… ma sono stanco e confuso e non me ne ricordo.

All’improvviso parlò Wyoh.

— Mannie, rispondi tu, per favore. Anch’io ho bisogno di una spiegazione.

Queste parole mi fecero riprendere il controllo. — È una questione di gravità. Dovrei servirmi di un calcolatore per darvi i dati esatti, comunque per i prossimi sei lanci non c’è niente da fare. Si potrebbe farli deviare dall’obiettivo, con il rischio di farli precipitare su una città che non abbiamo preavvertito. Non si può farli cadere nell’oceano, ormai è troppo tardi: il Monte Cheyenne è a millequattrocento chilometri dalla costa. In quanto ad aumentare l’intervallo fra un tiro e l’altro, è impossibile. Non sono capsule della Metropolitana, che si fermano e si fanno ripartire a piacere, sono massi che precipitano. Cadranno per forza ogni venti minuti sia che colpiscano il Monte Cheyenne, dove non c’è più niente di vivo, sia che vadano a precipitare altrove, facendo vittime. Altrettanto assurda è la proposta di posticipare di ventiquattro ore il bombardamento della Grande Cina. Potremmo deviare i proiettili diretti sulla Cina, ma non possiamo rallentarne la velocità di caduta. E se li deviamo, sono colpi perduti. Se qualcuno fra voi ritiene che abbiamo rivestimenti d’acciaio da buttare via, sarà bene che venga a vedere personalmente.

Prof si passò una mano sulla fronte. — Penso che tutte le domande abbiano avuto risposta, almeno per me.

— Non per me, signore!

— Sedetevi, signor Wright. Mi costringete a ricordarvi che il vostro ministero non fa parte del Consiglio di Guerra. Se non vi sono altre domande, come spero, dichiaro aggiornata la seduta. Abbiamo tutti bisogno di riposare, perciò…

— Prof!

— Sì, Manuel?

— Non mi lasci mai finire le mie relazioni. Domani sera o domenica mattina ci saremo.

— Come, Manuel?

— Bombardamento. Possibile invasione. Due incrociatori si stanno dirigendo verso la Luna.

Le mie parole attrassero l’attenzione di tutti. Prof, stanchissimo, disse: — La riunione del governo è aggiornata. Resta in sessione il Consiglio di Guerra.