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— Ma loro non l’hanno offerto.

— Il Presidente era pronto a farci un’offerta di questo genere quel primo pomeriggio, e a quel punto teneva in pugno la Commissione. Ci chiese di presentare delle richieste tali da rendere possibile l’accordo. Supponiamo che effettivamente raggiungessimo un accordo sulle basi che ti ho descritto. Sarebbe stato accettabile?

— Ehm… forse sì.

— Più che forse, con le deprimenti probabilità che avevamo allora. Dovevamo invece evitare a ogni costo un accomodamento che avrebbe acquietato gli animi e distrutto la nostra volontà di resistenza senza cambiare di una virgola la drammatica situazione che ci stava portando all’inevitabile disastro economico. Così sviai l’argomento e soffocai ogni possibilità di compromesso arricciando il naso su questioni irrilevanti e mostrandomi educatamente offensivo. Manuel, tu e io sappiamo, e lo sa anche Adam, che dovremo porre fine alle spedizioni di grano nelle attuali circostanze. Solo questo potrà salvare la Luna dal disastro. Ma te lo immagini un agricoltore che lotta per far cessare gli invii di grano?

— No. Chissà se possiamo captare qualche notizia alla Luna per sentire le reazioni all’embargo.

— Nessuna reazione. Mike ha disposto che non ci sia nessun annuncio né sulla Luna né sulla Terra, finché non saremo tornati a casa. Stiamo ancora comprando il grano dagli agricoltori e le chiatte continuano ad arrivare a Bombay.

— Ma avevi detto che le spedizioni sarebbero cessate immediatamente.

— Era una minaccia, non un impegno morale. Pochi carichi in più non fanno differenza, e noi abbiamo bisogno di guadagnare tempo. Non tutti sono d’accordo con noi, solo una minoranza. C’è una maggioranza di indifferenti a questi problemi, che dobbiamo tirare dalla nostra parte, almeno temporaneamente. Poi c’è un’altra minoranza decisamente avversa a noi, costituita soprattutto dagli agricoltori, ai quali non interessa la politica ma il prezzo del grano. Brontolano, ma accettano il pagamento in dollari dell’Ente, sperando che tra qualche tempo ritornino al valore nominale. Nell’istante in cui annunceremo la cessazione degli invii di grano alla Terra, questi agricoltori scenderanno in piazza contro di noi. Ma Adam conta di avere la maggioranza dalla nostra, quando finalmente daremo l’annuncio ufficiale.

— Fra quanto tempo? Un anno? Due?

— Due o tre giorni, al massimo quattro. Per creare le condizioni favorevoli, pubblicheremo estratti accuratamente vagliati di quel piano quinquennale, brani delle tue registrazioni, in particolare la proposta segreta che ti ha fatto personalmente il Presidente della Commissione, sfrutteremo abilmente il tuo arresto nel Kentucky…

— Ehi! Quello preferirei dimenticarlo.

Prof sorrise e inarcò un sopracciglio. — Ehm… — borbottai imbarazzato — se proprio è necessario… d’accordo.

— Ci sarà più utile di qualsiasi statistica sull’esaurimento delle risorse naturali.

Il tipo imbavagliato che ci faceva da pilota scese sulla Luna senza preoccuparsi di entrare in orbita per decelerare e diede alla nave, leggera e manovrabilissima, un’altra brusca scossa. Il tutto in diciannove secondi. Atterrammo a Johnson City.

Sopportai quest’ultima prova abbastanza bene, sentendo solo una violenta contrazione al petto come se un gigante mi stesse spremendo il cuore, poi la sensazione cessò e tornai ansimando alla normalità, contento di essere finalmente tornato al mio peso giusto. Il povero Prof, invece, rimase quasi ucciso.

Mike mi disse, in seguito, che il pilota si era rifiutato di cedergli la guida. Mike, preoccupato della salute di Prof, ci avrebbe fatto atterrare dolcemente, senza sbatterci come uova strapazzate. Ma forse il pilota sapeva quello che stava facendo: nell’atterraggio dolce si spreca molto carburante, e la Lark-Fior di Loto raggiunse il suolo con i serbatoi quasi completamente asciutti.

Al momento non badammo affatto a questo particolare, temendo che l’atterraggio avesse ucciso Prof. Stu si diede da fare quando io stavo ancora cercando di riprendere fiato: stimolanti cardiaci, respirazione artificiale, massaggi. Finalmente Prof sbatté le palpebre, ci guardò e sorrise.

— A casa — sussurrò.

Lo facemmo riposare per venti minuti, prima di aiutarlo a indossare la tuta a pressione per lasciare la nave. Il Comandante stava facendo riempire i serbatoi, aveva fretta di liberarsi di noi e di caricare passeggeri terrestri. Quell’olandese non ci aveva mai rivolto la parola per tutto il viaggio. Penso che si fosse pentito di essersi lasciato convincere a un’impresa che poteva rovinarlo o addirittura ucciderlo.

Prima che fossimo pronti per scendere, Wyoh salì a bordo, in tuta, per darci il benvenuto. Non credo che Stu l’avesse mai vista in tuta, e certamente non l’aveva mai vista bionda: non la riconobbe. Stava immobile accanto a noi, in attesa di essere presentato. Poi, lo strano signore in tuta abbracciò anche lui… e Stu rimase stupefatto.

Udii la voce soffocata di Wyoh: — Santo Cielo! Mannie, l’elmetto!

Glielo sganciai e lo tolsi. Scosse i riccioli e sorrise. — Stu, non sei contento di rivedermi? Non mi conosci?

Un sorriso si diffuse sulla faccia di Stu, lentamente, come la luce dell’alba. — Sono molto felice di vedervi, signora!

— Macché signora! Sono sempre Wyoh per te, caro! Mannie non ti ha detto che ero tornata bionda?

— Sì, me l’aveva detto; ma saperlo e vederti non è la stessa cosa.

— Ti abituerai. — Si interruppe per abbracciare Prof, poi venne da me e mi diede un benvenuto così caldo che ci lasciò entrambi con le lacrime agli occhi. Poi si volse verso Stu e baciò anche lui. Stu si ritrasse. — Dovrò ridiventare bruna per darti il benvenuto? — Stu mi guardò, poi le restituì il bacio. Wyoh ci mise altrettanto impegno e tanto tempo quanto ne aveva impiegato con me.

Solo più tardi mi resi conto dello strano comportamento di Stu. Dopo tutto, non era ancora un Lunare… E, nel frattempo, Wyoh si era sposata.

E con questo? Compresi che per un Terrestre la cosa era molto importante, e Stu non sapeva che una signora, sulla Luna, era padrona di se stessa. Il povero figliolo pensava che io mi sarei potuto offendere!

Aiutammo Prof a indossare la tuta, poi lasciammo la nave, io con il cannone sotto il braccio. Scesi in grotta e chiuse le porte stagne, ci togliemmo le tute a pressione. Mi sentii lusingato nel vedere che, spiegazzato sotto la tuta, Wyoh portava quel vestito rosso che le avevo comprato tanto tempo prima. Lisciò le pieghe con la mano e la gonna si distese sui fianchi.

La sala dell’ufficio immigrazioni era vuota, tranne che per una quarantina di uomini allineati lungo la parete, come se fossero nuovi deportati: indossavano tuta a pressione ed elmetto. Immaginai che fossero Terrestri diretti a casa, turisti sorpresi dalla rivoluzione, alcuni scienziati. Le tute sarebbero rimaste sulla Luna, gliele avrebbero fatte togliere appena a bordo. Li guardai e pensai ai sistemi di guida del nostro pilota. Quando la Lark era stata equipaggiata per il viaggio, erano state tolte tutte le cuccette meno le nostre tre. I nuovi passeggeri avrebbero dovuto affrontare l’urto dell’accelerazione distesi sul pavimento nudo. Se il pilota non stava più che attento, li avrebbe ridotti in poltiglia.

Nel parlai con Stu. — Non preoccuparti — mi rispose. — Il Comandante Leures ha portato a bordo imbottiture di gommapiuma. Non permetterà che si facciano del male: rappresentano la sua assicurazione sulla vita.