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Obiettai: — Mike, ma è possibile che tu non abbia mai sentito nessuna comunicazione relativa a queste truppe? Eppure sei riuscito a interpretare con sufficiente approssimazione il codice segreto del Governatore.

— Non con sufficiente approssimazione: con esattezza assoluta. Ma le ultime navi hanno portato sulla Terra un carico di pezzi grossi dell’Ente, e io non so di cosa parli la gente se non c’è almeno un apparecchio telefonico nei dintorni.

Decidemmo allora di modificare il piano in modo da poter affrontare altre dieci falangi di Arditi, dato che Mike aveva calcolato che tale doveva essere la capienza dei locali sgomberati e della nuova grotta. Ce l’avremmo fatta ad affrontarli con l’aiuto di Mike, ma sarebbe stata una battaglia con molti morti, non il colpo di Stato incruento che Prof aveva ideato.

Raddoppiammo gli sforzi per accelerare la preparazione di ogni particolare.

Improvvisamente, ci trovammo in piena lotta.

20

Si chiamava Mary Lions, aveva diciotto anni ed era nata sulla Luna, da che sua madre era stata esiliata nel ’56. Di suo padre non si sapeva niente. Sembrava innocua: lavorava come impiegata ai magazzini, nella sezione esportazioni dell’Ente, e viveva in una casa dell’Ente.

Forse odiava il Governatore e si divertiva a prendere in giro gli Arditi. O forse cominciò come una transazione commerciale patteggiata a sangue freddo. Come si fa a saperlo? Comunque, rimasero coinvolti sei Arditi. Non soddisfatti di usarle violenza, se pure ci fu violenza, la seviziarono crudelmente e alla fine la uccisero. Però non fecero un lavoro pulito nel nascondere il corpo: un’altra impiegata dell’Ente trovò il cadavere prima che fosse diventato freddo. Lanciò un urlo. Fu il suo ultimo.

Ne fummo informati immediatamente. Mike ci chiamò tutti e tre mentre Alvarez e il Comandante degli Arditi stavano esaminando i fatti nell’ufficio di Alvarez. Il Comandante non aveva avuto difficoltà a mettere le mani sui colpevoli, e insieme ad Alvarez li stava interrogando a uno a uno, litigando con lui fra un interrogatorio e l’altro. A un certo punto udimmo Alvarez esclamare: — Te l’avevo detto che questi tuoi Arditi dovevano avere delle donne! Te l’ho ripetuto cento volte!

— Raccomandazione inutile! — ribatté il capo degli Arditi. — Io ti ho ripetuto cento volte che dalla Terra non ne vogliamo spedire nemmeno una. Il problema, ora, è di come mettere questo episodio a tacere.

— Sei pazzo? Il Governatore sa già tutto!

— Il problema rimane.

— Oh, taci e fai venire il prossimo.

Mentre ascoltavo per telefono gli sviluppi della sudicia storia, Wyoh mi raggiunse nella mia officina. Era pallidissima sotto il trucco, non disse una parola ma si sedette accanto a me stringendomi una mano.

Gli interrogatori furono conclusi e il capo degli Arditi lasciò Alvarez. Stavano ancora litigando. Alvarez pretendeva che i sei colpevoli venissero impiccati immediatamente e che il loro delitto fosse reso pubblico. Era un’idea sensata, ma forse non sufficiente dato il caso. Il capo dei soldati terrestri invece era ancora convinto che bisognava mettere tutto a tacere. Intervenne Prof. — Mike, continua ad ascoltare nell’ufficio di Alvarez, ma intanto tieni sotto controllo tutti i punti strategici che puoi. Allora, Man? E tu, Wyoh? Progetti?

Io non ne avevo. Non ero un rivoluzionario freddo e opportunista: in quel momento volevo solo piantare la punta delle mie scarpe nella faccia di quei sei Arditi.

— Non saprei. Che cosa dobbiamo fare, Prof?

— Come? Siamo a cavallo della tigre, basta che ci aggrappiamo alle sue orecchie. Mike! Dov’è Finn Nielsen? Trovalo!

Mike rispose. — Sta chiamando ora.

Collegò Finn con noi. Udii: — …alla Stazione Sud. Entrambe le guardie morte insieme a sei dei nostri. Concittadini voglio dire, non necessariamente compagni. Circolano voci sul fatto che gli Arditi sono impazziti e stanno violentando e uccidendo tutte le impiegate dell’Ente. Adam, voglio parlare con Prof.

— Eccomi, Finn — rispose Prof, con voce decisa e piena di fiducia. — Muoviamoci subito, è la nostra ora. Piantiamola con le chiacchiere e metti in azione i fucili a raggi laser e gli uomini addestrati. Avanti!

— Sì! D’accordo, Adam?

— Fai quello che ti ha detto il Professore. Poi riferisci per telefono.

— Fermo, Finn! — dissi. — Sono Mannie. Voglio uno di quei fucili.

— Non sei addestrato per usarli, Mannie.

— Se è a raggi laser, so usarlo!

— Mannie — fece Prof deciso — taci. Stai perdendo tempo, lascia che Finn vada. Adam. Messaggio per Mike: in azione Piano Allerta Quattro.

Le parole di Prof mi fecero tornare in me. Mi ero dimenticato che Finn non doveva conoscere Mike, ma solo sapere che esisteva Adam Selene. Mi ero dimenticato tutto sopraffatto dall’ira vendicativa. Mike disse: — Finn si è staccato dalla linea, Prof, e ho già messo in azione il Piano Allerta Quattro sin da quando ho udito dell’incidente. Per il momento non c’è alcun traffico se non messaggi normali accumulati nelle ultime ore. Non vuoi che interrompa il traffico, vero, oppure sì?

— No, solo il Piano Allerta Quattro. Bloccare qualsiasi trasmissione, da o per la Terra, che contenga notizie che ci riguardano. Se ci sono messaggi di questo tipo, fermali e chiamaci per consultarci.

L’Allerta Quattro era un piano d’emergenza che aveva lo scopo di censurare le comunicazioni dirette alla Terra, senza provocare sospetti. Per questo Mike era pronto a parlare con molte voci diverse per giustificare come mai fosse necessario posporre una comunicazione a voce fra la Luna e la Terra; più facile era invece trovare scuse per il ritardo di trasmissioni registrate.

— Programma inserito — disse Mike.

— Molto bene. E ora Mannie, figliolo, calmati e fai la tua parte. Lascia ad altri il compito di combattere. Tu sei necessario qui, saremo costretti a improvvisare. Wyoh, per ora sganciati e avverti la compagna Cecilia di tenere gli Irregolari lontani dai corridoi. Mandate tutti i bambini a casa e fateceli stare, e dite alle loro madri di consigliare le altre mamme di fare lo stesso. Non sappiamo dove si combatterà, ma non vogliamo vittime fra i bambini, se è possibile evitarlo.

— Vado subito, Prof.

— Un momento. Parla con Sidris e mettete in azione gli stilyagi. Voglio disordini all’ufficio di Luna City dell’Ente… assalto e devastazione, molta confusione e molti danni… ma nessuna vittima, se possibile. Mike: avanti con l’Allerta Quattro Emme. Taglia tutte le comunicazioni dell’Ente meno le linee con cui sei collegato tu.

— Prof! — esclamai. — Che ragione c’è di creare disordini in città?

— Mannie, Mannie! Questo è il giorno della Rivoluzione! Mike, la notizia della violenza e dei due assassinii è giunta ad altre grotte?

— Che io sappia, no. Rimango in ascolto qua e là. Le stazioni della Metropolitana sono calme in tutta la Luna, meno che a Luna City. Da pochi istanti si combatte alla Stazione Ovest. Volete sentire il rumore?

— Non ora, vai alla Stazione Ovest e segui i combattimenti. Ma non immischiarti e tienti vicino a un telefono. Mike, fai cominciare i disordini in tutte le grotte. Diffondi la notizia nelle cellule, ma secondo la versione di Finn, non quella vera. Gli Arditi stanno violentando e uccidendo tutte le impiegate dell’Ente… i particolari te li darò io, oppure li puoi inventare tu stesso. Ah, puoi ordinare alle guardie dislocate nelle stazioni della Metropolitana delle altre grotte di tornare alle loro caserme? Voglio disordini ma non c’è ragione di mandare gente disarmata contro soldati armati, se possiamo organizzare un trucco.

— Ci proverò. — Mi precipitai alla Stazione Ovest, rallentando la corsa a mano a mano che mi avvicinavo. I corridoi erano pieni di folla inferocita. L’intera città era esplosa come non avevo mai visto e, mentre attraversavo il corridoio centrale, sentii urla e boati venire dalla direzione degli uffici cittadini dell’Ente. Eppure non mi sembrava che Wyoh avesse avuto il tempo materiale per scatenare i suoi stilyagi. E infatti. Quello che il Professore aveva tentato di avviare stava già accadendo, spontaneamente.