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Ma Hazel tenne la bocca chiusa. Se pensava che io facessi parte della cospirazione non lo diede mai a vedere.

La storia della sua vita spiegava questo comportamento. Portata sulla Luna dai genitori, come Wyoh, quando era ancora in fasce, aveva perduto il padre che lavorava fra i detenuti in miniera. Sua madre attribuiva la responsabilità dell’incidente alla poca cura che l’Ente dedicava ai prigionieri. La madre morì quando Hazel aveva cinque anni. Hazel non sapeva di che cosa fosse morta. Già allora viveva nell’orfanotrofio dove l’avevamo trovata noi. E non sapeva nemmeno perché i suoi genitori erano stati deportati… forse per attività sovversive, se entrambi erano stati condannati come pensava Hazel. Ed era probabile: sua madre le aveva lasciato in eredità un odio profondo per l’Ente.

La famiglia che dirigeva l’orfanotrofio di Cradle Roll la tenne con sé dopo che era rimasta orfana. Hazel lavava pannolini e piatti sporchi sin dalla più tenera età. Aveva imparato a leggere da sola e sapeva scrivere l’alfabeto in stampatello, ma non in corsivo. Di matematica sapeva solo quelle nozioni elementari, come contare i soldi, che i bambini imparano macchinalmente.

Ci furono difficoltà per fare uscire Hazel dall’orfanotrofio: la proprietaria e i suoi mariti sostenevano che la ragazza doveva loro parecchi anni di retta. Hazel risolse tutto andandosene e lasciando i pochi vestiti e oggetti che possedeva. Mum si arrabbiò molto per il modo di fare di quella famiglia, al punto che voleva che la nostra reagisse e magari scatenasse uno di quei putiferi che lei odiava tanto. Le dovetti dire, privatamente, che come suo capo cellula non potevo permettere che la nostra famiglia salisse alla ribalta della cronaca… Tacitai l’orfanotrofio con un assegno e dissi a Mum che il Partito avrebbe pagato i vestiti nuovi per Hazel. Mum rifiutò i soldi, convocò il consiglio di famiglia e accompagnò lei stessa Hazel a fare le compere in città. Gli acquisti, secondo il metro normale di Mum, furono addirittura stravaganti.

Così, adottammo Hazel. Mi dicono che adesso adottare un bambino richiede un mucchio di pratiche burocratiche. A quei tempi era facile come adottare un gattino.

Altri problemi sorsero quando si dovette mandare Hazel a scuola. Il tipo di insegnamento che riceveva non era all’altezza di quello che Sidris aveva in mente né di quello che Hazel si aspettava nella sua qualità di compagna, aderente al Partito. Mi intromisi per la seconda volta e Mum cedette, almeno in parte. Hazel fu iscritta a una scuola privata, vicina al negozio di Sidris, cioè presso la porta stagna numero tredici. Il negozio era stato aperto in quel punto per via della vicinanza delle nostre condutture d’acqua: Sidris ne utilizzava in quantità illimitata perché recuperavamo e depuravamo gli scoli delle condutture di ritorno. Hazel studiava la mattina, e nel pomeriggio aiutava Sidris nel negozio, porgendo asciugamani e forbici, lavando capelli e così imparava il mestiere… e faceva tutto il resto che Sidris le chiedeva.

Il resto era il comando degli Irregolari di Baker Street.

Hazel si era occupata per tutta la vita di bambini. La amavano e lei otteneva da loro tutto quello che voleva; capiva tutto ciò che dicevano anche quando per un adulto erano parole senza senso. Era il ponte ideale fra il Partito e i piccoli ausiliari. Sapeva trasformare in gioco i compiti che noi affidavamo ai bambini e li persuadeva a giocare secondo regole ideate da lei, senza far mai capire che si trattava di cose serie, da adulti. Per i bambini erano cose serie da bambini, il che è un discorso tutto diverso.

Ecco un esempio.

Immaginiamo che un bambino, troppo piccolo ancora per leggere, venga sorpreso con in mano un plico di volantini sovversivi, cosa che accadeva di frequente. Ecco che cosa succedeva, dopo l’indottrinamento di Hazel.

Adulto: — Piccolo, dove hai preso questa roba?

Irregolare di Baker Street: — Non sono piccolo, sono un bambino grande!

Adulto: — E va bene, bambino grande, chi te li ha dati quei fogli?

I.B.S.: — Me li ha dati Jackie.

Adulto: — Dimmi il cognome di questo tuo amico.

I.B.S.: — Chi?

Adulto: — Jackie!

I.B.S. (petulante e canzonatorio): — Jackie è una bambina!

Adulto: — E va bene, dove sta Jackie?

I.B.S.: — Chi?

E così di seguito. A tutte le domande, la risposta chiave era: me li ha dati Jackie. Dato che Jackie non esisteva, non aveva cognome, indirizzo e nemmeno un sesso ben definito. Ai bambini piaceva moltissimo prendere in giro gli adulti, una volta che avevano capito quanto fosse facile.

Nel peggiore dei casi, i volantini venivano confiscati. Anche un’intera squadra di Arditi del corpo di pace ci pensava su due volte prima di arrestare un bambino. Oramai gli Arditi giravano a squadre per Luna City, mai isolati.

I pochissimi che erano venuti in città da soli non erano tornati indietro.

17

Quando Mike cominciò a scrivere poesie non seppi se mettermi a ridere o a piangere. Voleva pubblicarle! Questo dimostra fino a che punto il contatto con gli uomini aveva corrotto questa macchina innocente: pretendeva di vedere la sua firma sui giornali!

Esplosi: — Mike, per l’amor di Dio! Ti hanno dato di volta i circuiti?

Prima che Mike potesse reagire, si intromise Prof: — Calma, Manuel, non mi pare una brutta idea. Mike, ti dispiacerebbe usare uno pseudonimo, un nome d’arte?

È così nacque il poeta Simon Jester. Apparentemente Mike scelse quel nome a casaccio. Ma per i versi più seri volle usare un altro nome: Adam Selene.

I versi di Simon Jester erano triviali, osceni, sovversivi, andavano dalla presa in giro dei pezzi grossi agli attacchi più selvaggi contro il Governatore, il regime, gli Arditi del corpo di pace e le spie di Alvarez. Se ne trovavano affissi nei gabinetti o in fogli spiegazzati, dimenticati nelle capsule della Metropolitana. O nei bar. Dovunque fossero, erano firmati Simon Jester e accanto alla firma c’era il disegno, a carboncino, di un diavoletto cornuto con ghigno mefistofelico e coda biforcuta. A volte appariva solo il volto del diavoletto, ghigno e corna, fino a quando bastarono due corna e un ghigno per annunciare che Simon è stato qui.

Simon fece la sua comparsa in ogni grotta della Luna lo stesso giorno e da quel giorno rimase sempre sulla breccia. Dopo qualche tempo cominciò a trovare aiuto volontario. I suoi versi e disegni, così semplici che chiunque li poteva imitare, dilagarono dappertutto.

Evidentemente c’era qualche mano estranea. Versi e disegni apparvero perfino negli uffici dell’Ente… e noi non ce li avevamo messi; non avevamo mai reclutato nel Partito impiegati pubblici. E tre giorni dopo la pubblicazione di una strofetta satirica che implicava che la grassezza del Governatore fosse dovuta ad abitudini poco decorose, la stessa strofetta fu stampata su cartoncini autoadesivi e con un disegno illustrativo nel quale si riconosceva senza possibilità di equivoci Mort il Carceriere. È certo che non fummo noi a stamparla. Ma i cartoncini furono appiccicati dappertutto, a Luna City, Novylen e Hong Kong, nelle cabine telefoniche, lungo le pareti dei corridoi, sulle porte stagne, sulle ringhiere delle scale.

Ordinai un rilievo a campione e diedi i risultati a Mike. Mi assicurò che oltre settantamila cartoncini erano stati diffusi solo a Luna City. Non conoscevo nessuna tipografia di Luna City disposta a rischiare un lavoro del genere ed equipaggiata per farlo. Mi chiesi se per caso non ci fosse un’organizzazione rivoluzionaria concorrente.

I versi di Simon furono un tale successo che Mike decise di sdoppiare il suo poeta in una specie di fantasma al quale non potevano sottrarsi né il Governatore né il capo dei Servizi di Sicurezza. Caro Mort il Carceriere, diceva una lettera, per favore, stai molto attento domani da mezzanotte alle quattro. Baci e abbracci, Simon… con la solita aggiunta di corna e ghigno. La posta di quello stesso giorno portò ad Alvarez un’altra missiva che diceva: Cara mia testa di legno, se il Governatore si rompe una gamba nella notte di domani, sarà colpa tua. La tua fedele coscienza, Simon, ancora con corna e bocca ghignante.