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18

L’adulto veniva spinto in avanti dai capelloni. I suoi abiti erano in disordine e avevano quel non so che di turista.

Anche a quei tempi c’erano turisti. Non a orde, ma ne ricevevamo un bel numero. Venivano dalla Terra, si fermavano in albergo per una settimana, e tornavano a casa con la stessa nave con cui erano venuti; a volte, però, si fermavano ad aspettare l’astronave successiva. Quasi tutti passavano il tempo giocando d’azzardo, dopo un paio di giorni di giri turistici che comprendevano una sciocca passeggiata in superficie, escursione a cui nessun Terrestre rinunciava mai. I Lunari, per lo più, li ignoravano, sopportando le loro stranezze.

Un giovanotto, il più anziano, che aveva forse diciotto anni e pareva il capo banda, chiese: — Dov’è il giudice?

— Non lo so. Non è qui.

Si morse un labbro, perplesso. Chiesi: — Qualche guaio?

— Vogliamo eliminare questo tipo. Ma abbiamo bisogno della conferma del giudice — rispose con decisione.

— Battete i bar della zona — suggerii. — Forse lo trovate.

Un ragazzo di quattordici anni si intromise. — Sentite! Ma non siete il signor O’Kelly?

— In persona.

— E allora perché non fate voi da giudice?

Il capo banda parve sollevato. — Lo farete, signore?

Esitai. Certo, avevo fatto il giudice altre volte, a chi non era capitato sulla Luna? Ma non vado matto per le responsabilità. Tuttavia mi seccava sentire quei giovani parlare di eliminare un turista. Era una faccenda che avrebbe fatto rumore.

Mi decisi. Chiesi al turista: — Mi accettate come giudice?

Parve sorpreso. — Ho diritto di scegliere?

— Certamente — risposi con molta pazienza. — Non posso obbligarvi a darmi retta, se non volete accettarmi come giudice. E nemmeno cerco di convincervi. Si tratta della vostra vita, non della mia.

Era ancora più stupito ora, ma non spaventato. Una luce gli passò negli occhi. — La mia vita, avete detto?

— Evidentemente, sì. Non avete sentito che i ragazzi parlano di eliminarvi? Ma forse preferite aspettare il giudice Brody.

Non ebbe alcuna esitazione. Sorrise e disse: — Vi accetto come giudice, signore.

— Come volete. — Guardai il capo banda. — Quali sono le parti nella lite? Solo tu e la tua giovane amica?

— Oh, no, giudice, tutti noi.

— Non sono ancora il vostro giudice. — Mi guardai intorno. — Siete tutti d’accordo che io sia il giudice?

Ci furono cenni di assenso. Nessuno disse no. Il capo banda si volse alla ragazza e disse: — È meglio che lo dica chiaramente, Tish. Accetti il giudice O’Kelly?

— Cosa? Ah, certamente! — Era una piccola creatura frivola, carina e piena di curve, sui quattordici anni. Il tipo da corridoio… o per lo meno lo sarebbe diventata. Una di quelle ragazze che preferiscono regnare su una banda di capelloni, invece che fare un matrimonio tranquillo. Non me la sento di condannare gli stilyagi, vanno su e giù per i corridoi perché non ci sono abbastanza donne sulla Luna, lavorano tutto il giorno, e la sera non sanno dove andare.

— Bene, il giudice è stato accettato e le parti in lite sono obbligate a rispettare il verdetto. Stabiliamo le parcelle dovute. Quanto potete pagare voi, ragazzi? Dovete capire che non sono disposto a giudicare un caso di eliminazione per pochi spiccioli. Così, tirate fuori i soldi oppure lascio il turista immediatamente libero.

Il capo banda sbatté le palpebre, poi tutti i ragazzi si riunirono in cerchio. Dopo un momento il capo si volse e disse: — Non abbiamo molto. Accettate cinque dollari di Hong Kong a testa?

Erano in sei. — No. Non dovreste nemmeno chiedere un giudizio su un’eliminazione, a quel prezzo.

Si consultarono di nuovo. — Cinquanta dollari, giudice?

— Sessanta. Dieci a testa. E altri dieci da te, Tish — aggiunsi rivolto alla ragazza.

Si mostrò sorpresa, indignata.

— Avanti, avanti! — dissi. — Transtaafl.

Abbassò gli occhi e mise la mano nella borsetta. Soldi ne aveva. Non mancano mai, ai tipi come lei.

Raccolsi i settanta dollari, li misi sulla scrivania del tribunale e chiesi al turista: — Potete metterne altrettanti?

— Come?

— I ragazzi mi hanno versato settanta dollari di Hong Kong per il giudizio. Voi dovreste fare altrettanto. Se non avete i soldi con voi in questo momento, me li darete dopo. Ma è quanto dovete pagare. — E aggiunsi: — Non è molto, per un caso così grave. I ragazzi non possono pagare di più e voi fate un affare.

— Capisco. Credo di capire. — Mi porse settanta dollari di Hong Kong.

— Grazie — dissi. — E ora, volete una giuria?

Gli occhi della ragazza si illuminarono. — Certamente! Facciamo secondo le regole.

Il Terrestre aggiunse: — Nelle circostanze attuali, è meglio anche per me avere una giuria.

— L’avrete — lo rassicurai. — Volete un consiglio legale?

— Immagino che avrò bisogno di un avvocato.

— Ho parlato di consiglio legale, non di avvocato. Non ci sono avvocati, qui.

Di nuovo parve molto tranquillo. — Immagino che il consiglio legale, se lo chiedessi, sarebbe della stessa, ehm, natura non formale di questo procedimento, vero?

— Forse sì, forse no. Io sono un giudice molto poco formale, è tutto quello che so. Fate come preferite.

— Uhm. Penso che avrò fiducia nella vostra informalità, vostro onore.

Il capo banda disse: — A proposito della giuria, la pagate voi o dobbiamo pagarla noi?

— La pago io. Ho accettato di fare il giudice per centoquaranta dollari lordi. Non siete mai stato in tribunale, prima d’ora? Ma non voglio rovinarmi in spese extra, che potrei anche evitare. Una giuria di sei membri, cinque dollari a testa. Prendete i primi che passano per strada.

Uno dei ragazzi uscì e gridò: — Cerchiamo una giuria! Cinque dollari a testa!

Reclutarono sei passanti, perdigiorno della Bottom Alley. La cosa non mi interessava, dato che non avevo alcuna intenzione di dar loro retta.

Mi sedetti dietro la scrivania, e mi infilai in testa il cappello del giudice Brody. Chissà dove l’aveva trovato. — La Corte è riunita — annunciai. Nomi, cognomi e fatti.

Il capo banda si chiamava Slim Lemke, la ragazza Patricia Carmen Zhukov; non ricordo gli altri. Il turista si fece avanti e mi porse un biglietto di visita.

Ce l’ho ancora. Diceva: Stuart René LaJoie — Poeta -Viaggiatore — Soldato di Ventura.

I fatti erano tragicamente ridicoli, una tipica prova del perché i turisti non dovrebbero andare in giro senza guida. È vero, le guide si fanno pagare salato, ma i turisti non vengono qui apposta per farsi pelare? Questo quasi ci rimetteva la pelle per non aver avuto alcun tipo di guida.

Era entrato in un bar dove i capelloni sono di casa, una specie di club. La ragazza aveva fatto la civetta con lui e i ragazzi avevano lasciato fare. Non poteva essere altrimenti, dato che era stata lei a invitare il turista. Ma a un certo punto, lei si era messa a ridere e gli aveva dato un pugno nelle costole. Lui se l’era preso con noncuranza, come avrebbe fatto qualsiasi Lunare, però aveva reagito in modo tipicamente terrestre: le aveva passato un braccio intorno alla vita e l’aveva attratta a sé, con l’evidente intenzione di baciarla.

Ora, credetemi, nell’America del Nord o in Europa non sarebbe successo niente: ho visto questo e anche peggio. Ma naturalmente Tish era rimasta sorpresa, forse spaventata. Si era messa a gridare.

Un nugolo di ragazzi si era gettato sul turista malmenandolo. Poi avevano deciso che doveva pagare per il delitto commesso… ma regolarmente. E si erano messi in cerca del giudice.

Molto più probabilmente erano indecisi. Forse non avevano mai avuto a che fare con un’eliminazione. Però, la loro ragazza era stata insultata e si doveva fare qualcosa.

Li interrogai tutti, Tish specialmente, fino a che mi convinsi di avere le idee chiare. Allora cominciai: — Tiriamo le somme. Qui abbiamo uno straniero che non conosce le nostre abitudini. Ha offeso e perciò è colpevole. Ma gli è mancata l’intenzione di offendere, per quanto posso capire io. Che ne pensa la giuria? Ehi, voi… sveglia! Che cosa avete da dire?