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— Sì, ho sentito anch’io queste voci. Non molto ben informate, no, posso garantirglielo. — Ogni posticcia cordialità era evaporata dalla conversazione. Cordelia sentì che le sarebbe sfuggita di mano se non avesse calcato la mano. Si piegò in avanti e abbassò la voce. — Lei sa com’è morto l’ammiraglio Vorrutyer?

Lui non resistette alla tentazione e si fece più vicino. — No.

— Cercò di usare me per fare del male ad Aral. Io la trovai una cosa… irritante, e qualcuno decise di tagliargli la gola. Vorrei che lei rinunciasse a cercare di irritarmi, Conte Vordarian. Perché… sa una cosa? — La sua voce si abbassò ancora, quasi un sussurro. — Potrebbe riuscirci.

L’ironia con cui l’uomo era venuto a imporsi alla sua attenzione aveva lasciato il posto a un umore più cauto. Agitò una mano in un gesto vago che poteva essere un addio e le girò intorno. — Milady — la salutò. Lo sguardo che si volse a gettarle quando fu oltre le piante era alquanto preoccupato.

Cordelia restò lì, accigliata. Uhau. Che strano scambio di battute. Cosa s’era aspettato di ottenere Vordarian gettandole fra le mani delle informazioni scadute come se fossero chissà quali novità? Pensava che lei avrebbe cercato di far pagare ad Aral le sue scelte sbagliate di vent’anni prima in fatto di amici? Una giovane e ingenua sposa barrayarana avrebbe avuto un attacco isterico dopo rivelazioni di quel genere? Non Alys Vorpatril, sotto i cui entusiasmi sociali era stratificato un solido cinismo. Non la Principessa Kareen, la cui ingenuità era stata bruciata fin dalle prime intimità con l’esperto sadismo di Serg. Ha sparato, senza accorgersi che il bersaglio era in movimento.

E poi un altro pensiero, freddo: Aveva già sparato contro un altro bersaglio in movimento, giorni fa? Quella non era stata una normale interazione sociale, neppure secondo gli standard barrayarani dei corridoi del potere. O forse era soltanto ubriaco. D’improvviso provò il bisogno di parlare con Illyan. Chiuse gli occhi, cercando di schiarirsi la mente.

— Ti senti bene, tesoro? — le mormorò in un orecchio la voce preoccupata di Aral. — Vuoi le tue pillole anti nausea?

Cordelia riaprì subito gli occhi. Lui era lì, solido e concreto, al suo fianco. — Sì, mi sento bene. — Lo prese sottobraccio con leggerezza, non con la stretta spasmodica che gli avrebbe rivelato i suoi timori. — Stavo solo pensando.

— Siamo attesi a tavola.

— Bene. Sarà bello sedersi un po’. Queste scarpe mi fanno male ai piedi.

Per un attimo le parve che lui volesse sollevarla e portarla in braccio, ma si avviarono a passo tranquillo, unendosi alle altre coppie che passavano nella sala adiacente. Sedettero a un tavolo un po’ più elevato e appartato rispetto agli altri, con Gregor, Kareen, Piotr, il Lord Guardiano del Circolo dei Parlatori e sua moglie, e il Primo Ministro Vortala. Su insistenza di Gregor era stato aggiunto un coperto in più per Droushnakovi; il bambino era quasi dolorosamente felice di rivedere la sua ex guardia del corpo. Ti ho portato via la tua compagna di giochi, piccolo? si chiese Cordelia, con rincrescimento. Sembrava proprio così. Gregor stava cercando di venire a patti con Kareen perché Drou gli facesse visita una volta alla settimana per «dargli lezioni di Judo». La bionda, abituata all’atmosfera di palazzo, non ne era così sopraffatta come Koudelka, che reagiva con una certa rigidità al timore di commettere qualche goffaggine.

Cordelia si trovò seduta fra Vortala e il Parlatore, e sostenne una conversazione poco impegnativa. Vortala aveva un suo fascino, pur riservato com’era. Assaggiò porzioni di diversi cibi elegantemente confezionati e serviti, salvo la carne della carcassa di un bovino arrosto portato in sala tutto intero. Di solito le riusciva facile allontanare il pensiero che su Barrayar le proteine non crescevano in vasca ma venivano prese dai corpi morti di animali veri. Sapeva delle loro primitive pratiche culinarie ancor prima di venire lì, del resto, e lei aveva già dovuto assaggiare la muscolatura cotta di qualche animale durante alcune missioni della Sorveglianza Astronomica, nell’interesse della scienza, della sopravvivenza e per l’eventuale sviluppo di nuovi prodotti proteici in patria. I barrayarani applaudirono la comparsa del bestione guarnito di fiori e di frutti, come se invece che orribile lo trovassero addirittura affascinante, e il cuoco, che aveva ansiosamente seguito lo spiedo montato su un trespolo, s’inchinò soddisfatto. I primitivi circuiti olfattivi del cervello di Cordelia furono d’accordo; l’odore era appetitoso. Vorkosigan ne accettò una fetta. Lei preferì restare sui cibi vegetali e bevve soltanto acqua.

Dopo il dessert e alcuni pasticcini cerimoniali offerti da Vortala e da Vorkosigan, il piccolo Gregor fu finalmente portato a letto da sua madre. Con sollievo di Cordelia, Kareen accennò a lei e a Droushnakovi di seguirla, e mentre si lasciavano alle spalle quella rumorosa assemblea per salire nel tranquillo appartamento imperiale il nodo di tensione che aveva nel collo si rilassò.

Gregor fu spogliato dell’uniforme e messo in pigiama, cessando d’essere un Personaggio per tornare un bambino. Drou lo aiutò a lavarsi i denti, e poi, come contentino prima di andare a letto, accettò di giocare una partita con dei pezzi magnetici su una lavagnetta elettronica. Kareen li lasciò fare con indulgenza; diede un bacio al figlio e tornò in salotto, seguita da Cordelia. Dalla finestra aperta, lì all’ultimo piano, entrava una brezza fresca. Le due donne sedettero sul divano, con un sospiro, e appena Cordelia vide che Kareen si levava le scarpe s’affrettò a imitarla, lieta di potersi massaggiare le dita indolenzite. Dalla sala al piano terra, le cui finestre erano aperte sul giardino, giungeva il brusio di voci dei commensali.

— Quanto andrà avanti la festa? — domandò Cordelia.

— Fino all’alba, per quelli che hanno più resistenza di me. Io mi ritirerò a mezzanotte, e poi i bevitori cominceranno a darci dentro sul serio.

— Alcuni ci stanno già dando dentro più che sul serio.

— Purtroppo sì. — Kareen sorrise. — Prima che la serata sia finita lei potrà vedere tutti i lati della classe Vor, dal migliore al peggiore.

— Lo immagino. È strano che non importiate droghe meno letali per il comportamento umano.

Kareen inarcò un sopracciglio. — Ma vuotar bicchieri in compagnia è una tradizione. - Poi lasciò da parte il sarcasmo e la sua voce si ammorbidi. — In realtà le droghe leggere di cui parla arrivano, almeno nelle città portuali. Ma come al solito sembra che le usanze altrui si sommino alle nostre, invece di sostituirle.

— Forse questo è l’unico modo. — Cordelia corrugò le sopracciglia, chiedendosi come poteva sondarla delicatamente. — Mi stavo chiedendo se il Conte Vordarian sia uno di quelli a cui piace sperimentare sostanze euforizzanti straniere.

— No. — Kareen la guardò, incerta. — Perché me lo chiede?

— Ho avuto una strana conversazione con lui. Mi è parso che solo un’overdose di etanolo o qualcosa di simile potesse averlo messo di quell’umore. — Cordelia ripensò al modo in cui Vordarian aveva poggiato una mano su un ginocchio della Principessa; un contatto breve, ma intimo. — Lei lo conosce bene? Come lo giudica?

— È un uomo ricco… orgoglioso — disse Kareen, dopo un attimo di riflessione. — Era leale a Ezar, quando Serg metteva in opera le sue macchinazioni contro il padre. Leale all’Impero, e alla classe Vor. Nel distretto di Vordarian ci sono quattro delle più importanti città industriali, e basi militari, depositi di armi, il principale astroporto militare… Vidal governa la zona oggi senza dubbio più rilevante per l’economia di Barrayar. In passato, la guerra non ha mai recato danni al suo distretto; è uno di quelli che i cetagandani si erano impegnati a risparmiare, per trattato. Dopo l’invasione costruimmo là diverse basi militari, approfittando delle strutture che i cetagandani avevano dovuto abbandonare, e di conseguenza ci fu un grande sviluppo industriale.