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CAPITOLO QUARTO

Un aspetto della sua nuova vita di consorte del Reggente che Cordelia trovò più facile del previsto da manovrare fu l’invadente presenza delle guardie nella loro casa. La sua vita militare nella Sorveglianza Astronomica Betana, e quella di Vorkosigan nel Servizio barrayarano, li avevano abituati agli ambienti poco intimi e molto frequentati. A Cordelia non occorse molto per conoscere di nome tutti i membri del personale ed a imparare a trattarli nei termini a loro comprensibili. Le guardie erano un gruppetto di giovani vivaci, ben addestrati e orgogliosi del loro lavoro. Anche se, quando il Conte Piotr era in città con tutti i suoi uomini in livrea, l’impressione di abitare in un campo militare diventava seccante.

Era stato il Conte a proporre un torneo informale di match di lotta libera fra gli uomini di Illyan e i suoi. A dispetto del borbottio del capitano della sicurezza sul fatto che i primi si allenassero a spese di quelli in forza nel Servizio imperiale, Piotr aveva fatto montare un ring nel giardino posteriore e gli incontri settimanali erano ben presto divenuti una tradizione. Anche Koudelka era stato coinvolto, come esperto dei regolamenti e arbitro ufficiale delle competizioni, mentre Piotr e Cordelia, sugli opposti schieramenti di panche, facevano il tifo per le due squadre. Vorkosigan interveniva non appena poteva, e sempre con gran soddisfazione di Cordelia. Sapeva che il marito aveva bisogno di una pausa nella dura routine di affari governativi a cui si sottoponeva ogni giorno.

In quel soleggiato mattino d’autunno Cordelia era seduta sul sofà, in attesa dell’inizio dei match, con un cameriere e Droushnakovi in piedi dietro di lei. Gli uomini delle due squadre, in tuta, erano impegnati a scaldarsi. Koudelka aveva tolto il telone dal ring e stava scrivendo il programma degli incontri di quel giorno, seduto a un tavolo da giardino. Ogni match era al meglio dei tre atterramenti, con una sola ripresa di cinque minuti al termine della quale era facoltà dell’arbitro assegnare una vittoria ai punti o far proseguire lo scontro finché uno dei lottatori non avesse schienato l’altro. I vincitori passavano alle semifinali e poi in finale. D’un tratto Cordelia ebbe l’impulso di chiedere: — Perché tu non gareggi mai, Drou? Sono certa che hai bisogno di allenamento quanto loro. La scusa buona l’avresti… non che voi barrayarani abbiate bisogno di scuse per praticare le arti marziali.

Droushnakovi guardò il ring con desiderio, ma disse: — Non sono stata invitata, milady.

— Allora qualcuno ha commesso una svista grossolana. Mmh. Ti dirò io cosa fare: vai subito a cambiarti. Tu sarai la mia squadra. Oggi Aral è qui per badare alla sua. Un vero torneo barrayarano deve avere almeno tre parti in lizza, no? Per tradizione.

— Lei pensa che sia una cosa giusta? — chiese la bionda, incerta. — A loro potrebbe non piacere.

Il «loro» in questione erano quelle che Droushnakovi chiamava le «vere» guardie del corpo, gli uomini in livrea, più ancora di quelli della Sicurezza capitanati da Illyan.

— Aral sarà d’accordo. Chiunque vorrà protestare potrà fare le sue rimostranze a lui. Se oserà. — Cordelia sogghignò. Droushnakovi le restituì il sorriso e rientrò in casa.

Aral uscì in giardino, sedette sul sofà e ascoltò in silenzio mentre lei lo metteva al corrente del suo progetto. Poi inarcò un sopracciglio. — Innovazione betana, eh? Be’, perché no? Ma spero che la tua corazza contro le battute salaci non abbia falle, mia cara capitana.

— Sono pronta a tutto. Ma i ragazzi non avranno più tanta voglia di scherzare quando Drou ne avrà sbattuti giù un paio. Io credo che possa farlo… su Colonia Beta quella ragazza avrebbe già i gradi di ufficiale e un comando. Qui deve sprecare il suo talento naturale ciondolando attorno a me tutto il giorno. Se non sarà all’altezza… be’, vuol dire che non è in grado di difendermi, no? — Lo guardò negli occhi.

— Giusta osservazione. Dirò a Koudelka di assegnarla, almeno per il primo match, contro un uomo della sua stessa taglia. In termini di peso appartiene alla categoria inferiore.

— È più alta di te.

— Qui conta il peso. Io suppongo di avere qualche chilo di muscoli più di lei. Comunque, i tuoi desideri sono ordini per me. O-uch! — Si alzò in piedi e andò al tavolino di Koudelka, che stava battendo la lista degli accoppiamenti su un minischermo portatile. Cordelia non poté sentire cosa si dicevano, dall’altra parte del giardino, ma dai gesti e dalle espressioni le parve di poter ricostruire il dialogo a questo modo. Aral: «La mia signora vuol far partecipare anche la signorina Droushnakovi.» Kou: «Eh? Una donna? Dico, vuole far salire una femmina sul ring, contro gli uomini?» Aral: «Così pare.» Kou: «Questi fanno già un baccano d’inferno. Il chiasso si sentirà anche fuori. E poi qui c’è gente che non scherza. Il sergente Bothari la metterà sotto…» Aral: «Mmh, spero che tu intenda il gesto sportivo, e non l’altro, tu sai quale.» Kou: «Si tolga quel sorriso dalla faccia, Vorkosigan. Senta, se vuole la mia opinione…» Aral: «La mia signora insiste. Tu sai che ho le mani legate.» Kou: «Oh, be’, come le pare.» Cordelia lo vide annotare il nome. Transazione completata. Il resto spetta a te, Drou.

Vorkosigan tornò da lei. — Tutto sistemato. Comincerà contro uno degli uomini di mio padre.

Droushnakovi riapparve con indosso pantaloncini al ginocchio, maglietta e scarpe di gomma, la tenuta più vicina a quella degli uomini che il suo guardaroba potesse fornire. Il Conte uscì di casa e andò a consultarsi col suo caposquadra, il sergente Bothari; poi trovò un posto dove scaldarsi le ossa al sole, su una panca non distante dal sofà. Gli incontri cominciarono, e il primo si concluse con una vittoria ai punti. Il perdente andò a farsi medicare un’escoriazione, seguito dai fischi della squadra avversaria.

— Ehi, che significa? — esclamò Piotr quando Koudelka chiamò la seconda coppia e a salire sul ring furono Droushnakovi e uno dei suoi uomini. — Stiamo importando le usanze betane, adesso?

— La ragazza ha una grossa esperienza sportiva alle spalle — gli rispose Vorkosigan. — Inoltre ha bisogno di tenersi in allenamento quanto gli altri. Il suo lavoro è ancor più importante del loro.

— Sicuro, e poi vorrai far entrare le donne nel Servizio, magari — brontolò Piotr. — Dove andremo a finire, di questo passo? Ecco cosa mi piacerebbe sapere.

— Cosa ci sarebbe di sbagliato, con le donne nel Servizio? — lo stuzzicò Cordelia, non resistendo alla tentazione.

— Ci sarebbe che non è… militare! — sbottò il vecchio.

— «Militare» è qualunque cosa riesca a vincere una guerra, direi. — Cordelia sorrise blandamente. Un piccolo amichevole sorriso d’avvertimento di Vorkosigan la trattenne dal lanciare ancora qualche frecciatina.

Ma non fu necessario insistere. Piotr tornò a voltarsi verso i suoi lottatori, limitandosi a mugolare: — Ummpfh!

L’uomo del conte sottovalutò la sua avversaria affrontandola con noncuranti saltelli, e allorché uno sgambetto lo mandò al tappeto parve attribuirlo a un suo errore di distrazione. Quando si rialzò era molto più concentrato. Gli spettatori fecero udire fischi, commenti e risatine. I due contendenti si allacciarono per le braccia, rotolarono sul ring e dopo tre o quattro contorsioni l’uomo riuscì a spingere sul tappeto le scapole di Droushnakovi.

— Koudelka ha contato troppo in fretta, non è sembrato anche a te? — commentò Cordelia dopo la decisione arbitrale, mentre l’uomo del conte lasciava alzare la bionda.

— Mmh. Forse — concesse Vorkosigan, senza compromettersi.

— Ho notato che Drou non affonda i colpi al massimo. Non potrà farcela con quell’avversario, se continua a essere così indecisa.

Durante il secondo ingaggio, quello che avrebbe potuto portare al fatale due-su-tre, Droushnakovi applicò con successo una presa al braccio che mise l’uomo a mal partito, ma nel momento cruciale lasciò che l’altro le scivolasse via con una contorsione.