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— Ho sentito dire che segretamente sarebbe un progressista.

— Non c’è niente di segreto in questo. Alcuni dei signori ufficiali Vor lo temono molto. Adesso lui e Vortala stanno cercando di portare papà dalla loro parte, su quel nuovo sistema di tassazione.

— Oh, diavolo.

— Mirano a risucchiare denaro dalle nuove colonie.

— Uh-hu. Questo dovrebbe interessarlo, già. I Vorkosigan sono così dannatamente poveri. Che sia Komarr a pagare. È per questo che lo abbiamo conquistato, no?

— Non esattamente, mio ignorante fratello. E i fringuelli di città amici tuoi… non hanno ancora incontrato in qualche salotto la sua fiamma betana?

— Uomini di mondo, prego — lo corresse il fratello. — Non li confondere coi tuoi corvacci del Servizio.

— Non c’è pericolo. No, sul serio… ci sono strane chiacchiere che circolano su di lei, su Vorkosigan e su quello che hanno fatto a Vorrutyer, a Escobar. E alcune dicono l’opposto di altre. Pensavo che mamma avesse sentito dire qualcosa di più, su di lei.

— Pare alquanto schiva, per una leonessa dello spazio che si mangia gli incrociatori da battaglia a colazione. Non ci tiene a farsi vedere in giro. Forse il suo aspetto lascia a desiderare.

— Allora fanno coppia. Neanche Vorkosigan è una gran bellezza.

Cordelia, divertita, nascose un sorriso dietro una mano, finché il capitano disse: — Non so chi sia quello spastico a tre gambe che si tira dietro. Uno scribacchino del suo staff, probabilmente.

— Potrebbe trovare di meglio che quel mutante. Come Reggente, Vorkosigan avrà a disposizione il fior fiore del Servizio.

Il sorriso le morì sulle labbra. Quei commenti buttati lì con tanta indifferenza l’avevano colpita come un pugno allo stomaco. Lord Vorpatril non sembrava averci fatto caso. Li aveva sentiti, ma la sua attenzione era concentrata sulla sala sottostante, dove stava per cominciare il giuramento. Droushnakovi, sorprendentemente, era arrossita, e distolse lo sguardo. Cordelia si piegò in avanti. In lei ribolliva un flusso di parole, ma ne scelse soltanto alcune e le pronunciò col suo più freddo tono di comandante di nave.

— Capitano, e lei, signore, chiunque siate. — I due uomini si voltarono, sorpresi da quell’interruzione. — Per vostra informazione, il gentiluomo in oggetto è il tenente Koudelka. E non c’è ufficiale migliore, al servizio di qualunque bandiera.

I due la fissarono irritati e perplessi, incapaci di replicare a una donna, nella loro cultura, coi modi duri che avrebbero usato con un uomo. — Credevo che la nostra fosse una conversazione privata, signora — disse aspramente il capitano.

— Non ne dubito — replicò lei altrettanto rigida, benché fremesse. — Per avervi ascoltato, sebbene fosse inevitabile, vi chiedo scusa. Ma per i vostri disdicevoli commenti sul segretario dell’ammiraglio Vorkosigan siete voi a dovervi scusare. Il suo ferimento è stato una sventura per l’uniforme che anche lei indossa e per il servizio imperiale che condividete. — Teneva la voce bassa, quasi in un sussurro, e stava tremando. Un’overdose di Barrayar. Cerca di controllarti meglio.

L’attenzione vagante di Vorpatril tornò su di lei, e l’uomo assunse un’espressione sbalordita. — Un momento, un momento — disse. — Cosa significa, ora…

Il capitano girò di più la testa. — Oh, Lord Vorpatril. Poco fa non l’avevo riconosciuto, signore. Mmh… — Agitò una mano verso la sua attaccante dai capelli rossi, come per dire: «È con voi questa signora? E in tal caso, perché non la tenete sotto controllo?» Poi aggiunse, gelido: — Noi non ci conosciamo, signora.

— No, ma io non vado in giro a sollevare ogni sasso per vedere cosa ci sta sotto. — Subito però Cordelia s’accorse di essersi spinta troppo in là. Con uno sforzo diede un taglio alle sue emozioni. Non era lecito procurare ad Aral nuovi nemici proprio nel momento in cui si accollava un incarico gravoso.

Assumendosi le sue responsabilità di cavalier servente, Vorpatril cominciò: — Capitano, non come fra lei e…

— Non… ci presenti, Lord Vorpatril — lo interruppe Cordelia. — Questo non farebbe che crearci ulteriore imbarazzo. — Si prese la radice del naso fra il pollice e l’indice, chiuse gli occhi e cercò qualche parola più conciliante. E pensare che mi vantavo di come sapevo controllare il mio temperamento. Guardò le facce ostili dei due uomini che aveva davanti.

— Capitano, signori… Lord, anzi — si corresse, deducendo il loro titolo dal fatto che avevano il padre in sala fra i Conti. — Le mie parole sono state sconsiderate e rudi; non dovevo intromettermi in una conversazione privata. Desidero ritirarle, e vi faccio le mie scuse. Molto umilmente.

— È il minimo! — sbottò il giovane Lord.

Il fratello maggiore aveva più autocontrollo e rispose, celando la riluttanza: — Accetto le sue scuse, signora. Presumo che il tenente sia un suo parente. Se le mie osservazioni sono state offensive per lei, le domando scusa.

— E io accetto le sue scuse, capitano. Anche se il tenente Koudelka non è un parente ma solo il… mio secondo più caro nemico. — Fece una pausa e i due la guardarono accigliati, senza capire se stesse facendo dell’ironia. — Vorrei chiederle un favore, comunque, signore. Non lasci che osservazioni come quelle giungano agli orecchi dell’ammiraglio Vorkosigan. Koudelka era uno dei suoi ufficiali a bordo della Generale Vorkraft, ed è stato colpito da un distruttore neuronico mentre si batteva per difenderlo, durante l’ammutinamento dell’anno scorso. Lui lo ama come un figlio.

Il capitano s’era placato, anche se Droushnakovi lo fissava come se avesse un sapore di veleno in bocca. Le sorrise appena. — Sta dicendo che potrei essere trasferito in servizio di guardia all’Isola Kyril?

Cos’era l’Isola Kyril? Qualche lontana e scomoda assegnazione, probabilmente. — Io… ne dubito. Non è da lui usare la sua autorità per una rivalsa personale. Dico solo che questo lo farebbe soffrire inutilmente.

— Signora. — Con un cenno del capo l’uomo concluse la conversazione, fin troppo sconcertato da quella strana donna dal semplice abito liscio, così fuori posto in una galleria dove tutti facevano sfoggio d’eleganza. Lui e il fratello si volsero a guardare in sala, e mantennero un accurato silenzio nei venti minuti successivi, finché la cerimonia si concluse. I partecipanti e la folla che occupava la galleria uscirono a incontrarsi nel grande vestibolo fuori dalla camera del Consiglio.

Cordelia trovò Vorkosigan, con Koudelka al fianco, che parlava col padre e con un uomo anziano vestito anch’egli come un Conte. Vorpatril la consegnò a destinazione e scomparve, e suo marito la salutò con un sorriso stanco.

— Mia cara, spero che non ti sia annoiata troppo. Permettimi di presentarti il Conte Vorhalas. L’ammiraglio Rolf Vorhalas era il suo fratello più giovane. Non possiamo trattenerci molto. Fra poco è in programma il pranzo, in privato, con la Principessa e il Principe Gregor.

Il Conte Vorhalas s’inchinò profondamente sulla sua mano. — Milady, sono onorato.

— Anche per me è un piacere, Conte. Io… ho visto solo una volta suo fratello, brevemente. L’ammiraglio Vorhalas mi ha però colpito, come uomo di indiscutibile valore. — E se non l’avessi mai visto ne sarei stata colpita ancor più favorevolmente. Con la mano in quella del vecchio si sentì a disagio, ma in lui non sembrava esserci alcuna animosità personale.

— Grazie, milady. Tutti noi la pensiamo così. Ah, ecco laggiù i miei ragazzi. Ho promesso che li avrei presentati al Reggente. Evon freme per avere un posto fra il suo personale, ma gli ho detto che dovrà meritarselo. Vorrei che Carl avesse altrettanto interesse per il Servizio. Mia figlia sarà gelosa di loro. Lei ha messo in agitazione le nostre ragazze, sa, milady.

Il vecchio s’allontanò in fretta per chiamare i suoi figli. Oh, Dio, pensò Cordelia, devono essere proprio loro… sì.