Изменить стиль страницы

— No — rispose il prete, segnalando loro di oltrepassarlo. — Proseguite. Si comporterà meglio una volta che non ci saranno cavalli intorno.

Nel parlare si avvolse le redini intorno a una mano e si spostò dietro l'animale come se avesse intenzione di spingerlo. Kivrin oltrepassò la cresta insieme ad Agnes e si girò a guardare per essere certa che l'asino non assestasse un calcio alla testa al prete, poi cominciarono la discesa.

In basso la foresta era velata dalla pioggia, che stava già cominciando a sciogliere la neve sulla strada e aveva trasformato il fondo della collina in un pantano. Su entrambi i lati c'erano fitti cespugli coperti di neve e Rosemund era già in cima alla collina successiva, costeggiata da alberi su entrambi i lati fino a metà del pendio, al di là dei quali si allargava un'ampia distesa innevata.

E oltre la collina, si disse Kivrin, c'è un'aperta pianura e la vista può spaziare sulla strada, e su Oxford.

— Dove stai andando, Kivrin? Aspetta! — esclamò Agnes, ma Kivrin aveva già disceso il pendio ed era smontata dal roano, e adesso stava scrollando i cespugli coperti di neve per cercare di capire se erano salici. Lo erano, e al di là di essi poteva vedere la sommità di una grossa quercia. Avvolte le redini del cavallo intorno ai rami rossastri di un salice, si spinse nel boschetto colpendo i rami che si erano attaccati gli uni agli altri a causa del gelo e facendosi piovere addosso la neve che li ricopriva. Uno stormo di uccelli spiccò il volo stridendo mentre lei lottava per aprirsi un varco fino a sbucare nella radura che si trovava esattamente dove doveva essere.

E là c'era la quercia, e al di là di essa, lontano dalla strada, la macchia di betulle bianche che sembravano un bosco meno folto. Questo doveva essere il sito della transizione.

Però non aveva l'aspetto giusto… la radura era stata più piccola di così… oppure no? E la quercia aveva avuto più foglie e più nidi. Da un lato c'era inoltre un cespuglio di rovi con le bacche fra il porpora e l'azzurro che facevano capolino fra le lunghe spine, e lei non ricordava di averlo mai visto prima. Di certo non avrebbe potuto mancare di notarlo.

E la neve che fa apparire la radura più grande, si disse. Lì il manto nevoso era infatti profondo quasi un metro, liscio e intatto, tanto da dare l'impressione che in quel luogo non fosse mai venuto nessuno.

— È questo il posto dove Padre Roche vorrebbe che raccogliessimo l'edera? — domandò Rosemund, facendosi largo attraverso il boschetto e guardandosi intorno con le mani sui fianchi. — Qui non c'è edera.

Ma c'era stata dell'edera intorno alla base della quercia, ed anche dei funghi. La neve aveva coperto tutti i punti di riferimento e anche le tracce, là dove Gawyn aveva trascinato via il carro e le casse.

Il cofanetto… Gawyn non lo aveva riportato al maniero, non lo aveva visto perché lei lo aveva nascosto in mezzo alle erbacce, vicino alla strada.

Kivrin oltrepassò Rosemund e riattraversò i salici senza neppure cercare di evitare la neve che le pioveva addosso. Anche il cofanetto doveva essere sepolto nella neve, ma vicino alla strada il manto nevoso non era profondo e il cofanetto era alto quasi quaranta centimetri.

— Lady Katherine! — gridò Rosemund, che l'aveva seguita da presso. — Dove vorresti andare, adesso?

— Kivrin! — strillò Agnes, in una patetica eco. La bambina stava cercando di scendere dal pony fermo in mezzo alla strada ma si era impigliata con un piede nella staffa. — Lady Kivrin, vieni qui.

Kivrin la guardò per un momento senza quasi vederla, poi scoccò un'occhiata verso la sommità della collina: Padre Roche era ancora in cima, intento a lottare con l'asino, e lei doveva trovare il cofanetto prima che la raggiungesse.

— Resta sul pony, Agnes — disse, e cominciò a smuovere la neve sotto i salici.

— Cosa cerchi? — insistette Rosemund. — Qui non c'è edera.

— Lady Kivrin, vieni da me! — strillò Agnes.

Forse il peso della neve aveva piegato i salici e il cofanetto era più indietro, sotto di essi. Kivrin cominciò a spingere di lato la neve chinandosi in avanti e tenendosi aggrappata ai rami sottili e fragili, ma sapeva che il cofanetto non c'era, perché se n'era accorta subito: lì la neve era profonda appena pochi centimetri, perché i salici avevano protetto l'erba e le radici sotto di essi… però se quello era il posto giusto il cofanetto avrebbe dovuto essere lì. Se era il posto giusto.

— Lady Kivrin! — gridò ancora Agnes, e nel guardare verso di lei Kivrin si accorse che era riuscita a scendere da cavallo e le stava correndo incontro.

— Non correre — cominciò a dire, ma non riuscì ad arrivare a metà della frase che Agnes si era già impigliata con un piede in uno dei solchi del terreno, finendo per terra.

L'impatto con il suolo le tolse il fiato e sia Kivrin che Rosemund la raggiunsero prima che avesse cominciato a piangere. Kivrin la prese in braccio e le premette una mano contro lo sterno per raddrizzarla e aiutarla a riprendere fiato.

Agnes annaspò, poi trasse un profondo respiro e si mise a urlare.

— Va' a chiamare Padre Roche — disse Kivrin a Rosemund. — È ancora in cima alla collina perché il suo asino si è impuntato.

— Sta già arrivando — replicò Rosemund.

Nel girare il capo Kivrin vide che il prete stava goffamente scendendo di corsa dalla collina senza l'asino, e fu quasi sul punto di gridare anche a lui di non correre… ma era evidente che Padre Roche non poteva non aver sentito le urla di Agnes.

— Zitta — cercò di calmarla Kivrin. — Stai bene. Sei soltanto rimasta senza fiato per un momento.

Padre Roche le raggiunse e immediatamente Agnes si gettò fra le sue braccia.

— Zitta, Agnus — la placò lui con quella sua voce meravigliosamente confortante, stringendola a sé. — Zitta.

A poco a poco le urla cedettero il posto ai singhiozzi.

— Dove ti sei fatta male? — domandò Kivrin, spazzolando via la neve dal mantello della bambina. — Ti sei graffiata le mani?

Padre Roche fece girare Agnes fra le sue braccia in modo che Kivrin potesse toglierle i guanti di pelo bianco, ma le mani risultarono essere intatte anche se arrossate.

— Dove ti sei fatta male? — insistette Kivrin.

— Non si è fatta male — dichiarò Rosemund. — Piange perché è una neonata!

— Non sono una neonata! — inveì Agnes, con tanta veemenza che per poco non si gettò giù dalle braccia di Padre Roche. — Ho picchiato il ginocchio contro il terreno.

— Quale? — volle sapere Kivrin. — Quello a cui ti eri già fatta male?

— Sì! Non guardare! — strillò Agnes, quando lei allungò la mano verso la gamba in questione.

— D'accordo, non lo farò — si arrese Kivrin. Il ginocchio aveva già formato la crosta sulla ferita, e probabilmente il nuovo colpo l'aveva fatta staccare, ma a meno che la ferita non sanguinasse a tal punto da inzuppare la calzamaglia era inutile far prendere altro freddo alla bambina spogliandola in mezzo alla neve. — Però a casa dovrai permettermi di dare un'occhiata.

— Possiamo andarci adesso? — domandò Agnes.

Kivrin lanciò un'occhiata impotente in direzione del boschetto. Il posto doveva essere questo, con i salici, la radura e la cresta della collina priva di alberi. Il posto doveva essere questo. Forse aveva messo il cofanetto più addentro fra gli alberi di quanto ricordasse, e la neve…

— Adesso voglio andare a casa — singhiozzò Agnes. — Ho freddo!

— D'accordo — acconsentì Kivrin.

Dal momento che i guanti di Agnes erano troppo umidi per poterli rimettere Kivrin si tolse i propri e glieli diede; la bambina rimase deliziata nel vedere che le coprivano tutto il braccio e Kivrin cominciò a pensare che si fosse dimenticata del ginocchio, ma quando Padre Roche cercò di metterla sul suo pony lei riprese a singhiozzare.

— Voglio cavalcare con te — gemette, rivolta a Kivrin.