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Gawyn ed Eliwys stavano aspettando, osservandola con espressione intenta.

— Dove mi hai trovata? — chiese infine, traendo un profondo respiro.

I due si scambiarono una rapida occhiata… l'uomo stupito ed Eliwys con un'espressione che pareva dire «capisci, adesso?»

— Ha parlato così anche quella notte, ma ho creduto che fosse a causa della ferita — commentò poi Gawyn.

— Lo penso anch'io — replicò Eliwys. — La madre di mio marito crede invece che lei venga dalla Francia.

— Quello che parla non è francese — dichiarò Gawyn, scuotendo il capo, poi tornò a rivolgersi a Kivrin, alzando la voce fin quasi a gridare. — Buona dama, vieni da un'altra terra? — domandò.

, pensò Kivrin, da un'altra terra, e il solo modo per tornare indietro è ritrovare il sito, ma tu sei l'unico a sapere dove sia.

— Dove mi hai trovata? — ripeté.

— I suoi beni sono stati portati tutti via — riferì Gawyn ad Eliwys, — ma il carro è di ricca fattura e lei aveva molte casse di bagaglio.

— Temo che sia di nobile nascita e che la sua gente la stia cercando — annuì Eliwys.

— In quale parte del bosco mi hai trovata? — persistette Kivrin, con la voce che saliva di tono.

— La stiamo facendo agitare — osservò Eliwys, e si protese verso di lei, battendole un colpetto su una mano. — Non parlare e riposa — suggerì, poi si allontanò dal letto e Gawyn la seguì.

— Vuoi che vada a Bath, da Lord Guillaume? — domandò Gawyn, ora di nuovo nascosto dai tendaggi.

Eliwys indietreggiò di un passo come aveva fatto al suo arrivo, quasi avesse paura di lui. Poco prima però avevano sostato insieme ai piedi del letto, con le mani che quasi si sfioravano, ed avevano conversato come vecchi amici. La diffidenza doveva essere determinata da qualcos'altro.

— Vuoi che vada a prendere tuo marito? — insistette Gawyn.

— No — replicò Eliwys, abbassando lo sguardo sulle proprie mani. — Il mio signore ha già cose sufficienti di cui preoccuparsi e non può partire fino alla fine del processo. Inoltre ti ha chiesto di restare qui per proteggerci.

— Con il tuo permesso, allora, tornerò nel luogo dove la dama è stata assalita e continuerò le ricerche.

— Sì — assentì Eliwys, senza guardarlo. — Nella fretta i ladri potrebbero aver lasciato cadere qualche oggetto che ci riveli chi è.

Il luogo dove la dama è stata assalita, recitò Kivrin sotto voce, cercando di sentire le proprie parole sotto la versione fornita dal traduttore e di memorizzarle. Il luogo dove sono stata assalita.

— Lascia che mi congedi e che mi rimetta in cammino — disse Gawyn.

— Adesso? — chiese Eliwys, sollevando lo sguardo su di lui. — Si sta facendo buio.

— Mostrami il luogo dove sono stata assalita — tentò ancora Kivrin.

— Non temo il buio, Lady Eliwys — rispose Gawyn, e uscì a grandi passi dalla stanza, con la spada che tintinnava.

— Portatemi con voi — gridò loro dietro Kivrin, ma fu inutile perché se n'erano già andati e il traduttore era guasto. Si era ingannata a pensare che stesse funzionando: aveva capito ciò che quella gente diceva grazie alle lezioni che il Signor Dunworthy le aveva impartito e non a causa del traduttore, e forse si stava ingannando anche quando pensava di comprendere le loro parole.

Forse la conversazione non aveva avuto nulla a che vedere con la sua identità, forse aveva riguardato un argomento del tutto diverso… ritrovare una pecora perduta o sottoporre lei ad un processo.

Nel lasciare la stanza Lady Eliwys si era richiusa la porta alle spalle e adesso Kivrin non riusciva a sentire più nulla; anche i rintocchi della campana erano cessati e la luce che trapelava dalla pezza di lino incerata era tinta di blu. Si stava facendo buio.

Gawyn aveva detto che era sua intenzione tornare fino al sito della transizione, e se la finestra si affacciava sul cortile lei avrebbe almeno potuto vedere in quale direzione si stava avviando. L'uomo aveva affermato che il posto non era lontano e se fosse riuscita a vedere da quale parte andava forse avrebbe potuto ritrovare il sito da sola.

Sulla scia di quelle riflessioni si sollevò a sedere sul letto, ma quel semplice sforzo fu già sufficiente a causarle un'altra fitta di dolore al petto e quando tentò di abbassare i piedi sul pavimento fu assalita dalle vertigini e dovette riadagiarsi contro i cuscini, con gli occhi chiusi.

Vertigini, febbre e dolori al petto… quale malattia dava questi sintomi? Il vaiolo cominciava con la febbre e i brividi, e le macchie non apparivano se non verso il secondo o il terzo giorno. Sollevò un braccio per vedere se su di esso si vedevano i primi segni di vaiolo, ma dubitava che fosse questa la sua malattia. Certo, non aveva idea di quanto tempo fosse stata male, ma sapeva che il vaiolo aveva un periodo di incubazione che andava da dieci a ventuno giorni, e dieci giorni prima lei si era trovata nell'ospedale di Oxford, dove il virus del vaiolo era estinto da quasi cento anni… quindi non poteva averlo contratto.

Durante la degenza in ospedale era stata vaccinata contro ogni possibile malattia: vaiolo, febbre tifoidea, colera, peste, quindi come poteva aver contratto una di esse? E se non si trattava di questo, qual era allora il suo male? Il Ballo di San Vito? Era già giunta in precedenza alla conclusione che questa doveva essere qualche malattia contro cui non era stata vaccinata, ma in ogni caso il suo sistema immunitario era stato potenziato proprio allo scopo di combattere qualsiasi infezione.

Sulle scale echeggiò un rumore di piedi in corsa.

— Madre! — gridò una voce che lei aveva già imparato a riconoscere come quella di Agnes. — Rosemund non ha aspettato!

La bambina non fece irruzione nella stanza con la stessa violenza di prima perché questa volta la porta era chiusa e lei dovette spingere il battente, ma non appena ebbe superato la soglia corse verso il sedile posto sotto la finestra, continuando a piangere.

— Madre! Dovevo dirlo io a Gawyn! — singhiozzò, poi si arrestò quando si accorse che sua madre non era nella stanza, e Kivrin notò che al tempo stesso smise anche di piangere.

Agnes rimase ferma vicino alla finestra per un intero minuto, come se stesse cercando di decidere se tentare o meno di ripetere la scena più tardi, poi tornò di corsa verso la porta, ma a metà strada il suo sguardo si posò su Kivrin e lei si fermò nuovamente.

— So chi sei… sei la signora che Gawyn ha trovato nel bosco — disse, aggirando il letto; era alta appena quanto bastava per vedere sopra il letto, e i lacci della sua cuffietta si erano slacciati di nuovo.

Temendo che la sua risposta, confusa come apparentemente scaturiva dal traduttore, potesse spaventare la piccola, Kivrin si limitò a spingersi un po' più contro i cuscini e ad annuire.

— Cosa è successo ai tuoi capelli? — domandò Agnes. — I ladri li hanno portati via?

Kivrin scosse il capo, sorridendo all'idea.

— Maisry dice che i ladri ti hanno rubato la lingua — continuò Agnes, poi indicò la fronte di Kivrin e aggiunse. — Ti hanno ferita alla testa?

Lei annuì.

— Io mi sono ferita al ginocchio — spiegò la bambina, cercando di sollevare la gamba con entrambe le mani in modo che Kivrin potesse vedere la fasciatura sporca. La vecchia aveva avuto ragione: la benda era troppo lenta e stava già scivolando via, permettendo di vedere la ferita sottostante. Kivrin aveva supposto che si trattasse soltanto di una sbucciatura, ma adesso si accorse che la lacerazione sembrava piuttosto profonda.

Agnes barcollo, lasciò andare il ginocchio e si appoggiò di nuovo al letto.

— Morirai? — domandò.

Non lo so, pensò Kivrin, consapevole dell'intenso dolore al petto. Nel 1320 la percentuale di mortalità del vaiolo era stata del settantacinque per cento, e il suo sistema immunitario potenziato non stava funzionando.

— Fratello Hubard è morto — proseguì Agnes, in tono d'importanza, — e anche Gilbert. Io l'ho visto quando è caduto da cavallo: la sua testa era tutta rossa. Rosemund ha detto che Fratello Hubard è stato ucciso dal male azzurro.