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Non può essere la peste, si disse con decisione. Le persone che hanno la peste non si chiedono di cosa sono malate perché sono troppo impegnate a morire.

Non poteva essere la peste, perché le mosche che l'avevano diffusa si erano alimentate di topi e di esseri umani e non avevano certo vissuto nel cuore di una foresta, senza contare che la Morte Nera non era arrivata in Inghilterra fino al 1348. Questa doveva quindi essere qualche altra malattia medievale, qualcosa a cui la Dottoressa Ahrens non aveva pensato. Nel medioevo erano esistite stranissime malattie di ogni tipo, dalla scrofola al Ballo di San Vito a molteplici febbri senza nome; lei doveva aver contratto una di esse e il suo sistema immunitario rinforzato aveva impiegato un po' di tempo a capire di cosa si trattava e a combatterlo. Però lo aveva fatto e adesso la febbre era calata e il traduttore avrebbe cominciato a funzionare… tutto quello che doveva fare era riposare, aspettare e migliorare. Confortata da quel pensiero richiuse gli occhi e si addormentò.

Fu destata dalla sensazione che qualcuno la stesse toccando, e nell'aprire gli occhi vide che si trattava della vecchia, che le stava esaminando le mani rigirandole fra le proprie, sfregandone il dorso con l'indice screpolato e scrutando le unghie. Quando si accorse che Kivrin era sveglia la donna le lasciò andare le mani come in un gesto di disgusto.

— Sheavost ahvheigh parage attelest, baht hoore der wikkonasshae haswfolletwe? — chiese.

Nulla. Kivrin aveva in qualche modo sperato che durante il sonno gli intensificatori del traduttore sarebbero riusciti a suddividere e a decifrare quello che lei aveva sentito e che al risveglio avrebbe scoperto che tutto le era chiaro, ma le parole che sentiva erano sempre incomprensibili. Somigliavano un poco al francese con le finali tronche e le inflessioni in delicata ascesa, ma lei conosceva il francese normanno… il Signor Dunworthy aveva voluto che lo imparasse… e tuttavia non riconosceva neppure una parola.

— Hastow naydepesse? — insistette la donna.

Sembrava una domanda, ma tutte le frasi in francese sembravano domande.

La vecchia le afferrò un braccio con una mano ruvida e le passò l'altro braccio intorno al corpo come per aiutarla ad alzarsi.

Sono troppo malata per alzarmi, pensò Kivrin. Perché vuole che lo faccia? Vogliono forse interrogarmi? O bruciarmi sul rogo?

La donna più giovane arrivò a sua volta nella stanza, con in mano una coppa dotata di stelo che posò sul sedile sotto la finestra per poi affrettarsi a prendere il braccio libero di Kivrin.

— Hastontee natour yowrese? — domandò con un sorriso.

Dicendosi che forse volevano soltanto accompagnarla in bagno, Kivrin si sforzò di sollevarsi a sedere e di far scivolare le gambe oltre il bordo del letto.

Immediatamente fu assalita da un senso di vertigine e fu costretta a restare seduta con le gambe che penzolavano dall'alto giaciglio, aspettando che la sensazione passasse. Accorgendosi di avere indosso soltanto la camicia di lino si chiese dove fosse finito il resto dei suoi vestiti… se non altro, le avevano permesso di tenere la camicia. Nel medioevo, di solito la gente andava a letto senza niente addosso.

E la gente del medioevo non aveva neppure le tubature interne, ricordò, augurandosi che non la costringessero ad uscire all'aperto per andare in bagno. A volte i castelli avevano un guardaroba chiuso o un pozzo che doveva essere pulito in fondo, ma questo non era un castello.

La donna giovane le gettò intorno alle spalle una sottile coperta piegata come se fosse stata uno scialle, poi fra tutte e due l'aiutarono a scendere dal letto. Kivrin mosse un paio di passi sul gelido pavimento di legno e si sentì assalire di nuovo dalle vertigini.

Non riuscirò mai ad arrivare fuori, pensò.

— Wotan shy wootes mawdaor youse der jordane? — chiese in tono brusco la vecchia, e Kivrin ebbe l'impressione di aver riconosciuto la parola jardin, il termine francese per indicare un giardino… ma perché le due donne avrebbero dovuto discutere proprio adesso di giardini?

— Thanway maunholp anhour — ribatté la nuora, passando il braccio intorno a Kivrin e sistemandosi quello inerte di lei intorno al collo; la vecchia intanto le afferrò l'altro braccio con entrambe le mani. La suocera non arrivava quasi alla spalla di Kivrin e la donna più giovane sembrava pesare a stento una quarantina di chili, ma fra tutte due riuscirono a farla arrivare fino ai piedi del letto.

Kivrin sentì le vertigini aumentare ad ogni passo e si rese conto che non ce l'avrebbe mai fatta ad arrivare all'esterno, ma le due donne la fecero fermare ai piedi del letto, dove c'era una bassa cassapanca di legno con un uccello o forse un angelo intagliato rozzamente sulla sommità; sulla cassapanca erano posate una bacinella di legno piena d'acqua, le bende sporche di sangue che avevano fasciato la fronte di Kivrin e una bacinella più piccola, vuota. Impegnata a lottare per non cadere a terra, Kivrin non si rese conto dello scopo di quella bacinella finché la vecchia non mimo l'atto di sollevare le pesanti gonne e di sedersi, dicendo:

— Swoune nawmaydar oupondre yorsette.

Un pitale, pensò con gratitudine Kivrin. Signor Dunworthy, i pitali erano un oggetto usato nelle case di campagna nobiliari del 1320.

Annuì per segnalare che aveva capito e si lasciò adagiare sul pitale, anche se la testa le girava al punto che dovette aggrapparsi ai pesanti tendaggi del letto per non cadere; quando cercò di rialzarsi avvertì poi una fitta di dolore al torace tanto intensa che si piegò in avanti su se stessa.

— Maisry! — gridò la vecchia, in direzione della porta. — Maisry, com undtvae holpoon!

L'inflessione indicava senza ombra di dubbio che stava chiamando qualcuno… Marjorie? Mary?… perché le aiutasse, ma siccome non apparve nessuno Kivrin pensò di essersi sbagliata.

Si raddrizzò un poco, valutando l'intensità del dolore, poi cercò di risollevarsi del tutto e scoprì che la fitta si era attenuata… ma le due donne dovettero comunque riportarla a letto quasi di peso e quando infine si ritrovò sotto le coltri lei si sentì esausta. Chiuse gli occhi.

— Slaeponpon donu paw daton — disse la donna giovane, e Kivrin suppose che le stesse consigliando di riposare o di dormire, ma ancora non riuscì a decifrare le sue parole.

Il traduttore si è rotto, pensò, e il piccolo nodo di panico cominciò a formarsi di nuovo, più intenso del dolore al petto.

Non può essersi rotto perché non è una macchina, rifletté poi. È un intensificatore chimico di sintassi e di memoria e non può essersi rotto. Però il traduttore poteva funzionare basandosi soltanto sulle parole contenute nella sua memoria, ed era evidente che l'inglese medievale del Signor Latimer era peggio che inutile. La sua pronuncia era talmente sbagliata che il traduttore non riusciva a riconoscere in ciò che sentiva le stesse parole presenti nella sua memoria ma questo non voleva dire che fosse rotto… significava soltanto che stava raccogliendo nuovi dati e che le poche frasi da lei udite finora non erano sufficienti. Però il traduttore aveva riconosciuto il latino, ricordò, e il panico tornò ad assalirla ma lei vi resistette. Il traduttore aveva potuto riconoscere il latino perché il rito dell'estrema unzione era un brano convenzionale di cui lei già conosceva le parole, mentre le frasi pronunciate dalle donne non erano state parti convenzionali di un rito pur essendo comunque decifrabili in quanto al loro interno nomi propri, appellativi, sostantivi, verbi e preposizioni erano certo comparsi in posizioni prestabilite ed erano stati ripetuti più volte. Il traduttore li avrebbe separati in fretta e se ne sarebbe servito come chiave per ottenere il resto del codice, quindi tutto quello che doveva fare era raccogliere dati, ascoltare ciò che veniva detto intorno a lei senza neppure cercare di capirlo e lasciare che il traduttore facesse il suo lavoro.