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Montoya. Si era del tutto dimenticato di lei e non l'aveva più vista dalla messa della Vigilia di Natale. Anche l'archeologa era stata alla ricerca di Basingame perché potesse firmarle l'autorizzazione di tornare ai suoi scavi, e gli aveva telefonato il giorno di Natale per chiedergli se Basingame pescava trote o salmoni, richiamando in seguito per lasciare detto che «non aveva importanza»… il che poteva significare che aveva scoperto non soltanto se lui pescava trote o salmoni ma anche dove si trovava.

Mentre saliva le scale per raggiungere il suo alloggio rifletté che se aveva localizzato Basingame e ottenuto la sua autorizzazione, Montoya doveva essere tornata di corsa ai suoi scavi, senza perdere tempo per dirlo a nessuno… senza contare che non era neppure certo che l'archeologa sapesse che anche lui lo stava cercando.

Di certo Basingame sarebbe tornato indietro non appena Montoya lo avesse avvertito dell'imposizione della quarantena a meno che non fosse stato bloccato dal cattivo tempo o dalle strade impercorribili. O forse Montoya non gli aveva detto della quarantena… ossessionata com'era dagli scavi poteva avergli detto soltanto di aver bisogno della sua firma.

La Signora Taylor, i suoi quattro suonatori di campane ancora in salute e il Signor Finch erano nella sua stanza, in cerchio e intenti a piegare le ginocchia a turno. Finch aveva in mano un foglio di carta e stava contando qualcosa sotto voce.

— Stavo proprio per andare in corsia ad assegnare i turni alle infermiere — disse con un tono un po' contrito. — Ecco il rapporto di William.

E dopo aver consegnato i fogli a Dunworthy si affrettò ad uscire. La Signora Taylor e i suoi quattro compagni cominciarono a raccogliere i contenitori delle campane a mano.

— Ha chiamato una certa Signorina Wilson — riferì la Taylor. — Ha detto che non si può usare la forza e che bisognerà passare attraverso la consolle di Brasenose.

— Grazie — rispose Dunworthy.

La Signora Taylor lasciò la stanza, seguita in fila indiana dai suoi compagni.

Dunworthy telefonò agli scavi senza avere risposta ed ebbe lo stesso esito all'appartamento di Montoya e al suo ufficio a Brasenose e ancora agli scavi. Nessuna risposta, da nessuna parte. Provò a richiamare l'appartamento e lasciò suonare l'apparecchio mentre controllava il rapporto di William. Da esso risultava che Badri aveva trascorso tutto il sabato e la domenica mattina lavorando agli scavi… William doveva essersi messo in contatto con Montoya per scoprirlo.

Improvvisamente gli vennero dei dubbi in merito agli scavi stessi. Erano nelle campagne intorno a Whitney, in una fattoria dell'Associazione Nazionale e forse nelle vicinanze c'erano anatre, polli o maiali, o magari tutte e tre le cose. E Badri aveva trascorso là un giorno e mezzo, scavando nel fango… un'occasione perfetta di entrare in contatto con un focolaio di infezione.

Colin entrò nella stanza fradicio di pioggia.

— Ho esaurito i cartelli e da Londra ne manderanno altri domani — annunciò, frugando nella sua borsa e tirando fuori una gomma da masticare che si ficcò in bocca. — Sa chi c'è sulla sua scala? — chiese poi, lasciandosi cadere sul divano e aprendo il libro sul medioevo. — William con una ragazza, e si stanno baciando e scambiando paroline dolci. Ho faticato a passare.

Dunworthy aprì la porta e subito William si staccò con riluttanza da una brunetta, entrando con lei nel suo alloggio.

— Sa dove sia la Signora Montoya? — gli chiese Dunworthy.

— No. All'SSN hanno detto che si trova agli scavi, ma al telefono non risponde nessuno. Forse è nel cortile della chiesa o da qualche parte nella fattoria e non riesce a sentire. Ho pensato di usare un intensificatore di suoni, ma poi mi sono ricordato di questa ragazza che studia storia archeologica — spiegò, accennando con la testa alla brunetta, — e lei mi ha detto di aver visto i fogli di assegnazione dei turni agli scavi, e che il nome di Badri risultava segnato sabato e domenica.

— Cosa sarebbe un intensificatore di suoni?

— Lo si collega alla linea e intensifica il trillo dall'altra parte, nel caso che la persona che deve ricevere la chiamata sia in giardino o sotto la doccia o qualcosa del genere.

— Ne potrebbe applicare uno a questo telefono?

— È una cosa un po' troppo complicata per me, ma conosco una studentessa che potrebbe farlo. Ho il suo numero nella mia stanza — rispose William, e se ne andò tenendosi per mano con la brunetta.

— Sa, se la Signora Montoya è agli scavi, io potrei farla uscire dal perimetro — si offrì Colin. esaminando la gomma da masticare. — Sarebbe facile, perché ci sono un sacco di posti che non sono sorvegliati. Alle guardie non piace stare fuori sotto la pioggia.

— Non ho nessuna intenzione di infrangere la quarantena — replicò Dunworthy. — Stiamo cercando di fermare quest'epidemia, non di diffonderla.

— È così che la peste si è diffusa durante la Morte Nera — commentò Colin, esaminando ancora una volta la gomma da masticare, che era adesso di un giallo malsano. — La gente continuava a cercare di fuggire da essa con il solo risultato di portarla con sé.

— La mia amica — avvertì William, facendo capolino dalla porta, — dice che ci vogliono due giorni per installare un intensificatore di suono ma che lei ne ha uno al suo telefono, se vuole usarlo.

— Posso andare? — domandò Colin, afferrando la giacca.

— No — lo bloccò Dunworthy. — Togliti quegli abiti bagnati, non voglio che ti prenda l'influenza.

Poi uscì e scese le scale con William.

— È una studentessa di Shrewsbury — spiegò lui, avviandosi sotto la pioggia.

Colin li raggiunse quando erano a metà del cortile.

— Non posso prendere l'influenza perché i miei linfociti T sono stati rinforzati — disse. — Non avevano quarantene durante la Peste Nera, quindi si è diffusa dovunque — aggiunse, tirando fuori di tasca la sciarpa. — Botley Road è un buon posto per sgusciare oltre il perimetro. All'angolo c'è un pub vicino allo sbarramento e di tanto in tanto la guardia si infila dentro per stare un po' al caldo.

— Chiuditi la giacca — ordinò Dunworthy.

La ragazza risultò essere Polly Wilson. Lei riferì che stava lavorando a un traduttore ottico che poteva entrare nella consolle ma che non era ancora riuscita a penetrarvi, poi Dunworthy telefonò agli scavi senza però avere risposta.

— Lo lasci suonare — avvertì Polly. — Può darsi che la persona che sta chiamando debba fare parecchia strada per arrivare all'apparecchio. Gli intensificatori di suono hanno un raggio di mezzo chilometro.

Dunworthy lasciò suonare per dieci minuti, poi posò il ricevitore, attese cinque minuti e tentò ancora, lasciando suonare per un quarto d'ora prima di ammettere la sconfitta. Polly stava guardando William con desiderio e Colin stava tremando nella sua giacca bagnata, quindi Dunworthy lo portò a casa e lo mise a letto.

— Oppure potrei sgusciare io oltre il perimetro e avvisare la Signora Montoya di chiamarla — suggerì il ragazzo, riponendo la gomma da masticare nella sacca, — nel caso che lei abbia paura di essere troppo vecchio per farcela. Io sono molto abile a superare gli sbarramenti.

Il mattino successivo Dunworthy attese che William fosse di ritorno e andò a Shrewsbury per tentare ancora, ma inutilmente.

— Programmerò l'apparecchio in modo che chiami a intervalli di mezz'ora — propose Folly, accompagnandolo alle porte del college. — Non è che per caso sa se William ha altre ragazze, vero?

— No — dichiarò Dunworthy.

Un suono di campane giunse improvviso dalla direzione della Chiesa del Cristo, rintoccando nitido sotto la pioggia.

— Qualcuno ha riattivato quell'orribile carillon? — chiese Polly, protendendosi per ascoltare.

— No. Sono gli Americani — spiegò Dunworthy, tendendo l'orecchio per cercare di stabilire se alla fine al Signora Taylor avesse optato per Stedmans, ma le campane che stava sentendo erano sei, le antiche campane di Osney: Douce, Gabriel e Marie, una dopo l'altra, Clement, Hautclerc e Taylor. — E Finch.