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Al sicuro nei cieli. Kivrin ripensò al Signor Dunworthy.

— Non andare — le aveva detto. — Non sarà affatto come tu immagini.

E aveva avuto ragione. Lui aveva sempre ragione.

Ma neppure lui, con tutti i suoi timori di vaiolo e di tagliagole e di roghi, avrebbe potuto supporre una cosa del genere, e cioè che lei si fosse persa. Non sapeva dove fosse il sito della transizione e il recupero sarebbe avvenuto ormai fra una settimana appena. Guardò in direzione di Gawyn, che dalla parte opposta della navata aveva lo sguardo fisso su Eliwys, e si disse che avrebbe dovuto parlargli dopo la messa.

Allorché Padre Roche si accostò all'altare e diede inizio alla funzione vera e propria, Agnes si appoggiò contro Kivrin che la circondò con un braccio, pensando che quella poverina doveva essere spossata, perché era in piedi da prima dell'alba e non era stata ferma un momento. Si chiese quindi quanto sarebbe durata ancora la messa.

Il servizio a St. Mary era durato un'ora e un quarto, e a metà dell'offertorio il cercapersone della Dottoressa Ahrens si era messo a trillare.

— Deve nascere un bambino — aveva sussurrato a Kivrin e a Dunworthy, prima di andarsene in tutta fretta. — Davvero un'ora appropriata.

Chissà se adesso sono in chiesa anche loro, si disse, poi ricordò che nella sua epoca quella sera non era Natale, che il Natale c'era già stato tre giorni dopo che lei era arrivata lì, mentre era ancora ammalata. A casa doveva essere… probabilmente era già il due gennaio, il che voleva dire che le vacanze natalìzie erano quasi finite e che le decorazioni erano state tolte tutte.

In chiesa cominciava a fare caldo e le candele sembravano assorbire tutta l'aria. Kivrin sentì alle proprie spalle i movimenti dei fedeli che cambiavano posizione mentre Padre Roche procedeva attraverso tutte le varie fasi della messa e Agnes si abbandonava sempre più contro di lei. Fu lieta quando arrivarono al Sanctus e si poté inginocchiare.

Cercò di immaginare Oxford il due gennaio, con i negozi che annunciavano i saldi del nuovo anno e il carillon della Torre Carfax che finalmente taceva. La Dottoressa Ahrens era di certo in Infermeria per occuparsi dei casi di indigestione che facevano sempre seguito alle feste e il Signor Dunworthy si stava preparando all'inizio del nuovo trimestre.

No, non lo sta facendo, si disse, vedendolo di nuovo fermo a fissarla da dietro la partizione di vetro. Si sta preoccupando per me.

Padre Roche sollevò il calice, s'inginocchiò e baciò l'altare. Sul lato della chiesa riservato agli uomini ci furono altri spostamenti e qualche sussurro. Lanciando un'occhiata Kivrin vide che Gawyn si era appoggiato all'indietro sui talloni con aria annoiata e che Sir Bloet stava dormendo.

Come anche Agnes, che si era accasciata così completamente addosso a Kivrin da impedirle di alzarsi in piedi per il Paternoster. Senza neppure provarci, Kivrin attese che tutti si fossero alzati e poi ne approfittò per assestare meglio la bambina contro di sé e metterle la testa in una posizione più comoda. Dopo un po' cominciò a dolerle un ginocchio perché doveva averlo appoggiato nella depressione fra due pietre, quindi cambiò posizione e lo sollevò appena, infilando sotto di esso una angolo di mantello piegato.

Padre Roche mise un pezzo di pane nel calice, recitando l'Haec Commixtio e tutti tornarono a inginocchiarsi per l'Agnus Dei.

— Agnus Dei, qui tollis peccata mundi miserere nobis — cantilenò. — Agnello di Dio che togli i peccati del mondo abbi pietà di noi.

Agnus Dei, Agnello di Dio. Con un sorriso Kivrin abbassò lo sguardo su Agnes, che era profondamente addormentata e le gravava come piombo contro il fianco, con la bocca socchiusa ma con i pugni ancora serrati intorno alla campanella. Il mio agnello, pensò.

Inginocchiata sul pavimento di pietra della chiesa di St. Mary aveva immaginato le candele e il freddo, ma non Lady Imeyne e la sua costante attesa di un errore da parte di Padre Roche durante la messa, e neppure Eliwys o Gawyn o Rosemund. E nemmeno Padre Roche, con la sua faccia da bandito e la calzamaglia logora.

E neppure fra cento o fra settecentotrentaquattro anni avrebbe potuto immaginare Agnes, con il suo cucciolo e i suoi capricci e il suo ginocchio infetto.

Sono lieta di essere venuta, pensò. Nonostante tutto.

Padre Roche tracciò il segno della croce con il calice e bevve il suo contenuto.

— Dominus Vobiscum — disse quindi, e alle spalle di Kivrin si verificò un'agitazione generale perché ora che la parte principale dello spettacolo era finita la gente cercava di uscire in anticipo per evitare la calca dell'ultimo momento. A quanto pareva, non c'era nessuna deferenza nei confronti della famiglia del signore locale quando si trattava di uscire… e non si aspettava neppure di essere fuori per cominciare a parlare. Kivrin riuscì a stento a sentire il congedo.

— Ite, Missa est — declamò Padre Roche, sopra il chiasso generale, e prima ancora che lui avesse avuto il tempo di abbassare le mani Lady Imeyne si avviò lungo la navata dando l'impressione di voler partire per Bath per conferire con il vescovo in quel preciso momento.

— Hai visto le candele di sego vicino all'altare? — disse a Lady Yvolde. — Eppure gli avevo detto di usare quelle di cera d'api che gli avevo dato.

Lady Yvolde scosse il capo e scoccò una cupa occhiata in direzione di Padre Roche, poi le due vecchie se ne andarono con Rosemund che le seguiva da vicino.

Era evidente che la ragazza non aveva intenzione di tornare al maniero con Sir Bloet se appena poteva evitarlo, e quella era la soluzione migliore, perché la calca di gente si richiuse immediatamente alle spalle delle tre donne, che sarebbero già arrivate a casa quando infine il nobile fosse riuscito ad alzarsi affannosamente in piedi.

Anche Kivrin aveva problemi ad alzarsi perché un piede le si era addormentato e Agnes era immersa in un sonno profondo.

— Agnes — chiamò. — Svegliati, è ora di andare a casa.

Intanto Sir Bloet si era risollevato dall'inginocchiatoio, quasi purpureo in volto per lo sforzo, e si era avvicinato ad Eliwys per offrirle il braccio.

— Tua figlia si è addormentata — osservò.

— Già — commentò Eliwys, scoccando un'occhiata ad Agnes, poi accettò il suo braccio ed entrambi accennarono ad avviarsi.

— Tuo marito aveva promesso di venire ma non lo ha fatto.

— No — rispose Eliwys, accentuando la stretta sul braccio del nobile.

Fuori le campane cominciarono a suonare tutte insieme e in maniera scoordinata, uno splendido coro selvaggio e irregolare di rintocchi di gioia.

— Agnes — chiamò ancora Kivrin. — È il momento di suonare la tua campanella.

Lei non si mosse neppure, e quando Kivrin cercò di prenderla in braccio la sua mano le scivolò inerte dalla spalla facendo tintinnare la campanella.

— Hai aspettato tutta la notte di poterla suonare — insistette Kivrin, sollevando un ginocchio da terra. — Svegliati, agnellino.

Si guardò quindi intorno alla ricerca di qualcuno che l'aiutasse, ma in chiesa non era rimasto quasi nessuno. Cob stava facendo il giro delle finestre per spegnere le candele pizzicandone lo stoppino fra le dita screpolate dal freddo, mentre Gawyn e i nipoti di Sir Bloet si stavano affibbiando la spada alla cintura in fondo alla navata. Padre Roche non si vedeva da nessuna parte e Kivrin si chiese se fosse lui a suonare la campana con tanto gioioso entusiasmo.

Il piede addormentato cominciava a formicolarle e lei provò a fletterlo più volte contro la suola sottile della scarpa prima di gravare su di esso con il proprio peso. Dava un fastidio terribile ma almeno la reggeva. Issandosi maggiormente Agnes su una spalla cercò di alzarsi ma s'impigliò con un piede nel bordo della gonna e barcollò in avanti.

Gawyn la sorresse appena in tempo.