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— Avete ragione, signor Ai, avete ragione! — disse con veemenza Slose. — Entro un mese manderete a chiamare quella nave, ed essa sarà accolta in Orgoreyn con tutti gli onori, come il segno e il sigillo visibile di una nuova epoca. Questo aprirà anche gli occhi di coloro che non vedono!

Andò avanti così, fino a quando la cena non fu servita là dove eravamo seduti. Mangiammo e bevemmo e andammo a casa, io per primo veramente esausto, ma compiaciuto enormemente per come le cose stavano andando. C'erano degli ammonimenti e dei punti oscuri, naturalmente. Slose voleva fare di me una religione. Gaum voleva fare di me un simulatore. Mersen, apparentemente, voleva dimostrare di non essere un agente karhidi, dimostrando che io lo ero. Ma Obsle, Yegey, e alcuni altri, stavano operando a un livello più alto. Essi volevano comunicare con gli Stabili, e fare discendere un'astronave NAFAL sul territorio Orgota, allo scopo di convincere o costringere la Commensalità di Orgoreyn ad allearsi con l'Ecumene. Essi credevano che, così facendo, Orgoreyn avrebbe ottenuto una grande e duratura vittoria di prestigio su Karhide, e che i Commensali che avrebbero costruito questa vittoria avrebbe ottenuto un prestigio adeguato, e un potere proporzionale, nel loro governo. La loro fazione del Libero Mercato, una minoranza nei Trentatré, si opponeva alla continuazione della disputa nella Valle di Sinoth, e in linea generale rappresentava una politica conservatrice, non aggressiva, e non nazionalista. Era già da molto tempo, ormai, che avevano perduto il controllo del potere, e calcolavano che la strada per ritornare al potere avrebbe potuto trovarsi, accettando alcuni rischi inevitabili, sulla strada che io indicavo. Il fatto che essi non riuscissero a vedere più in là, che la mia missione fosse per loro un mezzo e non un fine, non era un grande danno. Una volta sulla strada, avrebbero cominciato a comprendere la direzione nella quale essa li avrebbe portati. Nel frattempo anche se erano di visione ristretta, per lo meno si comportavano in maniera realistica.

Obsle, parlando per convincere gli altri, aveva detto:

— O Karhide avrà paura della forza che questa alleanza ci darà… e Karhide, ricordatelo, ha sempre paura delle nuove strade e delle nuove idee… e così rifiuterà ogni contatto, e rimarrà indietro. Oppure il Governo di Erhenrang chiamerà a raccolta tutto il suo coraggio e verrà a chiedere di partecipare all'alleanza, dopo di noi, al secondo posto. In entrambi i casi lo shifgrethor di Karhide verrà diminuito; e in entrambi i casi, saremo noi a guidare la slitta. Se abbiamo l'intelligenza e il coraggio di approfittare ora di questo vantaggio, sarà un vantaggio permanente e certo! — Poi, rivolgendosi a me, — ma l'Ecumene deve essere disposto ad aiutarci, signor Ai. Dobbiamo avere qualcosa di più da mostrare al nostro popolo che voi solo, un uomo, già conosciuto a Erhenrang.

— Lo capisco bene, Commensale. Voi vorreste una prova buona e spettacolare, e io vorrei offrirvene una. Ma non posso far scendere l'astronave finché la sua sicurezza e la vostra onestà non siano ragionevolmente sicure. Ho bisogno del consenso e della garanzia del vostro governo, che, immagino, deve comprendere l'intero gruppo dei Commensali… e di un annuncio pubblico.

Obsle parve deluso, ma disse:

— È abbastanza ragionevole.

Ritornando a casa in auto, in compagnia di Shusgis, che alle attività del pomeriggio aveva contribuito solo con la sua risata gioviale, domandai:

— Signor Shusgis, che cos'è il Sarf?

— Uno degli Uffici Permanenti dell'Amministrazione Interna. Vigila contro registrazioni false, viaggi non autorizzati, sostituzioni di lavoro, truffe, quel genere di cose… ciarpame. È questo che sarf significa in basso Orgota, ciarpame, si tratta di un nomigliolo.

— Allora gli Ispettori sono agenti del Sarf?

— Be', alcuni sì.

— E la polizia, suppongo che sia posta sotto la sua autorità, entro certi limiti?

Feci la domanda con prudenza, e ottenni un'analoga risposta.

— Suppongo di sì. Io sono nell'Amministrazione Esterna, naturalmente, e non posso seguire con esattezza il funzionamento di tutti gli uffici, soprattutto di quella Interna.

— Certamente sono cose che confondono; e sono molto complicate. Ditemi, per esempio, che cos'è l'Ufficio delle Acque?

In questo modo, mi ritirai nella maniera migliore che riuscii a trovare dall'argomento del Sarf. Quello che Shusgis non aveva detto sull'argomento forse non avrebbe avuto alcun significato per un uomo venuto, per esempio, da Hain, o dal fortunato Chiffewar; ma io ero nato sulla Terra. Non è sempre una cosa brutta avere per antenati dei criminali. Un nonno incendiario può tramandare a una persona buon naso per fiutare l'odore del fumo.

Ero stato affascinato, e interessato, nel ritrovare qui su Gethen dei governi così simili a quelli delle antiche storie della Terra: una monarchia e una genuina burocrazia in pieno fulgore. Anche questo nuovo sviluppo era affascinante, ma era meno divertente. Era strano che nella società meno primitiva fosse scaturita la nota più sinistra.

Così Gaum, che voleva farmi passare per un bugiardo, era un agente della polizia segreta di Orgoreyn. Lui sapeva che Obsle lo conosceva per tale? Senza dubbio. Era, allora, un agente provocatore? Nominalmente, lui stava lavorando a favore, o contro, la fazione di Obsle? Quale delle fazioni all'interno del Governo dei Trentatré controllava, o era controllata dal Sarf? Sarebbe stato meglio, per me, chiarire subito queste questioni, ma sapevo che non sarebbe stato facile. La mia linea d'azione, che per qualche tempo era sembrata così limpida e promettente, pareva adesso minacciare di diventare tortuosa, e disseminata di oscuri segreti, come lo era stata a Erhenrang. Tutto era andato bene, pensai, fino a quando Estraven non era apparso come un'ombra, come un fantasma, al mio fianco, la sera prima.

— Qual è la posizione di Lord Estraven, qui a Mishnory? — domandai a Shusgis, che si era ritirato, con aria sonnolenta, in un angolo dell'auto che procedeva tranquillamente senza scossoni.

— Estraven? Qui è chiamato Harth, sapete. Non abbiamo titoli nobiliari in Orgoreyn, tutto questo l'abbiamo gettato via con l'avvento della Nuova Epoca. Ebbene, egli è un dipendente del Commensale Yegey, da quanto mi è stato fatto capire.

— Vive là?

— Credo di sì.

Stavo per dire che era molto strano che egli fosse stato a casa di Slose, la sera prima, e non fosse stato a casa di Yegey, quel giorno, quando capii che, alla luce del nostro breve colloquio del mattino, la cosa non era più tanto strana. Eppure perfino l'idea che egli rimanesse intenzionalmente isolato, che si tenesse volutamente in disparte, mi metteva a disagio.

— Lo hanno trovato — disse Shusgis, mettendosi più comodo sul sedile imbottito, — nella Parte Sud, in una fabbrica di colla, o in un deposito di pesce, o comunque, in un luogo del genere, e gli hanno dato una mano per uscire dal fondo. Intendo dire, sono stati certi Liberi Mercanti a farlo. Naturalmente egli era stato loro utile, quando aveva fatto parte del kyorremy ed era stato Primo Ministro, così adesso stanno dalla sua parte. Lo fanno, soprattutto, per infastidire Mersen, almeno così credo. Ah, Ah! Mersen è una spia di Tibe, e naturalmente lui crede che nessuno lo sappia, ma lo sanno tutti, e lui non può sopportare la vista di Harth… lo ritiene un traditore, o un doppio agente, e non sa esattamente quale sia la sua parte, e non può mettere a repentaglio lo shifgrethor per scoprirlo. Ah, Ah!

— E voi cosa pensate che sia Harth, signor Shusgis?

— Un traditore, signor Ai. Puro e semplice. Ha venduto le pretese del suo paese nella Valle di Sinoth, per evitare l'ascesa al potere di Tibe, ma non è riuscito a trattare la questione con sufficiente astuzia. Avrebbe incontrato una punizione peggiore dell'esilio, qui. Per i capezzoli di Meshe! Se voi giocate contro la vostra parte, perderete l'intera partita. È questo che la gente senza patriottismo, innamorata solo di se stessa, non riesce mai a capire. Benché a mio avviso ad Harth non importi molto il luogo in cui si trova, fino a quando può continuare a lottare verso il conseguimento del potere, sotto qualsiasi forma. Non se l'è cavata poi troppo male qui, in cinque mesi, come vedete.