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— Cosa ne pensa della guerra, signor Severn? — mi domandò Reynolds, l'artista mimico. Sedeva alcuni posti più avanti, dall'altra parte dell'ampia tavola, ma la voce si udiva chiaramente. Vidi Tyrena, tre posti alla mia destra, inarcare il sopracciglio verso di me.

— Cosa si può pensare, della guerra? — risposi, assaggiando di nuovo il vino. Era abbastanza buono, ma niente nella Rete poteva uguagliare il Bordeaux che ricordavo io. — La guerra non esige giudizio, solo sopravvivenza.

— Al contrario — disse Reynolds. — Come tante altre cose che la razza umana ha ridefinito a partire dall'Egira, la guerra è sul punto di divenire una forma d'arte.

— Una forma d'arte — sospirò una donna dai capelli castani, tagliati corti. La sfera dati mi disse che era Sudette Chier, moglie del senatore Fyodor Kolchev e importante forza politica per proprio conto. La signora Chier indossava una lunga veste di lamé blu e oro e mostrava un'espressione rapita. — La guerra come forma d'arte, signor Reynolds! Che idea affascinante!

Spenser Reynolds era un po' più basso della media della Rete, ma molto più bello. Aveva corti riccioli, pelle che pareva abbronzata da un sole benevolo e lievemente indorata di sottile pittura per il corpo, abiti e trucco d'ARNista costosi e vistosi ma senza esagerazione, e il suo atteggiamento proclamava la rilassata fiducia che tutti gli uomini sognano e che ben pochi raggiungono. La sua intelligenza era evidente, l'attenzione nei confronti degli altri era sincera, il senso umoristico era leggendario.

Dal primo istante quel figlio di puttana mi risultò antipatico.

— Tutto è una forma d'arte, signora Chier, signor Severn. — Reynolds sorrise. — O deve diventarlo. Abbiamo oltrepassato il punto in cui la guerra può essere semplicemente la volgare imposizione di una linea politica mediante altri mezzi.

— Diplomazia — disse il generale Morpurgo, alla sinistra di Reynolds.

— Prego, generale?

— Diplomazia — disse Morpurgo. — E poi, "estensione ", non "imposizione".

Spenser Reynolds eseguì un inchino accompagnato da un gesto della mano. Sudette Chier e Tyrena risero sottovoce. Alla mia sinistra, l'immagine del consulente Albedo si sporse e disse: — Von Clausewitz, mi pare.

Lanciai un'occhiata al consulente. Un dispositivo portatile di proiezione, non più grande dei ragnatelidi che svolazzavano tra i rami, era sospeso a mezz'aria, due metri sopra e dietro di lui. L'illusione non era perfetta come nella Casa del Governo, ma migliore di ogni ologramma privato che avessi avuto occasione di vedere.

Il generale Morpurgo annuì, rivolto al rappresentante del Nucleo.

— In ogni caso — disse Chier — è l'idea della guerra come arte che è così brillante.

Terminai l'insalata; un cameriere umano portò via la ciotola e servì un brodino grigio scuro che non identificai. Era torbido, lievemente profumato di cinnamomo e di mare, delizioso.

— La guerra è uno strumento perfetto, per un artista — cominciò Reynolds, sollevando la forchetta per l'insalata come se fosse un bastone di comando. — E non solo per quegli… artigiani che hanno studiato la scienza della guerra. — Sorrise a Morpurgo e a un altro ufficiale della FORCE alla destra del generale, tagliandoli fuori. — Solo chi è disposto a guardare al di là dei limiti burocratici delle tattiche e delle strategie e dell'obsolescente "voglia di vincere", può davvero esercitare un tocco d'artista con uno strumento così difficile come la guerra dell'età moderna.

— L'obsolescente voglia di vincere? — disse l'ufficiale della FORCE. La sfera dati mi mormorò che si trattava del capitano di fregata William Ajunta Lee, un eroe navale del conflitto di Patto-Maui. Pareva giovane, forse tra i cinquanta e i sessanta, e il grado suggeriva che la giovinezza era dovuta agli anni di viaggio fra le stelle, anziché al trattamento Poulsen.

— Ma certo, obsolescente — rise Reynolds. — Ritiene che uno scultore voglia sconfiggere la creta? Il pittore assale forse la tela? In un altro campo, l'aquila o il tommifalco aggrediscono forse il cielo?

— Le aquile sono estinte — brontolò Morpurgo. — Forse avrebbero davvero dovuto aggredire il cielo. Le ha tradite.

Reynolds si girò dalla mia parte. I camerieri gli portarono via l'insalata e gli servirono il brodino che avevo quasi terminato. — Signor Severn, lei è un pittore… un illustratore, quanto meno — disse. — Mi aiuti a spiegare a questa gente cosa intendo dire.

— Non so che cosa intende dire — risposi. In attesa della portata seguente, battei un colpetto sul bicchiere, che mi fu immediatamente riempito. A capotavola, a dieci metri da me, Gladstone, Hunt e alcuni funzionari del Fondo di Assistenza ridevano.

Spenser Reynolds non parve sorpreso per la mia dichiarata ignoranza. — Perché la nostra razza raggiunga il vero satori, perché noi passiamo al successivo livello di consapevolezza e di evoluzione di cui tante nostre filosofie parlano, tutte le sfaccettature dello sforzo umano devono diventare impegni coscienti verso l'arte.

Il generale Morpurgo bevve una lunga sorsata e brontolò: — Comprese le funzioni corporali di sfamarsi, riprodursi ed eliminare rifiuti, immagino.

— Soprattutto simili funzioni! — esclamò Reynolds. Aprì le mani nel gesto di offrire la lunga tavola e le sue molteplici delizie. — Quel che si vede qui è l'esigenza animale di trasformare in energia composti organici morti, l'atto basilare di divorare altra vita, ma il Treetops l'ha fatto diventare un'arte! La riproduzione ha sostituito da tempo le proprie rozze origini animali con l'essenza della danza per gli esseri umani civili. L'eliminazione deve diventare pura poesia!

— Me ne ricorderò la prima volta che andrò a farmi una cacata — disse Morpurgo.

Tyrena Wingreen-Feif rise e si rivolse all'uomo in rosso e nero alla sua destra. — Monsignore, la sua chiesa… cattolica, in origine cristiana, vero?… non ha una deliziosa antica dottrina a proposito della razza umana che raggiunge uno stato evolutivo più esaltato?

Ci girammo tutti a guardare l'uomo piccolo e taciturno, in tonaca nera e copricapo bizzarro. Monsignor Edouard, un rappresentate della quasi dimenticata setta del primitivo cristianesimo ora limitata al mondo di Pacem e a qualche pianeta coloniale, si trovava nell'elenco degli invitati perché era coinvolto nel progetto di aiuti ad Armaghast e fino a quel momento si era dedicato in silenzio al brodino. Alzò gli occhi, con aria lievemente sorpresa, nel viso segnato da decenni di esposizione alle intemperie e alle preoccupazioni. — Certo — disse. — Gli insegnamenti di san Teilhard riguardano l'evoluzione verso il Punto Omega.

— E il Punto Omega è simile alla nostra idea gnostica zen del satori reale? — domandò Sudette Chier.

Monsignor Edouard guardò con aria assorta il brodino, come se fosse più importante della conversazione di quel momento. — Non molto simile, in realtà — rispose. — San Teilhard riteneva che ogni forma di vita, ogni livello di consapevolezza organica, facesse parte di un'evoluzione programmata verso la fusione finale in Dio. — Si accigliò un poco. — Negli ultimi otto secoli la posizione di Teilhard è stata modificata parecchio, ma resta il filo conduttore: consideriamo Gesù Cristo l'esempio incarnato di quel che la consapevolezza finale potrebbe essere sul piano umano.

Mi schiarii la voce. — Il gesuita Paul Duré non ha scritto vari saggi sull'ipotesi di Teilhard?

Monsignor Edouard si sporse in avanti per guardare al di là di Tyrena e mi fissò. C'era una luce di sorpresa, sul suo viso assai interessante. — Infatti — disse. — Ma sono sorpreso che lei conosca l'opera di padre Duré.

Sostenni lo sguardo dell'uomo che era stato amico di Duré anche quando il gesuita era in esilio su Hyperion per apostasia. Ricordai un altro profugo del Nuovo Vaticano, il giovane Lenar Hoyt, che giaceva morto in una Tomba del Tempo, mentre i parassiti crucimorfi portatori del suo stesso DNA e di quello mutato di Duré continuavano nel loro sinistro obiettivo di risurrezione. L'abominio del crucimorfo come trovava posto nella prospettiva di Teilhard e di Duré riguardante una inevitabile e benevola evoluzione verso la Divinità?