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Il generale Morpurgo abbassò lo sguardo e mosse le carte, come se volesse nascondere l'improvviso lampo di collera che gli aveva acceso gli occhi. — Senatore, restano meno di dieci giorni standard, prima che la seconda ondata completi la lista di bersagli. Rinascimento Minore sarà sotto attacco entro novanta ore. Ho cercato di spiegare che, con la grandezza, struttura e tecnologia attuali della FORCE, non siamo sicuri nemmeno di riuscire a tenere un solo sistema… TC2, per esempio.

Il senatore Kakinuma si alzò. — Non è accettabile, generale.

Morpurgo alzò gli occhi. — Ne convengo, senatore. Ma è vero.

Il presidente pro tempore Denzel-Hiat-Amin scosse la testa grigia. — Non ha senso. Non esistevano piani di difesa della Rete?

Senza alzarsi, l'ammiraglio Singh rispose: — Le stime più accurate dicevano che avremmo avuto un minimo di diciotto mesi, se gli Sciami ci avessero aggredito.

Il ministro della diplomazia Persov si schiarì la voce. — E se… se dovessimo concedere agli Ouster questi venticinque mondi, ammiraglio, quanto tempo passerebbe, prima che una delle due ondate di assalto ne aggredisca altri?

Singh non ebbe bisogno di consultare gli appunti. — Dipende dai bersagli, signor Persov. Il mondo più vicino, Esperance, sarebbe a nove mesi standard dallo Sciame più avanzato. Il bersaglio più lontano, il Sistema Patrio, sarebbe a circa quattordici anni di motore Hawking.

— Tempo sufficiente per passare a un'economia di guerra — disse la senatrice Feldstein. Il suo collegio elettorale, sul Mondo di Barnard, aveva meno di quaranta ore standard di vita. Feldstein aveva giurato di essere con i suoi elettori, al momento della fine. La sua voce era precisa, spassionata. — Ha senso. Tagliare le perdite. Anche senza TC2 e altri ventiquattro mondi, la Rete è in grado di produrre quantità incredibili di matériel bellico… in soli nove mesi. Nel corso degli anni necessari agli Ouster per penetrare più a fondo, dovremmo riuscire a sconfiggerli solo grazie alla pura e semplice massa industriale.

Il ministro della Difesa Imoto scosse la testa. — Nelle prime due ondate perderemo materie prime insostituibili. Lo scombussolamento dell'economia della Rete sarà sbalorditivo.

— Abbiamo scelta? — domandò il senatore Peters di Deneb Drei.

Tutti si girarono verso la persona seduta a fianco del consulente Albedo.

Quasi a sottolineare l'importanza del momento, una nuova IA era stata ammessa al Consiglio di Guerra, con il compito di presentare l'arma goffamente battezzata "neurobomba". Il consigliere Nansen era alto, maschio, abbronzato, rilassato, impressionante, convincente, affidabile e imbevuto di quel raro carisma da leader che attira stima e simpatia.

Meina Gladstone trovò subito antipatico il nuovo consulente e ne ebbe paura. Le parve che quella proiezione fosse stata elaborata dagli esperti delle IA per creare proprio la reazione di fiducia e di ubbidienza che intuiva già in atto in alcuni dei presenti. E, temeva Gladstone, il messaggio di Nansen significava morte.

La neuroverga era stata per secoli tecnologia della Rete: progettata dal Nucleo e limitata nell'uso al personale della FORCE e ad alcune organizzazioni di sicurezza specializzate, come quella della Casa del Governo e come i Pretoriani di Gladstone. Non bruciava, esplodeva, sparava, scorificava, inceneriva. Non provocava rumore e non proiettava raggio visibile né impronta sonica. Si limitava a far morire il bersaglio.

Se il bersaglio era umano, cioè. Il raggio di azione della neuroverga era limitato, non più di quindici metri; ma, in questo raggio, il bersaglio umano moriva, mentre animali e oggetti erano completamente al sicuro. L'autopsia mostrava segni di interferenza nelle sinapsi e nessun altro danno. Per generazioni gli ufficiali della FORCE avevano portato la neuroverga come arma personale e simbolo di autorità.

Ora, rivelò il consulente Nansen, il Nucleo aveva perfezionato un ordigno che utilizzava su scala più vasta il principio della neuroverga. Aveva esitato a rivelarne l'esistenza, ma vista l'imminente e orribile minaccia dell'invasione Ouster…

Le domande erano state energiche e a volte ciniche, con i militari più scettici dei politici. Sì, la neurobomba poteva eliminare gli Ouster, ma che cosa sarebbe accaduto alla popolazione dell'Egemonia?

La si poteva mettere al riparo in uno dei mondi labirinto, aveva risposto Nansen, ripetendo la precedente proposta del consulente Albedo. Cinque chilometri di roccia l'avrebbero riparata dagli effetti delle increspature neurali in espansione.

Quanto si propagavano, questi raggi della morte?

Già a una distanza di poco inferiore ai tre anni-luce non avevano più effetto letale, rispose Nansen, calmo, fiducioso… l'ultimo piazzista della penultima campagna vendite. Una zona abbastanza ampia da liberare qualsiasi sistema dello Sciame aggressore. E abbastanza ridotta da interessare solo i sistemi stellari più vicini. Il 92% dei mondi della Rete non aveva altri pianeti abitati nel raggio di cinque anni-luce.

E quelli che non potevano essere evacuati? La domanda era stata di Morpurgo.

Il consulente Nansen aveva sorriso e aveva allargato le mani come per mostrare che non vi nascondeva niente. Non mettete in funzione l'ordigno finché non siete sicuri che tutti i cittadini dell'Egemonia sono stati fatti evacuare o messi al riparo, aveva detto. Ogni cosa, dopotutto, sarebbe sotto vostro controllo.

Feldstein, Sabenstorafem, Peters, Persov e molti altri si erano subito mostrati entusiasti. Un'arma segreta per porre fine a tutte le armi segrete. Si poteva avvertire gli Ouster… organizzare una dimostrazione.

Spiacente, aveva detto Nansen. I denti, quando sorrideva, erano candidi come la veste. Non possono esserci dimostrazioni. L'arma funziona proprio come una neuroverga, solo in uno spazio molto più ampio. Non ci saranno danni alle cose, effetti di esplosione né onde di urto misurabili al di sopra del livello neutrinico. Solo invasori morti.

Per fare una dimostrazione, aveva spiegato il consulente Albedo, bisogna usarla almeno contro uno Sciame Ouster.

L'entusiasmo del Consiglio di Guerra non era diminuito. Perfetto, aveva detto lo Speaker della Totalità Gibbons, scegliamo uno Sciame, proviamo l'ordigno, trasmettiamo i risultati agli altri Sciami e diamo loro un'ora di tempo per ritirarsi. Non abbiamo provocato noi questa guerra. Meglio milioni di nemici morti che una guerra che reclami decine di miliardi nel prossimo decennio.

Hiroshima, aveva detto Gladstone, il suo unico commento della giornata. La parola era stata pronunciata a voce troppo bassa perché gli altri la udissero, tranne Sedeptra.

Morpurgo aveva domandato: «Siamo sicuri che i raggi perderanno efficacia dopo tre anni-luce? Li avete provati?»

Il consulente Nansen aveva sorriso. Se rispondeva sì, da qualche parte c'erano mucchi di cadaveri umani. Se rispondeva no, l'attendibilità della neurobomba era seriamente in discussione. Siamo certi che funzionerà, aveva detto Nansen. Le prove simulate sono state infallibili.

"Le IA della Squadra Kiev dissero la stessa cosa a proposito della prima anomalia teleporter" pensò Gladstone. "Quella che distrusse la Terra." Non disse niente a voce.

Tuttavia, Singh e Morpurgo e Van Zeidt e i loro specialisti avevano spuntato le frecce di Nansen dimostrando che era impossibile evacuare rapidamente Mare Infinitum e che l'unico mondo della Rete minacciato dalla prima ondata, in possesso di un proprio labirinto, era Armaghast e si trovava a meno di un anno-luce da Pacem e da Svoboda.

Il sorriso caloroso, servizievole, di Nansen non vacillò. — Voi volete una dimostrazione, e mi sembra ragionevole — disse piano. — Dovete mostrare agli Ouster che l'invasione non sarà tollerata, pur concentrandovi su una perdita minima di vite. E dovete mettere al riparo la popolazione dell'Egemonia. — S'interruppe, congiunse le mani. — Che ne dite di Hyperion?