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"Alla fine" pensò Sol "al di là della logica e della speranza, sono i sogni e l'amore delle persone più care a formare la risposta di Abramo a Dio."

Il comlog di Sol non funzionava più. Poteva essere trascorsa un'ora, o cinque, da quando lui aveva dato allo Shrike la figlia morente. Sol si distese, sempre aggrappato alla pietra, mentre le maree del tempo scuotevano la Sfinge come una barchetta in un mare smisurato e fissò le stelle e la battaglia nel cielo.

Puntini luminosi andavano alla deriva, risplendevano come supernove quando le lance laser li trovavano, cadevano in una pioggia di detriti fusi… dal bianco ardente al rosso, al blu fiamma, al buio. Sol immaginò navette in fiamme, soldati Ouster e marines dell'Egemonia che morivano in un frastuono di aria risucchiata e di titanio fuso… cercò di immaginarlo… e fallì. Capì che le battaglie spaziali, i movimenti delle flotte e la caduta di imperi erano al di là della sua immaginazione, nascosti alle sue riserve di sensibilità o di comprensione. Simili cose appartenevano a Tucidide e a Tacito e a Catton e a Wu. Sol aveva conosciuto la senatrice del Mondo di Barnard, si era incontrato con lei diverse volte, quando lui e Sarai cercavano di salvare Rachel dal morbo di Merlino, ma non riusciva a immaginare la partecipazione di Feldstein alla vastità della guerra interstellare… o a qualsiasi cosa più grande dell'inaugurare un nuovo centro medico nella capitale Bussard o stringere le mani durante un raduno all'università di Crawford.

Sol non aveva mai incontrato l'attuale PFE dell'Egemonia ma, come studioso, ne aveva apprezzato l'uso arguto di discorsi di figure classiche come Churchill, Lincoln, Alvarez-Temp. Ora, disteso fra le zampe della grande bestia di pietra a piangere la figlia perduta, non riusciva a immaginare che cosa ci fosse nella mente di quella donna, mentre prendeva decisioni che avrebbero salvato o condannato miliardi di persone, salvato o tradito il più grande impero della storia umana.

Sol se ne sbatteva. Voleva indietro sua figlia. Voleva che Rachel fosse viva, contro ogni logica.

Disteso fra le zampe della Sfinge, in un mondo assediato di un impero invaso. Sol Weintraub si asciugò le lacrime per vedere meglio le stelle e pensò alla poesia di Yeats, "Preghiera per mia figlia":

Ancora una volta la tempesta ulula e seminascosta
sotto il soffietto della culla e il copriletto
mia figlia continua a dormire. Non ci sono ostacoli
tranne il bosco di Gregory e un solo colle brullo
dove il vento che livella covoni di fieno e tetti,
nato sull'Atlantico, può essere arrestato;
e per un'ora ho camminato e pregato
mosso dalla grande tristezza che ho nella mente.
Ho camminato e pregato per questa bimbetta un'ora
e ho udito il vento del mare urlare sulla torre
e sotto le arcate del ponte, e urlare
fra gli olmi del fiume straripato;
immaginando in eccitata fantasticheria
che gli anni futuri siano venuti,
danzando al suono di un tamburo frenetico,
dall'innocenza assassina del mare…

Tutto quel che voleva, Sol capì, era riavere un'altra volta la stessa possibilità di preoccuparsi per quegli anni futuri che ogni genitore teme e paventa. Di non permettere che l'infanzia e la giovinezza e i primi goffi anni della maturità della figlia fossero rubati e distrutti dalla malattia.

Sol aveva vissuto desiderando il ritorno di cose che non potevano tornare. Ricordò il giorno in cui aveva sorpreso Sarai a piegare i vestitini da bambina di Rachel e riporli in un baule in soffitta; e ricordò le lacrime della moglie e il proprio senso di perdita per la figlia che ancora avevano, ma che per loro era perduta, a causa della semplice direzione del tempo. Sol capì che ben poco può rivivere se non nel ricordo… che Sarai era morta e non poteva più tornare, che gli amici e il mondo dell'infanzia di Rachel erano svaniti per sempre, che perfino la società lasciata solo alcune settimane prima stava scomparendo al di là di ogni ritorno.

E pensando a questo, disteso fra le unghiute zampe della Sfinge mentre il vento moriva e le false stelle bruciavano, Sol ricorda un brano di un'altra poesia di Yeats, molto più sinistra:

Certo una rivelazione è a portata di mano;
certo il Secondo Avvento è imminente.
Il Secondo Avvento! Queste parole non sono ancora pronunciate
quando una vasta immagine uscita dallo Spiritus mundi
mi confonde la vista: da qualche parte nelle sabbie del deserto
una sagoma con corpo di leone e testa di uomo,
sguardo vuoto e spietato come il sole,
muove i lenti fianchi, mentre tutt'intorno
vorticano le ombre degli indignati uccelli del deserto.
Le tenebre cadono di nuovo; ma ora so
che venti secoli di sonno di pietra
furono agitati in incubo da una culla dondolante,
e quale mala bestia, giunta infine la sua ora,
cammina verso Betlemme per nascere?

Sol non lo sa. Sol scopre di nuovo che non gliene importa niente. Sol rivuole sua figlia.

A quanto pareva, nel Consiglio di Guerra la maggioranza era per l'uso della bomba.

Meina Gladstone, seduta all'estremità del lungo tavolo, provò quel senso di distacco, peculiare e non spiacevole, che proviene dal troppo poco sonno per un periodo troppo lungo. Chiudere gli occhi, anche per un secondo, significava scivolare nel nero ghiaccio della stanchezza: perciò Gladstone non chiuse gli occhi, anche quando le bruciarono e il borbottio monotono degli interventi, della conversazione, del dibattito urgente, svanirono e si perdettero fra spesse cortine di esaurimento fisico.

Il Consiglio aveva osservato le faville dell'Unità Operativa 181.2 — il gruppo di assalto del capitano di fregata Lee — spegnersi a una a una, finché solo una decina dei settantaquattro puntini luminosi originari era rimasta a spingersi verso il centro dello Sciame in avvicinamento. L'incrociatore di Lee era fra questi.

Durante lo scontro silenzioso, l'astratta e bizzarramente attraente rappresentazione di morte violenta e fin troppo reale, l'ammiraglio Singh e il generale Morpurgo avevano completato la loro fosca valutazione della guerra.

— … FORCE e il Neo-Bushido furono creati per conflitti limitati, scaramucce secondarie, sconfinamenti e mire modeste — ricapitolò Morpurgo. — Con meno di mezzo milione di uomini e donne sotto le armi, la FORCE non è paragonabile all'esercito di una delle nazioni-stato della Vecchia Terra di mille anni fa. Lo Sciame può travolgerci con il semplice numero, impiegare una capacità di fuoco superiore alla nostra flotta, vincere grazie all'aritmetica.

Dal suo posto all'altro capo del tavolo, il senatore Kolchev gli lanciò un'occhiata di fuoco. Durante il dibattito, il lusiano era stato molto più attivo di Gladstone: le domande erano rivolte a lui più spesso che a Gladstone, come se quasi tutti nella sala sapessero a livello inconscio che il potere cambiava, che la fiaccola del comando stava per passare di mano.

"Non ancora" pensò Gladstone, unendo la punta delle dita e battendosi il mento; ascoltò Kolchev controbattere il generale.

— … di ritirarci e difendere mondi essenziali compresi nell'elenco della seconda ondata… Tau Ceti Centro, ovviamente, ma anche mondi industrializzati indispensabili come Rinascimento Minore, Fuji, Deneb Vier e Lusus?