— Corpo di mille tartarughe — esclamò Briscola. — Se ci siamo perduti, volete spiegarmi come riusciremo a tornare indietro? Rientrare all’isola e ricominciare tutto da capo, ammesso che sia possibile, non servirebbe a niente. Miraz avrà la meglio su Caspian prima che possiamo raggiungerlo.
— Secondo te dovremmo proseguire? — chiese Lucy.
— Io non credo che il Re supremo si sia sbagliato — spiegò Briscola. — Perché questo non dovrebbe essere il Rapido?
— Perché il torrente Rapido non attraversa una gola — spiegò Peter, sforzandosi di mantenere la calma.
— Vostra Maestà ha detto "non attraversa" — replicò il nano — ma forse avrebbe dovuto dire "non attraversava". Eravate su questa terra centinaia, forse migliaia di anni fa. Non potrebbe essersi trasformata? Magari una valanga ha sbriciolato una parete della collina, ed ecco spiegati i precipizi a ridosso della gola. Nel corso degli anni il Rapido ha scavato il suo letto sempre più in profondità, ed ecco spiegato il dirupo che abbiamo raggiunto da questo lato. Oppure c’è stato un terremoto, o qualcosa di simile.
— Mmm, non avevo pensato a questa possibilità — rispose Peter.
— In ogni caso — proseguì Briscola — anche se questo non dovesse essere il Rapido, scorre pur sempre verso nord e quindi, prima o poi, deve confluire nel Grande Fiume. Nel mio viaggio di andata ho attraversato un torrente che forse… ma sì, avrebbe potuto essere il Rapido. Quindi, se seguiamo la corrente, tenendo la destra, troveremo il Grande Fiume. Forse non nel punto sperato, ma sarà sempre meglio della strada che vi avrei fatto prendere io.
— Briscola, sei un vero amico — esclamò Peter. — Avanti, dunque, lungo questo lato della gola.
— Guardate, Guardate! — gridò Lucy tutto a un tratto.
— Dove? Cosa? — chiesero gli altri in coro.
— Il leone, Aslan in persona. Non vedete? — proseguì Lucy.
Sul suo viso era dipinta un’espressione diversa e gli occhi le brillavano.
— Vuoi dire che…? — cominciò Peter.
— Ti sembra di averlo visto? Dove? — chiese Susan.
— Ehi, non parlare come gli adulti — protestò Lucy, puntando i piedi. — Non mi sembra di averlo visto, l’ho visto!
— Dove, Lucy? — ripeté Peter.
— Proprio là, tra i frassini. Da questo lato della gola, ma in alto, non in basso; è la direzione opposta a quella che abbiamo deciso di seguire. Vedete, vuole che noi andiamo dove si trova, lassù…
— Come fai a essere sicura che è questo che vuole? — domandò Peter.
— Io… l’ho capito dalla sua faccia — rispose Lucy.
Gli altri si guardarono l’un l’altro, mentre scendeva un silenzio imbarazzato.
— Sicuramente Vostra Maestà ha visto un leone — intervenne Briscola. — Del resto in queste foreste i leoni ci sono, lo so per certo. Ma non è affatto detto che sia un leone amico, e soprattutto che parli: pensate all’orso in cui ci siamo imbattuti ieri.
— Non fare lo stupido — esclamò Lucy. — Credi che non sappia riconoscere Aslan?
— Se vi riferite al leone che incontraste quando vivevate qui — ribatté Briscola — dovrebbe essere vecchiotto, ormai. Ma anche se fosse rimasto lo stesso, cosa avrebbe potuto impedirgli di diventare feroce e cattivo come gli altri animali?
Il viso di Lucy si fece rosso e secondo me avrebbe aggredito Briscola, se Peter non le avesse messo immediatamente la mano sulla spalla.
— Il P.C.A. non capisce. E come potrebbe? Briscola, devi convincerti che noi conosciamo Aslan. Certo non molto, ma lo conosciamo. E ti invito a usare un tono diverso, quando parli di lui. Da un lato, non porta bene mancargli di rispetto; dall’altro è una sciocchezza. Ma la domanda a cui rispondere è una sola: se Aslan si trova veramente laggiù.
— Io ne sono sicura — protestò Lucy, con le lacrime agli occhi.
— Lo so, Lucy, ma noi non lo abbiamo visto. Cerca di capire — la consolò Peter.
— Non possiamo far altro che mettere ai voti la questione — suggerì Edmund.
— E va bene — rispose Peter. — P.C.A., tu sei il più anziano di tutti… Qual è il tuo voto? Aslan era là o no?
— Voto contrario — disse il nano. — Io non conosco Aslan, ma so per certo che se andassimo a sinistra e risalissimo la gola, impiegheremmo almeno un giorno prima di trovare il punto adatto ad attraversare il fiume. Invece, se giriamo a destra e scendiamo, in un paio d’ore ci imbatteremo nel Grande Fiume. Se veramente ci sono dei leoni, è meglio starne alla larga che avvicinarli.
— Tu che ne pensi, Susan?
— Non prendertela, Lucy — rispose Susan — ma anch’io penso che sia meglio ridiscendere la gola. Sono stanca morta. Cerchiamo di uscire da questa maledetta foresta il prima possibile e tornare all’aperto. E poi nessuno, a parte te, ha visto niente.
— E tu, Edmund? — chiese Peter.
— Be’, volevo dire questo — cominciò lui, parlando in fretta e con un certo imbarazzo. — Quando abbiamo scoperto Narnia, un anno o migliaia di anni fa, non ha importanza, è stata Lucy a trovarla per prima. Se ben ricordate, nessuno le credeva eppure aveva ragione. Perché non dovremmo crederle anche stavolta? Io sono d’accordo con lei.
— Oh, Ed! — esclamò Lucy, afferrandogli la mano.
— Tocca a te, Peter — disse Susan — e spero che…
— Sta’ zitta, sta’ zitta e lasciami pensare, piuttosto — la interruppe Peter. — Io preferirei non votare.
— Ma tu… Voi siete il Re supremo! — esclamò Briscola, costernato.
— Voto contrario — rispose infine Peter, dopo una lunga pausa. — Forse Lucy ha ragione, ma io non posso farci nulla. Dobbiamo prendere una decisione, ragazzi.
Cominciarono a scendere, seguendo il corso della corrente. Lucy, amareggiata e con le lacrime agli occhi, era l’ultima del gruppo.
10
Il ritorno del leone
Camminare sull’orlo della gola non fu facile come sembrava. Si erano messi in marcia da poco e si trovarono alle prese con un’abetaia, proprio al margine estremo. Cercarono di passare attraverso gli alberi, facendosi largo e camminando curvi per una decina di minuti, ma si resero conto che avrebbero impiegato un’ora per fare un chilometro. Così tornarono indietro, decisi a proseguire intorno all’abetaia. Questo li portò più a destra di quanto avessero previsto, al punto che dopo un po’ le rocce scomparvero e non sentirono più lo scrosciare del fiume. A quel punto temettero di essersi perduti. Nessuno sapeva che ora fosse, ma sembrava che si avvicinasse la parte più calda del giorno.
Quando furono in grado di tornare sull’orlo della gola, almeno un chilometro più in basso rispetto al punto da cui erano partiti, scoprirono che le rocce, da quella parte, erano più basse e frastagliate. Trovarono immediatamente una via che conduceva alla gola e proseguirono il cammino fino alla sponda del fiume. Qui si fermarono per una breve sosta e bevvero a sazietà. Ormai nessuno faceva cenno alla colazione, o al pranzo, che avrebbero dovuto consumare con Caspian.
Avevano fatto bene a rimanere vicini al fiume, invece di camminare sull’orlo della gola. In questo modo non correvano il rischio di perdersi, visto che poco prima, nell’abetaia, si erano disorientati e avevano temuto di sparire nella foresta. Era molto antica, la foresta, e non c’erano sentieri, cosa che rendeva impossibile seguire un percorso regolare. Rovi ovunque, alberi caduti, zone paludose e un sottobosco quasi impenetrabile: questa era la boscaglia. Ma anche la gola del Rapido non era un bel posticino, per un viandante, e chi andava di fretta poteva trovare qualche difficoltà. Viceversa, sarebbe stato un luogo ideale per un tè sull’erba, visto che c’era tutto quello che serve per un’occasione del genere: rapide spumeggianti e argentee, piscine naturali dalle acque profonde color dell’ambra, rocce coperte di un morbido manto erboso e sugli argini dove ci si poteva immergere fino alle ginocchia verde muschio e felci di ogni tipo, libellule che parevano gemme preziose, falchi e persino un’aquila (questo almeno sostennero Peter e Briscola). Ma quel che interessava al nano e ai ragazzi era il Grande Fiume, Beruna, e la via che conduceva alla Casa di Aslan.