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Controvoglia, Miles lasciò che un infermiere gli togliesse la tuta stagna e la biancheria, per portarla a incenerire. — Se intendete bloccarmi quaggiù, voglio immediatamente una comconsolle accanto alla mia cuccetta. No, quello lo tengo io. — Miles respinse l’infermiere che stava per prendere il comunicatore, poi si fermò per inghiottire. — E mi dia qualcosa per la nausea.

Stare sdraiato nella cuccetta non lo faceva sentire meglio che in piedi. L’ufficiale medico si occupò personalmente di far entrare in vena una specie di punteruolo che, dal dolore che provò, doveva avere le dimensioni di una cannuccia da bibite. Dall’altro lato un infermiere con un’iposiringa gli iniettò nel braccio destro un farmaco per combattere i capogiri e i crampi allo stomaco, o così sperava. Ma non si lamentò finché il primo zampillo di sangue filtrato non rientrò nel suo corpo. — È troppo freddo!

— Non ci si può far niente, Milord Ispettore — mormorò Clogston, confortante. — Dobbiamo abbassare la sua temperatura di almeno tre gradi. Ci fa guadagnare tempo.

Miles capì che non avevano ancora trovato una cura per la sua infezione. Represse una sensazione di impotenza; non si sarebbe lasciato andare. I suoi medici avrebbero senz’altro trovato il modo di curarlo; non poteva credere che quella bio schifezza che aveva nel sangue l’avrebbe avuta vinta.

— Dov’è Roic? — Si avvicinò il comunicatore. — Roic? — chiamò.

— Sono rimasto nella sala esterna, Milord. Non mi fido di far passare il detonatore attraverso la barriera anticontaminazione, finché non siamo sicuri che l’ordigno sia stato disinnescato.

— Giusto, buona idea. Lì fuori dovrebbe esserci l’artificiere che ho richiesto. Trovalo e consegnalo a lui. Poi vai a seguire per conto mio l’interrogatorio del cetagandano.

— Sì, Milord.

— Capitano Clogston.

Il medico lo guardò, interrompendo per un attimo di trafficare con il filtro del sangue. — Milord?

— Appena ha a disposizione un medico, lo mandi alla stiva dove ci sono i replicatori del ba. Voglio che prendano dei campioni, dobbiamo scoprire se li ha contaminati, o avvelenati in qualche modo. E che controlli che gli apparecchi funzionino correttamente. È molto importante che tutti gli embrioni rimangano vivi e in buone condizioni.

— Sì, Lord Vorkosigan.

Se agli embrioni haut erano stati inoculati gli stessi orribili parassiti che ora impazzavano nel suo organismo, sarebbe stato possibile abbassare la temperatura dei replicatori per congelarli tutti, e rallentare il corso della malattia? E se il freddo fosse stato eccessivo e li avesse danneggiati? Si stava preoccupando troppo, e senza avere dati a sufficienza.

Un agente addestrato, condizionato a mantenere separate azione e immaginazione, avrebbe potuto eseguire l’inoculazione e ripulire ogni traccia incriminante di DNA degli alti haut prima di abbandonare la scena del delitto. Ma questo ba era un dilettante, oppure aveva un tipo di condizionamento completamente diverso dal normale?

Comunque quel condizionamento doveva essersi seriamente inceppato in qualche modo, altrimenti non sarebbe arrivato a tanto. Mentre Clogston si voltava, Miles aggiunse: — E mi faccia sapere le condizioni del pilota, Corbeau, appena può. — Il medico fece un cenno di conferma mentre si allontanava.

Pochi minuti dopo Roic entrò nella corsia; si era tolto l’ingombrante tuta da lavoro, e indossava più comodi abiti militari da biocontenimento di livello Tre.

— Come vanno le cose laggiù?

Roic accennò un inchino. — Non troppo bene, Milord. Il ba è caduto in uno strano stato confusionale. Delira, ma niente di coerente, e i tipi dello spionaggio dicono che anche il suo stato fisiologico è scombinato. Stanno cercando di stabilizzarlo.

— Il ba deve sopravvivere! — Miles fece per alzarsi, considerando l’idea di farsi trasportare nella camera vicina per assumere il controllo della situazione. — Dobbiamo riportarlo a Cetaganda. Per provare l’innocenza di Barrayar.

Ricadde sul cuscino e lanciò un’occhiata all’apparecchio ronzante che filtrava il suo sangue. Quella macchina estraeva i parassiti, ma contemporaneamente prosciugava anche l’energia che i parassiti gli avevano rubato per riprodursi. Risucchiava l’acume mentale di cui aveva disperatamente bisogno in questo momento.

Riordinò di nuovo i suoi pensieri confusi, e comunicò a Roic le informazioni ottenute da Bel. — Torna da quelli che lo stanno interrogando e informali di quello che ho detto. Vedi inoltre se riescono a farsi dire dove ha nascosto la bomba nell’Auditorium, ma anche se possono ricavare qualsiasi indizio per capirete ce n’è più di una.

— D’accordo. — Roic annuì. Spostò lo sguardo sull’assortimento crescente di appendici mediche di Miles. — A proposito, Milord. Ha per caso già informato l’ufficiale medico del suo disturbo convulsivo?

— Non ancora. Non c’è stato tempo.

— Capisco. — Le labbra di Roic si contorsero, un’espressione che Miles decise di ignorare. — Me ne occuperò io, allora, va bene, Milord?

Miles acconsentì: — Sì, okay.

Roic uscì.

La comconsolle richiesta arrivò; un infermiere portò un carrello girevole davanti a Miles, ci appoggiò sopra la piastra video, e lo aiutò a rialzarsi, mettendogli altri cuscini dietro la schiena. Stava ricominciando a tremare. Bene, ottimo, l’apparecchio era un modello militare barrayarano. Ora aveva di nuovo un collegamento visivo adeguatamente sicuro. Inserì i codici.

Il viso di Vorpatril impiegò qualche secondo a comparire; stava seguendo tutta questa situazione dalla sala tattica della Prince Xav, e c’erano sicuramente molte cose che richiedevano l’attenzione dell’ammiraglio. Alla fine apparve.

— , Milord! — I suoi occhi ispezionarono l’immagine video di Miles. Evidentemente quello che vide non lo rassicurò. Strinse la bocca con sgomento. — Tutto be… — iniziò, ma corresse al volo quella stupidaggine: — Come si sente, Milord?

— Posso ancora parlare. E finché posso parlare, devo dare degli ordini. Mentre aspettiamo che i quad trovino la biobomba… ha sentito le ultime notizie in proposito? — Miles aggiornò l’ammiraglio con le informazioni di Bel sull’Auditorium, e proseguì: — Nel frattempo, ho bisogno che lei mi prepari la nave più veloce della sua scorta, che abbia una capacità sufficiente per il carico che dovrà trasportare. Cioè me, il portomastro Thorne, una squadra medica, il nostro prigioniero cetagandano, Gupta il jacksoniano, se riesco a districarlo dalle grinfie dei quad, e mille replicatori uterini funzionanti, con tutto il personale medico qualificato che possa occuparsi di loro.

— E io? — interloquì con decisione la voce fuori campo di Ekaterin. Comparve brevemente nel raggio della telecamera di Vorpatril, e aggrottò la fronte. Aveva già visto suo marito più morto che vivo in passato: forse non era sconvolta quanto l’ammiraglio. Fare ridurre un Ispettore Imperiale in poltiglia fumante sotto il proprio comando avrebbe comportato una nota di biasimo, non che la carriera di Vorpatril non fosse già sufficientemente andata in rovina con tutta questa faccenda.

— La mia nave corriere farà da scorta, con Lady Vorkosigan a bordo. — Disse Miles, bloccando sul nascere l’obiezione della moglie. — Sarà utile avere almeno un portavoce che non sia in quarantena.

Ekaterin non disse altro.

— Ma voglio essere assolutamente sicuro che nessun guaio rallenti il viaggio, ammiraglio, quindi metta immediatamente al lavoro l’ufficio legale della flotta per procurarci autorizzazioni di transito di tutte le autorità spaziali locali che dovremo attraversare. Velocità. La velocità è essenziale. Voglio partire appena siamo sicuri che l’ordigno del ba sia stato eliminato dalla Stazione Graf. Spero che con tutti i contaminanti biologici che ci portiamo dietro, nessuno oserà fermarci per un’ispezione a bordo.

— Per Komarr, Milord? O Sergyar?